CREDENTI

RISPOSTE ALLE DOMANDE DEI NON CREDENTI

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    AmarDio
    00 02/02/2010 23:42

    Le domande più pressanti della nostra condizione umana


    Ognuno di noi ha un desiderio di felicità piena e stabile, e questa non può trovarsi nella vita presente, che è per molti aspetti bella e attraente, ma è anche segnata dal male (ingiustizia, egoismi, violenze, sopraffazioni, menzogne, superficialità, solitudini) e finisce inevitabilmente, e imprevedibilmente (non sappiamo "né il giorno né l'ora"), con quella cosa non certo bella e gradevole che si chiama morte.


    Non è questione di essere ricchi o poveri, fortunati o meno: tutti sono segnati dal male, e tutti purtroppo dobbiamo morire. Dunque non regge l'idea che il rivolgersi a Dio sarebbe una consolazione per gli sfortunati o i poveri: esiste una comune sventura, un comune scacco, e solo una imperdonabile superficialità può non vederlo.
    Queste ed altre domande fondamentali, chiedono delle risposte convincenti.
    In questa sezione cercheremo di darle secondo le nostre capacità, limitata, e proprio per questo facendo continuo ricorso alla verità rivelata.


    [Modificato da Credente 17/12/2020 20:14]
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    AmarDio
    00 02/02/2010 23:44

    ma Dio esiste? la risposta della ragione

    in positivo

    In estrema condensazione, che Dio esista è attestato dall'esistenza della realtà, che è mescolanza di essere (e dunque non può essere ritenuta nulla) e di nulla (e dunque non può essere la pienezza dell'essere).

    Se c'è la realtà, c'è la Realtà. C'è l'Origine della Realtà.

    Se la realtà è ordinata, c'è l'Origine dell'ordine.

    Se la realtà è bella, c'è la Bellezza piena e perfetta.

    I filosofi cristiani hanno elaborato una serie di prove razionali dell'esistenza di Dio: si possono vedere le schede che ne presentiamo nel sito Cultura nuova, ad esempio la scheda su S.Tommaso d'Aquino, che ha dedicato particolare cura alla rigorizzazione dei tali argomenti razionali, ma più ancora la scheda sulle prove di Dio nel medioevo filosofico.

    in negativo (se Dio non esistesse)

    Si può avere una conferma della ragionevolezza della affermazione di Dio considerando a quali conseguenze vanno incontro coloro che ne negano l'esistenza.

    implicazioni intrinseche

    Dal punto di vista teorico negare Dio porta alle conseguenze che ben evidenziava il più lucido e coerente ateo che ci sia mai stato, Nietzsche: viene meno ogni centro, ogni punto di riferimento, ogni logica; risulta dunque impossibile, e questo lo aggiungiamo noi, qualsiasi autentico ragionamento, qualsiasi costruttività, qualsiasi affezione seria.

    nota bene sul concetto di ateo

    Come ricordava Maritain, non è detto che chiunque si definisca ateo lo sia davvero; come non è detto che chiunque dica di credere in Dio, ci creda davvero.

    Che senso avrebbe ragionare se, non esistendo la suprema Razionalità, non esiste logica?

    Che senso avrebbe costruire se, non esistendo il supremo Fondamento, tutto è a rischio continuo di totale, imprevedibilmente casuale, disgregazione?

    Che senso avrebbe amare, in modo vero, quindi fedele e sincero, se l'altra persona non è che "un mucchietto di fosfati", un'ombra sul ciglio del nulla eterno?

    Che ragione c'è, una volta negato Dio, di essere buoni, veri, giusti, fedeli, sinceri, se non per un calcolato tornaconto, che mina alla radice ogni possibilità di un legame autentico e profondo?

    conferme storiche

    Quello che una semplice riflessione rivela è stato tragicamente confermato dalla storia (collettiva) e ognuno lo può verificare anche nelle (piccole) storie quotidiane.

    Quando l'umanità ha preteso di costruire una civiltà senza Dio e contro Dio, ha costruito una civiltà contro l'uomo, un inferno sulla terra, fatto di massacri in massa, di continua insicurezza e di sospettosità generalizzata, di violenze senza fine.

    Il secolo senza Dio, il '900, è un tragico immenso cimitero di vittime dei presupposti atei della società: 10 milioni di morti per la Prima, 40 milioni di morti per la Seconda Guerra Mondiale, 200 milioni di morti "scientificamente" ammazzati dal comunismo. E non è ancora finita: l'attuale stretta del terrorismo, che colpisce un mondo sviluppato ancora abbarbicato al relativismo ateo, potrebbe rendere ancora più infernale questa "aiola".

    inconsistenza delle obiezioni contro l'esistenza di Dio

    si riducono a due grandi temi: uno, in negativo, a) l'esistenza del male e l'altro, in positivo, b) il desiderio di indipendenza assoluta.

    a) l'esistenza del male

    "Se Dio c'è, da dove viene il male?" si chiedeva S.Agostino. Certo, la sofferenza e le contraddizioni sono una apparentemente grave obiezione alla esistenza di un Essere creatore, che sia al contempo infinitamente buono e onnipotente.

    primo livello di risposta, metodologico

    Tuttavia una ragione che si concepisca, come soltanto è sano si concepisca, come coscienza di ciò che esiste, come apertura alla realtà (una ragione, ad esempio, che vedendo arrivare un leone nella giungla non gli dica: "tu non puoi esistere, perché non rientri nei miei criteri"), una ragione sana, anche psicologicamente sana, non antepone degli a-priori, ma parte dal dato, dal reale.

    E dunque il dato fondamentale che la realtà esiste, non può essere scalzato da un ragionamento che, se svolto con coerenza, porterebbe a dire che la realtà non esiste.

    Non è evidente che l'esistenza del male sia incompatibile con l'esistenza di Dio.

    E' evidente invece che se Dio non esistesse, non esisterebbe la realtà, che invece esiste.

    [Modificato da AmarDio 02/02/2010 23:46]
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    AmarDio
    00 02/02/2010 23:55

    secondo livello di risposta, contenutistico

    Che ci sia il male non è obiezione alla esistenza di Dio:

    1. primo perché c'è un male in qualche modo inevitabile, quello che S.Agostino chiamava male metafisico, che non potrebbe mancare in una creazione che è imperfetta (non è l'Essere) e variegata al suo interno in vari gradi di perfezione (alcuni enti creati sono meno perfetti di altri);
    2. secondo, perché quel male che invece è evitabile è dovuto non alla Volontà del Mistero, ma alla volontà della creatura: è l'uomo a scegliere il male (quello che S.Agostino chiamava male morale), e da tale scelta derivano come conseguenza altri tipi di male, ossia la sofferenza, in tutte le sue forme, e la morte.

    domande e risposte

    Obiezione n.1: ma perché Dio non impedisce all'uomo di commettere il male morale?
    Perché Egli ha voluto creare un essere che fosse "a Sua immagine e somiglianza", dunque libero, e non un automa che eseguisse automaticamente delle operazioni ripetitive. Il Mistero ha accettato il rischio della libertà. Lo ha fatto perché solo così il valore della sua creatura umana è davvero pieno. Ma creare un essere libero vuol dire necessariamente creare un essere che può dire non solo sì, ma anche no, cioè può commettere il male.

    In ogni caso nella Sua infinita sapienza Egli sa "trarre del bene anche dal male", così che S.Paolo ha potuto dire che "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio": anche la crudeltà dei cattivi, anche le disgrazie. Così il peccato di Adamo viene chiamato Felix culpa, perché "ci ha meritato un Redentore così grande", perché nella Croce risplende l'amore infinito di Dio per l'uomo, e al contempo la straordinaria stima per la nostra libertà.

    Obiezione n.2: ma perché Dio, a cui la natura obbedisce, causa terremoti, inondazioni, uragani e altre sciagure?
    Anche questa non è una obiezione: in parte perché alcune sciagure naturali sono ascrivibili al male dell'uomo (come spesso capita nel nostro tempo), ma soprattutto perché, stante la condizione di lontananza dell'uomo da Dio e dunque di rischio gravissimo per l'uomo di dannazione eterna, Dio si trova per così dire costretto a richiamare l'uomo al suo limite (morale e ontologico) anche mediante questi mezzi estremi. L'uomo si crede Dio, e così rischia la dannazione eterna: Dio lo richiama a riconoscere di essere invece una creatura fragile, e così a volgersi a Colui che, Solo, può salvarlo. Che cosa è peggio: una sofferenza limitata nella vita presente, o l'eterna infelicità? Dio dunque opta per il "male minore", un piccolo castigo temporaneo, per evitarne uno maggiore, la dannazione eterna.

    b) il desiderio di indipendenza assoluta

    Lo ha detto benissimo Nietzsche: se Dio esiste, non può esistere il SuperUomo, cioè l'uomo non può essere SuperUomo, cioè non può essere lui stesso Dio. La filosofia dell'800 e del '900 ha appunto perseguito la via della autodivinizzazione dell'uomo: da Fichte a Hegel, da Comte a Feuerbach e Marx, per giungere a Nietzsche, il delirio della presunta divinità dell'uomo ha incantato le menti di molti uomini del XIX e XX secolo, per venire alla fine scossa dalle tragedie del '900: le due guerre mondiali, i campi di concentramento e gli altri bei frutti dell'antropocentrismo ateo. Quando l'uomo ha voluto farsi come Dio, ha finito per distruggere sé stesso.

    Del resto la rovina dell'umanità è cominciata proprio con quel peccato originale che è consistito esattamente nel voler essere come Dio: "eritis sicut dei".

    Eppure ogni essere umano coltiva un po' questo assurdo sogno (assurdo non perché l'uomo desideri trascendere la propria natura: che infatti è chiamata a diventare come Dio, ma per grazia, mentre la assurdità è pretendere di possedere da subito e con le proprie forze quello che Dio ci ha promesso di dare come dono). E per questo si ribella a Dio. E il modo più radicale per ribellarsi a Lui è negarne l'esistenza.

    difficoltà di una "fede razionale"

    La ragione dunque può arrivare con certezza a dire che Dio esiste. Ma nessun essere umano ha mai potuto vivere di una pura certezza razionale dell'esistenza di Dio: tale certezza, semmai uno ci arrivasse con l'uso della pura ragione si rivelerebbe fragile, perché senza una rivelazione Dio resterebbe talmente avvolto nella tenebra, e così poco di Lui potremo sapere, che in pratica nessuno resisterebbe nell'atteggiamento di una "incondizionata obbedienza a Lui".

    In tale situazione o si rinuncerebbe all'idea di Dio, in vista di un nichilismo di fondo, oppure si torcerebbe la apertura originaria, fatta di stupore e di disponibilità alla verità come più grande noi, ad una chiusura che ridurrebbe il Mistero a una propria misura limitata: si arriverebbe così all'idolatria, nel senso più ampio. Ognuno cioè si creerebbe un suo dio, secondo le proprie voglie e i propri schemi. Contraddicendo così la stessa essenza di Dio come Altro e Mistero.

    Prova storica

    Non a caso pochissimi sono stati nella storia coloro che hanno teorizzato una "religione naturale", puramente razionale. E quei pochissimi hanno totalmente fallito: nessuno li ha seguiti, e probabilmente nemmeno loro sono riusciti a mettere in pratica la loro idea. Ad esempio Voltaire, che credeva di avere finalmente scoperto chissà che geniale idea, arrivò, dopo il terremoto di Lisbona, a dubitare della stessa esistenza di Dio.

    Per questo, l'unica possibilità che l'uomo ha per conoscere davvero e adeguatamente il Mistero è che questi si riveli a lui.

    E' quanto vedremo parlando della rivelazione cristiana.

    [Modificato da AmarDio 02/02/2010 23:57]
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    AmarDio
    00 03/02/2010 00:06

    Il Cristianesimo è vero?

    Per rapportarsi a Dio l'uomo ha diverse possibilità, che si riducono a tre:

    1. affidarsi a una pura idea razionale di Dio (secondo lo schema illuministico-kantiano di una religiosità puramente razionale): ma, come abbiamo notato, questa possibilità si è rivelata talmente fallimentare da non poter essere praticata di fatto da nessuno;
    2. affidarsi a una religione, per religione intendendo un sistema di idee, riti, valori e regole, che hanno avuto origine in personalità religiose (come ad esempio Budda, Lao-Tze, Zoroastro), che hanno proposto agli uomini quello che loro ritenevano vero e giusto riguardo al divino, senza poter dire di avere avuto nella loro vita una esperienza incontestabilmente oggettiva, visibilmente fattuale, della potenza dell'Infinito come compimento dell'umano in tutti i suoi fattori.
    3. affidarsi all'Evento imprevedibile con cui Dio si rivela agli uomini, non in una idea (/libro, /dottrina), ma in una realtà oggettivamente documentabile, nella carne e nel sangue dell'umano, che si trova a sperimentare una potenza pienamente umanizzatrice, impossibile alle energie dell'uomo, e dunque segno dell'assolutamente Altro, l'Infinito Mistero.
      E' questa la via che parte dall'Antico Testamento, e che dunque è stata incoativamente sperimentata da Abramo, da Mosé e da tutti i grandi personaggi veterotestamentari, ma che ha trovato il suo pieno compimento in Cristo, Uomo-Dio.

    Procederemo dunque ad esaminare dapprima l'improponibilità delle religioni (negando, per così dire, la negazione), per poi vedere, in positivo, i titoli di credibilità del Cristianesimo.

    inadeguatezza delle religioni

    Le religioni si distinguono dal Cristianesimo, come diceva il card. Daniélou, per questo: che nelle religioni è l'uomo che si sforza di andare verso Dio; nel Cristianesimo invece è Dio, il Mistero, che viene verso l'uomo, che, facendosi Uomo, in Gesù, colma l'abisso, altrimenti incolmabile, tra l'uomo e Dio.

    In generale le religioni non devono comunque essere disprezzate: nella misura della sincerità di adesione ad esse, esse esprimono uno sforzo nobile, e testimoniano l'inevitabilità del senso religioso. Tuttavia tutte le religioni, per loro stessa ammissione, non riescono a svelare all'uomo il volto del Mistero.

    In tale orizzonte l'infinito Mistero rimane inaccessibile, in una lontananza dove ogni ipotesi su di Lui diventa lecita (anche pensarne una capricciosa e arbitraria cattiveria).

    in generale

    Ad esempio nessuna religione, tranne, in parte, l'Ebraismo, riesce a spiegare convincentemente l'origine del male, che abbiamo visto essere una delle più grandi obiezioni contro l'esistenza di Dio.

    Nessuna religione, poi, fornisce all'uomo la possibilità di essere fino in fondo sé stesso, non censurando niente di quanto la sua ragione gli presenta come vero e di quanto il suo cuore percepisce come evidentemente buono, ma valorizzando tutto l'umano in ogni suo fattore.

    Nessuna religione infine sa prospettare un destino eterno per l'uomo saziante ogni desiderio, ma o azzera il desiderio (buddismo) o ne considera solo la dimensione edonistico-materiale (islam).

    in particolare

    Schematizziamo nello seguente specchietto i limiti delle principali religioni

    l'ebraismo

    Il suo fondamento è autentico: la storia dalla creazione a Gesù Cristo è storia di alleanza privilegiata tra il popolo ebraico e Yahwé. Tuttavia tali nostri "fratelli maggiori" hanno considerato scandaloso che Dio si sia fatto Uomo, ponendo con ciò un limite a Dio stesso, e presumendo di avere già capito tutto di Lui. S. Paolo dice che è stato in qualche modo Dio stesso a rinchiudere l'antico popolo eletto nel cerchio dell'incredulità:

    "l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato" (Rm, 11, 25-6)

    Dobbiamo pregare e operare perché si compia l'unità tra l'antico e il nuovo Popolo di Dio. Grandi cose per l'umanità ne possono nascere:

    "Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?" (Rm, 11, 15)
    il buddismo
    • Non propone la salvezza di tutto l'uomo, proponendo di rinunciare al desiderio, che invece fa parte integrante dell'umano. Così invece che garantire la felicità, propone la non-sofferenza.
    • Inoltre non riconosce Dio come realtà personale, ma come entità impersonale.
    l'islam
    • Non si vede come siano conciliabili l'idea di un Dio perfetto e autosufficiente con l'essere solitario di Dio: solitudine non sembra conciliabile con perfezione.
    • Dio appare talmente lontano e inaccessibile, così nascosto è il suo intimo pensiero, che rimane il dubbio sulla Sua bontà e veracità, e l'uomo si trova a dover dubitare della sua ragione, e disposto ad accettare comandi che siano anche contro ragione.
    • Non sembra esserci spiegazione al problema del male: di fronte a tutti i disastri che ci sono sulla Terra, risulta impraticabile pensare alla integrità della natura umana. Insuperabilmente problematica è poi, di fronte alla sofferenza dell'uomo, la distaccata indifferenza di un Dio, che si limita a prescrivere regole.

    Per maggior dettagli si veda sul sito Cultura nuova.

    i Testimoni di Geova

    1) Non esistevano prima del 1900 e quindi non possono essere considerati la Chiesa che Gesù ha inteso fondare da quando disse che le porte degli inferi non avrebbero mai prevalso contro di essa (cf Mt16, 16-18), e che Egli sarebbe rimasto sempre con i suoi discepoli; questo implica che in nessun momento della storia cristiana si sarebbe avuto una scomparsa della Chiesa. Secondo i tdG questa assenza sarebbe invece durata 1800 anni circa. Ma questo significa negare le promesse e l'assistenza di Dio che avrebbe lasciato nella condizione di perdizione, tutti gli uomini per tanto tempo, il che è un assurdo.

    2) Hanno fatto varie interpretazioni circa la fine del mondo, a diverse scadenze, pretendendo di interpretare correttamente la Scrittura. Ma si sono rivelate tutte errate e consequentemente disastrose per gli associati che gli davano credito.

    3) Hanno dato diverse e mutevoli indicazioni circa alcuni comportamenti ritenuti prima illeciti, poi leciti, poi ancora illeciti. (Ad esempio circa l'uso del sangue o dei trapianti e che hanno provocato migliaia di casi mortali, conseguenti a una errata interpretazione del Testo).

    Questi errori evidenti di interpretazione biblica deve far seriamente riflettere circa l'attendibilità di tutte le altre interpretazioni meno evidenti ma non meno importanti.

    4) Hanno tradotto la Bibbia,  apportando alterazioni sostanziali a tutti i brani che contraddicono alle loro dottrine.
    Motivi sufficienti per capire che non possono essere nella Verità integrale.

    il politeismo

    Lo vorrebbero riscoprire certi intellettuali, a motivo della presunta intolleranza legata al monoteismo. Dimenticano troppo cose:

    • non i, ma un monoteismo è oggi usato a fini di intolleranza e di violenza;
    • il monoteismo vero, quello cristiano, ha prodotto una umanizzazione della società (vedi ospedali, orfanatrofi, lebbrosari, solidarietà, rispetto per la persona);
    • il politeismo che abbiamo conosciuto, quello greco-romano, non era tollerante, se non verso ciò che rientrava nel suo schema politeistico; quanto fosse intollerante verso chi tale schema infrangeva lo testimonia la persecuzione cruenta contro i cristiani sotto l'Impero Romano.
    • il politeismo storico inoltre ha dato legittimazione a crudeltà ed efferatezze imparagonabilmente più vaste e atroci di qualsiasi monoteismo: far sbranare dai leoni, o far ardere come torce esseri umani per dare spettacolo non sembra proprio essere segno di tolleranza e di civiltà.
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    AmarDio
    00 03/02/2010 00:08

    verità del Cristianesimo

    una premessa importante: il metodo

    Non si può affrontare la domanda se il Cristianesimo sia vero senza aver chiara quale è la specificità dell'oggetto in questione. Per visualizzare la pagina relativa a questo tema clicca qui.

    il cuore della questione: l'umano

    In sintesi allora qual è la sfida che il Cristianesimo lancia? Di realizzare l'umano, di rendere l'uomo più umano, più sé stesso. Se questo non fosse vero, uno avrebbe il sacrosanto diritto, e dovere, di andarsene dal Cristianesimo. Mentre nessuna sfida analoga è accettabile dalle religioni.

    Questo è verificabile in due modi:

    • constatando che quando si segue la proposta cristiana si è più felici e in pace, e
    • constatando che quando non si segue la proposta cristiana non si è felici e in pace.

    E questo anzitutto a livello personale (proprio e delle persone che più ci sono prossime), e in secondo luogo anche a livello storico: le civiltà e le epoche che hanno accolto di più il messaggio cristiano, hanno meglio realizzato l'umano, mentre quanto più ce se ne è allontanati, tanto più si è prodotto l'inferno sulla terra.

    domande e obiezioni

    1. Ma allora perché continua ad esistere il male, anche dopo Cristo, anche nei Suoi?

    Realizzare l'umano vuol dire attuare sulla terra non il Paradiso, ma un inizio, un germe reale di Paradiso: altrimenti vivremmo già nell'al-di-là, nella definitività irrevocabile, mentre la vita presente resta un periodo di prova e di passaggio, in cui ogni uomo è chiamato a scegliere quale sarà il suo destino eterno.

    Dio a ciascuno da sufficiente luce per vedere la strada giusta, ma non lo abbaglia al punto da sopprimere la sua libertà di scelta: vuole essere liberamente amato da creature libere, non necessariamente servito da degli automi. La "politica" del Mistero, in questo senso, è la politica del segno.

    2. La fede non assicura la gioia continua?

    Non assicura la gioia, ma la pace e la letizia, come sottofondo permanente: se e nella misura in cui la volontà dell'uomo si abbandona a quella del Mistero, rivelatosi in Cristo.

    3. Non aiuterebbe di più una gioia continua?

    Una gioia continua potrebbe essere o una droga, qualora avvenisse a prescindere da ciò che accade, per cui uno sarebbe "gioioso" anche in mezzo alla sofferenza e alla devastazione, propria e degli altri: il che non sarebbe umano. Oppure dovrebbe implicare che il Paradiso già si realizzi sulla terra: il che evidentemente non rientra nel Disegno di Dio, che ci lascia, in questo periodo di prova che è la vita, liberi, e perciò non si impone in modo trascinante.

    4. Ma perché la pace e non la gioia (continua)?

    Perché la pace può essere stabile, sapendo che tutto è nelle mani di Dio, anche se non si vede ancora come tutto sarà salvato. Per avere invece una gioia continua occorrerebbe vedere che tutto è già salvato: ma questo sarà solo in Paradiso.

    Ma anche il Cristianesimo è stato soggetto a pretese di diversa interpretazione: si veda dunque la scheda sulla verità del cattolicesimo, come autentico interprete del Cristianesimo.

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    AmarDio
    00 03/02/2010 00:15

    Il Cattolicesimo è vero?

    in generale: la continuità con le origini

    Quali sono le ragioni di credibilità del Cattolicesimo rispetto alle altre "confessioni" cristiane? Esse si riassumono, sinteticamente, in una parola: continuità.

    Il Cristianesimo cattolico è l'unico a poter dire di essere in piena continuità con l'esperienza originaria del Cristianesimo, che è stata esperienza di un Incontro, imprevedibile, con un Uomo.

    1. Che cosa è stato infatti il Cristianesimo nella sua origine? Un Uomo, Gesù di Nazaret, visibile "in carne ed ossa", che ha chiamato alcuni (gli Apostoli) a seguirLo, e che li ha persuasi, nel tempo, della verità della percezione iniziale che essi ebbero, di trovarsi di fronte a una realtà eccezionale, fino al punto da dover dire "se non crediamo a Lui, non possiamo più credere nemmeno ai nostri occhi".

    I loro occhi infatti avevano visto (cfr. 1Gv,1) una realtà eccezionale, di sapienza, di autorevolezza nella parola ("nessuno ha mai parlato come quest'Uomo"), di bontà (ad esempio quando disse "Donna non piangere", alla vedova di Naim), di potenza (ad esempio quando placò la tempesta sul lago e camminò sulle acque).

    E solo in virtù di tale esperienza loro, quasi tutti rozzi pescatori di una plaga periferica di Israele, la Galilea, non certo dotti esperti di Scrittura né mistici visionari, solo in virtù di tale esperienza erano giunti al punto di non trovare assurda la dichiarazione finale di Gesù, di essere "una cosa sola" col Padre, Figlio di Dio.



    2. Ora, solo il Cattolicesimo presenta la proposta cristiana come un incontro, come l'avvenimento di un incontro che è del tutto analogo a quello avvenuto tra Cristo e gli Apostoli nella Palestina del I secolo.

    Gli Apostoli non hanno incontrato un Libro: hanno incontrato un Uomo. Per questo il protestantesimo non risulta credibile: cambia il metodo. Il suo metodo (che si incentra sulla lettura della Bibbia) non è il metodo delle origini.

    Gli Apostoli non si sono commossi per una liturgia sfarzosa, rapiti da una scenografia solenne e da musiche melodiose: hanno incontrato un Uomo. E quest'Uomo ha stabilito uno che lo avrebbe rappresentato: Pietro, Roccia su cui avrebbe edificato la Sua Chiesa (MT, 16,13) . Per questo nemmeno l'ortodossia orientale è pienemante fedele al metodo delle origini, pur essendo meno lontana del protestantesimo.

    in particolare: le "quattro note"

    Più analiticamente, la Chiesa cattolica è l'unica a poter rivendicare la presenza delle quattro note che contrassegnano la vera Chiesa di Cristo: solo essa è una, santa, cattolica e apostolica.

    Vediamo ora in dettaglio.

    una

    La Chiesa cattolica propone una esperienza di unità, sia nella persona credente sia tra i credenti, che nelle altre confessioni è presente in minor grado (ortodossia) fino ad essere quasi assente (specie nelle sette "estreme" di certo protestantesimo).

    Nella persona credente: in quanto non si trova scissa tra una (pia e falsamente autofustigante) intenzione di angelicità e una reale operatività rassegnata al male; ma concepisce, insieme con robusto realismo e evangelicamente infantile capacità di stupore, la realtà di un cambiamento operato dalla grazia in una umanità dei cui limiti non ci si scandalizza, ma che continuamente è chiamata a seguire una misura più grande di sé, incarnata in una compagnia reale, segno dell'Altro.

    Tra credenti: la Chiesa cattolica propone, come nessuna altra confessione, delle esperienze di comunione. Al grado massimo ciò è verificabile nella vita religiosa, in particolare monastica: lì l'unità visibile raggiunge dei livelli davvero notevoli.
    Inoltre la Chiesa ha una unità gerarchica (imperniata sul Papa), una organicità di trama relazionale, ordinata e funzionale, quale non si riscontra in nessun altro organismo associativo di altre confessioni cristiane (e tanto meno di altre religioni).

    santa

    Nella Chiesa cattolica avvengono miracoli. Nelle altre non risulta, o meglio non in modalità paragonabile.

    Il primo miracolo è quello del cambiamento di sè e della comunione con i fratelli: questo non capita allo stesso modo nelle altre confessioni, in particolare nel protestantesimo, che infatti ammette di non poter garantire né il cambiamento di sé né l'unità comunionale tra credenti.

    E poi ci sono i miracoli in senso più specifico, quelli che comportano una sospensione o una (temporanea) modifica delle leggi naturali. La Chiesa cattolica ha avuto dei Santi che hanno fatto miracoli (in vita e dopo morte): le altre confessioni, specie i protestanti, no (diverso è il caso della Chiesa ortodossa, che comunque ha avuto delle personalità degne di ogni stima, e che anche cattolicamente sono considerabili come Santi).

    Non vogliamo dire che la Grazia agisca solo nella Chiesa (visibilmente) cattolica: certo solo in essa la Grazia opera abitualmente e pienamente.

    cattolica

    Mentre le chiese protestanti e quelle orientali sono, poco o tanto, legate a un certo stato, a una certa nazione particolare, la Chiesa cattolica è l'unica ad essere, appunto, ... cattolica, cioè universale.

    E' l'unica a non aver mai confuso la propria causa con la causa di un certo potere statale o nazionale. Il Papa è stato, pur nei limiti di certi momenti storici, peraltro ben circoscritti (come l'esilio avignonese), una autorità davvero universale, e il cattolicesimo si è diffuso altrettanto bene presso la cultura latina, quanto presso quella slava, tanto presso gli europei quanto presso gli indios d'America o i cinesi e i giapponesi.

    apostolica

    E' forse la nota più evidentemente inappellabile: nessuno, come la Chiesa cattolica, può dire di essere storicamente in continuità con gli Apostoli.

    Il "capo" della Chiesa cattolica, infatti, il Papa è l'erede diretto, in una linea storicamente documentata come ininterrotta, del Principe degli Apostoli a cui Cristo stesso ha consegnato le "chiavi del Regno":

    Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
    E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (Mt, 16,13)
    Pasci i miei agnelli. Pasci le mie pecorelle. (Gv, 21,15.16)
    Conferma i tuoi fratelli. (Lc, 22,31)

    La continuità storica della trasmissione del deposito della fede sin dall'inizio del cristianesimo e del mandato ricevuto dai predecessori attraverso il conferimento dello Spirito Santo per mezzo dell'imposizione delle mani, è un dato che contraddistingue solo la Chiesa Cattolica.

    ECUMENISMO e VERITA'

    Siamo convinti dunque che solo nel Cattolicesimo si trova la pienezza della verità cristiana, la pienezza del Cristianesimo.

    Ciò non toglie che lo sforzo ecumenico sia assolutamente positivo e da perseguire, né significa che siano da disprezzare coloro che appartengono ad altre confessioni cristiane, per il fatto di non essere cattolici. Solo Dio giudica la coscienza.

    Ma ciò non toglie nemmeno che non è possibile mettere cattolicesimo e altre confessioni sullo stesso piano, nell'ottica di un "SuperMarket delle Religioni" in cui ognuno prende e prova il prodotto che in quel momento aggrada di più al suo capriccio.

    Se il Cattolicesimo deve riconoscere i suoi torti storici verso i fratelli separati (come ha già del resto fatto) e deve essere disponibile a valorizzare ogni positivo presente nelle confessioni separate (e lo sta da tempo cercando di fare), deve essere chiaro che quello che ha ribadito la Dominus Jesus, sulla unicità della salvezza, non sono fisime polverose destinate in breve a cadere nel dimenticatoio, ma la perenne verità che da 2000 anni la Chiesa insegna e che non potrà mai rinnegare lungo il corso dei secoli a venire:

    Solo in Cristo c'è la salvezza
    e solo la Chiesa cattolica custodisce la piena verità su Cristo.

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    Credente
    00 11/02/2010 00:14
    Ci si potrebbe chiedere: "chi ci conferma che quanto è descritto nei Vangeli è vero?" Abbiamo diversi elementi da considerare:

    1) La testimonianza degli apostoli che hanno versato il loro sangue e di tanti martiri coevi a Gesù Cristo, i quali hanno unanimemente portato al mondo la fede in Gesù quale Kirios, cioè Signore e Dio;

    2) I segni e i prodigi che hanno accompagnato la parola di questi testimoni della fede. Questo è avvenuto nel corso di tutta la storia, in cui appunto Dio si è degnato di confermare la sua Parola con miracoli attestati e documentabili in moltissime occasioni.

    3) Quel Documento eccezionale che è la Sindone sul quale sono impresse in immagine e col sangue la maggior parte di quelle profezie.Abbiamo tra le mani un Documento, unico nel suo genere, scritto non con inchiostro ma a caratteri di sangue, che ci da la prova tangibile che quello che è descritto nei Vangeli, corrisponde a verità. La Sindone è testimone silenzioso della morte di una persona speciale, avvolto in stato mortale, come dimostra l'evidenza del sangue cadaverico sul lenzuolo, che per un fatto straordinario non si trova più in quel telo e che si sarebbe disintegrato se vi fosse rimasto avvolto; le cui macchie ematiche si sarebbero deformate se vi fosse stato tolto da mano umana.
    Questo Documento attesta la corrispondenza di tutto il racconto della passione, ma anche indirettamente della storicità dell'Uomo descritto nel Vangelo e della sua resurrezione.

    4) Nel Vecchio Testamento si trovano oltre 300 profezie che coincidono con la narrazione evangelica di Gesù Cristo.
    Per la scienza statistica la possibilità truffaldina di poter realizzare solo 37 profezie azzeccate è di uno su 100.000.000.000.000.000.
    Josh McDowell [ “A Ready Defense”(Nashville, Tennessee: Thomas Nelson, 1993) pag. 210] riporta queste straordinarie probabilità: “Affinché una persona possa adempiere 48 profezie, il numero diventa sconcertante:
    1 possibilità su 10 alla centocinquantasettesima potenza (1 seguito da 157 zeri).
    Aggiungete a questo altre 200 profezie e diventa impossibile per qualsiasi persona,
    tranne per Dio, riuscire a corrispondere a quella particolare serie di eventi in un unica persona
    Nel Vecchio Testamento troviamo ben 332 PROFEZIE ADEMPIUTE in GESU' CRISTO.
    UN NUMERO IMPRESSIONANTE che non lascia scampo a nessun "se", "ma" "forse"!

    I Vangeli devono essere accolti nella loro integrità così come sono scritti e non come sono stati spesso ridotti, a puri rimandi simbolici, come hanno tentato di fare le società gnostiche sorte dopo il terzo secolo D.C., che con i loro scritti non autentici, hanno cercato di dargli dei nomi di apostoli per accreditare i loro opuscoli, che non hanno avuto nessun credito presso le chiese di origine apostolica. Origene affermava al riguardo: La Chiesa possiede solo 4 Evangeli, gli eretici ne possiedono molti. Proprio per evitare di far insorgere confusioni la Chiesa cominciò a stabilire quali fossero i testi sicuri e di origine apostolica, quelli cioè che costituiscono il canone giunto fino a noi. Dio non avrebbe potuto permettere che si oscurasse la sua Parola nè che si generasse confusione su quale fosse da ritenere vera. Chi pensasse che possa essere rimasta nascosta alle genti e scoperta solo da alcuni privilegiati, in realtà sfiducia Dio stesso e lo renderebbe responsabile della mancata opportunità che tutti dovrebbero avere nell'accesso alla verità rivelata. Dio ci ha fornito tante opportunità per avere riscontri sufficienti per poter credere su solide basi: non lasciamoci confondere la mente e il cuore dalle insinuazioni inconsistenti e senza fondamenti dei detrattori della Fede.
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    AmarDio
    00 13/02/2010 11:54

    WASHINGTON Se la scienza riscopre lo stupore

    di Timothy Dolch
    06/10/2009 - Presentata l'edizione inglese di "Solo lo stupore conosce". Da una parte due scienziati (Marco Bersanelli e monsignor Michael Heller), dall'altra un filosofo (John McCarthy). Al centro il desiderio di scoprire il vero motore dello studio
     Un momento dell'incontro.

    Su invito del Centro Culturale Crossroads, due astrofisici - Marco Bersanelli e monsignor Michael Heller - in una serata dal titolo "Stupore e conoscenza: un dibattito su cosa è alla radice della scoperta scientifica" hanno parlato del loro amore per la natura, e per il Mistero al quale la natura tende. Malgrado nell’opinione corrente il ragionamento scientifico e quello “meramente personale” (come purtroppo lo definì Einstein) vengano spesso contrapposti, è quel misterioso desiderio che don Giussani chiama “senso religioso” che dà motivo allo scienziato per esplorare la natura. Secondo Bersanelli e Heller, se accogliamo seriamente questo desiderio così come esso viene risvegliato dalla natura, invece di censurarlo o ignorarlo, ci troveremo impegnati nella ricerca di qualcosa oltre la natura. Come ha sintetizzato Suzanne Tanzi nella sua introduzione: «C’è una diffusa visione sbagliata della scienza, come qualcosa che sia solo oggettività e distacco, come un processo meccanico. Ma la storia mostra che i grandi scienziati erano uomini appassionati alla conoscenza, affascinati dalla natura. Solo un interesse verso il mistero dell’universo e il desiderio di conoscerlo, li ha resi in grado di guardare con gli occhi spalancati e di andare oltre i preconcetti della loro epoca».
    Bersanelli insegna Astrofisica all’Università di Milano. La sua disciplina, la cosmologia osservativa, studia l’universo nelle sue proporzioni più vaste e nella sua più ampia dilatazione temporale a ritroso. La stazione spaziale Planck, lanciata di recente e della quale è uno dei maggiori artefici, ha iniziato a mappare le origini del cosmo attraverso le tracce lasciate nella radiazione cosmica di microonde (cfr. Tracce n. 6/2009, pp. 78-82). Questa radiazione emana da ogni direzione nel cielo ed è la “post-luminescenza” del Big Bang. Durante la sua presentazione, Bersanelli ha mostrato al pubblico alcune delle prime immagini giunte da Planck, che mostrano gli elementi costitutivi della struttura dell’universo moderno con una precisione di dettagli mai vista prima. Monsignor Heller, vincitore del Premio Templeton 2008, è filosofo, teologo e astrofisico e ha accostato le origini dell’universo e la sua successiva evoluzione dal versante teoretico, come esperto nel campo della relatività generale e della fisica dei buchi neri. La sua presentazione ha illustrato i modi che la cosmologia e la filosofia hanno cercato per comprendere come è iniziato l’universo. Secondo Heller, scienza e filosofia, e in particolare la filosofia resa viva dalla rivelazione cristiana, sono metodi diversi di esplorare la stessa natura. «Se vuoi cercare Dio nella scienza - ha affermato -, non cercarlo in possibilità astruse, ma in ciò che la scienza ha già afferrato del Logos dell’universo».
    Il professor John McCarthy, docente di Filosofia alla Catholic University of America, ha introdotto la serata con un aneddoto. Una volta suo figlio, vedendo la falce della luna, ha esclamato: «Guarda, papà, la luna è rotta, prendi il cacciavite e aggiustala!». Questo stupore è all’inizio della ricerca scientifica. Lo stupore, ha detto McCarthy, è la convinzione che questa certa cosa in natura «ha qualcosa a che fare con me». Il nuovo libro di Bersanelli, Da Galileo a Gell-Mann: lo stupore che ha ispirato i più grandi scienziati di tutti i tempi, (Ed italiana Solo lo stupore conosce, Rizzoli, BUR 2003) scritto con Marco Gargantini, è il racconto di come questo stupore ha operato nella vita dei più grandi scienziati della storia. La prima testimonianza riportata nel libro è di Max Planck (che ha dato il nome della stazione spaziale): «Chi ha raggiunto lo stadio di non meravigliarsi più di nulla dimostra semplicemente di aver perduto l’arte del ragionare e del riflettere». La nozione che c’è una esperienza “soggettiva” (stupore) alla base delle scoperte scientifiche si ritrova nel pensiero di Planck, Einstein, Feynman, Heisenberg e altri, per non dire di Galileo e Gell-Mann.
    Heller ha affermato che «il mistero dell’esistenza è uguale al mistero della comprensibilità del mondo. Qualcosa di assolutamente irrazionale non avrebbe potuto essere creato, non potrebbe proprio esistere, perché Dio è razionale». La razionalità, ossia la comprensibilità di una cosa, è alla radice dell’affermazione che questa cosa «ha qualcosa a che fare con me». Perché la matematica, creata dalla mente dell’uomo, infinitamente piccola rispetto al cosmo, dovrebbe occuparsi delle galassie più lontane, o delle origini dello stesso universo? E ha proseguito citando Leibniz: «Perché c’è qualcosa piuttosto che il nulla? Dopo tutto, il nulla è più semplice e facile di qualcosa». Questa seconda domanda di Leibniz viene oggi spesso confinata nel campo dell’irrazionale, ma Heller ha riferito che sant’Agostino, cercando di rispondervi molti secoli prima, arrivò alla conclusione che il tempo stesso era un fenomeno creato, e che la creazione non era accaduta “nel tempo”, ma “con l’inizio del tempo”. E questo è proprio il modo con cui la teoria della relatività generale è arrivata a spiegare l’inizio dell’universo, ossia che il tempo e l’espandersi dello spazio sono davvero iniziati al principio di tutto, e avevano poco significato prima. Ciò non significa che sant’Agostino stesse facendo una previsione empirica, ma piuttosto che, scandagliando il fondo della questione - «Perché esiste l’universo» - gli accadde di guardare allo stesso universo che molti secoli più tardi si è cercato di comprendere attraverso il linguaggio matematico della relatività generale. Ha proseguito dicendo che «persino nei più piccoli successi della scienza c’è sempre una promessa di qualcosa di più grande, di una spiegazione definitiva. Il nostro anelito verso una spiegazione definitiva è correlato con domande molto ambiziose e profonde: come, quando e perché l’universo è giunto a esistere?».
    Nella sua presentazione, Bersanelli ha affermato che lo stupore che motiva la ricerca non è «solo un’emozione, ma genera un processo conoscitivo. Di solito noi pensiamo alla scienza come quel modo di spiegare la realtà che, tanto più progredisce, tanto più estromette lo stupore, perché possediamo la spiegazione… Ma quanto più progredisce la conoscenza, tanto più profondi e affascinanti misteri emergono. Costruire uno strumento è come porre una domanda». «Bisogna porre una buona domanda per avere una buona risposta! L’osservazione è tutt’altro che una attività ovvia». Il gesto concreto di preparare un esperimento o di compiere un’osservazione controllata richiede apertura alla realtà al di là di quella che abbiamo già immaginato. Ha proseguito stupendo l’uditorio con l’ultima mappa del cielo inviata dalla stazione Planck: immagini straordinariamente nitide delle piccole, impercettibili increspature (anisotropie) nella radiazione di fondo a microonde che George Smoot (suo collega) scoprì insieme a John Mather (entrambi premi Nobel per la fisica). Queste increspature sono le prime tracce di una struttura dopo il Big Bang, e da loro ha inizio il processo che ha portato al formarsi delle galassie.
    Agli occhi di Bersanelli, la natura non è passiva; di fatto, ogni scoperta è una “risposta” attiva che riceviamo dalla natura. «Non si può fermare la verità», mi ha ricordato poco prima dell’inizio della presentazione. Seguendo il tema del titolo, “Da Galileo a Gell-Mann”, ha descritto il percorso della scoperta basato su quattro colonne portanti: stupore, osservazione, scoperta e scopo. Poi ha considerato il complesso dei punti di vista degli scienziati a questo riguardo. Il più sintetico è la nota affermazione del fisico Stephen Weinberg, secondo cui «quanto più l’universo appare comprensibile, tanto più appare senza scopo». Molto meno nota - ha sottolineato Bersanelli - è l'affermazione con cui, rispondendo ad alcune osservazioni dell’astronomo Gerard de Vaucouleurs, Weinberg stesso esprime «la nostalgia di un mondo in cui i cieli narravano la gloria di Dio». Bersanelli ha proseguito: «Persino nella posizione più radicalmente pessimista c’è una nostalgia ineliminabile. Nella posizione degli scienziati credenti cristiani, essi identificano il loro lavoro come una consapevole preghiera al Creatore. Questo è un modo particolarmente interessante di concepire il lavoro scientifico».
    Lo spazio riservato alle domande non è stato meno affascinante. «Se davvero lo stupore è parte integrale della scoperta, questo rifiuto non ha in un certo senso un riflesso negativo sulla loro ricerca?» ha chiesto McCarthy. Bersanelli ha risposto con un paragone con la vita familiare, dove uno può avere un figlio, ma essere un cattivo padre. In altre parole, lo stupore suscitato dalla scoperta può soffrire se non è alimentato; nel processo di ricerca del significato è la libertà a essere intimamente implicata. «L’evoluzione biologica è solo una fibra dell’evoluzione cosmica», ha detto Heller rispondendo a un altro intervento che chiedeva che cosa hanno a che fare l’evoluzione della vita e l’evoluzione del cosmo. «Noi siamo composti di atomi di carbonio. Per produrre il carbonio, occorrono molte generazioni di stelle. Gli elementi più pesanti sono concentrati all’interno delle stelle calde». John McCarthy ha concluso l’incontro sottolineando che i due scienziati sono animati dalla convinzione che c’è un modo di guardare alla natura che può rendere ciascuno più attento al mondo che ci circonda.

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    AmarDio
    00 14/02/2010 23:32
    8 ragioni per credere in Dio

    1)Nell'universo è presente un ordine ed un livello di perfezione incompatibile con il caso(caos) che alcune TEORIE vorrebbero all'origine di tutto.
    Se provi a buttare a casaccio della vernice colorata sul muro non uscirà mai la cappella sistina,nemmeno dopo miliardi di tentativi(è una questione di statistica,sono troppe le condizioni da realizzarsi contemporaneamente).
    E l'universo è enormemente piu complesso di un dipinto..

    2)L'Uomo con la sua intelligenza non è in grado di creare qualcosa di altrettanto sofisticato come il meccanismo che tiene in vita una mosca.Nè è in grado di "ripararla" se una di queste muore.Ovvio pensare che un simile "meccanismo" debba avere avuto origine da una forma di intelligenza superiore alla nostra(l'unica cosa che conosciamo in grado di astrarre ).
    Il piu delle volte l'uomo ha dovuto "copiare" dal creato (es:radar,aerei,..), creato che risulta molto piu "intelligente" di noi..

    3)statisticamente è impossibile che degli elementi chimici si assemblino in maniera casuale dando origine ad un qualcosa in grado di riprodursi.
    Ci fu uno scienziato tempo fa che tentò di farlo ma, pur intervenendo pesantemente nel processo,non riuscì comunque a ricreare una forma di vita primitiva ma solo qualche aminoacido(c'è una abisso tra un aminoacido ed il DNA, base per la vita e la sua trasmissione).
    Pensare che la vita possa avere origine dal nulla è come pensare che un Computer possa assemblarsi dal nulla partendo dai transistor (=cellule),autogenerare tutti i suoi componenti come hard disk,tastiera,monitor,ecc(=fegato, cervello, reni, muscoli, ossa,..) ed infine autoinstallare un sistema operativo (=DNA).
    E guarda che il corpo umano è molto piu complesso di un computer,che infatti non si riproduce, non è eco-compatibile,non è in grado di inventare,non è in grado di amare,è decisamente brutto.

    4) la bellezza presente nel creato testimonia un buon gusto nella scelta dei colori e delle forme..se il caso fosse alla base di tutto in natura avremmo delle forme e dei colori simili ai quadri di Picasso.
    Ed invece..

    http://www.fotomulazzani.com/Europa/Germ…
    http://www.repubblica.it/2006/05/galleri…


    5) i miracoli sono sottoposti a rigorosi test da parte della scienza.E' la scienza a parlare di "sovrannaturalità" dell'evento(eventi che vanno contro le leggi della natura come una cascata che scorre verso l'alto).Una peritonite polmonare o un tumore in metastasi che guarisce all'istante,un gamba incancrenita in cui ricrescono 6 centimetri di osso.A Lourdes di miracoli del genere la scienza ne ha riconosciuti 67 ,tutte guarigioni IMMEDIATE e durature.Negli ospedali non avvengono guarigioni da malattie terminali IMMEDIATE.
    Cerca su www.google.it il testo "Alexis Carrel quando la scienza riconosce la fede",è il miracolo che portò alla conversione del famoso scienziato premio Nobel.

    6)esperienze personali: ognuno di noi è stato testimone o protagonista di fatti sovrannaturali, o che vanno al di là delle leggi di natura.

    7) Se davvero non esistesse niente che motivo ci sarebbe di combattere con tanta energia qualcosa che sostanzialmente ci invita ad amare(il comandamento fondamentale di Dio è "ama il tuo Dio con tutte le tue forze ed il tuo prossimo come te stesso")?
    Quanti libri ,quanti articoli ,quante ideologie,quante TEORIE scritte contro l'ipotesi di Dio,nonostante le numerose prove scientifiche della sua esistenza..(
    http://www.lingannodellevoluzione.com/in… )

    8) Robert Shapiro, professore di chimica preso l'Università di New York e esperto di DNA, ha calcolato la probabilità di formazione accidentale dei 2000 tipi di proteine trovati in un singolo batterio (Vi sono 20000 differenti tipi di proteine in una cellula umana!). Il numero che si ottenne fu 1 su 10 elevato alla 40000,97.7 (Questo è un numero incredibile, che si ottiene aggiungendo 40000 zeri all'1.) Un professore di matematica applicata e astronomia presso la University College (Cardiff, Galles), Chandra Wickramasinghe, commenta:

    La probabilità di una formazione spontanea della vita dalla materia inanimata è pari a 1 su 1 alla 40000 ,1 seguito da 40000 zeri...(In matematica, le probabilità inferiori a 1 su 10 alla 50 ,1 seguito da 50 zeri, sono considerate "probabilità zero"). È abbastanza grande da seppellire Darwin e l'intera teoria dell'evoluzione. Non vi è stato alcun brodo ancestrale, né su questo pianeta né su qualsiasi altro, e se gli inizi della vita non furono accidentali, allora devono essere stati prodotti da un'intelligenza risoluta.

    Sir Fred Hoyle scrive a proposito di questi numeri non plausibili:

    In verità, tale teoria (che la vita sia stata creata da un'intelligenza) è così ovvia che ci si stupisce che non sia ampiamente accettata come evidente. Le ragioni sono psicologiche piuttosto che scientifiche.
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    Credente
    00 27/10/2014 09:04

    Le classiche obiezioni contro Dio?
    Ecco 10 risposte veloci

    Dawkins e LennoxQuesto sito web,  nasce anche con l’obiettivo di essere un punto serio e ragionato di riferimento anche per non credenti, agnostici o, meglio dire, diversamente credenti. Non potevamo perciò trascurare le “rapide risposte” da dare alle comuni obiezioni delle persone non credenti e militanti, formulate dal noto matematico e filosofo della scienza John Lennox, docente presso la Oxford University.

    Ognuna delle 10 obiezioni meriterebbe un approfondimento ulteriore, ma ci è sembrato intelligente lasciare le risposte del prof. Lennox formulate in modo sintetico, per aiutare i credenti in una pronta replica in caso di confronti su blog e social network con persone anti-teiste o anti-religiose, con la speranza che nasca un confronto più serio. O addirittura un’amicizia.

     

    1) “Tu non credi in Zeus, Thor e tutti gli altri dei. Io respingo il Dio cristiano, semplicemente non credo in un dio più di te”.
    Il problema di questa obiezione è che gli “dei”, come Zeus e Thor, non sono comparabili con la comprensione biblica di Dio. C’è una grande differenza tra tutte le antiche divinità orientali e il Dio della Bibbia, esse sono prodotti della massa primordiale e dell’energia dell’universo. Il Dio della Bibbia ha invece creato i cieli e la terra. E’ la Causa prima (possiamo chiamarlo “X” se ci dà fastidio il nome “Dio”) mentre gli dei erano parte dell’universo.

    2) “La scienza ha spiegato tutto e non comprende Dio”.
    La scienza non può rispondere a certi tipi di domande, ad esempio “che cosa è etico?” e“cosa è bello?”. Anche quando si tratta di domande sul mondo naturale, la scienza è limitata e talvolta può rispondere attraverso diversi tipi di spiegazioni (anche contraddittorie tra loro) per le stesse cose. Dio non è più in competizione con la scienza come spiegazione dell’universo di quanto Henry Ford compete con la legge di combustione interna come spiegazione del funzionamento di un’automobile.

    3) “La scienza si oppone a Dio”
    Ci sono alcune concezioni di “dio” che potrebbero essere opposte alla scienza, ma non il Dio cristiano. Ci potrebbero essere alcuni tipi di “divinità” che sono inventate per spiegare le cose che non capiamo, ma non sono il Dio cristiano. Se ci viene offerta una scelta tra la scienza e dio questo non è il concetto biblico di Dio. Il Dio della Bibbia non è un dio delle lacune, ma un Dio di tutto lo spettacolo. Se definite il vostro dio come un dio delle lacune (cioè che serve a spiegare quel che la scienza ancora non sa), allora state facendo una scelta tra scienza e Dio. Ma il vostro non è il Dio cristiano.

    4) “Non si può dimostrare che Dio esiste”
    Questo tipo di affermazione ignora che ci esistono diversi tipi di “prova”. In nessun senso matematico si può dimostrare l’esistenza di Dio, ma è molto difficile voler dimostrare tutto tramite la scienza. La parola “prova” ha due significati: c’è il significato rigoroso in matematica, che è molto raro e difficile utilizzare e poi c’è l’altro significato, quello dell’oltre ogni ragionevole dubbio. Questo è il tipo di “prova” che possiamo presentare: argomenti per portare qualcuno al di là di ogni ragionevole dubbio. Esistono ad esempioargomenti razionali, come quelli realizzati dai filosofi Alvin Plantinga e William Lane Craig, ci sono gli argomenti di Tommaso d’Aquino, esiste l’esperienza personale dei cristiani e la testimonianza dei racconti evangelici nella Bibbia.

    5) “La fede è credere senza alcuna prova”.
    La fede cristiana non è mai stata priva di prova: i Vangeli sono stati scritti per fornire la prova, come attesta Luca all’inizio del suo Vangelo. La fine del Vangelo di Giovanni dice:«Queste cose sono state scritte, affinché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome» (Gv 20, 30-31). Credere senza prove è purtroppo una nozione comune di “fede”, è presente nel dizionarioi. Allora, quando parliamo di fede in Cristo, si pensa che si parla di “fede” perché non ci sono prove. Eppure il Vangelo di Giovanni ci ricorda che il cristianesimo è una fede basata su ragioni valide, su motivazioni solide.

    6) “La religione è una fiaba per persone che hanno paura del buio”.
    Queste idee sono state rese famose da persone come il prof. Richard Dawkins, ma l’unica cosa per cui sono buone è per prendersi gioco di chi ha fede in Dio. Le dichiarazioni degli scienziati non sono sempre dichiarazioni di scienza. Io replico dicendo che l’ateismo è una favola per le persone che hanno paura della luce. Nessuna di queste affermazioni dimostra nulla e sono tutte reversibili. Dietro ad esse si nasconde l’idea freudiana di appagamento del desiderio (cioè che noi crediamo quel che speriamo di essere vero). Questo funziona brillantemente se non c’è Dio, ma se Dio c’è allora l’ateismo è appagamento del desiderio. Come si evince sono affermazioni reversibili.

    7) “Il cristianesimo afferma di essere vero, ma ci sono un sacco di denominazioni in disaccordo le une dalle altre: quindi devono essere false”.
    Perché l’esistenza di denominazioni diverse implica che il cristianesimo è falso? Potrebbe forse implicare che i cristiani hanno personalità e culture molto diverse, o anche che i cristiani non sono bravi a restare uniti, ma non che il cristianesimo non è vero. Ci sono tanti tipi diversi di squadre di calcio, ma tutte giocano a calcio.

    8) “La Bibbia è immorale”.
    Se si vuole mettere in discussione la moralità della Bibbia, su quale base morale si parte? C’è una grave contraddizione all’interno di questa critica. Il prof. Dawkins ha scritto per esempio: «In un universo di elettroni e di geni egoisti, di cieche forze fisiche e di replicazione genetica, alcune persone subiscono del male, altre hanno fortuna, e non troverete alcun capo né coda in esso, né alcuna giustizia. L’universo che osserviamo ha precisamente le proprietà che dovremmo aspettarci se non ci fosse nessun disegno, nessuno scopo, nessun male ma solo l’indifferenza spietata» (River out of Eden, 1995). Se questo è vero, allora perché mettiamo in discussione la moralità di qualcosa? Dawkins dice che la fede è male, ma allo stesso tempo egli abolisce le categorie del bene e del male. Questo non ha senso.

    9) “Perché non prendi la Bibbia alla lettera?
    Alcuni atei (e qualche cristiano) hanno una idea molto schematica (bianco e nero) di come interpretare la Bibbia. O si deve prenderla “letteralmente” o bisogna buttarla via. Cosìignorano la realtà del linguaggio e come si riflette la verità. Gesù disse: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Gesù è davvero una porta, come quella laggiù? No, non è una porta letterale, ma è una vera e propria porta in una vera esperienza di Dio. La metafora sta per la realtà. Il termine “letterale” è inutile.

    10) “Qual è la prova di Dio?”
    Si può discutere l’esistenza di Dio fino all’eternità, può essere molto interessante, soprattutto quando si esplora l’argomento in profondità. Ma per l’ateo che pone questa domanda potrebbe mancare il punto vero del problema. Per arrivare al cuore della questione, senza discussioni inutili, si potrebbe rispondere così: “Supponiamo che io ti potessi dare la prova di Dio, tu saresti disposto in questo momento, a pentirti e a fidarti di Cristo?”.


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    Credente
    00 07/02/2016 21:58

    Perché Dio non dimostra
    una volta per tutte la sua esistenza?

    orme-sulla-spiaggiaSe Dio è Dio, allora può fare tutto: anche qualcosa di così clamoroso da obbligarci a credere in Lui. E se ci ha fatto Lui, vuoi che non abbia il potere di plasmare il nostro cuore e la nostra testa come gli pare? Lo chiedono a Gesù persino i suoi nemici, quando è inchiodato alla croce: «Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E’ il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: sono Figlio di Dio!”» (Mt 27,41-43).

    Avrebbe potuto, certo. Ma c’è un problema. Se l’avesse fatto, se ci avesse obbligato a credere, avrebbe saltato la nostra libertà. Che è la cosa a cui tiene di più. Gli avremmo detto un “si” che non sarebbe stato nostro. Ci avrebbe soffocato. Così, invece, succede il contrario: Dio dà modo a chi lo incontra di poter dire un “sì” che sia davvero suo. Detto di cuore, con tutto se stesso. Per questo ha fatto di tutto per farsi conoscere da noi. E’ diventato uomo, un amico. Che cosa c’è di più umano di un’amicizia? Poi, si è rivelato nella maniera più adeguata a chi lo seguiva. Non di colpo, perché li avrebbe travolti; ma un po’ alla volta, gradualmente. Se leggi il Vangelo con attenzione, te ne accorgi: Gesù non dice subito “io sono Dio”. Sarebbe stato impossibile per gente abituata a non poter pronunciare il nome di Jahvè neanche nelle preghiere. Ma lo fa capire ai discepoli e agli altri poco alla volta; attraverso i suoi gesti, le cose che dice, i miracoli, il modo in cui guarda e capisce le persone. A un certo punto, quello che fa diventa così clamoroso che attorno a Lui cresce una domanda fortissima: ma chi è? «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc 4,41). Lo rivelerà solo alla fine, quando quello che avevano vissuto stando con Lui era tale che potevano essere certi. Potevano fidarsi di Lui totalmente. Credere davvero a quella cosa così impensabile: era il Messia.

    Qui torna, prepotentemente, la questione della fede. Credere in Gesù, essere cristiani, vuol dire credere che Lui è Dio. Come hanno fatto gli apostoli ad arrivarci a capirlo? Avevano motivi ragionevoli. Decine, centinaia, migliaia di segni. Cose viste e sentite in quei tre anni di amicizia e la cui unica spiegazione plausibile, ragionevole, era: quest’uomo ha qualcosa che nessun altro ha. E’ una presenza eccezionale. Fino al punto in cui sono costretti ad ammettere, come fa Pietro: non capisco tutto quello che dici, ma se non credo a te non posso credere neanche a me stesso. «Gesù disse ai dodici: “Volete andarvene anche voi?” Simon Pietro gli rispose: “Signore, da chi andremmo noi? Tu solo hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,67). Perché Pietro risponde così, d’impeto? Perché era sicuro di quello che aveva visto. La sua vita era carica di una certezza conquistata stando con Lui. Non ci fosse stato, non avesse condiviso con Gesù tre anni, momento per momento, avrebbe fatto molta più fatica a rispondere così. Forse se ne sarebbe andato anche lui.

    Proprio come fanno, oggi, molte persone che non fanno i conti con la proposta cristiana. Non hanno mai aperto il Vangelo, di quello che dicono il Papa e i vescovi sanno a malapena ciò che esce sui titoli di giornale, eppure concludono: a me la fede non interessa. Non si sentono chiamati in causa. Cristo, invece, ti chiama in causa di continuo. Tutta la sua vita è come se fosse continuamente accompagnata dalla domanda radicale che a un certo punto fa ai discepoli: «E voi, chi dite che io sia?». In fondo, è la stessa domanda che fa oggi a te e a me: per noi, chi è Gesù? Però, appunto, è una domanda. Cristo ci interroga. Ci sollecita a prendere posizione nei suoi confronti. Ma non si sostituisce a noi nella risposta, mai.

    Certo, così Dio si espone a un rischio: possiamo sceglierli di dirgli di “no”. Possiamo rifiutarci di credergli, come succede a un’infinità di persone. E’ successo persino a chi ha assistito a uno degli episodi più clamorosi del Vangelo: la resurrezione di Lazzaro. Mai vista una roba del genere, no? Un morto che torna a vivere. Eppure, guarda che cosa succede subito dopo, tra quelli che erano lì e avevano visto tutto: «Molti dei Giudei che erano venuti, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono quel che Gesù aveva fatto» (Gv 11,45-46). E’ lì che hanno deciso di ucciderlo.

    La libertà è davvero un mistero. Però, prova a pensarci: se uno non può dire di “no”, non può dire neanche un vero “sì”. Sarebbe una macchina. Mentre Dio ci vuole uomini. Cioè, liberi.

     

    di Davide Perillo


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    Credente
    00 01/02/2018 18:10

    Le risposte di Papa Francesco a chi non crede



    Papa francescoNel marzo scorso Papa Francesco ha invitato i vescovi argentini ad “uscire” per incontrare chi è lontano dalla Chiesa, anche se si rischiano incidenti. «Ma preferisco una Chiesa incidentata», aveva scritto allora Francesco, «piuttosto che chiusa e malata».


    Con questo spirito il Pontefice ha risposto alle domande che Eugenio Scalfari ha posto su “Repubblica” ed è interessate sottolineare bene quanto ha scritto. «È venuto ormai il tempo e il Vaticano II ne ha inaugurato appunto la stagione», ha affermato, «di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro». Perché il dialogo, per il credente, è «un’espressione intima e indispensabile».


     


    LA FEDE NASCE DA UN INCONTRO GRAZIE ALLA CHIESA
    Francesco ha spiegato fin da subito come è nata in lui la fede. Non in un modo isolato, una rivelazione personale dall’alto, un ragionamento o una dimostrazione scientifica di Dio, ma semplicemente vivendo la vita della sua comunità parrocchiale: «La fede, per me, è nata dall’incontro con Gesù. Un incontro personale, che ha toccato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla mia esistenza. Ma al tempo stesso un incontro che è stato reso possibile dalla comunità di fede in cui ho vissuto e grazie a cui ho trovato l’accesso all’intelligenza della Sacra Scrittura, alla vita nuova che come acqua zampillante scaturisce da Gesù attraverso i Sacramenti, alla fraternità con tutti e al servizio dei poveri, immagine vera del Signore. Senza la Chiesa – mi creda – non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell’immenso dono che è la fede è custodito nei fragili vasi d’argilla della nostra umanità».

    Senza la Chiesa non avrebbe potuto incontrare Gesù, dice il Papa, cioè non si può prescindere da essa per vivere il cristianesimo. Non esiste un cristianesimo personalizzato ed emancipato dalla Chiesa: sempre il Pontefice aveva detto in una recente udienza: «Ancora oggi qualcuno dice “Cristo sì, la chiesa no, io credo in Dio ma non nei preti”, si dice così? Ma è proprio la Chiesa che ci porta a Cristo e ci porta a Dio, è la grande famiglia della Chiesa, che ha anche aspetti umani, nei pastori e nei fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati»

     

    L’ORIGINALITA’ DEL CRISTIANESIMO RISPETTO ALLE ALTRE RELIGIONI
    Scalfari stesso chiede a Francesco come capire l’originalità della fede cristiana poiché essa fa perno sull’incarnazione del Figlio di Dio rispetto ad altre fedi che gravitano invece attorno alla trascendenza assoluta di Dio.

    Il Papa risponde: «l’originalità, direi, sta proprio nel fatto che la fede ci fa partecipare, in Gesù, al rapporto che Egli ha con Dio che è Abbà e, in questa luce, al rapporto che Egli ha con tutti gli altri uomini, compresi i nemici, nel segno dell’amore. In altri termini, la figliolanza di Gesù, come ce la presenta la fede cristiana, non è rivelata per marcare una separazione insormontabile tra Gesù e tutti gli altri: ma per dirci che, in Lui, tutti siamo chiamati a essere figli dell’unico Padre e fratelli tra di noi. La singolarità di Gesù è per la comunicazione, non per l’esclusione».

    Da questo ne consegue «quella distinzione tra la sfera religiosa e la sfera politica che è sancita nel “dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”, affermata con nettezza da Gesù e su cui, faticosamente, si è costruita la storia dell’Occidente».

     

    LA FEDE NON E’ FUGA DAL MONDO MA SERVIZIO AGLI UOMINI
    Sempre parlando della laicità, invenzione cristiana, il Pontefice ha spiegato i rispettivi compiti della Chiesa e dello Stato: «la Chiesa è chiamata a seminare il lievito e il sale del Vangelo, e cioè l’amore e la misericordia di Dio che raggiungono tutti gli uomini, additando la meta ultraterrena e definitiva del nostro destino, mentre alla società civile e politica tocca il compito arduo di articolare e incarnare nella giustizia e nella solidarietà, nel diritto e nella pace, una vita sempre più umana».

    Così, «per chi vive la fede cristiana, ciò non significa fuga dal mondo o ricerca di qualsivoglia egemonia, ma servizio all’uomo, a tutto l’uomo e a tutti gli uomini, a partire dalle periferie della storia e tenendo desto il senso della speranza che spinge a operare il bene nonostante tutto e guardando sempre al di là».

     

    DIO PERDONA GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’
    Un’altra domanda del fondatore di “Repubblica” verte sull’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù e se Dio perdona chi non crede e non cerca la fede. Francesco risponde: «Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire». Come sempre spiegato dalla Chiesa, anche l’uomo di “buona volontà” che cerca di fare il bene così come la sua coscienza gli suggerisce, sarà salvato.

    Il relativismo sbaglia, dunque, il bene e il male possono essere percepiti da ogni uomo che vive rettamente il rapporto con la sua ragione. Bisogna ascoltare la propria coscienza e arrivare alla verità, in quanto essa esiste ed è raggiungibile da ogni uomo. Per questo i non credenti possono essere sulla stessa strada dei credenti in quanto anche loro possono seguire la cosiddetta legge naturale, presente in tutti i figli di Dio.

     

    LA VERITA’ E’ RELAZIONE CON DIO
    Ma cos’è la verità? Hanno ragione i relativisti a dire che non esiste ed esistono solo opinioni soggettive? No, dice il Papa, «per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”?».

    Recentemente lo abbiamo spiegato anche noi su UCCR, rispondendo ad Umberto Veronesi. Scrivevamo: «I principi morali non bastano, non spiegano perché, se esiste solo questa vita bisognerebbe essere coerenti con essi se si è più felici e ci si avvantaggia comportandosi in altro modo. Occorre andare oltre all’uomo, serve il rapporto affettivo con il Padre, al quale si obbedisce per propria convenienza o per semplice fiducia in Lui, così come il figlio fa con il proprio genitore. Solo in un rapporto ha senso l’obbedienza».

     

    IL CRISTIANESIMO NON E’ UN’IDEA O UN’IDEOLOGIA
    Secondo Scalfari, con la scomparsa dell’uomo sulla terra scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. «Certo», ha risposto Francesco, «la grandezza dell’uomo sta nel poter pensare Dio. E cioè nel poter vivere un rapporto consapevole e responsabile con Lui. Ma il rapporto è tra due realtà. Dio – questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza, ma quanti, ieri e oggi, li condividono! – non è un’idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell’uomo. Dio è realtà con la “R” maiuscola. Gesù ce lo rivela – e vive il rapporto con Lui – come un Padre di bontà e misericordia infinita. Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell’uomo sulla terra – e per la fede cristiana, in ogni caso, questo mondo così come lo conosciamo è destinato a venir meno – , l’uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l’universo creato con lui».

     

    LO SCOPO DELLA CHIESA E’ TESTIMONIARE GESU’
    Concludendo la sua lettera, il Pontefice ha scritto: «La Chiesa, mi creda, nonostante tutte le lentezze, le infedeltà, gli errori e i peccati che può aver commesso e può ancora commettere in coloro che la compongono, non ha altro senso e fine se non quello di vivere e testimoniare Gesù: Lui che è stato mandato dall’Abbà “a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19)».


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    00 04/06/2018 16:48




    Articolo tradotto con permesso da www.creation.com


    Articolo originale http://creation.com/recurrent-laryngeal-nerve


    Tradotto da Stefano Bertolini per AISO (www.origini.info)


     


     Di recente numerosi atei stanno usando il nervo laringeo ricorrente dei mammiferi come un argomento contro il disegno. Perciò non è sorprendente che molti lettori abbiano chiesto una risposta. Considerando che “l’apostolo dell’ateismo”, Richard Dawkins, è uno dei più forti sostenitori di questo argomento, il nostro libro The Greatest Hoax on Earth? Refuting Dawkins on evolution (L’inganno più grande della Terra? Confutando Dawkins sull’evoluzione) già contiene una risposta che riproduciamo per questo articolo.


     


     Dawkins si lamenta del nervo laringeo ricorrente:


     


    “È un ramo di uno dei nervi cranici, quei nervi che arrivano direttamente dal cervello piuttosto che dal midollo spinale. Uno dei nervi cranici, il vago, (il nome appropriatamente significa ‘vagante’), ha vari rami, due dei quali vanno al cuore, e due ad ambedue i lati della laringe (origine della voce nei mammiferi). In ciascun lato del collo uno dei rami del nervo laringeo passa direttamente alla laringe, prendendo una strada diretta, come potrebbe aver scelto un progettista. L’altro ramo arriva alla laringe seguendo una deviazione sorprendente. Sprofonda nel petto, fa un cappio attorno a una delle arterie maggiori che lasciano il cuore (arterie diverse sul lato sinistro e destro, ma il principio è identico), per poi tornare su per il collo per arrivare alla sua destinazione.


     


    “Se lo si considera come il frutto di un disegno, il nervo laringeo ricorrente è una disgrazia. Helmholz avrebbe avuto ancora più motivo per respingerlo rispetto all’occhio. Ma, come l’occhio, ha un perfetto senso nel momento in cui ci scordiamo di un disegno e consideriamo, invece, la storia.” (p. 356).
    Dawkins continua il suo argomento sostenendo che ha più senso se siamo evoluti da pesci, e poi, avvicinandosi a qualcosa simile alla teoria screditata della ricapitolazione di Haeckel,(1) conclude:

     

    “Tutto quello che serve sapere, per capire la storia del nervo laringeo ricorrente, è che nei pesci il nervo vago ha rami che forniscono le ultime tre delle sei branchie ed è naturale per loro, perciò, passare dietro alle rispettive arterie branchiali. Non c’è niente di ricorrente in questi rami: cercano i loro organi destinatari, le branchie, attraverso il percorso più diretto e logico.”

     

    “Durante l’evoluzione dei mammiferi il collo si allungò (i pesci non hanno un collo) e le branchie sparirono, alcune delle quali sviluppandosi in cose utili come la ghiandola tiroide e paratiroide, e le svariate altre parti che insieme formano la laringe. Quelle altre cose utili, incluse parti della laringe, ricevettero il loro flusso sanguigno e le connessioni nervose dai discendenti evolutivi dei vasi sanguigni e dei nervi che una volta servivano le branchie con una sequenza ordinata. Man mano che gli antenati degli mammiferi si sono evoluti sempre più lontani dai loro antenati pesci, i nervi e vasi sanguigni si sono trovati ad essere tirati ed allungati in direzioni sorprendenti, distorcendo i rapporti spaziali fra di loro. Il torace ed il collo dei vertebrati divennero un pasticcio, molto diverso dall’ordine simmetrico e sequenziale delle branchie dei pesci.  I nervi laringei ricorrenti divennero esageratamente vittime di questa alterazione.” (pp. 359–360)

     

    Richard Owen e gli avversari di Darwin

     

    Dawkins continua e descrive come la deviazione del nervo laringeo ricorrente potrebbe essere di 5 m in un esemplare grande di giraffa. Racconta di aver assistito alla dissezione di questo nervo in un giovane esemplare di giraffa morto in uno zoo. Espresse ammirazione per le capacità dell’equipe di anatomisti che effettuò la dissezione, accrescendo il suo rispetto per l’avversario creazionista di Darwin, Richard Owen, che era riuscito in questa impresa nel 1837. Ciononostante, dice Dawkins, Owen era fallito nel respingere l’idea di un progettista.

     

    Questo dovrebbe dirci qualcosa. È rilevante che buona parte dell’opposizione di Darwin proviene dagli scienziati(2) come Owen, assieme al Professore Johann H. Blasius, direttore del Museo di Storia Naturale Ducale(3) di Braunschweig (Brunswick), Germania, che affermarono nella loro recensione del libro di Darwin Sull’origine(4):

     

    “Raramente ho letto un libro scientifico che formula conclusioni di così ampio raggio con così pochi fatti a sostegno. … Darwin vuole dimostrare che Arten [tipo, genere, specie] arrivano da altri Arten. Considero questo come un’ipotesi piuttosto prepotente, perché argomenta utilizzando possibilità non comprovate, senza nemmeno menzionare un singolo esempio dell’origine di una certa specie.”(5)

     

    Caratteristiche del disegno del nervo laringeo ricorrente

     

    Esistono diversi buoni motivi perché Owen non sia arrivato a conclusioni evoluzionistiche. Il rinomato libro di testo Gray’s Anatomy dichiara:

     

    “Nell’avvolgersi intorno all’arteria succlavia o aorta, rilascia alcuni filamenti cardiaci alla parte profonda del plesso cardiaco. Nella sua ascesa del collo rilascia dei rami, più numerosi dalla parte sinistra rispetto a quella destra, alla membrana mucosa e al rivestimento muscolare dell’esofago; dei rami alla membrana mucosa e fibre muscolari della trachea; e alcuni filamenti faringei al costrittore faringeo inferiore.”(6)

     

    Cioè Dawkins considera solo la sua destinazione principale, la laringe.
    In realtà, il nervo ha un suo ruolo nel servire parti del cuore, muscoli e membrane mucosi della trachea, e l’esofago, che potrebbe spiegare il perché del suo percorso.

    Oltre a questa funzione, esistono caratteristiche che risultano dallo sviluppo embrionale, non grazie all’evoluzione, ma poiché l’embrione si sviluppa da una singola cellula con un certo ordine. Per esempio, l’embrione necessita di un semplice cuore funzionante nei primi stadi; questo successivamente discende alla sua posizione nel petto, trascinando con sé l’insieme di nervi.

     Inoltre, un percorso tortuoso sarebbe per forza un brutto disegno? Ci potrebbero essere motivi per questo (nel caso del nervo laringeo ricorrente abbiamo una buona idea, secondo Gray’s). Nella recensione del libro di Jerry Coyne Why Evolution is True(Perché l’evoluzione è vera, che Dawkins raccomanda per la sezione sul nervo laringeo ricorrente, nota p. 356) il biologo e geologo John Woodmorappe sottolinea:

     “Strutture e macchine disegnate da esseri umani so ricolme di cose come impianti elettrici e idraulici tortuosi, ma nessuno direbbe che non sono il frutto di un disegno intelligente.

     “Consideriamo ora situazioni in cui un percorso tortuoso in realtà sarebbe dannoso al proprietario. L’automobile con il suo motore nella parte anteriore necessita di un impianto di scarico lungo e tortuoso sospeso sotto la macchina. Questo chiaramente lo rende più vulnerabile ad essere danneggiato da ostacoli rispetto all’impianto di scarico corto di una macchina con il motore montato nella parte posteriore (parlo per esperienza personale). Secondo la logica di Coyne, dovremmo forse supporre che macchine con il motore montato nella parte anteriore non sono il frutto di un disegno intelligente? Certamente no. Riconosciamo che esiste un compromesso ingegneristico fra una macchina con il motore montato anteriormente e il concomitante svantaggio dell’impianto di scarico più lungo e più facilmente danneggiabile.”(7) 

     Note del traduttore:

     

    1. La disposizione ricorrente del nervo laringeo permette alle strutture sotto la laringe di ricevere segnali appena prima della laringe per prepararli alle attività della laringe quando la funzione di questa è imminente. (Sturniolo, G., D’Alia, C., Tonante, A., Gangliano, E., Taranto, F. and Schiavo, M.G., The recurrent laryngeal nerve related to thyroid surgery, The American Journal of Surgery 177, p.487, June 1999, Armstrong, W.G. and Hinton, J.W., Multiple divisions of the recurrent laryngeal nerve, AMA Archives of Surgery 62(4):532–539, 1951)
    2. Un altro esempio da considerare è il nervo ottico che non prende la strada più corta al lobo occipitale del cervello, ma si incrocia al chiasma per quelli che ora sappiamo essere buoni motivi fondati su di un disegno ottimale. (Walsh, F.B., Hoyt, W.F. and Miller, N.R., Anatomy and Physiology of the Optic Chiasm; in: Walsh and Hoyt’s Clinical neuro-ophthalmology, vol. 3, Walsh, F.B., Hoyt, W.F. and Miller, N.R. (Eds.),Williams & Wilkins, Baltimore, MD, pp. 60–69, 1987.)

     Referenze

     Grigg, R., Ernst Haeckel: Evangelist for evolution and apostle of deceitCreation 18(2):33–36, 1996; creation.com/haeckel.

    1. Foard, J., Holy war? Who really opposed Darwin? Popular belief has it back to front … , Creation 21(4):26–27, 1999; creation.com/holy-war.
    2. Herzoglich tedesco, presumibilmente stabilito sotto il buon auspicio del duca locale (Herzog).
    3. Wieland, C., Blast from the past, creation.com/blasius, 16 June 2006.
    4. Intervista del Direttore Blasius: “Evolution is only a Hypothesis”, 1859, citato in Braunschweiger Zeitung, 29 March 2004.
    5. Disponibile online a .
    6. Woodmorappe, J., Why evolution need not be true, J. Creation 24(1):24–29, 2010.

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    00 04/06/2018 17:05


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    Alcune parti del nostro nostro corpo evidenziano una evoluzione "non intelligente"?
    L'appendice non è un organo inutile: ecco a cosa serve

    Si tratta di un organo che ha una sua utilità in quanto è una riserva di batteri buoni.

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    ECCO A COSA SERVE L'APPENDICE | Farmacia Santoro dott. Graziano - farmaciasantoro.com

    L'appendice per lungo tempo ha scontato la convinzione da parte dei medici di essere un organo inutile, un sovrappiù messo lì dalla natura chissà per quale ragione. Ma evidentemente se esiste non lo è per caso. In effetti uno studio condotto dalla Midwestern University ha messo in evidenza come questa parte terminale dell'intestinoconsiderata del tutto inutile, in realtà assolve a delle funzioni importanti che contribuiscono a mantenere l'organismo in un buono stato di salute.

    L'appendice: le funzioni utili per l'organismo

    I ricercatori in uno studio a largo spettro hanno trovato ben oltre 500 specie di animali che sono provviste di appendice.

    Per i ricercatori le specie animali che possiedono questo tratto terminale dell'intestino [VIDEO] presenterebbero una maggiore concentrazione di tessuto linfoide nell'intestino cieco, ovvero la parte dell'apparato digerente da cui si sviluppa la stessa appendice. Questo tipo di tessuto linfoide presente nell'intestino svolge un ruolo molto importante per il sistema immunitario. Alcuni studi hanno domostrato che le persone che ne sono prive tendono ad ammalarsi con maggiore frequenza ed anche a metterci più tempo a riprendersi da una malattia.

    L'appendice è anche una riserva di batteri buoni che serve ad equilibrare il microbiota intestinale. In questo senso questi batteri buoni sarebbero in grado di subentrare a quelli persi a seguito delle terapie antibiotiche per curare una infezione. Insomma si può benissimo vivere anche senza appendice ma considerate queste funzioni utili, se non ci sono controindicazioni gravi, sarebbe molto meglio tenersela per tutta la vita.


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    00 22/01/2019 11:25

    Rispondere Con Eleganza Alle Domande Di Un Ateo




    difendere cristianesimoIl dialogohe proponiamo qui sotto è comparso il 21 dicembre 2018 sul New York Times e si è svolto tra il giornalista e commentatore Nicholas Kristof ed il filosofo cristiano William Lane Craig, docente alla Houston Baptist University.


     


    Nicholas Kristof: Devo confessare che nonostante tutta la mia ammirazione per Gesù, sono scettico su alcune delle narrazioni che abbiamo ereditato. Sei davvero sicuro che Gesù sia nato da una vergine?


    William Lane Craig: quando non ero cristiano, anche io litigavo con questo. Poi mi venne in mente che per un Dio che poteva creare l’intero Universo, rendere incinta una donna non era poi una cosa così grande! Data l’esistenza di un Creatore dell’Universo (per il quale abbiamo buoni argomenti a favore), un miracolo occasionale è un gioco da ragazzi. Storicamente parlando, la storia della concezione verginale di Gesù è attestata indipendentemente da Matteo e Luca ed è completamente diversa da qualsiasi altra cosa presente nella mitologia pagana o nell’ebraismo. Allora, qual è il problema? Se esiste Dio, esistono i miracoli.


     


    Nicholas Kristof: Perché non possiamo accettare che Gesù fosse un insegnante morale straordinario, senza dover tirare in ballo i miracoli?


    William Lane Craig: Puoi farlo, ma a scapito di andare contro le prove. Il fatto che Gesù abbia svolto un ministero di miracoli ed esorcismi è così ampiamente attestato in ogni strato delle fonti che il consenso tra gli storici e tra gli studiosi del Gesù storico converge sul fatto che era un guaritore ed un esorcista. Ciò ovviamente non prova che questi eventi fossero autentici miracoli, ma dimostra che Gesù non pensava a se stesso come ad un semplice riferimento morale.


     


    Nicholas Kristof: Non credi al racconto della Genesi che il mondo è stato creato in sei giorni, o che Eva sia stata realmente creata dalla costola di Adamo, vero? Se le storie della Bibbia ebraica non devono essere prese alla lettera, perché allora non accettare che anche gli autori del Nuovo Testamento si siano presi delle libertà?


    William Lane Craig: Perché i Vangeli sono un tipo di letteratura diverso dalla storia primordiale descritta in Genesi. L’eminente assirologo Thorkild Jacobsen descrisse Genesi 1-11 come una storia vestita nel linguaggio figurativo della mitologia, un genere che ha soprannominato “storia mitologica”. Al contrario, il consenso tra gli storici è che i Vangeli appartengono al genere della biografia antica, come le “Storie di eroi greci e romani” scritte da Plutarco. In quanto tali, mirano a fornire un racconto storicamente affidabile.


     


    Nicholas Kristof: Come spiegare allora le molte contraddizioni presenti nel Nuovo Testamento? Ad esempio, Matteo dice che Giuda si è impiccato, mentre gli Atti degli apostoli dicono che “si squarciò in mezzo” ad un campo. Non possono entrambi avere ragione, quindi perché insistere sull’inerranza della Scrittura?


    William Lane Craig: Non insisto sull’inerranza della Scrittura. Piuttosto, quello su cui insisto è ciò che C.S. Lewis chiamava “mera cristianità”, cioè le dottrine fondamentali del cristianesimo. Armonizzare le contraddizioni percepite nella Bibbia è una questione di discussione interna tra i cristiani. Ciò che conta davvero sono domande come: Dio esiste? Ci sono valori morali oggettivi? Gesù era veramente Dio e veramente uomo? In che modo la sua morte su una croce romana ha contribuito a superare i nostri errori morali e l’allontanamento da Dio? Queste sono, come dice un filosofo, le “domande che contano”, non come Giuda morì.


     


    Nicholas Kristof: Nel corso dei secoli, le persone hanno avuto fede in Zeus, in Shiva e Krishna, nel dio della cucina cinese ed in innumerevoli altre divinità. Siamo scettici su tutte quelle tradizioni di fede, quindi dovremmo sospendere l’enfasi sulla scienza e la razionalità quando incontriamo miracoli nella nostra tradizione?


    William Lane Craig: Non ti seguo. Perché dovremmo sospendere la nostra enfasi sulla scienza e la razionalità solo a causa di false affermazioni nelle altre religioni? Io sostengo una “fede ragionevole” che cerca di fornire una visione del mondo completa, che tenga conto delle migliori scoperte delle scienze, della storia, della filosofia, della logica e della matematica. Alcuni degli argomenti per l’esistenza di Dio che ho difeso (come quelli sull’origine dell’Universo o sul fine-tuning dell’Universo), fanno appello alle migliori scoperte della scienza contemporanea. Ho l’impressione, Nick, che tu pensi che la scienza sia in qualche modo incompatibile con la fede nei miracoli. Se è così, sarebbe necessario fornire un valido argomento per tale conclusione. La famosa argomentazione contro i miracoli di David Hume è oggi riconosciuta -nelle parole del filosofo della scienza John Earman- come “un abietto fallimento”. Nessuno è stato ancora in grado di fare di meglio.


     


    Nicholas Kristof: Riconosco che le persone religiose esprimono maggior carità rispetto alle persone non religiose e offrono anche più volontariato. Ma sono preoccupato che i leader evangelici a volte sembrino essere fanatici moraleggianti, focalizzati su questioni su cui Gesù non ha mai fatto parola, come i gay e l’aborto, mentre restano indifferenti alla povertà, alla disuguaglianza, al bigottismo e ad altri argomenti che invece erano centrali negli insegnamenti di Gesù.


    William Lane Craig: Certo, capisco. A volte rabbrividisco se penso alle persone che i media tirano fuori come portavoce del cristianesimo. I media evitano i cristiani intelligenti e puntano su predicatori e televangelisti infiammati. Sappiate solo che la comunità cristiana è coinvolta non solo nella difesa della santità della vita e del matrimonio, ma in tutta una serie di questioni sociali, come la lotta alla povertà, l’assistenza medica, l’aiuto in caso di disastri naturali, programmi di alfabetizzazione, promozione di piccole imprese, promozione dei diritti delle donne, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Detto onestamente, i cristiani hanno sempre ricevuto una pessima copertura mediatica.

    fonte UCCR


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    Credente
    00 13/02/2019 13:33
    Riporto un dialogo tra un credente e un non credente che poneva alcune domande .
    Indico con la sigla CR le osservazioni del credente e con la sigla NC, quelle del non credente:

    CR

    le cose che appaiono brutte o ripugnanti sono comunque funzionali al mantenimento di altre realtà e quindi nel loro complesso tutto acquista una ragion d'essere. Le grandi o piccole calamità possono essere l'estrinsecarsi delle leggi di natura, che Dio stesso ha dato e che rispetta, tranne i casi in cui ritiene di dover necessariamente intervenire per modificarne il corso, con dei miracoli. In attesa di un finale su tutte le cose, che riguardano la nostra realtà terrena e che Egli ha riservato in suo potere.

    NC
    Miracoli... ovvero il modo con cui persone negli ultimi 3mila anni hanno chiamato quello che non riuscivano a spiegare. La storia dei miracoli nel 2019 è davvero insostenibile, a mio avviso.... senza contare che se Dio può scegliere di intervenire piegando le leggi della natura a suo piacimento sorge spontaneo chiedersi se ha dato un'occhiata a quello che è successo e succede nel mondo. Dov'era Dio con i miracoli quando milioni morivano nei campi di concentramento con l'unica colpa di essere nati nella cultura "sbagliata"? Dov'era Dio con i miracoli quando la peste ha sterminato 25 milioni di persone in europa tra cui non si sa quanti milioni di bambini innocenti? Dov'era Dio quando i nazisti spellavano, bruciavano, avvelenavano, congelavano i prigionieri per vedere cosa succedeva? Negli ultimi tot mila anni della civiltà umana Dio si è perso parecchie cose a quanto pare.

    CR
    non possiamo accusare Dio di aver lasciato morire tanta gente perchè tutti abbiamo questo comune retaggio, chi prima chi dopo, chi con maggiore e chi con minore pena. Gesù disse che la caduta della torre di Siloe non si era abbattuta per la maggiore cattiveria di quel gruppo su cui gli cadde addosso, ma che tutti ne avrebbero fatto l'esperienza ( in altro modo o in altro tempo) se non ci si fosse pentiti.I Vangeli e tutte le altre Scritture ci parlano di numerosi miracoli e di interventi divini quali segni della sovranità di DIo sulle leggi della natura. Lungo il corso della storia sono innumerevoli questi eventi che risultano inspiegabili per la scienza. Si può essere scettici o increduli, di fronte alle tante manifestazioni del divino, dicendo ad esempio che per ora la scienza non è in grado di spiegare ma che lo potrà in seguito, e invocando al contempo una assenza di Dio di fronte ai drammi umani. Io rispetto queste idee ma preferisco seguire il mio istinto che mi suggerisce che Dio non è ingiusto mentre vedo una sua pazienza a tutta prova di fronte a una grave deriva di violenza, di protervia, di superbia e di ogni comportamento contrario alla sua volontà. E quando poi lascia che le leggi di natura facciano il loro corso per pareggiare un po di conti, e cioè senza intervenire , allora lo si accusa di impotenza o peggio di cattiveria verso gli uomini.... Lasciamo che Dio faccia il suo mestiere, perchè vi sarà un giorno in cui tutto avrà un senso.

    NC
    Non ho ancora capito qual'è il mestiere di Dio.... creare una specie intelligente: l'uomo, dotarla della libertà di scegliere, punirla perchè usa quella libertà di scegliere per fare qualcosa che a Dio non piace, far scrivere un sacco di leggi ad un popolo di pastori/guerrieri per poi farle annullare da quel figlio umano (ma anche divino) che è mandato per farsi torturare e uccidere per dare all'uomo la possibilità di salvarsi da quel peccato le cui condizioni iniziali Dio stesso ha posto in essere (l'albero chi lo ha messo li?), per poi dire all'umanità che deve aspettare non si sa quanto tempo ancora perchè quel figlio, ora essere celeste, ritornerà per separare i buoni dai cattivi e sconfiggere quel diavolo che è sempre e comunque creato da Dio. In tutto questo Dio non interviene per aiutare di fronte a devastanti omicidi di massa, violenze su larga scala, pandemie e stermini... Sono mentalmente impossibilitato a bermi una storia simile...semplicemente perchè non ha alcun senso.

    CR
    hai tracciato in poche righe l'epopea della storia umana e offrirti risposte, in altrettante poche righe, oltre che presuntuoso sarebbe anche impossibile. Mi limito a dare qualche idea che sulla base della Sua Rivelazione, si può desumere, e senza pretendere di aver capito l'inesauribile grande disegno della creazione. Spero di non debordare dalle finalità del gruppo. ---- Noi forse scambiamo ciò che a Dio non piace, con una punizione vendicativa corrispondente. Non pensiamo alla "sofferenza" che infliggiamo a Colui che ci ha fatti con un amore sconfinato, quando con le nostre azioni, di per se relative, diciamo di fatto a Dio: non vogliamo stare con te, non ci fidiamo di te, non vogliamo vivere in questa armonia in cui ci hai messi ma vogliamo seguire un altro al posto tuo. La punizione ce la diamo da noi stessi allontanandoci dalla fonte dell'essere, della gioia, della stabilità mettendoci nell'orbita di un essere che si è posto in antitesi a Dio e ci continua a propinare i suoi inganni rivendicando presso Dio di aver vinto l'attenzione, la fiducia e la sequela umana. Se Egli non sempre interviene in maniera da impedire che gli uomini "organizzino" questo loro volontario allontanamento da Lui lo si accusa di impotenza o indifferenza, se per scuotere le coscienze a volte interviene con il diluvio,con Sodoma e Gomorra lo si accusa di essere troppo cattivo, insomma i figli ribelli vedranno Dio in ogni caso come un essere da condannare anzichè da amare per quello che tenta di fare arrivando a far sacrificare il Figlio vero pur di riconquistare noi come figli da adottare. Il senso di tutto questo è riportare dei figli a casa, talora con la tolleranza perchè nella libertà capiscano i loro errori quando si ritrovano nelle miserie e nelle infelicità, talora con gli scossoni, cercando di farci rinsavire. Ma le "punizioni" sono da considerare tentativi del suo amore paziente e forte per evitarci il passo ultimo del nostro definitivo e irreversibile allontanamento. E non dobbiamo temere quando Dio permette la morte fisica delle persone, anche se potremmo essere impressionati dai tanti morti, perchè quello che importa a Lui è di evitarci la morte della nostra anima.
    Per quanto riguarda le "leggi" date ai pastori ebrei, contengono varie specie di ordini. I Comandamenti, ribaditi da Gesù (vedi ad esempio quando li ricorda al giovane ricco), e che sono principi validi ovunque e per tutti. Le leggi rituali e quelli igieniche che avevano uno scopo contingente e che quindi con Gesù i popoli chiamati ad entrare nella sua Chiesa, sono stati esentati dall'osservare.

    NC
    Comprendo in linea generale il tuo discorso ma ci sono troppe cose che non quadrano. Un dio che crea una specie e poi "si accorge" che si comporta male e li annega tutti? Che senso ha? Dare il libero arbitrio e poi imporre le proprie regole suona molto come "fate cosa volete, finchè fate come dico io"...questo non è amore, è crearsi degli animali da addestrare e da punire se non fanno come dici. Se vai a vedere di fatto l'intera esistenza umana è una continua punizione (con sofferenza e morte).... se credi in Dio per tutta la tua vita soffri e muori esattamente come uno che bestemmia dal mattino alla sera...e allora che senso ha? Tutto solo per la promessa di rivivere in qualche paradiso? Non mi risulta che alle persone buone, religiose e devote non capitino cose orribili....quindi a me continua a sembrare una colossale presa in giro.

    CR
    Il diluvio dovrebbe essere considerato uno di quegli scossoni estremo per far rinsavire sia pure in extremis, una umanità ormai sulla via del non ritorno. Quella decisione può aver prodotto un pentimento in tanti anche all'ultimo istante che ne ha impedito la perdita definitiva. Poi, osserviamo cosa fa un padre col figlio piccolo per portarlo verso una capacità di autonomo discernimento. Prima lo minaccia, per amore, poi lo punisce anche, ma per amore, in modo che comprenda cosa gli giova. Poi quando sarà davvero capace di essere artefice della sua vita, lo lascia fare secondo le sue decisioni volontarie e con amore rispetterà finanche la sua scelta estrema. Basta fare osservazioni con il modo normale con cui un padre dovrebbe educare il figlio durante la sua crescita.

    NC
    La metafora del padre che educa il figlio non sta in piedi. Non si può porre un paragone sensato tra una sculacciata o un'alzata di voce a un bambino e lo sterminio di migliaia o milioni di persone. E' un insulto all'intelligenza delle persone dire che uno sterminio pianificato su scala globale è paragonabile a un genitore che punisce il figlio per educarlo. Non scherziamo...

    CR
    non è neppure sensato pensare che tutte le atrocità umane, le crudeltà, i sacrifici umani, tutte le mancanze nei confronti del prossimo e di Dio, insomma la serie innumerevole dei gravissimi peccati dei tanti popoli che si sono susseguiti su questa terra, siano paragonabili ad una alzata di voce di un bambino. Ci sono delle proporzioni da fare. Dico solo che il Creatore, se ha fatto l'uomo, saprà bene cosa convenga fare, anche se a noi di limitata visuale, potrebbe risultare incomprensibile il suo modo di procedere e perciò tento di fare qualche accostamento, ispirandomi ad esempio a questo brano: Osea 11
    1 Quando Israele era giovinetto,
    io l'ho amato
    e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
    2 Ma più li chiamavo,
    più si allontanavano da me;
    immolavano vittime ai Baal,
    agli idoli bruciavano incensi.
    3 Ad Efraim io insegnavo a camminare
    tenendolo per mano,
    ma essi non compresero
    che avevo cura di loro.
    4 Io li traevo con legami di bontà,
    con vincoli d'amore;
    ero per loro
    come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
    mi chinavo su di lui
    per dargli da mangiare.
    5 Ritornerà al paese d'Egitto,
    Assur sarà il suo re,
    perché non hanno voluto convertirsi.....

    NC
    Rispetto la tua fede... ma continuo a ritenere che ci siano molte più contraddizioni e incoerenze che cose sensate. La tradizione religiosa tenta in tutti i modi di far quadrare un cerchio ma si dimentica che lo stesso dio che dice di non uccidere è quello che poi è contento se i nemici di Israele vengono massacrati, quello che una volta si e l'altra anche ammazza qualcuno per qualcosa che per nulla merita la morte (penso ad Onan, banalmente), quello che per far scappare della gente dall'Egitto stermina in modo pianificato e premeditato un'intera generazione di bambini, quello che brucia due città piene di persone perchè non fanno quello che dice lui. In altre occasioni punisce chi sceglie di seguire altre divinità o comunque di non seguire Yhwh. Se metti insieme i pezzi viene fuori la figura di un dittatore/imperatore umano, signore della guerra, tutt'altro che divino. Un dio con rabbia, gelosia, rammarico...un dio che prima fa una cosa e poi si pente perchè non è andata come voleva lui.... Io proprio non so come si faccia a credere in certe cose..

    CR
    la comune fine di ogni uomo è la morte fisica. Cosa cambia in realtà se si muoia singolarmente o in collettività, di peste o di piaghe da decubito in veneranda età? Nel caso si muoia collettivamente si ha l'impressione che Dio stia facendo qualcosa di cattivo contro gli uomini, oppure che non stia facendo nulla a favore degli uomini. La sua Rivelazione ci dice che tutto ciò che fa o che non fa, è per amore e nonostante permetta temporaneamente delle sofferenze, derivanti dall'abisso in cui l'uomo si è volontariamente cacciato, Egli ha mandato il suo Figlio in questo abisso, per cercare di tirarci fuori, se lo vogliamo. Poi il come e il quando lasciamolo a Lui, a noi basti questo .

    NC
    Io non so come si faccia a paragonare la peste nera e il nazismo al degrado fisico dovuto all'età....come fai a dire che non cambia niente? Boh..sarò veramente io che non capisco.
    Continuo a non vedere risposta alla mia domanda: perchè Dio se è onnipotente e buono non ha impedito le cose più schifose della storia dell'umanità? Non dico di rispondere alle preghiere di Tizio che chiede a dio di vincere alla lotteria, parlo delle immani catastrofi che hanno portato sofferenza e morte a milioni dei "suoi figli". Ribadisco, piuttosto parlatemi del dio orologiaio indifferente.... che ha impostato le regole dell'universo e poi lascia che tutto accada senza che la cosa lo riguardi, in bene e in male. Un dio che non è nè buono ne cattivo..forse solo annoiato.. Almeno sarebbe coerente, perchè diciamolo...la storia non prova alcun tipo di bontà da parte di Dio e di certo non è bontà creare una specie e poi accorgersi che non è come vuoi tu e quindi annegarli tutti.

    CR
    Prendine uno con la peste nera che è morto nel giro di poche settimane al massimo, e paragonalo a uno che soffre piagato nel letto per mesi se non anni, e le cui feci gli vanno a volte dentro le piaghe... penso sia stato preferibile la peste nera per ognuno di quegli uomini che ne furono vittime. La cosa è relativa e se dovessi io scegliere tra l'una e l'altra cosa, sceglierei la prima. Dio permette che questo avvenga come normale svolgimento dei fenomeni della natura ma non è detto che ne sia la causa diretta. Il risultato che deve interessare invece e che tutti quei singoli morti di peste o morti di piaghe o morti nelle camere a gas, nel giro di poche ore, si salvino e arrivino nel suo regno. Gesù stesso non ha promesso di evitarci la morte fisica e ha predetto che i suoi seguaci avrebbero avuto persecuzione e morte in suo nome, ma di non temere la morte del corpo ma di quella dell'anima (Mt 10,28)

    NC
    Te lo dico con il massimo rispetto, il tuo ragionamento è insostenibile. E' come dire "io sono vegano e non voglio che gli animali soffrano, però se mi metti nel piatto una bistecca presa da una mucca che è morta con un proiettile in testa e non ha sofferto, allora la mangio perchè alla mucca poteva andare molto peggio".

    CR
    penso che Dio, nonostante sapesse quello che sarebbe successo agli uomini a seguito dell'uso errato della libertà abbia voluto innanzitutto dargli l'esistenza, bene primario che lo accomuna al suo Essere, poi per associarlo alla sua gloria e al suo Amore. Ma per poterci arrivare ha considerato certamente tutto il costo-beneficio dell'intera opera creativa e salvifica ed ha ritenuto di procedere. Anche se a noi il costo può, adesso, sembrare spropositato, non dobbiamo dimenticare il beneficio. 2Corinzi 4,17
    Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria... a questo occorre guardare. DIo non è nè orologiaio indifferente, nè burattinaio impertinente, nè impotente. E' un Padre che vuole far maturare i suoi figli e renderli partecipi della sua eredità senza fine e senza più quelle temporanee sofferenze che sono finalizzate a raggiungere lo scopo.

    NC
    Ok. Rispetto la tua visione

    CR
    anch'io ovviamente rispetto la tua, è sempre un piacere comunque scambiare un parere con te.
    [Modificato da Credente 13/02/2019 13:37]
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    Credente
    00 18/09/2020 14:45
    Taluni accusano Dio di essere malvagio e ingiusto, oppure del tutto inesistente.

    Se Dio fosse malvagio, potrebbe aver dotato le sue creature di tanti organi complessi con cui udire, vedere, odorare, gustare, pensare, camminare, agire in tanti modi diversi e creativi? E il sole per riscaldare, illuminare e dare vigore ? E poi le tante erbe con le loro virtu benefiche, le piante con i loro gustosi frutti, la terra e il mare da cui deriva ogni forma di sostentamento per l'uomo? E gli innumerevoli fiori con i loro profumi e le meravigliose forme con cui deliziano il nostro odorato e la nostra vista abbellendo i nostri giardini e le nostre case? E gli incantevoli uccelli e pesci che popolano i cieli ed i mari e che hanno ciascuno delle caratteristiche proprie di bellezza e di capacità stupefacenti?
    Possiamo dunque trarre da talune disgrazie che accadono, che Dio sia cattivo, ignorando tutte le cose sopra accennate solo in parte ?
    Se fosse veramente cattivo avrebbe usato la sua divina intelligenza per farci tutti brutti e repellenti, anzichè simpatici o attraenti, avrebbe usato i suoi poteri per dare a tutti solo dolore e incapacità e invece tanti sono sani , forti e pieni di talenti, avrebbe usato la sua forza invincibile per perseguitarci e torturarci tutti e di continuo con i flagelli della natura.
    Ma oscilliamo tra due eccessi: Se vediamo che molte cose vanno avanti senza problemi, si arriva a pensare che Dio non interviene mai e che sia ingiusto o cattivo o che non esista.
    Al contrario, quando poi accade qualche disgrazia si arriva a pensare che sia cattivo accusandolo di aver fatto accadere ciò che causa delle sofferenze.
    Cerchiamo allora di essere obiettivi e di fare una sintesi delle premesse espresse.
    Dio ci ha fornito di mezzi buoni e utili per condurre la nostra vita, dimostrando di essere buono. Se sbagliamo ci da il tempo per maturare e correggerci, dimostrando di essere paziente. A volte interviene in maniera anche dura per frenare la sfrenata umanità.

    Ma c'è chi non volendo riconoscere alcuna di queste qualità divine, lo accusa se non interviene e lo accusa quando interviene.
    Ma se Dio fosse veramente cattivo ed ingiusto ci farebbe passare dolori atroci e continuati, mentre questo avviene solo in particolari condizioni. Dobbiamo concludere che la causa dei mali e delle privazioni di cui soffriamo è da cercare altrove. E in particolare nell'uso sconsiderato della nostra libertà .
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    Credente
    00 17/10/2020 17:39

    Età e dimensioni Universo non sono obiezione a Dio



    UniversoL’Universo é apparso miliardi di anni fa e l’esistenza umana sembra davvero un semplice blip sul calendario cosmico, esistono un gran numero di galassie, enormi quantità di stelle, pianeti e altre entità astronomiche, la terra stessa ha miliardi di anni eppure gli esseri umani hanno iniziato ad esistere solo da un periodo relativamente recente di tempo.


    Queste evidenze scientifiche sono statisticamente le più trattate dalle persone di fede atea quando giustificano la loro posizione esistenziale. Eppure, è proprio attraverso la ricerca scientifica che si può replicare: John Barrow e Frank Tipler, nel loro capolavoro intitolato “Il principio antropico” (Adelphi 2002), hanno ben spiegato che le dimensioni e l’età dell’Universo sono proprio ciò che dovremmo aspettarci di osservare. Infatti, un universo corrispondente a dati differenti sarebbe rimasto vuoto e disabitato poiché in un tempo più breve di 15 miliardi di anni gli elementi pesanti (ossigeno e carbonio), indispensabili sia per la costituzione della terra che per i composti organici di cui è fatta la materia vivente, non avrebbero avuto il tempo e lo spazio necessari per formarsi in quantità sufficiente nelle nucleo-sintesi stellari.


    Come ha scritto Owen Gingerich, docente di Astronomia e Storia della scienza all’Università di Harvard, «invece di denunciare il carattere marginale e assolutamente effimero dell’umanità all’interno di un universo immenso e antichissimo, bisognerebbe spiegare che in un universo più piccolo e più giovane la nostra comparsa non sarebbe stata possibile, dal momento che non vi sarebbe stato il tempo per “cuocere” a fuoco lento gli elementi necessari alla vita» (O. Gingerich, “Cercando Dio nell’Universo”, Lindau 2007, p.17).


    Questa spiegazione, com’è comprensibile, fa sorgere una seconda domanda: perché Dio ha scelto un tale universo piuttosto che produrre miracolosamente le stelle e i pianeti, l’uomo e la natura in un solo attimo? Qui si esce dal campo scientifico e si chiede di entrare nella mente di Dio, è comunque possibile rispondere come ha fatto il filosofo William Lane Craig, della Talbot School of Theology di Los Angeles, osservando che probabilmente il Creatore ha voluto appositamente creare un passato non illusorio al nostro mondo. Si potrebbe anche aggiungere che un universo sorto improvvisamente, già formato, senza una sua naturale evoluzione, avrebbe irrimediabilmente compromesso la libertà degli esseri viventi, costretti e forzati a credere in Lui. Quale Padre sarebbe soddisfatto se costringesse il figlio ad amarlo? Senza la libertà di riconoscere o meno Dio, il Creatore avrebbe forgiato un burattino, non un uomo.


    Per questo il noto fisico inglese Paul Davies ha commentato: «Secondo la mia opinione e quella di un crescente numero di scienziati, la scoperta che la vita e l’intelletto sono emersi come parte dell’esecuzione naturale delle leggi dell’universo è una forte prova della presenza di uno scopo più profondo nell’esistenza fisica. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino nell’universo» (P. Davies, Conferenza pronunciata a Filadelfia su invito della John Templeton Foundation e diffusa da Meta List on “Science and Religion”).


    A chi denuncia la poca efficienza di un tale universo, osservando lo spreco di spazio e di tempo, bisognerebbe ricordare -come ha fatto giustamente il già citato filosofo americano- che l’efficienza è un valore solo per chi ha un tempo e/o risorse limitate, una condizione che è inapplicabile a Dio. Egli va considerato piuttosto come un artista, «che spruzza la sua tela cosmica di colori abbaglianti e creazioni. La vastità e la bellezza dell’universo mi parlano della maestosa grandezza di Dio e della sua meravigliosa condiscendenza nell’amare e nel prendersi cura di noi». Effettivamente è soltanto osservando un Universo del genere -finemente sintonizzato alla comparsa della vita e dominato dall’ordine, non dal caos- che può sorgere lo stupore e l’umiltà dell’uomo, che porta a dire: «Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (Salmo 8).


    E’ soltanto osservando il nostro Universo che Albert Einstein può affermare: «Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio» (citato in Isaacson, “Einstein: His Life and Universe”, Simon e Schuster, pag. 27). Un Universo differente, non avrebbe fatto volgere al cielo gli occhi del pastore errante dell’Asia, descritto da Leopardi, nessuno avrebbe sentito la sproporzione della sua finitezza con l’immensità dell’Universo di cui è parte, chiedendosi il significato di questo e che senso abbia lui stesso, la sua stessa esistenza. Nessuno, per concludere, avrebbe colto la domanda infinita di senso che abita noi, esseri finiti.


    Bisogna quindi smentire l’idea che la vastità dello spazio e l’età dell’Universo siano una valida obiezione a Dio. E’ proprio vero il contrario, come ha spiegato il celebre evoluzionista Kenneth R. Miller, docente di Biologia presso la Brown University: «il nostro mondo è infinitamente più vasto, più complesso, più vario e creativo di quanto avessimo mai creduto prima, in un certo senso questo approfondisce la nostra fede e il nostro apprezzamento per l’Autore di tale opera, l’autore di questo universo fisico».



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    Credente
    00 18/10/2020 17:46
    Un non credente scrive:

    Quando la materia trova una condizione stabile la conserva e la usa (nel senso delle probabilità) come base per aggiungervi informazioni. È così che si evolve la materia e determina l'evoluzione dell'informazione.
    Pur non esistendo un disegno intelligente esiste una tendenza evolutiva verso la complessità dell'informazione. Era quindi inevitabile che l'evoluzione sfociasse in un essere intelligente come l'uomo e, anche se non biologicamente, l'evoluzione dell'informazione continua...
    era inevitabile. Non importa se l'evoluzione potrebbe temporaneamente regredire per cataclismi ed estinzioni di massa, una volta acquisito un livello di complessità stabile, i meccanismi evolutivi aggiungono informazione alle strutture materiali, perché in caso contrario verrebbero eliminate dalla selezione naturale.
    È l'informazione che si evolve nel tempo, le strutture materiali sono solo dei contenitori usa e getta.
    Se l'informazione può solo aumentare la sua complessità, una volta innescato questo meccanismo, è gioco forza arrivare a una struttura intelligente come l'uomo.
    E nemmeno l'uomo è un punto di arrivo, perchè l'evoluzione dell'informazione continua tramite lui e nonostante lui: vedi l'intelligenza artificiale.
    La vita non è una fatalità, è una possibilità. Se il caso agisce è perché c'è la possibilità che questo avvenga
    Succede, perché ci sono le condizioni fisiche che lo consentono.

    Risposta
    Vi sono in natura innumerevoli esseri di genere femminile e maschile, che per potersi riprodurre hanno bisogno che i loro rispettivi organi siano perfettamente strutturati e funzionanti, in modo da avere il tempo per far nascere i loro simili e trasmettere ai discendenti le loro caratteristiche. Come sarebbe possibile che nell'arco dei pochi anni in cui deve avvenire la crescita e la riproduzione, si sia avuta tanta informazione che ha tendenzialmente prodotto animali di tante specie complementari fra loro ed atte alla riproduzione?
    Se la materia tendesse naturalmente ad aggiungere informazioni fino a produrre un essere vivente ed addirittura dotato di ragione come l'uomo, dovremmo constatare che questo avvenga comunemente in natura, ma non solo non osserviamo che sorga spontaneamente la vita dalla materia, ma nonostante tanti sofisticati laboratori impegnati in questi tentativi, non si riesce neanche a produrne artificialmente, neppure la forma più semplice di vita.
    3) Gli esseri viventi hanno una simmetria corporea e non si trovano resti che non presentino tale simmetria. Ad esempio le fosse oculari o uditive nei crani sono sempre specurali, Come può essere che siano sorti tali esseri già provvisti di tale simmetria, e non ci sono teschi asimmetrici che dimostrino un aumento di informazione fino ad arrivare a quelli simmetrici, ( posto che vi sia una cognizione di simmetricità in una tendenza inconsapevole di accumulo di informazione)?
    [Modificato da Credente 18/10/2020 18:02]
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    Credente
    00 17/12/2020 19:48
    Obiezione del NC
    le acquisizioni scientifiche dell’ultimo secolo hanno fornito un quadro di risposte organico e soddisfacente relativo alle antichissime domande sulla Vita e la sua origine.
    Non solo, ma anche sui meccanismi per il tramite dei quali essa va avanti ed evolve.
    E’ facile constatare che la svolta in tal senso è stata la decifrazione del codice genetico. Essa non solo ci dice quali sono tali meccanismi (che già è una novità immensa, nella storia umana) , ma ci racconta --soprattutto-- come tale storia si sia svolta , negli ultimi cinque milioni di anni .
    Se non ti sei già irritato (😊) e posso andare avanti, è possibile ,oggi, “rivedere” (proprio come riavvolgendo una pellicola) TUTTO ciò che è accaduto da quando Homo sapiens ha cominciato a diventare tale.
    In altre parole, si possono verificare tutti i sentieri della evoluzione (compresi quelli erronei, che sono moltissimi), verificare tutte le assurde soluzioni “non economiche” che la evoluzione stessa ha adottato e le sue immense irrazionalità, e persino identificare il momento esatto in cui Homo sapiens ha cominciato a divergere dai primati superiori. Nel DNA è registrato tutto.
    E , allora, concludendo : la incredibile massa di “cecità” che tale studio ha evidenziato non solo depone per la totale assenza di direzionalità e finalità nel divenire biologico ma anche la impossibilità di sostenere un “Disegno intelligente”.
    Le parole hanno un senso : e ,dunque, “Disegno” ed “intelligente” non sono concetti applicabili a ciò che è accaduto su questo pianeta negli ultimi cinque milioni di anni.
    La mia affermazione del post precedente voleva, in buona sostanza, evidenziare che la interpretazione fornita ,ormai, dalla Scienza è infinitamente più solida , documentata ed affidabile delle fantasie magico/mitologiche elaborate dalla mente umana in millenni di profonda ignoranza.

    Risposta

    Ammettendo per assurdo che una selezione naturale da parte di una FORZA INCONSAPEVOLE, abbia portato alla formazione dell'uomo, e delle innumerevoli specie animali, come può aver prodotto ad un certo punto la scissione nei due sessi entrambi COMPLEMENTARI tra di loro, pur con una notevole differenza fisiologica, tali da poter procreare dei figli con il sesso di uno dei due genitori capaci di unirsi ai loro simili di altro sesso, già completamente formati e COETANEI per poter garantire la perpetuazione della specie? Infatti se si fosse formato solo il maschio per un tentativo andato bene, non si sarebbe potuto riprodurre senza una femmina nata o formatasi contemporaneamente da altra coppia o per proprio conto con tutte le funzioni, complessissime per la propria sopravvivenza e quella della prole .
    - Non ti pare un processo che richiederebbe un tempo troppo lungo per fare tutti i tentativi che occorrerebbero per poter assicurare la sopravvivenza di una specie?. E poi sapere che tutto questo si è ripetuto per innumerevoli specie, tutti con entrambi i sessi?
    Poi dici: "...ciò che può essere affermato è che le acquisizioni scientifiche dell’ultimo secolo hanno fornito un quadro di risposte organico e soddisfacente relativo alle antichissime domande sulla Vita e la sua ORIGINE..." ---- Orbene non so se mi sono perso qualcosa, ma a me risulta che vi sono decine di super laboratori super finanziati in giro per il mondo, proprio per cercare di far luce sull'ORIGINE DELLA VITA (parliamo di vita minimale, mica di quella complessa come potrebbe essere un passerotto), ma a tutt'oggi non sono riusciti a fare altro che delle brodaglie SENZA VITA. - E continuano a collezionare tentativi innumerevoli ma senza risultati, nonostante siano brodaglie altamente studiate, soppesate e col massimo impegno dai massimi ingegni umani. Insomma non essendo riusciti a produrre neanche la più semplice forma di vita, come possono DIMOSTRARNE l'origine? Come e cosa, secondo loro, avrebbe fatto scaturire la scintilla per accendere la vita inanimata di vita animata? -- Per cui, a meno che tu non abbia acquisito elementi nuovi che ribaltino le mie informazioni, dobbiamo concludere che questa domanda NON HA UNA RISPOSTA DALLA SCIENZA.----------
    Poi il fatto che il DNA si sia potuto in buona parte decifrare, non significa che la scienza sia in grado anche di DIMOSTRARE che tale minuscolo contenitore di innumerevoli informazioni per programmare le linee di sviluppo dell'organismo che lo contiene, dicendoci il suo passato e il suo futuro, si sia fatto o formato da se, senza l'intervento di un Creatore.

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    Credente
    00 17/12/2020 20:01
    Obiezione di NC
    Più niente ha senso ,in biologia, al di fuori dell’evoluzionismo (che ha ricevuto innumerevoli conferme, anche da Scienze che non esistevano, al tempo di Darwin).
    La conoscenza e lo studio del DNA , poi, hanno fornito prove e documentazioni inoppugnabili sui meccanismi della Vita e dell’evoluzione.
    Inoltre, oggi, l’orologio genetico è in grado addirittura di precisare esattamente quando le specie si differenziano , compresa la vicenda di Homo sapiens (ed il momento in cui c’è stata la separazione dai primati superiori).
    Quindi, davvero non si capisce che cosa altro si aspetta per non vedere più le affermazioni secondo cui “l’evoluzionismo è in attesa di dimostrazioni”.
    Quali altre dimostrazioni mai dovrebbero ancora arrivare?
    All’opposto, mi permetto di far notare che sono tutte le mille e mille fantasie religiose dei vari popoli che , in migliaia di anni, non hanno mai ricevuto uno straccio di prova.

    Risposta di C
    Anche se venisse dimostrata la macroevoluzione, oltre alla microevoluzione (adattamenti vari), ciò non dimostrerebbe l'assenza di un Creatore, che, come dicevo sopra, può aver creato delle cose o delle creature in germe, con le informazioni necessarie per lo sviluppo successivo.--- Mentre tanti pensano che, dimostrando la teoria della evoluzione, si sia automaticamente dimostrata anche la inesistenza di Dio. E questo è errato.


    NC scrive:

    .Ciò che Lei scrive è interessante e costituisce , sostanzialmente, la tesi di base della teologia contemporanea , il “Disegno intelligente”.
    Al riguardo ci son da dire tre cose : 1)ciò costituisce una materia di fede aggiornata , per dir così. “Aggiornata” alle conoscenze emerse con la ricerca.
    Però, è appunto fideismo indimostrato , perché nulla dimostra che vi sia una direzione o una finalità nel divenire biologico. Inoltre, se ciò fosse vero, nulla dimostra che noi Sapiens siamo il prodotto finale : Dio potrebbe avere programmato creature assai diverse da noi, dopo altri miliardi di anni di evoluzione.
    La seconda obiezione è ancora più grave : infatti, se il Disegno intelligente fosse vero, allora il profilo psichico di Dio sarebbe assai diverso da quello amorevole, buono e misericordioso , cui le teologie ufficiali sono affezionate.
    Lasciare emergere , cioè, forme efficienti , affidando tale processo a migliaia e migliaia di secoli di selezione spietata , sulla base di lotte, rivalità e predazioni , per milioni di generazioni, con totale indifferenza verso la crudeltà sanguinaria di tale itinerario è da divinità sadica e feroce.
    La terza è la più grave di tutte : indirizzare secondo un Disegno l’intero sviluppo delle forme viventi equivale a controllare rigidamente l’intero processo , momento per momento e fase per fase . Un procedere siffatto eliminerebbe ogni libertà dal sistema (compreso il libero arbitrio).
    Infine, lo studio e la conoscenza attuale del DNA dimostra chiaramente che un cammino prestabilito non esiste : l’evoluzione imbocca strade sbagliate, crea forme inadeguate, ne provoca la morte e ritorna sui propri passi. Il DNA è un impressionante archivio di atroci fallimenti.
    Che “Intelligent Design” sarebbe mai ?

    Risposta di C

    Il tuo post apre parecchi fronti. Perciò per ora ne affronto qualcuno, come posso ovviamente, non essendo titolato di niente. Facciamo insomma solo due chiacchiere alla buona. --- A me pare indimostrato anche il fideismo che CREDE ad un assemblaggio del complessissimo esistente per caso, per tentativi, per selezione o per necessità. --- La formazione di esseri sessuati complementari di innumerevoli specie animali, che necessariamente devono essersi formati contemporaneamente per potersi perpetuare attraverso la prole, mi pare molto finalizzato. Altrimenti nessuna specie sarebbe potuta resistere.--- Il fatto che noi, così come siamo ora non siamo il prodotto finale ne sono convinto. --La fede infatti ci indica che la nostra meta finale è quella di essere come gli angeli. Ma ci indica anche che così come siamo, non era nel disegno originario, in quanto eravamo destinati ad essere signori del creato, non servi. Mi fermo qui.

    NC scrive

    .grazie della replica.
    Mi permetto di obiettare con molta sicurezza che l’uso della parola "CREDE”( che tu fai) è sostanzialmente inesatta perché nell’atteggiamento dello scienziato non c’è nessuna forma di credenza .
    Io sono d’accordo ,naturalmente , sulla constatazione che il risultato finale che noi vediamo nello scenario della vita sia quasi miracoloso.
    Ma ,non di meno ,tale incredibile prodigio non è al di sopra della interpretazione positivistica di evento non programmato e non finalizzato .
    Aquesto riguardo,infatti, io debbo criticare l’uso che tu fai della parola caso .
    il complesso esistente che noi vediamo non è affatto frutto di un caso come si può intendere questa parola nel senso corrente (che è poi quello che viene erroneamente usato da chi critica l’evoluzionismo ).
    Ogni mutazione casuale viene infatti vagliata dalla duplice selezione naturale e sessuale; quindi il complesso esistente che noi vediamo scaturisce da una grande montagna di piccole mutazioni accettate dall’ambiente e dal sistema riproduttivo .
    Questo processo ininterrotto —portato avanti per miliardi di anni !— può funzionare solo perché cumulativo .
    Io vorrei aggiungere un’ultima considerazione ,ma molto importante: noi vediamo intorno a noi un prodigio di funzionalità e di complessità ma non sappiamo nulla di tutta la spaventosa quantità di fallimenti che stanno dietro a questo apparente miracoloso successo .
    Tutti i fallimenti ,con la morte degli esemplari che ne erano sfortunati portatori ,non hanno lasciato tracce dietro di sé.

    Risposta di C

    tu dici giustamente che "non hanno lasciato traccia dietro di se..."
    .Tutte queste mutazioni o macro-modificazioni dovrebbero aver lasciato tante tracce per cui l'idea di questa macro-evoluzione, resta una ipotesi, e il fatto che tutto dipenda da una "spinta" selettiva capace di scegliere le forme migliori, perfino le più belle, simmetriche ecc. è anch'essa una ipotesi in cui gioca il ruolo primario appunto una "FEDE". Ho capito che non ti piace questo termine ma siccome viene solitamente usato in maniera dispregiativa contro chi crede di in Dio, io mi limito a dire, non dispregiativamente, che anche chi non crede in DIo, di fatto CREDE in qualcos'altro a cui attribuisce tanti miracoli quanti ne attribuisce il credente in Dio, al Creatore.




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    00 19/12/2020 17:00
    Continuazione della precedente conversazione.

    NC scrive:
    le questioni che tu poni sono fondatissime e centratissime --non solo—ma io potrei aggiungere ancora altri enigmi giganteschi.
    Per dire, le tue riflessioni sulla diversificazione sessuale sono giuste (e pongono problemi da capogiro) ma si potrebbe dire che esse vengono dopo altre, ancora più problematiche.
    Infatti, la Natura prima di arrivare alla riproduzione sessuata , apparsa per ultima, aveva già trovato il modo di assicurare molte forme di riproduzione per le specie; e QUESTO è un enigma ancora più gigantesco, puoi credermi.
    Infatti , la questione apparentemente irresolubile è stata la sovrapposizione/collaborazione delle due linee necessarie contemporaneamente al successo della Vita : cioè, la linea delle strutture portanti del vivente (grosso modo, le proteine) e la linea depositaria delle istruzioni (quella genomica ) indispensabile per assicurare la riproduzione [invariante e perfetta !!] delle strutture proteiche. Due eventi assolutamente improbabili ..!!
    Il problema diventa ancora più gigantesco se solo si riflette che le istruzioni necessarie a decrittare il genoma (con i corpuscoli cellulari che lo fanno) sono scritte nel genoma stesso !
    Quindi …. la Scienza ha elaborato teorie per cercare di decrittare questo irresolubile enigma, ma nessuna di esse appare totalmente esente da difficoltà. Ergo, la Scienza NON ha risolto il problema.
    Ed, allora, cosa rispondere alle tue giustissime domande?
    Dico ciò che sembra al mio “campo di opinione” , cercando di non essere fazioso. La mia opinione è che voler risolvere questi indubbi problemi introducendo l’idea di un Essere Superiore Creatore è una soluzione comoda e semplicistica.
    Essendo questa , a ben guardare, una ipotesi anche essa priva di prove, deve essere riguardata come le altre ipotesi , né più né meno.
    E mi piacerebbe che essa , come tutte le altre ipotesi, venisse sostenuta in modo sommesso , discreto e guardingo --in attesa di evidenze -- e non sostenuta con sicumera, iattanza , spocchia ed arroganza (come , spessissimo, fanno i credenti ed i teologi).
    Dico questo perché l’idea di un Disegno Intelligente , lungi dal risolvere tutti gli enigmi, ne pone almeno altrettanti e non meno irresolubili : infatti, le stesse religioni ne prendono atto e sono costrette ad introdurre ad ogni piè sospinto la categoria del “Mistero”.
    In tal senso, io avevo citato il DNA appunto perché la conoscenza di esso (che ci ha rivelato la inaspettata massa di ciarpame che contiene, e la memoria registrata di mille errori )ci mette di fronte alla inattesa constatazione che neppure esso sembra aderire alla idea di Progetto.
    Conclusione finale : non possiamo dire che la Scienza eroghi risposte definitive ; essa è tuttora un cantiere aperto. Però, possiamo dire che i primi lumeggiamenti (arrivati negli ultimi secoli soprattutto in Cosmologia e Biologia) vanno più nel senso di incoraggiare lo scetticismo che ribadire le tradizionali certezze.
    Grazie della attenzione e della cortesia che dimostri.

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    00 19/12/2020 17:11
    RIsposta di C

    certamente la scienza umana, non potendo scoprire nè l'esistenza nè l'inesistenza di Dio, fa bene il suo lavoro quando espone ciò che riesce a rilevare con gli strumenti di cui dispone. Quindi nessun problema quando ci si pone in atteggiamento aperto e non prevenuto, dando per scontato che non ci possa essere un Creatore. Ti ringrazio quindi per le considerazioni ad ulteriore corredo di problematiche che sorgono nell'osservare la complessità dell'esistente e che inducono quantomeno a porsi delle domande stante l'alta probabilità che tutto questo possa non essersi fatto da se stesso. ---- Torniamo per un attimo al DNA. -----Il DNA non potrebbe sopravvivere a lungo senza gli enzimi di riparazione che rimediano agli errori che si hanno durante la sua replicazione. Ma gli enzimi di riparazione sono codificati dal DNA stesso, senza il quale non potrebbero esistere. - Quindi il DNA e gli enzimi devono essersi formati contemporaneamente per non vanificare la ragion d'essere del DNA. La probabilità' della formazione contemporanea è infinitesimale. Anche in questo caso dunque troviamo un motivo per non dare per scontato la formazione del DNA senza una Mente che lo abbia costruito.
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    Credente
    00 01/01/2021 14:37
    Chiedo ai credenti... effettivamente ringraziate il vostro dio per le cose buone - ovvero è proprio lui che ve le manda? - e non lo sfanculate per le cattive?

    Risposta di C
    Per i credenti Dio è la Causa Prima di tutte le cose, ma la natura con le sue leggi interne e l'uomo con il suo libero arbitrio, determinano una serie di cause seconde su cui Dio ordinariamente non interviene per poter lasciare che si esplichino le libertà umane e le leggi di natura (interviene straordinariamente solo se lo ritiene opportuno). I credenti ringraziano Dio che è l'origine e il fine di tutto, a prescindere dalle cause seconde che possono essere guastate dai nostri peccati, e che Egli permette per nostra prova, per nostro miglioramento o per prevenire mali peggiori di quelli che permette, sapendo che tutto Egli fa concorrere al bene di coloro che lo amano, o che ancora non lo amano non avendolo ancora riconosciuto nelle sue opere.
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    Credente
    00 08/01/2021 21:33
    Obiezione di NC:
    Che ne pensare di coloro che dicono....mio padre mia madre è morta di tumore Dio se le preso con se. Oppure non ho figli Dio a voluto cosi. Quindi venerate un Dio che vi fa soffrire? Siete masochisti o dementi quelli che dite cosi?


    Risposta di C

    Di qualcosa prima o poi si muore ma il dolore e la morte non sono stati determinati da Dio ma dall'averlo abbandonato per rendersi indipendenti. Egli si è fatto carico di porre rimedio alle disastrose conseguenze che l'umanità ha provocato ed accresciuto nel tempo. Quindi il fatto che si dica che "Dio ha voluto" una certa cosa è impropria perchè bisognerebbe dire che ordinariamente "permette" temporaneamente che si esplichino le leggi della natura a cui noi uomini ci siamo assoggettati, anziche rimanerne signori secondo il progetto originario. E che si propone comunque di ripristinare quando saranno completati i tempi concessi agli uomini per poter accogliere la sua salvezza.
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    Credente
    00 10/01/2021 16:26
    Domanda
    Atei e credenti, un confronto su cosa ne pensate delle esperienze pre-morte(NDE)???

    Risposta di C
    Ci sono bambini, atei, persone di altre religioni, anche uomini di scienza e quindi non facilmente influenzabili da altri, che hanno avuto esperienze di premorte analoghe a quelle avute da credenti.--- QUindi non ritengo che i loro racconti siano infondati o non credibili. Soprattutto di coloro che hanno udito o visto cose realmente verificate come accadute, talora DISTANTI DALLA CAMERA DI RIANIMAZIONE, durante il loro stato di EEG ed ECG piatto e quindi durante la loro morte realmente ritenuta tale secondo i canoni della medicina.
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    Credente
    00 11/01/2021 12:08
    A cosa ti serve la fede? E se tutto quello che credi non fosse vero?


    Ma come può non essere vero ciò che già ora mi permette di non perdere nulla di quel che mi è dato e mi libera dall'amarezza che riempirebbe ogni spazio vuoto?
    “Cosa avrò perso se tutto questo non fosse vero?”

    È una domanda che spesso sento fare. Provocatoria. Ma ragionevole. Se solo cambi punto di osservazione.
    Se la vita dovesse finire quando chiudi gli occhi, cosa ti sarà valso essere credente? Per chi non lo è, questa è un’osservazione assolutamente legittima.


    Sono una ribelle​
    Le provocazioni hanno un obiettivo chiaro: appunto provocare in noi una reazione, una riflessione e infine una risposta. Costringono a fermarsi, a guardarsi dentro, a mettersi in discussione e dare conto, prima di tutto a se stessi, della propria fede (ad esempio).
    E rifletto.
    Se credere fosse solo un elenco di regole da seguire e rispettare, se fosse l’impegno a diventare più buoni, a pregare, a migliorare. Se il tutto si risolvesse in queste quattro cosucce, mi sarei stancata di seguire Cristo da innumerevoli anni. Perché, alla fine dei conti, io sono una ribelle, continuo ad essere un’incostante, cado sempre negli stessi errori e non credo di essere migliorata, né diventata, per miracolo, più buona.

    Ma allora cosa mi dà la certezza che nulla andrà perso delle scelte fatte, anche qualora tutto questo non fosse vero (come da domanda di sfida)?

    Una potenziale grazia
    Vi capita mai di trovarvi nella situazione di essere certi che, per come siete fatti, la risposta che potrete dare ad una provocazione potrà essere una ed una soltanto?
    Qualcuno vi fa uno sgambetto, voi d’istinto che fate? Io gli darei un pizzone.
    Qualcuno non lo farebbe magari per paura delle conseguenze, qualcun altro ci penserebbe un paio di secondi in più. Oppure c’è chi al posto del pizzone, lancerebbe parolacce.
    Ma d’istinto, un po’ per tutti, la reazione sarebbe occhio per occhio. Dente per dente. Immagino.

    Anche quando hai un seme che ti cresce nell’anima, non sei automaticamente più buono. Non ti passa la tentazione di prendere a male parole la gente. Però hai nel cuore una possibilità, una potenziale grazia: guardare la vita con lo sguardo di Cristo.

    E non lo fai perché sei bravo. Ma perché quel seme si sta facendo spazio, a volte senza che nemmeno te ne accorga. Senza impegni particolari. Solo facendo spazio.
    E quando questo accade, quando fai spazio, non puoi fare a meno di guardare l’altro (il destinatario del tuo ceffone), e di guardarlo dritto negli occhi, ma con lo sguardo di Cristo. Quello stesso sguardo che Lui ha su di te.

    E tu lo sai che sguardo è. Perché sei un macello. Un’insopportabile macello, eppure lo sguardo che ti senti appiccicato addosso è: misericordia. Solo misericordia.
    E il seme che cresce dentro, anche mentre tu dormi, ti fa questo dono. Che non è frutto tuo. Lo sai. Perché tu a quello gli daresti semplicemente una pizza. Magari dopo due secondi, o dieci.

    Fare spazio, lasciarsi riempire
    E invece quel tuo sguardo cambia. Si trasforma.
    E tutto si spegne. Esattamente così. L’impulso rabbioso muta in giustificazione. E tutto si acquieta.
    E l’altro è Cristo.
    E solo dopo fai i conti.
    Perché nel mentre non ci pensi. È solo una pianta che cresce. Non è impegno. Né premeditazione, né strategia o tattica.
    Ma ti lascia una pace infinita. Un dolce tepore.
    E poi fai i conti.
    Perché sai che avresti potuto accatastare l’ennesimo cadavere nel tuo armadio.
    Sicuramente avresti soddisfatto il tuo istinto con una cattiveria esplicitata.
    Ma quel senso di felicità, quella pace divina. Ora. Sarebbe un’ illusione.
    L’amarezza avrebbe occupato tutto lo spazio lasciato vuoto.
    E sarebbe tristezza. Nascosta sotto cumuli di scuse. Di spiegazioni. Celata. Ma presente. E inizia a diventare tutto grigio, pesante, insopportabile.

    E fai i conti. Solo dopo fai i conti.

    E comprendi che invece ne è valsa proprio la pena. Che fare spazio e lasciarti riempire, è stata una grazia. Che anche se niente di tutto questo fosse vero, quella scelta fatta (non perché sei brava o perché ti sei impegnata, ma perché hai accolto un dono), ti ha portato ad essere felice già qui, già oggi.
    E arriva la certezza che nulla andrà perso, anche qualora tutto questo non fosse vero.
    Perché già oggi, è stata gioia, è stata Vita Eterna.

    QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA SEMPLICI SCATTI
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    Credente
    00 14/01/2021 17:27
    Le guarigioni spontanee entro tempi ragionevolmente adeguati, ci possono essere senza un intervento soprannaturale, ma grazie alla capacità (data da Dio) di autoriparazione del nostro corpo.--- Ma Dio, siccome è padrone della Creazione e può variarne lo svolgimento delle leggi naturali, quando lo ritiene opportuno può intervenire in maniera da accelerare o di cambiare i processi in atto. Per cui tra i miracoli che avvengono a Lourdes, la commissione medica appositamente incaricata, riconosce come soprannaturali solo quei casi documentati, che avvengono basandosi su molti criteri, tra cui quello della immediatezza con cui avvengono.
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    Credente
    00 18/01/2021 17:27

    Obiezione di NC
    secondo me la cosa interessante è il fatto che i vangeli sono testi di fede e non storici o cronologici. Dunque a mio avviso i Vangeli che oggi abbiamo (che secondo me sono sono stati modificati nel corso dei secoli dai padri della chiesa) hanno enfatizzato la figura di Gesù divinizzandolo


    Risposta di C

    I Vangeli sono testi che ci annunciano essenzialmente la SALVEZZA operata da Cristo, il quale non era un personaggio mitico, ma il Figlio di Dio, venuto in carne ed ossa, in un determinato momento della storia di cui gli evangelisti narrano le vicende reali e principali avvenuti sotto i loro occhi o sotto quelli degli apostoli (Matteo e Giovanni) di cui due di loro erano scrivani di apostoli .

    Ovviamente il loro intento non era di fare un resoconto di tipo poliziesco, rigidamente cronologico e descrittivo degli avvenimenti ma attraverso la critica storica e altre forme di critica letteraria, hanno dato prova di resistere a tutte le illazioni, e le ricostruzioni demolitorie a cui sono stati sottoposti durante ben duemila anni.

    Nessun testo ha una maggiore solidità, e la mia personale opinione (che ovviamente non pretendo sia quella degli altri) è che gli storici di tutte le epoche precedenti e immediatamente successivi, non hanno alcuna patente di attendibilità storica, di grado maggiore degli evangelisti.

    Non si capisce infatti perchè dovremmo fidarci di un qualsiasi storico e non degli evangelisti che hanno inquadrato storicamente il soggetto e i personaggi da essi trattati, per la cui testimonianza sono stati pronti a farsi martirizzare in un mondo greco-romano-ebraico ferocemente avverso ai cristiani.

    Per quanto riguarda le presunte modifiche da parte dei padri della chiesa, a parte i codici maggiori, vi sono anche molti frammenti di papiro, risalenti al primo o al secondo secolo, i cui testi si ritrovano nei codici e nelle copie pervenute, Inoltre i padri sia latini che greci, leggevano da testi di cui essi stessi facevano le citazioni nelle loro opere e che si corrispondono tra loro. E' impossibile che i padri di estrazione e provenienza diverse e distanti migliaia di km, senza watsapp, si siano messi tutti d'accordo per variare un testo in maniera uguale, in modo tale da ottenere per tutti loro una sicura persecuzione e una possibile uccisione.
    [Modificato da Credente 18/01/2021 17:37]
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    Credente
    00 20/01/2021 17:42
    Per qualsiasi ricercatore o detective, un indizio non costituisce una prova ma cento indizi, soprattutto se convergenti, costituiscono una prova, anche in assenza del responsabile dell'azione su cui indaga. La scienza indaga, ma lascia a ciascuno la facoltà di trarre le proprie deduzioni.
    E siccome gli indizi non sono soltanto 100 ma innumerevoli, la nostra ragione dovrebbe semplicemente riconoscere che continuare a negare di fronte a tutti gli indizi, significa voler rimanere nella propria condizione senza fare alcun passaggio ulteriore.
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