00 03/08/2021 11:13
NC
Nella Bibbia si riscontrano diverse contraddizioni presenti nei vari libri che la compongono.
Come si conciliano tali contraddizioni con la pretesa inerranza che viene attribuita alla Scrittura da parte dei credenti?

CR
Le presunte contraddizioni le chiamerei solo delle “ apparenti incongruenze “ che al nostro limitato esame possono sembrare in contrasto.
Però ogni nostro esame deve riconoscere umilmente che:
E' possibile che il testo originale potrebbe essere stato mal tradotto, oppure che risultasse non ben leggibile e quindi è stato reso in modo approssimativo, oppure che sia stato interpolato con una glossa, oppure che riporta fedelmente e con esattezza dati e parole diverse pronunciate o scritte in tempi diversi che si integrano a vicenda pur apparendo contrastanti, oppure ancora che si riferisca con verità a numerazioni o concetti validissimi e in uso all'epoca in cui furono scritti ma non più in uso in seguito, oppure ancora che dietro frasi apparentemente in contrasto si celi un significato recondito e allegorico che resta da scoprire, oppure ancora che l'autore sacro riporti fedelmente e con precisione delle espressioni o dati di uomini così come essi pensavano o si esprimevano e che non sempre erano da considerare in armonia con il pensiero di Dio.
La Parola di Dio infatti riporta, per nostro ammaestramento anche quello che dicevano gli uomini o gli angeli decaduti nella loro stoltezza, e che non sono da attribuire a Dio pur essendo riportate nella Parola di Dio.
Vi possono infine essere altri motivi legati alla nostra ignoranza filologica, storica, geografica, culturale che non sempre è in grado, nonostante tutti gli strumenti acquisiti, di ricostruire e di definire in tutti i dettagli, quello che troviamo nella Bibbia.

Riporto in merito il pensiero di Girolamo e di Agostino.

Diceva S.Girolamo:
…per conseguenza "se la Scrittura contenesse due dati che sembrassero escludersi, entrambi" resterebbero "veri, quantunque diversi" (Ep. XXXVI, XI, 2).
Sempre fedele a questo principio, se gli capitava di incontrare nei Libri Sacri apparenti contraddizioni, San Gerolamo concentrava tutte le sue cure e tutti gli sforzi del suo spirito per risolvere la difficoltà; e se giudicava la soluzione ancora poco soddisfacente, riprendeva, non appena si presentasse l'occasione, senza perdere coraggio, l'esame del problema, anche se talora non giungeva a risolverlo completamente.
Mai tuttavia egli incolpò gli scrittori sacri della minima falsità: "Lascio fare ciò agli empi, come Celso, Porfirio, Giuliano" (Ep. LVII, IX, 1).
In ciò era perfettamente d'accordo con Sant'Agostino: questi - leggiamo in una delle sue lettere allo stesso San Gerolamo - aveva per i Libri Sacri una venerazione così piena di rispetto, da credere molto fermamente che nessun errore fosse sfuggito alla penna di uno solo di tali autori; perciò, se incontrava nelle Lettere Sante un punto che sembrava in contrasto con la verità, lungi dal credere ad una menzogna, ne attribuiva la colpa a un'alterazione del manoscritto, a un errore di traduzione, o a una totale inintelligenza da parte sua.
Al che aggiungeva: "Io so, fratello, che tu non pensi diversamente: voglio dire che non m'immagino affatto che tu desideri vedere le tue opere, lette nella stessa disposizione di spirito in cui vengono lette le opere dei Profeti e degli Apostoli; dubitare che esse siano prive di ogni errore, sarebbe un delitto" (Sant'Ag. a San Gerol., tra le lettere di San Gerol. CXVI, 3).
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[Modificato da Credente 03/08/2021 11:16]