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In conclusione: l’opera sia omiletica (sermoni, omelie) sia epistolare (lettere) di papa Leone riprende una suggestione molto diffusa nei Padri della Chiesa, ed è la totalità della redenzione (il Natale ne è l’inizio) dell’uomo: tutto l’uomo – mediante l’opera redentiva del Signore – è sanato, salvato, reintegrato, elevato alla dignità di figlio,... Sono suggestioni che discendono necessariamente dalla Sacra Scrittura (vedi, ad es., Gv. 1, 14; Ef., incipit; Col., incipit; Fil. 2, ecc.). Tutto ciò viene ben riassunto da qualcuno degli aforismi 101 che tornavano cari ai Padri della Chiesa, e che rispondono alla legge fondamentale dell’incarnazione: non tutto è sanato, se non tutto è stato assunto; ciò che non è stato assunto (dal Verbo) non è stato salvato; tutto l’uomo (anima e corpo) è stato sanato... Ciò è comprensibile alla luce di Gv. 1, 14: Il Verbo si è fatto uomo 102 , e ha posto la sua tenda fra di noi. Risulta pacifico sia dalla Scrittura (per questo è legge fondamentale dell’incarnazione: tutto l’uomo è stato assunto dal Verbo nella sua incarnazione) che dai Padri, da san Giustino, da sant’Ireneo, a Tertulliano, dai padri Cappàdoci, a sant’Ilario, a sant’Ambrogio, a sant’Agostino 103 ... Ed è realtà che trova la sua espressione cultuale soprattutto nei sacramenti. Il concilio Vaticano II ha riportato la considerazione salvifica su tale scia 104 .
Papa Leone, così saldamente ancorato alla Tradizione della Chiesa, ha il senso forte, robusto, dell’incarnazione in vista del fine soteriologico della stessa 105 . Chi percorrerà la traduzione che proponiamo, in una silloge pur limitata dei testi, lo avvertirà facilmente. I confronti poi andrebbero fatti con i testi omiletici, ad esempio, quelli relativi al Natale, all’Epifania, sulla passione del Signore, sulla risurrezione e ascensione; per tutti basterà riferirsi all’ultimo sermone della raccolta del papa, il sermone 96, che è proprio un affondo contro Eutiche: «(Sunt) qui incarnationis Dominicae denegant sacramentum (...), quod unigenitus Dei Filius, aequalis per omnia Patri, nostrae assumptione substantiae, manens quod erat, dignatus est esse quod non erat, verus scilicet homo, verus Deus, qui absque cuiusquam sorde peccati, integram sibi nostram perfectamque naturam veritate et carnis et animae univit, et intra uterum beatae Virginis matris Spiritus Sancti virtute conceptus (...) ut Verbum Dei Patris humanam sibi inesse substantiam, et deitatis potentia, et carnis infirmitate loqueretur, de corpore habens corporeas actiones, et spiritales de deitate virtutes...». Il papa non poteva esprimere meglio, in forma sintetica e completa, il significato dell’incarnazione del Verbo divino. Introduzione 69.9. Il rapporto lettere–discorsi Dello stile dei due generi letterari s’è detto ad apertura della vita di san Leone Magno, quando si è cercato di segnalare quella che dovette essere la formazione culturale, religiosa del futuro papa, tenuto conto della sua famiglia e della sua preparazione. Resta da dire qualcosa sulla relazione che intercorre tra le lettere e i sermoni (o discorsi). Il genere da cui nascono giustifica talune differenze di stile. I sermoni , colti dalla viva voce e trasferiti – con ogni probabilità ad opera di tachigrafi o stenografi – hanno tutto il colorito dell’immediatezza di un dialogo che il pastore intrattiene con l’uditorio sempre attento e interessato alla sua voce. Un’altra differenza può essere vista anche nel tono, data la natura dell’uditorio: i sermoni, pur presentando la dottrina, nella sua interezza e nella purezza non sono il luogo per disquisizioni sottili o difficili. Il pastore offre al suo gregge sì pane sostanzioso e solida dottrina, ma con l’intento che i fedeli partano dalla celebrazione nutriti alla duplice mensa imbandita, non solo ammirati dell’abilità oratoria del parlatore. Ciò papa Leone non avrebbe assolutamente voluto.
Le lettere hanno un’altra natura, che è data dalla destinazione delle stesse. Ciò può spiegare il livello diverso, sia della circostanza che ha provocato la lettera, sia della qualità del personaggio che la riceve. Ora, se nell’epistolario ampio di papa Leone sono diverse le relazioni delle persone cui egli scrive, differenti sono anche i toni che il papa adopera. Si potrebbe, quasi quasi, applicare ciò che si sa della Scrittura divina: essa è utile in ogni circostanza 106 . I registri delle lettere variano secondo tale gamma di vibrazioni. Ora il pontefice deve spronare, ora esortare, ora rimproverare con ogni dottrina, ora illuminare, ora proporre, ora risolvere quesiti posti. Ne risulta una serie di lettere assai diverse nello svolgimento, pur conservando unità di stile (lo stile personalissimo e nobile di papa Leone). Le lettere che proponiamo in traduzione hanno prevalentemente il taglio dottrinale. Esso sarebbe rintracciabile – pur a livello diverso, come s’è detto – anche nei sermoni, perché la dottrina non vi fa certo difetto; solo che è presentata in moduli differenti. Nessuno scrittore smentisce se stesso; né poteva farlo Leone nella proposta vitale del depositum fidei; lo fa, invece, in modo diverso; ma è sempre il medesimo messaggio. Quello che Leone presenta è sempre solido elemento: non vi sono fuoriuscite di campo o giri inutili. Chi ha letto anche poco dei testi di san Leone Magno lo ha constatato con facilità: la dottrina è sempre solida, robusta, sicura, proposta in termini comprensibili anche ai semplici, cui è aperto l’accesso al regno dei cieli.
Se una differenza ulteriore può esserci, è quella che dipende tra un testo parlato (sermoni, omelie) e un testo scritto (nel caso, lettere). Un testo scritto, pur se soffre del limite della parola «rappresa» ha, per altro verso, il vantaggio di essere adoperato con maggiore precisione, come di parola che è pensata e «fermata», e non immediata. Ma la diversità – torniamo a ripetere – è di forma, non di contenuti o di sostanza. Non abbiamo il tempo per farlo: ma sarebbe assai utile, sempre nella parzialità delle proposte della silloge, poter istituire un confronto con testi paralleli dei sermoni, soprattutto quelli intorno al ciclo natalizio, senza peraltro escludere quelli sulla passione, sulla Pasqua-ascensione-Pentecoste. Ma cenni rilevanti sono qua e là disseminati pure nei sermoni relativi alla sua elezione a papa e incoronazione, alla festa dei santi apostoli Pietro e Paolo. Ciò si spiega facilmente: il papa è di fronte a delle tematiche relative alla cristologia che – nelle eresie di Nestorio e di Eutiche – ponevano in questione la fede delle comunità dei credenti. Un pastore vigile com’era papa Leone non poteva non essere sulla breccia per difendere il depositum fidei affidato a Pietro ed ai suoi successori (cf. 1 Tim. 6, 20 e parall.). Tra costoro, certamente Leone Magno è dei grandi, se giustamente i posteri vollero gratificare la personalità del potenfice, chiamato a reggere la Chiesa in tempi di scelte decisive per la fede, Introduzione 71.con l’appellativo di Grande (Magnus).

10. Bibliografia e testi
Si dà l’essenziale, rinviando ai singoli testi citati, oppure ai personaggi o agli avvenimenti che, direttamente o indirettamente, interessarono papa Leone Magno. Notizie perciò più ampie si potranno trovare nei voll. della PL del Migne, nell’Enciclopedia Cattolica, nei vari manuali o storie letterarie della letteratura cristiana in lingua latina. La più articolata, per quanto limitata all’anno 1932, è data dal Moricca, da noi ripetutamente citato. Buona, abbastanza ampia (20 pp.), con ricca bibliografia (fino al 1978), è l’edizione italiana del Quasten, di cui si dirà qui sotto. La riflessione è di B. Studer; sulla valutazione complessiva di papa Leone si potrebbe anche discordare. Tralasciamo del tutto di ripercorrere la vicenda della trasmissione dei codici.
a) Fonti e notizie generali:
– nel Migne, Patrologia Latina, i voll. LIV-LV-LVI (tolto dai fratelli Ballerini); Parigi 1881ss.;
– nell’Enciclopedia Cattolica, vol. VII, coll. 1139-1144, Città del Vaticano 1951;
– U. Moricca, Storia della letteratura cristiana, SEI, Torino 1932, III/I, pp. 1031-1106; bibliografia alle pp. 995-997, sempre del vol. III/I;
– AA.VV., Patrologia, I Padri latini (secc. IV-V), Marietti, Casale M. 1978, III, pp. 557-578 (a cura di A. Di Berardino); buona bibliografia; è la continuazione ital. del Quasten.
b) Raccolta di testi:
– P. Quesnel, 2 voll., Parigi 1675; Lione 1700;
– P.T. Cacciari, Roma 1751-1755, in tre voll.;
– dei fratelli G. e P. Ballerini, Venezia 1753-1757, tre voll. riportati in PL;
– J.-P. Migne, Patrologia Latina, i voll. LIV-LV-LVI, Parigi 72 Introduzione.1881ss.;
– Corpus Christianorum, series latina (= CCL), voll. 138 e 138A, a cura di A. Chauvasse, Turnhout 1973;
– sermoni, collana «Sources Chrétiennes», S. Léon le Grand, Sermons I-IV; Parigi i voll. 22 (1947), 22 bis (1964), 49 (1957), 49 bis (1969), 74 (1961), 200 (1973);
– sermoni (o discorsi) (in trad. it.) Il mistero pasquale, Il mistero del Natale, Alba-Roma, Ediz. Paoline 1965 (a cura di A. Valeriani). c) Notizie dai testi di Patrologia Latina; come:
– B. Altaner, Patrologia, Marietti, Torino; più edizioni; la 7 a del 1981;
– M. Simonetti, Letteratura cristiana antica greca e latina, Firenze-Milano 1969, p. 387;
– M. Pellegrino, Letteratura latina cristiana, Studium, n. 45, Roma 1985, pp. 127-128;
– S. D’Elia, Letteratura latina cristiana, Jouvence, Roma 1982, p. 162;
– J. Quasten, Patrologia, III vol. dell’«Institutum Patristicum Augustinianum», vol. curato da A. Di Berardino, Marietti, Casale M. (AL) 1978, pp. 557-578, con amplissima bibliografia sino al 1978; lo studio è di B. Studer;
– al momento in cui vedrà la luce, risulterà la più completa e aggiornata la riedizione del Bosio G., Iniziazione ai Padri, SEI, Torino 1964, nella nuova versione: Introduzione ai Padri della Chiesa, SEI, Torino, a cura di G. Bosio – E. Dal Covolo – M. Maritano (il I vol. è uscito nel 1990, il II nel 1991, il III nel 1993).
d) Tra gli interventi del Magistero pontificio va annoverata l’Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale, della Congregazione per l’educazione cattolica, Roma 10 novembre 1989, nella festa di san Leone Magno.
e) Un cenno a parte – anche se testo difficilmente accessibile – merita J.-P. Jossua, Le salut. Incarnation Introduzione 73.ou mystère pascal, ed. du Cerf, Parigi 1968. A papa Leone sono dedicate ben 130 pp. (pp. 251-382), per la tematica che l’autore esamina in relazione al mistero redentivo e soteriologico in alcuni Padri, tra i quali appunto san Leone, dopo sant’Ireneo di Lione, Cromazio d’Aquileia, Gaudenzio di Brescia.
f) Si veda, infine, Liberato di Cartagine, Breve storia della controversia nestoriana ed eutichiana, Pontificio Collegio Leoniano, Anagni (FR) 1989, a cura di F. Carcione. Tale testo va posto in relazione all’opera di Giovanni Cassiano, L’incarnazione del Signore, che viene citata più volte nel corso dell’opera, Città Nuova, Roma 1991, a cura di L. Dattrino.
11. La nostra scelta Nel vasto epistolario di papa Leone Magno abbiamo dato la precedenza alle lettere di carattere prevalentemente dogmatico. Tenuto conto del dibattito teologico del sec. V in genere e della straordinaria attività