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LE CROCIATE: COME E PERCHE'

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    00 11/09/2014 14:35
    LE CROCIATE: Come e perchè

     


    (di Massimo Viglione)

    «Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura».

    Queste sono le esatte parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato – nel suo discorso del 27 ottobre u.s. ad Assisi – riguardo il problema della violenza esercitata da cristiani in nome della fede.

    Le riportiamo con precisione perché tutti sappiamo perfettamente quanto giornali e massmedia siano abilissimi nell’adattare alle loro esigenze le parole e i concetti espressi dai pontefici e perché, anche questa volta, ciò è accaduto in maniera palese. Ora, come si può notare, in realtà il papa le crociate neanche le nomina, e, soprattutto, non “chiede scusa”: parla di sentimento di vergogna (non è esattamente la stessa cosa…). Certamente però, condanna con fermezza l’uso della violenza da parte di cristiani.
    E siccome la Crociata era un “pellegrinaggio armato” fatto da cristiani che conduceva al combattimento contro gli infedeli, ergo la conseguenza apparirebbe essere quella della formale condanna della Crociata in sé a prescindere.
    Ma, è realmente così? E, soprattutto, potrebbe essere cosi o è cosa in sé impossibile? Ora, senza entrare negli aspetti più specificamente teologici del problema, ma rimanendo in quelli più modestamente ma anche più appropriatamente storici, occorre fare alcune doverose precisazioni e riflessioni, che meriterebbero ben altro spazio e approfondimento, ma che per necessità ridurrò schematicamente: 1)Fin dai tempi della scuola, gli insegnanti di storia – almeno, quei pochi degni di questo nome – ci hanno ammaestrato sul fatto che l’errore più grande che può commettere uno storico, o anche un qualsiasi uomo che per qualsiasi ragione riflette sulla storia, è quello di giudicare gli uomini, le idee e gli eventi del passato con i criteri che vanno per la maggiore nel presente (e questo a prescindere dall’accettazione spesso e volentieri acritica degli stessi criteri presenti): come se un uomo del XXV secolo ci giudicasse a noi tutti in base alla vita quotidiana e alle esigenze e ideologie del suo tempo;
    2)Le crociate (visto che si vuole parlare per forza di crociate) non furono una parentesi – più o meno lunga o breve, più o meno sentita e partecipata – della storia della Cristianità. Se la Prima Crociata è del 1096-1099, se i cristiani hanno tenuto piede militare nei Luoghi Santi per due secoli, in realtà spedizioni crociate sono state pensate, organizzate, e, a volte, anche effettuate, via terra e via mare, fino agli inizi del XVIII secolo.
    Questa plurisecolare guerra fra religioni non avveniva perché i cristiani erano brutti e cattivi e volevano trucidare tutti i musulmani, che erano buoni e indifesi; né perché i cristiani non avessero altro a cui pensare; né perché non avessero altre guerre interne in cui dare sfogo alla propria violenza innata. In realtà, questa plurisecolare guerra inizia di gran lunga prima del 1096. Inizia 450 anni prima circa, e per 450 anni, occorre dirlo senza ombra di dubbio storico possibile, chi ha portato la guerra alla Cristianità è stato l’Islam nascente e trionfante.
    Sono stati i musulmani, vivente ancora Maometto, ha iniziare quella tutti noi conosciamo bene, la Jihad.
    Conquistarono prima l’Arabia, ancora in gran parte pagana, ma poi anche Gerusalemme e i Luoghi Santi, divenendo così i padroni del Santo Sepolcro; e quindi, dividendosi in due grandi tronconi militari, portarono la guerra a tutta la Cristianità come uno Tzunami incontenibile. Se verso oriente furono in parte bloccati – per il momento – dall’Impero Romano d’Oriente (che vivrà tutti i suoi ultimi secoli di vita combattendo e spegnendosi contro i musulmani), verso occidente travolsero per sempre tutta la Cristianità d’Africa, quindi la cristianità ispanica, e tentarono anche di invadere la Francia (battaglia di Poitiers, 732).

    Dopodiché assalirono e occuparono la Sicilia e le grandi isole del Mediterraneo, e, nei secoli successivi, invasero varie zone dell’Italia, della Francia (fino a Lione), perfino della Svizzera. Montecassino venne distrutta, Roma assalita e le basiliche costantiniane di San Paolo e san Pietro date al fuoco (per tal ragione fu costruita la Città Leonina intorno a San Pietro da Papa Leone IV).

    Un enclave perenne di guerrieri musulmani stava a Castelvolturno, un’altra nella Sabina, e Roma viveva sotto continuo attacco e rischiò di cadere preda dell’Islam (come per altro il Profeta aveva, appunto, “profetizzato”), venendo salvata proprio dalla ripetuta azione militare di vari pontefici. Per secoli l’Europa mediterranea ha subito le scorrerie dei pirati barbareschi (“mammaliturchi”, la celebre battuta del dialetto romano, nasceva da un tragico grido di terrore ripetuto chissà quante volte nel corso dei secoli): uomini uccisi, donne violate e portate negli harem, bambini rapiti e venduti come schiavi (nei secoli moderni, poi, con i turchi invece venivano fatti crescere musulmani, molto di loro divenivano giannizzeri).
    Per secoli i pellegrini in Terra Santa vennero massacrati, soprattutto con l’arrivo dei turchi selgiuchidi. E, se con la fine della crociate si era giunti a una forma di “convivenza” armata con il mondo arabo, tutto precipitò di nuovo – e in maniera ancor più radicale – con l’arrivo dei turchi ottomani, che conquistarono ciò che rimaneva dell’Impero Bizantino nel XV secolo e da allora, fino agli inizi del XVIII secolo, puntarono a più riprese sull’Europa, conquistando gran parte dei Balcani, assediando Vienna per ben due volte, conquistando Cipro, Rodi, e portando l’assedio a Malta (dove vennero respinti dall’eroismo dei Cavalieri, guidati da Jean de la Vallette).

    Nel corso dei secoli, di mille anni (dal VII al XVIII secolo), quanti cristiani vennero assassinati? Quante donne violate e deportate negli harem? Quante città distrutte, vite spezzate, anime costrette all’abiura religiosa? Chi potrà mai farne il conto? Chi potrà mai calcolare l’immenso dolore di questi mille anni?

    3)Perché questo excursus storico? Perché occorre ragionare con serenità, ma anche con serietà, specie su argomenti così drammatici, e che hanno avuto luogo per più di dieci secoli. Se un fenomeno storico dura più di mille anni, esso non può essere considerato semplicemente un “errore” di qualcuno. Esso evidentemente è la chiave di volta per comprendere un’intera epoca millenaria. Nella fattispecie, uno scontro militare epocale fra due religioni sì, ma anche fra due concezioni del mondo e civiltà. Ognuna con i suoi pregi e difetti, che ora non ci interessa qui approfondire.
    4)Ciò che invece è fondamentale chiarire, è il fatto che per cinque secoli prima delle crociate, e per altri quattro dopo le crociate (quelle “usuali”), la Cristianità è stata aggredita costantemente e brutalmente, prima dall’Islam arabico, poi da quello turcomanno. Come chiunque, onesto e serio, può capire, tutto ciò cambia radicalmente il significato dell’intero discorso: infatti, se una parte aggredisce l’altra per secoli, senza ragione che non sia la conquista e la volontà di conversione armata come peraltro imposto dalla propria religione, allora occorre stare molto attenti nel dare giudizi storici che possono essere tacciati di “faciloneria”.
    Forse che i papi dei secoli altomedievali dovevano lasciar conquistare, saccheggiare e incendiare Roma dai musulmani, lasciare che questi violentassero le donne e rapissero i bambini, e, soprattutto, che imponessero l’Islam a tutti trasformando San Pietro in moschea (esattamente come avvenne secoli dopo con Maometto II per Santa Sofia a Costantinopoli)?

    Che doveva fare san Pio V nel 1571? Lasciare che la flotta turca occupasse Roma e distruggesse tutto o doveva provare a creare una lega militare di difesa contro l’assalto esterno, quella Lega Santa che trionfò a Lepanto 440 anni or sono salvando Roma, l’Italia, la Cristianità?
    Che doveva fare il beato Innocenzo XI dinanzi a 200.000 turchi in armi (più 300.000 al seguito) che assediavano Vienna, capitale del Sacro Romano Impero, nel 1683, mentre a Versailles il Re Sole ballava il minuetto appoggiando i turchi stessi? Doveva tranquillamente attendere il massacro di Vienna e l’arrivo dei turchi a Roma?

    5)Potremmo fare tantissimi altri esempi, nel corso di questi mille anni, ma il concetto di fondo appare ora evidente: si chiama “legittima difesa”.

    Come si suole dire in maniera un po’ brutale ma molto incisiva… dinanzi a ciò, le chiacchiere stanno a zero. La legittima difesa non è un’opzione di vita (può esserlo solo nei confronti di se stessi: per esempio, un uomo si offre al martirio per non usare violenza verso chi vuole ucciderlo in nome della sua fede personale), è un dovere sociale.

    Qualsiasi governo, qualsiasi capo di Stato, chiunque abbia potere di esercitare l’autorità, anche militare, ha il dovere morale e sociale della difesa dei propri cittadini dall’attacco violento perpetrato da forze nemiche.
    Se poi queste forze nemiche attaccano senza giusta causa non solo per conquista (di soldi, territori, potere, donne, beni, ecc.) ma anche per imporre con la violenza la propria religione e il proprio stile di vita o ideologia, allora il dovere è ancora più grande, dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.

    Se i papi, i re, i grandi principi e condottieri della Cristianità non avessero scelto liberamente di difendere in armi (cioè nell’unico modo in quei secoli possibile) i propri popoli, territori, averi, e, soprattutto, la propria fede, sarebbero stati dei traditori dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Del resto, tale affermazione è facilissimamente dimostrabile: che cosa direbbero, tutti coloro che sempre criticano la Chiesa per le crociate, se fosse avvenuto il contrario? Cioè se l’Islam fosse stato preesistente alla Cristianità, se questa fosse arrivata dopo e avesse attaccato militarmente senza ragione alcuna le terre e i popoli che già da secoli erano islamici al solo scopo di convertirli al Cristianesimo? Direbbe ro sicuramenteche questa è la riprova che la religione cristiana è foriera di violenza e ha tutte le colpe. Appunto…
    6)Rimane il discorso delle crociate, cioè di quei due secoli specifici (1096-1291: due secoli su dieci!) in cui effettivamente sono stati i cristiani ad attaccare e conquistare, per poi progressivamente perdere, i Luoghi Santi. Ebbene, occorre anche in questo caso fare delle precisazioni. Le crociate iniziarono come detto ben 5 secoli dopo il grande e continuo attacco portato dall’Islam alla Cristianità.
    Non è superfluo ricordare che i Luoghi Santi (e così tutta l’Africa mediterranea), prima della conquista islamica a metà VII secolo, erano cristiani, parte integrante dell’Impero Romano d’Oriente.
    Per cinque secoli la Cristianità (sia d’Occidente che d’Oriente) ha subìto gli attacchi, le conquiste e le scorrerie islamiche. Ciò significa che, quando iniziarono le crociate, esse furono anzitutto una risposta militare a cinque secoli di imperialismo islamico. I cristiani contrattaccarono solo dopo cinque secoli per il semplice fatto che prima non ne avevano la forza.

    Alla fine dell’XI secolo, per ragioni storiche che non è possibile qui approfondire, essi finalmente poterono reagire e riconquistarono Gerusalemme. Ciò significa che le crociate furono fatte con 3 scopi essenziali tutti legittimi: 
    la difesa della vita dei pellegrini
    ;

    la riconquista cristiana dei Luoghi Santi di cui i musulmani si erano impadroniti(cioè di ciò che era cristiano prima dell’Islam e che appartiene idealmente a tutti i cristiani di tutti i tempi in quanto trattasi dei luoghi della Redenzione dell’umanità);
    la risposta militare definitiva a cinque secoli di guerra subita (contrattaccare è legittimo quando si è aggrediti).

    Poi, come spesso accade, una volta lì, i crociati, anche per difendere ciò che avevano riconquistato, hanno dovuto cedere, a volte in maniera esagerata, all’uso ripetuto della violenza, finché comunque, va detto, i musulmani hanno riconquistato, sempre manu militari, tutti i territori crociati di Oltremare.

    7)E qui occorre fare l’ultima importante riflessione. Se le crociate fossero state sbagliate in sé, cioè illegittime di principio, questo vorrebbe dire che decine di Papi hanno operato al servizio del male. Infatti, tutte le crociate, dalla prima all’ultima delle 7 ufficiali, ma anche tutte quelle pensate e in parte realizzate nei secoli successivi, sono state tutte fatte sotto autorizzazione pontificia.

    Anzi, ciò che faceva “crociata” una crociata, era la relativa bolla pontificia che comandava a tutti i sovrani e principi cristiani di prendere la Croce, di iniziare il relativo prelievo fiscale per poter pagare la spedizione, e prometteva la vita eterna a tutti coloro che sarebbero morti nella spedizione e la remissione dei peccati ai sopravvissuti. Questo non è stato fatto da 3-4 papi un po’ “esaltati”, ma da decine e decine di pontefici, tra la fine dell’XI secolo fino alla fine del XVIII (l’ultima bolla di crociata è del 1776, il Gabinetto della Crociata è stato chiuso dalla Santa Sede nel 1917).

    La stragrande maggioranza dei pontefici ha emesso bolle di Crociata, ha lavorato incessantemente per organizzare spedizioni, molti di loro hanno scomunicato principi e re che non volevano partire, qualcuno è morto di crepacuore per il dispiacere delle conquiste degli infedeli e dei fallimenti dei cristiani.
    Tutti pazzi? Tutti eretici (il Papa eretico?)? Tutti traviati da sete di sangue?
    O tutti preoccupati di difendere la Fede, la Chiesa, la civiltà cristiane e le popolazioni europee?

    Da notare, per inciso, che dopo la fine delle 7 crociate ufficiali, cioè dal XIV secolo in poi, tutte le spedizioni crociate pensate ed effettuate avevano come scopo concreto la difesa dell’Europa dai turchi, e non più (se non idealmente) la riconquista del Santo Sepolcro. Non solo: non è solo questione di Papi e di magistero pontificio. Tutti i più grandi santi e teologi medievali e moderni hanno legittimato la Crociata.

    Il grande predicatore della Terza Crociata, fondatore ideale dell’Ordine dei Templari, è san Bernardo di Chiaravalle, Dottore della Chiesa e santo dell’amore mistico per antonomasia; san Tommaso d’Aquino, Dottore Angelico, e Doctor Humanitatis ancora proclamato da Papa Giovanni Paolo II, maestro assoluto della teologia cattolica, ha insegnato la legittimità delle crociate in quanto legittima difesa da un nemico ingiustamente aggressore.
    Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia, Co-Patrona d’Europa, e, soprattutto, Dottore della Chiesa, ha scritto sulla Crociata pagine meravigliose nelle sue lettere, e ha insistito, al di sopra di ogni altra cosa, con Papa Gregorio XI, perché proclamasse la Crociata. Papa san Pio V, il Papa di Lepanto, il beato Innocenzo XI, il Papa di Vienna, non erano creature assetate di sangue, furono difensori supremi della nostra civiltà e della libertà.
    Mi permetto di ricordare che ancora agli inizi del secolo scorso, una santa carmelitana giovanissima nei suoi scritti diceva che avrebbe tanto voluto essere un crociato per dare la vita per la difesa della Chiesa dai suoi nemici: si chiamava Teresina del Bambin Gesù, Dottore della Chiesa Cattolica, proclamata tale da Giovanni Paolo II. E questo solo per fare alcuni esempi. Occorre stare attenti quando si condannano le crociate.
    Non mi riferisco naturalmente ai nemici della Chiesa e della civiltà cristiana, agli atei, agnostici, relativisti vari. Mi riferisco agli “amici” sempre critici con noi stessi, mi riferisco ai semplici fedeli che possono ormai avere le idee confuse a riguardo. Se le nostre donne, madri, sorelle, figlie, mogli, oggi sono libere e libero è il loro pensiero e il loro volto, se tutti noi oggi abbiamo la libertà di pregare il nostro Dio pubblicamente, se usufruiamo dei pieni diritti civili, se possiamo conoscere la verità in tutti i suoi aspetti, se studiamo liberamente ciò che vogliamo studiare, se abbiamo il benessere (almeno, quello ne rimane oggi) che abbiamo, e così via, è perché nel corso di mille anni qualcuno è morto per loro e per noi.
    È perché decine e decine di Papi si sono preoccupati nel corso dei secoli di difendere la nostra fede e civiltà. È perché dei santi hanno predicato tale difesa. È perché dei teologi l’hanno giustificata dinanzi a Dio e agli uomini. È perché centinaia di migliaia di cristiani, nel corso di secoli e secoli, hanno impugnato la spada e sono morti per la nostra libertà. Ma allora, come giudicare le parole del Santo Padre ad Assisi? Qui occorre ribadire ciò che abbiamo detto all’inizio: il Papa non parla di “Crociata” come concetto in sé.
    Il Papa evidentemente si riferiva a tutto quell’insieme di violenze inutili, superflue, gratuite, alcune obbrobriose, di cui nel corso di questi venti secoli si possono essere macchiati i cristiani, in tutte le occasioni, non solo nelle crociate. Gli spagnoli che hanno portato Cristo ai popoli amerindi compirono anche violenze. Vogliamo forse rinnegare i benefici (non solo religiosi, che sono fondamentali, ma anche civili, sociali e culturali) che tali popoli hanno ricevuto dalla cristianizzazione? Vorremmo forse che fossero rimasti pagani adoratori di demoni e sacrificatori di fanciulle quali erano prima di Colombo? Non penso che il Santo Padre voglia questo…
    Occorre distinguere quindi tra il bene dell’Evangelizzazione e il male della violenza inutile e gratuita ad essa purtroppo a volte connessa. Occorre distinguere tra la legittima difesa da un nemico aggressore che per mille anni ha tentato di conquistarci e farci cambiare religione, dalle violenze inumane e gratuite commesse.
    Del resto, la Chiesa terrena, nella sua interezza, dai pontefici all’ultimo dei chierici, la Cristianità nella sua interezza, dai sovrani all’ultimo dei paggi, si può sbagliare per circa sette secoli? E, se ciò fosse possibile, allora chi ci assicurerebbe più che l’attuale pontefice, i suoi predecessori e successori, abbiano ragione? Un papa, due, tre, si possono sbagliare in materia che non sia di fede e morale (ma poi, siamo così sicuri che qui la fede non v’entri per nulla? Non esiste forse un magistero della Crociata?).
    Ma decine e decine di pontefici per sette secoli? Siamo così sicuri che il Santo Padre ad Assisi abbia veramente chiesto scusa per le crociate? O si è limitato a dire esattamente ciò che ha detto? Qualcuno forse vorrebbe affermare che il diritto alla legittima difesa non esiste? Forse non ha pensato che secondo questo folle principio la Seconda Guerra Mondiale era illegittima, e occorreva farsi conquistare tranquillamente dal nazismo, non reagire vedendo la mostruosa fine che spettava agli ebrei, accettare la fine della propria libertà e indipendenza, ecc. ecc.
    Questo, sono sicuro che nessuno lo affermerebbe mai. Più che giusto, ovviamente: e allora, lo stesso principio deve valere per la Cristianità aggredita. Oppure i cristiani sono i soli che non hanno diritto alla legittima difesa? Concludo ritornando al primo dei punti elencati: è molto facile parlare di pace e pacifismo, condannare le brutalità della guerra, ergersi a giudici dei passato, quando si è tranquilli, si usufruisce di grande libertà e si ha lo stomaco pieno.

    Ogni grande evento della storia va contestualizzato evidentemente. Se per mille anni i cristiani hanno combattuto con l’Islam, se per secoli Papi, teologi, santi, Dottori della Chiesa, sovrani, militari, interi popoli, hanno predicato la crociata o preso direttamente le armi, non sarà stato forse perché… ce n’era bisogno? Non dobbiamo proprio a loro la nostra possibilità di criticarli pubblicamente? Siamo sicuri che tutti noi, così come siamo oggi, se per ventura ci fossimo trovati al loro posto, non ci saremmo comportati allo stesso modo? Non hanno loro il diritto di essere giudicati per quella che era la loro reale situazione e mentalità nei loro giorni? Loro non hanno fatto chiacchiere da bar o da salotto: sono morti a centinaia di migliaia per servire la Chiesa, la civiltà cristiana e la nostra libertà.

    Forse, prima di parlare, dovremmo ragionare con maggior profondità. Forse, dovremmo leggere bene ciò che il Santo Padre esattamente dice (ri-sottolineo il fatto che parla giustamente di “vergogna” per le violenze, ma non chiede scusa per un qualsivoglia fenomeno storico preciso), non utilizzarlo per i nostri risentimenti ideologizzati.
    E se ogni tanto dicessimo una preghiera per chi è morto anche per noi, forse daremmo prova di maggior buon senso e civiltà. E concludo ponendo un’ultima questione: ma siamo proprio così sicuri che un giorno, magari neanche troppo lontano, non potremmo trovarci pure noi nella stessa situazione in cui si trovarono per mille anni i nostri antenati?

    Massimo Viglione
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    00 11/09/2014 14:38


    Aggrediti e aggressori. Una storia da riscrivere

    di Vittorio Messori

    La distruzione dell’Islam? Un’invenzione occidentale che provoca sensi di colpa

    Da sempre, si chiamava "piazza delle Crociate". Da poco più di un anno è "piazza Paolo VI". Al cambio di nome dello slargo milanese, accanto alla insigne basilica di San Simpliciano, non è estraneo il fatto che su di esso si apra l'ingresso della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Dicono ci siano state pressioni clericali perché si cambiasse quell'indirizzo. Era sentito come imbarazzante ben più da certo milieu cattolico che dalle laiche autorità municipali. Queste, pronte a onorare l'arcivescovo di Milano divenuto Papa, furono sorprese che lo si volesse fare a spese di antichi eventi nei quali anche il Comune ambrosiano ebbe una parte rivendicata per secoli come gloriosa. Sta di fatto che le vecchie targhe sono state tolte. Questa milanese non è che una conferma tra le tante di un fatto sconcertante: dopo due secoli di propaganda incessante, la "leggenda nera" costruita dagli illuministi come arma della guerra psicologica contro la Chiesa romana, ha finito per instillare una "cattiva coscienza" nella intellighenzia cattolica, oltre che nell'immaginario popolare.

    É, infatti, nel Settecento europeo che, completando l'opera della Riforma, si stabilisce il rosario, divenuto canonico, delle "infamie romane". Per quanto riguarda le Crociate, la propaganda anticattolica ne inventò persino il nome: alla pari, del resto, del termine "Medio Evo", escogitato dalla storiografia "illuminata" per indicare la parentesi di buio e di fanatismo tra gli splendori dell'Antichità e quelli del Rinascimento. Sta di fatto che coloro i quali, novecento anni fa, presero d'assalto Gerusalemme, si sarebbero assai stupiti se qualcuno gli avesse detto che davano così compimento a ciò che sarebbe stata chiamata "prima Crociata". Quello, per loro, era iter, "peregrinatio", succursus, passagium. Quegli stessi "pellegrini armati" sarebbero rimasti ancor più sorpresi, qualora avessero previsto che gli sarebbe stata attribuita l'intenzione di convertire gli "infedeli" o di assicurare sbocchi commerciali all'Occidente o di creare "colonie" europee in Medio Oriente... Ma lo stesso Papa, Urbano II, sarebbe caduto dalle nuvole, apprendendo che gli avrebbero attribuito l'indizione, nella cattedrale di Clermont o di Piacenza, della "prima Crociata" e l'esortazione alla cristianità di conquistare Gerusalemme! I "pamphlétaires", insomma, inventano un nome e gli costruiscono attorno una "leggenda nera".
    Non solo: sarà quella stessa propaganda europea che "rivelerà" al mondo musulmano (che se ne era dimenticato, o lo aveva considerato del tutto legittimo o, spesso, non se ne era neanche accorto) di essere stato "aggredito", molti secoli prima, da dei mascalzoni che, brandendo la croce, volevano distruggere l'Islam. In Occidente, l'oscura invenzione "crociata" ha finito coll'imprigionare nei sensi di colpa certi uomini della Chiesa stessa, ignari ormai del come le cose siano davvero andate. Ma, in Oriente, la leggenda si è rivoltata contro l'intero Occidente: ne paghiamo tutti - e ne pagheremo ancor più - le conseguenze, con il desiderio di rivalsa delle folle musulmane che chiedono vendetta contro il "Grande Satana". Che non è solo l'America, ma l'intera cristianità; quella, appunto, delle "Crociate": non sono forse gli occidentali stessi che insistono nel dire che sono state una terribile, imperdonabile aggressione contro i pii, devoti, mansueti seguaci del Corano?

    Chiunque abbia rispetto per il lavoro dello storico, sa che questo va tenuto al riparo dal moralismo, soprattutto se secondo la vulgata "politicamente corretta" in quel momento. Eppure, se proprio volessimo metterci su questo piano insidioso, c'è una domanda che dovremmo porci: nel quadro più che millenario di rapporti tra cristianità e Islam, chi fu l'aggredito e chi l'aggressore? Quando, nel 638, il califfo Omar conquista Gerusalemme, questa da ormai più di tre secoli è cristiana. Poco dopo, i seguaci del Profeta invadono e distruggono le gloriose chiese prima dell'Egitto e poi di tutto il Nordafrica, portando all'estinzione del cristianesimo nei luoghi che avevano avuto vescovi come sant'Agostino.
    Tocca poi alla Spagna, alla Sicilia, alla Grecia, a quella che verrà chiamata Turchia e dove le comunità fondate da san Paolo stesso diventano cumuli di rovine. Nel 1453, dopo sette secoli d'assalto, capitola ed è islamizzata, la stessa Costantinopoli, la seconda Roma. Il rullo islamico risale la Balcania, come per miracolo è fermato e costretto ad arretrare sotto le mura di Vienna. Intanto, sino addirittura al XIX secolo, tutto il Mediterraneo e tutte le coste dei Paesi cristiani che vi si affacciano sono "riserva" di carne umana: navi e paesi sono assaliti dagli incursori islamici, che se ne tornano nei covi magrebini carichi di bottino, di donne e di ragazzi per il piacere sessuale dei ricchi e di schiavi da far morire di fatiche o da far riscattare a caro prezzo da Mercedari e Trinitari. Si esecri, giustamente, il massacro a Gerusalemme nel 1099 ma non si dimentichi Maometto II nel 1480 a Otranto, semplice esempio di un corteo sanguinoso di sofferenze. Ancor oggi: quale Paese musulmano riconosce ad altri che non siano i suoi, i diritti civili o la libertà di culto? Chi si indigna del genocidio degli armeni ieri e dei sudanesi cristiani oggi? Il mondo, secondo i devoti del Corano, non è tuttora diviso in "territorio dell'Islam" e "territorio della guerra", tutti i luoghi, cioè, non ancora musulmani ma che devono diventarlo, con le buone o con le cattive?
    Non è questa l'ideologia sottesa, stando a molti, alla immigrazione di massa verso l'Europa? Un semplice ripasso della storia, pur nelle sue linee generali, conferma una verità evidente: una cristianità in continuo atteggiamento di difesa nei riguardi di una aggressione musulmana, dagli inizi sino ad oggi (in Africa, ad esempio, è in corso un'offensiva sanguinosa per islamizzare le etnìe che i sacrifici eroici di generazioni di missionari avevano portato al battesimo). Ammesso - e, probabilmente, non concesso - che qualcuno, nella storia, debba chiedere scusa a qualcun altro, dovranno forse essere i cattolici a farsi perdonare per quell'atto di autodifesa, per quel tentativo di tenere almeno aperta la via del pellegrinaggio ai luoghi di Gesù che fu il ciclo crociato?


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    Credente
    00 11/09/2014 14:46
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    Una foto agghiacciante che documenta quello che ancora oggi avviene da parte dei musulmani integralisti e terroristi che dicono di ispirarsi al Corano, (erroneamente interpretato ed applicato), contro chi non accetta il loro credo imposto con la violenza più feroce e crudele.

    La legittima difesa in tal caso, diventa una necessità morale

    Rom 13,1 Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2 Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. 3 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fà il bene e ne avrai lode, 4 poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male.



    [Modificato da Credente 11/09/2014 14:53]
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    Credente
    00 11/01/2015 12:47
    La legittimità storica, religiosa e morale delle crociate – di Massimo Viglione
    By Redazione On 28 agosto 2014 · 11 Comments
    Come sempre ufficialmente dichiarato dalla Chiesa tramite la voce dei Papi e dai teorici del movimento crociato (fra questi, san Bernardo di Chiaravalle) e dai teologi medievali (fra gli altri, san Tommaso d’Aquino e anche santa Caterina da Siena), lo scopo e la legittimità delle crociate risiedono nei seguenti princìpi fondamentali:

    Il diritto/dovere assoluto della Cristianità a rientrare in possesso dei Luoghi Santi;

    La difesa dei pellegrini (e a tal fine nacquero gli Ordini monastico-cavallereschi);

    La legittima difesa dai secolari assalti della Jahad islamica.

    .

    di Massimo Viglione

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    Crociati4Ultimamente – per ovvie ragioni – girano vari articoli e interventi sulle crociate. Ci permettiamo allora di riproporre un articolo specificamente incentrato sulle ragioni della legittimità storica, religiosa e morale delle crociate, che speriamo possa essere utile per rispondere alle usuali accuse.

    E lo facciamo nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di san Luigi IX Re di Francia, il Re crociato per antonomasia, che di crociate ne fece di sua iniziativa addirittura due, trovando la morte nella seconda (1270).

    -

    Per la formulazione di un giudizio idealmente e storicamente corretto sul fenomeno delle crociate nel suo insieme e sull’idea di Crociata in sé, occorre a monte richiamarsi ad alcuni princìpi imprescindibili e attenersi a dati storici precisi:

    I territori di quella che per gli ebrei prima di Cristo era la “Terra Promessa” appartenevano appunto agli ebrei dai tempi di Mosè. I vari conquistatori (e per ultimi i Romani), nel corso dei secoli, non avevano intaccato questo principio: sebbene sotto conquista straniera, la Palestina/Israele era di fatto e di diritto la terra degli ebrei, il Regno di David, l’unico ricevuto e consacrato da e a Dio.

    Da un punto di vista religioso e cristiano, gli ebrei, non riconoscendo – e condannando a morte – il Messia, perdettero per sempre il ruolo di “popolo eletto”, e, di conseguenza, il diritto a possedere la Terra Promessa, non essendo e costituendo più di fatto la “sinagoga/Chiesa” di Dio.

    Con la distruzione del Tempio di Gerusalemme (unico centro religioso e civile degli ebrei) ad opera dei Romani (Tito, 70 d.C.) e con la loro cacciata definitiva dalla Palestina (Adriano, 132 d.C.), cambia per sempre la situazione: gli ebrei dovettero in massa abbandonare la loro terra (diaspora), di cui di fatto (cioè storicamente e politicamente) persero il controllo e il possesso.

    Nel frattempo, la Palestina (non più Israele) da un lato continuò per secoli ad essere una provincia romana, dall’altro divenne per i cristiani la “Terra Santa” per eccellenza, dove il Figlio di Dio era nato, vissuto, aveva patito ed era morto e risorto per il riscatto di ogni uomo dal male e dal peccato, divenendo il Salvatore dell’umanità. Ciò significava, idealmente e in concreto, che la Palestina era ora appunto la “Terra Santa” in quanto terra di salvezza di ogni battezzato al mondo. Ciò fu ancora più evidente a tutti quando nel 380 d.C. l’Imperatore Teodosio a Tessalonica proclamò il Cristianesimo “Religione dell’Impero”. Roma si era fatta cristiana e lo stesso Vicario di Cristo risiedeva a Roma: era chiaro insomma che la Terra Santa apparteneva a Roma non più solo politicamente e militarmente, ma anche spiritualmente.

    Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), la Terra Santa rimase ancora per due secoli provincia dell’Impero Romano d’Oriente, quindi “romana” e “cristiana” allo stesso tempo.

    Nella prima metà del VII secolo nasce una nuova religione, l’Islam, e nella seconda metà i musulmani conquistano la Terra Santa. Ora, è evidente a tutti che quella che era stata prima la Terra Promessa per gli ebrei, poi il Regno di Israele, poi provincia romana, infine la Terra Santa dei cristiani, nulla aveva a che vedere con gli arabi-islamici, se non per diritto di violenza. L’avevano conquistata manu mulitari, e perseguitavano i cristiani ivi residenti e i pellegrini.

    Questa premessa era necessaria per chiarire due principi a monte: 1) l’inesistenza assoluta da parte islamica di un diritto al possesso della Terra Santa, se non la mera forza della violenza; 2) la perduta legittimità da parte ebraica al possesso della Terra Santa, con il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento.

    Questa premessa era necessaria per chiarire due principi a monte: 1) l’inesistenza assoluta da parte islamica di un diritto al possesso della Terra Santa, se non la mera forza della violenza; 2) la perduta legittimità da parte ebraica al possesso della Terra Santa con il passaggio dall’antico al nuovo Testamento. 2) la perduta legittimità da parte ebraica al possesso della Terra Santa, con il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento.

    A tali questioni di principio, occorre poi unire il dato storico degli eventi dei secoli susseguenti, vale a dire il fatto che dal VII all’XI secolo l’Islam ha sistematicamente attaccato e invaso manu militari gran parte delle terre di quello che era l’Impero Romano d’Occidente (premendo nel contempo senza sosta alle porte di quello d’Oriente), conquistando gran parte del Medio Oriente, l’Africa del Nord, la Penisola Iberica, tentando di varcare i Pirenei, poi occupando la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, risalendo con scorrerie fino a Lione e poi in Svizzera e alle Alpi, ponendo delle enclave fisse vicino Roma (le basiliche di San Pietro e San Paolo e l’abbazia di Montecassino furono distrutte), ma soprattutto terrorizzando per secoli le popolazioni cristiane mediterranee, specialmente quelle italiane.

    Quattro secoli di invasioni militari (massacri di uomini, deportazioni di donne negli harem, conversione forzata dei bambini) e razzie, di cui nessuno mai potrà fare il calcolo non tanto dei danni materiali, quanto del numero dei massacrati e del dolore immenso causato a intere generazioni di cristiani, senza che questi potessero in alcun modo contrattaccare.

    Gli stessi pellegrini che andavano in Terra Santa venivano spesso massacrati, specie a partire dall’XI secolo, con l’arrivo del dominio dei turchi selgiuchidi.

    Tutto quanto detto deve essere tenuto presente prima di emettere qualsivoglia giudizio storico e morale sulla crociate: non si può infatti presentare i crociati come una “banda di matti fanatici” e ladri che calò improvvisamente in Palestina per rubare tutto a tutti e uccidere i poveri musulmani indifesi. Ciò è solo ridicolo, evidentemente sostenuto da chi non cerca la verità storica ma è mosso solo dal suo odio anticristiano (o dalla sua simpatia filoislamica).

    Come sempre ufficialmente dichiarato dalla Chiesa tramite la voce dei Papi e dai teorici del movimento crociato (fra questi, san Bernardo di Chiaravalle) e dai teologi medievali (fra gli altri, san Tommaso d’Aquino e anche santa Caterina da Siena), lo scopo e la legittimità delle crociate risiedono nei seguenti princìpi fondamentali:

    Il diritto/dovere assoluto della Cristianità a rientrare in possesso dei Luoghi Santi;

    La difesa dei pellegrini (e a tal fine nacquero gli Ordini monastico-cavallereschi);

    La legittima difesa dai secolari assalti della Jahad islamica.

    Come si può notare, tutti e tre i princìpi indicati si fondano pienamente sul diritto naturale: quello del recupero della legittima proprietà privata lesa, quella della difesa del più debole dalla violenza ingiustificata, quello della legittima difesa da un nemico ingiustamente invasore.

    È interessante notare a riguardo che le fonti islamiche sulle crociate, pur accusando i crociati di atti barbarici e stragisti di ogni genere, mai mettono però idealmente in dubbio il loro diritto alla riconquista dei Luoghi della Redenzione di Cristo. Da conquistatori, essi sanno che il diritto del più forte, su cui essi si fondano, prevede anche il contrattacco.

    A questi tre princìpi poi, santa Caterina da Siena ne aggiunge un altro: il doveroso tentativo di conversione degli infedeli alla vera Fede, per la loro salvezza eterna, bene supremo di ogni uomo.

    Per necessaria completezza, occorre tener presente poi che il movimento crociato non si esaurì nell’ambito dei due secoli (1096-1291) in cui avvennero la conquista e la perdita della Terra Santa da parte cristiana (crociate tradizionali); infatti, a partire dal XIV secolo, e fino agli inizi del XVIII, con l’avanzata inarrestabile dei turchi ottomani, di crociate se ne dovettero fare in continuazione; questa volta però non per riprendere i Luoghi Santi, ma per difendere l’Europa stessa (l’Impero Romano d’Oriente cadde in mano islamica nel 1453) dalla conquista musulmana. I soli nomi di Cipro, Malta, Lepanto, Vienna (ancora nel 1683) ci dicono quale immane tragedia per secoli si è consumata anche dopo le stesse crociate “tradizionali” e ci testimoniano un fatto incontrovertibile e di importanza capitale: per quattro secoli prima e per altri quattro secoli dopo le crociate “tradizionali”, il mondo cristiano è stato messo sotto attacco militare dall’Islam (prima arabo, poi turco), subendo quella che può definirsi la più grande e lunga guerra d’assalto mai condotta nella storia, in obbedienza ai dettami della Jahad (Guerra Santa) voluta e iniziata da Maometto stesso.

    Mille anni di guerre. Per questo, occorre essere sereni, preparati e giusti nei giudizi.

    Le crociate furono insomma anzitutto guerre di legittima difesa e di riconquista di quanto illegittimamente preso da un nemico invasore. Pertanto, ebbero piena legittimità storica e ideale (ciò non giustifica, ovviamente, tutte le violenze gratuite commesse da parte cristiana nel corso dei secoli). Ancor più ciò è valido a partire dal XIV secolo, quando l’unico scopo del movimento crociato divenne la difesa della Cristianità intera aggredita dai turchi.


    fonte: Il Giudizio Cattolico
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    00 26/01/2015 18:19
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    00 10/02/2015 14:17

    Non ci vergogniamo affatto delle Crociate




    Nel criticare giustamente la deformazione della religione, ha tuttavia paragonato il fenomeno dell’Is alleCrociate medioevali, spiegando che anche l’occidente cristiano ha commesso enormi crimini in nome di Dio. Ora, è vero che tantissimi uomini cristiani hanno commesso crimini efferati, ma facendolo si sono posti automaticamente contro e al di fuori del cristianesimo stesso, agendo in nome di loro stessi o di un non certamente cristiano.


    In secondo luogo le Crociate non sono affatto paragonabili al terrorismo islamico, lo sanno benissimo gli storici anche se purtroppo nella popolazione (ed evidentemente anche tra i politici) fa ancora presa la leggenda illuminista e pregiudizievole. Le critiche ad Obama non sono infatti mancate, ci interessa però andare a leggere cosa ha scritto lo storico Thomas F. Madden, direttore del dipartimento di Storia e del Center for Medieval and Renaissance Studies presso la Saint Louis University, tra i più esperti delle Crociate al mondo, collaboratore dei principali quotidiani americani e redattore della voce “Crociate” per l’Enciclopedia Britannica. «Gli occidentali in generale (i cattolici in particolare) trovano le Crociate un episodio profondamente imbarazzante per la loro storia. Nelle centinaia di interviste che ho rilasciato l’11 settembre 2001, ho sempre risposto: “Le Crociate furono un fenomeno medioevale senza alcuna connessione al moderno terrorismo islamico”».


    Eppure in tanti sono davvero convinti che «i crociati hanno marciato contro gli infedeli mossi dal cieco fanatismo e dal desiderio di impossessarsi di bottini e di terre, che le Crociate tradirono il cristianesimo stesso in nome di “Dio lo vuole”». Ma, ha proseguito il prof. Madden, «ogni parola di questa frase è sbagliata. Gli storici delle Crociate lo sanno da tempo, ma per loro è estremamente difficile penetrare attraverso un abisso di preconcetti radicati». Addirittura lo storico Jonathan Riley-Smith, docente di Storia Ecclesiastica a Cambridge, ha ammesso di aver «quasi perso le speranze». Nel suo libro “The Crusades, Christianity, and Islam” (Columbia University Press 2009) ha mostrato come le Crociate non rappresentano affatto una perversione della religione il cui fondatore predicava mitezza, amore per i nemici e non resistenza. Tanto che  furono proprio i padri della Chiesa, tra cui Sant’Agostino, ad articolare un approccio cristiano alla guerra giusta, quella in cui le autorità sono legittimate a fermare o evitare un male maggiore, una guerra difensiva in reazione ad un atto di aggressione. Ricordiamo che anche San Francesco d’Assisi si aggregò alla Quarta crociata.


    Le Crociate rispondono perfettamente ai criteri della guerra giusta, ha spiegato il prof. Madden. «Esse sono nate sempre in risposta ad un’offensiva musulmana alle terre cristiane, i fedeli decisero di entrare in guerra per difendere i cristiani e per punire gli aggressori per terribili torti». E’ quello che ancora oggi fanno le Nazioni Unite entrando in guerra per riportare la pace, quando la diplomazia non è più efficace. Come Riley-Smith ha scritto, la crociata è un atto di aiuto al prossimo, mettendo la propria stessa persona in pericolo di vita, è l’imitazione del Buon Samaritano descritto dai vangeli. Tanto che Innocenzo II disse ai Cavalieri Templari: «Voi trasformate in atti le parole del Vangelo, “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13)»Papa Urbano II davanti ai volontari della prima crociata pronti a partire, disse: «Dai confini di Gerusalemme e dalla città di Costantinopoli una storia terribile è stata raccontata e portata alle nostre orecchie: una massa di soldati dal regno dei Persiani, musulmani turchi, hanno invaso le terre di quei cristiani e le hanno spopolate con le armi, i saccheggi e il fuoco; hanno portato via una parte della popolazione prigioniera come schiavi e una parte l’hanno distrutta con torture crudeli; hanno interamente distrutto le chiese di Dio o se ne sono impadronite per i riti della loro religione. E che cosa dovrei dire degli abominevoli stupri delle donne? Parlare di ciò fa più male che stare in silenzio. A chi spetta dunque il compito di aggiustare queste cose sbagliate e di recuperare questi territori per chi li occupava, se non a voi?».


    Lo storico americano ha precisato: «Ma le crociate non erano soltanto guerre giuste. Erano guerre sante, non per il loro obiettivo ma per il sacrificio dei Crociati. La crociata era un pellegrinaggio e quindi un atto di penitenza. Quando Urbano II chiamò la prima crociata nel 1095 creò un modello che sarebbe seguito per secoli. I Crociati che hanno intrapreso tale onere con retta intenzione e confessando i loro peccati, avrebbero ricevuto l’indulgenza plenaria. E i sacrifici erano straordinari, il costo della crociata era sconcertante: senza l’assistenza finanziaria solo i ricchi potevano permettersi di intraprendere questo pellegrinaggio, molte famiglie nobili si impoverirono. Gli storici sanno da tempo che l’immagine del crociato come un avventuriero in cerca di fortuna è esattamente l’opposto di quanto accadde. Come ha spiegato Riley-Smith, studi recenti dimostrano che circa un terzo dei cavalieri e nobili è morto in guerra. Non si può mai capire le crociate senza capirne il carattere penitenziale».


    Abbiamo già smontato i più diffusi miti sulle Crociate riprendendo l’ottimo lavoro divulgativo dello storico medievalista Paul Crawford, docente alla California University of Pennsylvania. Per chi volesse ulteriormente approfondire pochi mesi fa è uscito l’ultimo volume dello storico statunitense Rodney Stark, intitolato: “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate” (Lindau 2014).


    Ovviamente tutto questo non significa negare che durante le Crociate vi furono anche episodi di cruda e gratuita violenza, ma si vuole invitare a studiare davvero quel che si pensa di criticare. Per quanto abbiamo scritto qui sopra non solo non ci vergogniamo delle Crociate, ma ne andiamo orgogliosi perché la carità cristiana (si trattò di questo, come abbiamo mostrato) è uno dei più alti valori dell’Occidente. Eppure, come ha spiegatoBenedetto XVI«c’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere».



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    00 03/04/2016 22:26

    San Francesco difese le Crociate dinanzi al Sultano d'Egitto




    Il Sultano sottopose a Francesco D'Assisi un'altra questione:"II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca,dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici"; rispose il beato Francesco:"Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato. Gesù infatti ha detto: "Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino". Infatti il Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata a tutti, anche a chi non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima. Altrove, oltretutto, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te”. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi".

    L'episodio è tratta dal numero 2691 delle Fonti Francescane, una raccolta di testi riconosciuta e approvata dalla Chiesa sulla storia dell'Ordine francescano e i suoi protagonisti. L'Opera è risultata fondamentale per numerosissime questione in materia di fede, o per l'agiografia di numerosi santi, tra cui proprio San Francesco.

    Insomma, in un colpo solo Francesco, il santo prediletto da Dio, che era già divenuto frate e preso i suoi voti, difese l’opera del crociati e propose al sultano la conversione. Egli non riuscì tuttavia nel suo intento, ma suscitò profonda ammirazione nel sultano che lo vide come un sant'uomo e lo trattò con rispetto: dopo aver offerto invano a Francesco numerose ricchezze, lo lasciò tornare incolume all'accampamento dei crociati.

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    00 22/07/2016 12:42
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    00 04/02/2017 18:26

    L’origine delle crociate:
    difesa dalle aggressioni islamiste

    origine delle crociateSecondo la visione del “politicamente corretto”, le Crociate sarebbero state nientemeno che uno dei tanti episodi di imperialismo commessi dal mondo cristiano, visto come barbaro e guerrafondaio, a danno di un mondo musulmano percepito come immensamente più tollerante e pacifico.

    Questa prospettiva dimentica che quattro secoli prima dell’appello del papa Urbano II, ebbe iniziò l’espansione degli Arabi che attaccarono anche stati cristiani con la motivazione del Jihad, intrapreso per conquistare nuove terre dove si sarebbe imposta la legge dell’Islam. Né tiene conto dei fattori che scatenarono la Prima Crociata.

    E’ ormai noto che questa fu dovuta in seguito alla richiesta di aiuto inviata al papa dall’imperatore bizantino Alessio Comneno per contrastare i Turchi Selgiuchidi, e dallo scalpore provocato dalle continue aggressioni a danno dei pellegrini cristiani in visita verso i luoghi santi della Palestina. Sebbene diversi storici abbiano esaltato la “tolleranza” islamica nei confronti delle altre fedi (spesso contrapponendola al fanatismo dimostrato dalla Chiesa Cattolica contro ebrei ed eretici), in verità, la libertà religiosa nei paesi musulmani presentava evidenti limiti: essa veniva ammessa solamente per i “Popoli del Libro” come ebrei e cristiani a patto, però, che questi non facessero proselitismo e praticassero la loro religione solamente in ambito privato. A ciò si devono aggiungere una serie di discriminazioni  a cui erano sottoposti i dhimmi (si pensi, ad esempio, al pagamento dell’imposta di capitolazione, la Jizia), che trasformavano i sudditi non musulmani in cittadini di seconda categoria.

    Non mancarono, tra l’altro, nel corso dei secoli anche diversi episodi di martirio e persecuzione. Lo storico Moshe Gil nella sua opera History of Palestine, 634-1099 scrive: «Agli inizi dell’VIII secolo settanta pellegrini cristiani provenienti dall’Asia Minore furono messi a morte dal governatore di Caesura, tranne sette che acconsentirono a convertirsi all’islam. Di lì a non molto, altri sessanta pellegrini, sempre provenienti dall’Asia Minore, furono crocifissi a Gerusalemme. Verso la fine dell’VIII secolo i musulmani attaccarono il monastero di San Teodosio, nei pressi di Betlemme, massacrarono i monaci e distrussero due chiese vicine. Nel 796 i musulmani misero al rogo venti monaci del monastero di Mar Saba. Nell’809 vi furono molteplici assalti a un gran numero di chiese sia entro le mura di Gerusalemme sia attorno alla città, con stupri e uccisioni di massa. Gli attacchi si ripeterono nell’813. Il giorno della Domenica delle Palme del 923 esplose una nuova ondata di violenze con distruzioni di chiese e uccisioni» (citato in Rodney Stark, Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle Crociate, Lindau 2010 p. 122).

    L’episodio che scosse profondamente l’Europa accade durante il regno del califfo d’Egitto, Tariqu Al-Hakim, musulmano eterodosso, un folle per alcuni studiosi: durante il suo regno perseguitò per un certo periodo musulmani ortodossi, ebrei e cristiani. Oltre a costringere i cristiani ad indossare una croce di due chili e ordinare la distruzione di migliaia di chiese, il califfo tentò persino di far demolire il Santo Sepolcro. Non mancarono, tuttavia, negli anni successivi nuove aggressioni e violenze a danno dei pellegrini: nel 1022 Gèrard de Thouars, abate di Saint-Florent-près-Saumur, fu imprigionato dopo aver appena raggiunto la Terra Santa e messo a morte, sorte simile toccò nel 1026  a Richard de Saint-Vanne lapidato dopo essere stato colto a celebrare la messa in territorio musulmano; nel 1040 anche Ulrico de Breisagu fu lapidato dalla folla sulle rive del Giordano; mentre nel 1064 Gunther Von Bamberg, vescovo di Bamberga, fu vittima di un’imboscata dei musulmani e perì insieme a molti pellegrini (Gli eserciti di Dio, pp.128-131).

    La situazione per chi andava a visitare Gerusalemme peggiorò quando la città santa cadde in mano ai Turchi Selgiuchidi al punto che nei sermoni risalenti all’epoca della Prima Crociata, come quello pronunciato da Urbano II a Clemornt, si parlava di cristiani uccisi, pellegrini vessati e chiese demolite, profanate o trasformate in stalle o moschee. Sebbene questi fatti siano stati probabilmente ingigantiti, non furono tuttavia inventati (Jean Flori, Le Crociate, Bologna 2003 p. 28).

    Non sono certamente mancate violenze e atrocità contro musulmani da parte di alcuni eserciti cristiani in epoca medievale, ma questo andrebbe contestualizzato al travisamento dello spirito cristiano ed iniziale delle crociate, ricondotto comunque ad un’epoca ancora priva di reti diplomatiche. Inoltre, mentre queste sono fortunatamente sempre più un ricordo lontano, uccisioni e discriminazioni nei confronti dei cristiani sono purtroppo ancora oggi una tragica realtà in molti stati a maggioranza islamica.


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    00 06/04/2017 16:39

    I crociati salvarono l’Europa
    dall’invasione dell’islam turco

    urbano ii crociate 

    di Francesco Agnoli*
    *saggista e scrittore

    da La Verità, 28/03/17

     

    Una delle balle spaziali più diffuse e utilizzate nelle più svariate circostanze (per attaccare la Chiesa cattolica, denigrare la civiltà europea e dare una certa lettura dei fatti odierni nel rapporto tra Occidente e islam) riguarda le crociate.

    Ma che cosa furono queste benedette o maledette crociate, al di là di ideologie e qualunquismo? Anzitutto occorre analizzare ciò che le precede. Dopo la nascita dell’Islam (VII secolo d.C.), terre abitate dai cristiani come le costa dell’Africa, la Spagna, la Sicilia e numerose città appartenenti all’Impero romano d’Oriente, vengono attaccate, saccheggiate e devastate dai musulmani, che ovunque uccidono, imprigionano e fanno schiavi. Basta un qualsiasi atlante storico per comprendere la velocità con cui Maometto e i suoi eredi si impongono militarmente dove prima vivevano popolazioni cristiane o animiste.

    Percorso dai pirati saraceni, in quegli anni il Mediterraneo diventa impraticabile, al punto che lo storico Henri Pirenne sostiene che è solo con l’espansione islamica che inizia il Medioevo, perché essa fu anche più traumatica delle invasioni barbariche. «I cristiani non possono far galleggiare sul mare neanche una tavola», scriveva lo storico arabo ibn Khaldun. Tra Seicento e Settecento la Sicilia è oggetto di scorrerie e razzie continue. Nell’846 si colloca il primo dei due sacchi di Roma: 73 legni con 3000 guerrieri arrivano alle foci del Tevere, e saccheggiano la città, le chiese di San Pietro e di San Paolo. Anche le città sul mare vengono periodicamente assalite.

    La celebre rinascita dell’anno Mille non ci sarebbe mai stata se le Repubbliche marinare italiane non avessero, come prima cosa, riconquistato il Mediterraneo, ripulendolo dai pirati e restituendolo alla navigazione e al commercio. Ma ripercorrere le centinaia di incursioni islamiche in territorio italiano ed europeo in genere sarebbe troppo lungo: rimando per questo all’opera di Rinaldo Panetta, intitolata significativamente Pirati e corsari turchi e barbareschi nel mare nostrum.

    Basti allora soffermarsi un attimo sul Medio Oriente. Gerusalemme, città abitata da cristiani ed ebrei, viene presa dai musulmani nel 638 d.C. Da allora gli abitanti originari sono sottomessi a soprusi di ogni genere. «Nel 938 la processione per la domenica delle Palme è attaccata con morti e feriti e il Sepolcro danneggiato da un incendio; nella Pentecoste del 966 il governatore eccita la popolazione musulmana contro il patriarca (ucciso e bruciato) mentre il Sepolcro è saccheggiato e incendiato; sotto il califfo al-Hakim (966-1021) vi è una lunga persecuzione anticristiana e antiebraica, culminata con la distruzione del Sepolcro il 28 settembre 1009 e la riduzione in povertà dei cristiani che impiegano 40 anni a restaurarlo» (M. Meschini, Le crociate di Terrasanta, Art; e Il jihad & la crociata, Ares). Intanto i bizantini vengono sconfitti dati turchi a Manzikert nel 1071: il loro esercito viene sbaragliato e l’imperatore catturato.

    E’ la paura della fine di Bisanzio a creare il panico in Occidente e a spingere papa Urbano II alla chiamata alle armi. Gli ortodossi, per quanto fratelli separati, corrono il rischio di essere distrutti e l’Islam, che già ha conquistato la Spagna, incomincia a salire verso i Balcani, chiudendo la cristianità in una tenaglia. L’accademico René Grousset ricorda che la sconfitta di Manzikert convinse gli europei che di fronte ad una tale incapacità dei bizantini di difendersi, «le nazioni occidentali dovevano intervenire». Infatti i turchi avevano preso Nicea, e di lì avrebbero potuto assalire Costantinopoli: le crociate servivano a ritardare la caduta della città, in mano ai turchi, di oltre tre secoli e mezzo, salvando così l’Europa da un’aggressione inevitabile.

    «Verso il 1090», scrive Grousset, «l’islam turco, dopo aver cacciato quasi completamente i bizantini dell’Asia Minore, si preparava alla conquista dell’Europa» (R. Grousset, La storia delle crociate, Piemme). Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, nulla fermerà più i turchi, che invaderanno i Balcani, giungendo ben due volte alle porte di Vienna. L’intervento di Urbano II fu dunque, secondo lo storico, un atto che diede origine ad una crociata, la prima, che sarebbe più opportuno considerare non una guerra di offesa, ma di difesa: difesa di Bisanzio, del Santo Sepolcro e di terre che erano state cristiane sino alla conquista islamica.

    Così riassume Samir K. Samir in Cento domande sull’Islam (Marietti): «I cristiani o i crociati che hanno combattuto la guerra non pretendevano di averlo fatto fondandosi sul Vangelo; l’hanno fatto, invece, in nome della difesa della cristianità» e come «reazione alle persecuzioni intraprese dal califfo fatimitide al-akim bi-Amri Allah contro i cristiani di Siria e di Egitto (che allora comprendeva anche la Terrasanta)», giunte fino alla«distruzione della Basilica della Risurrezione di Gerusalemme (chiamata in Occidente Santo Sepolcro), iniziata il 28 aprile 1009». Dal canto suo Jean Richard, ne La grande storia delle crociate (Newton), nota che le crociate non ebbero lo scopo di convertire gli islamici: «La “guerra santa” in quanto operazione che ha lo scopo di ottenere una conversione forzata, venne respinta da tutti i teologi e canonisti. Le crociate hanno in genere rispettato questa norma».

    Quanto sostenuto sino ad ora, non da Corrado Augias o storici improvvisati che popolano la tv, ma dai massimi studiosi delle crociate, è condiviso daArrigo Petacco, nel suo L’ultima crociata. Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa (Mondadori): è infatti impossibile analizzare questa parte della nostra storia prescindendo da quattro secoli di aggressioni musulmane all’Europa; prescindendo dal fatto che l’assedio islamico da Ovest, iniziato con la conquista di Spagna e fermato dai franchi a Poitiers, nel 732, stava per incominciare anche a Est, proprio negli anni della prima crociata e sarebbe ripreso con alterne vicende sino al 1683, quando i cristiani dell’ultima crociata, si trovarono a liberare Vienna dai turchi.

    Certamente per le crociate di guerra si trattò, e non si può negare che il moto sfuggì di mano, in molte occasioni, sia per la naturale fragilità e cattiveria degli uomini, sia evidentemente perché in svariate circostanze la volontà di difendere la cristianità si mescolò, nel cuore dei nobili e dei feudatari, con la cupidigia di nuove conquiste. Ma esse non furono nulla di paragonabile ai fatti dell’Ottocento e del Novecento: non furono cioè opera di colonialismo, o di esportazione della democrazia (vedi guerre degli Usa in terre islamiche), perché i cristiani, per lo più, si limitarono «alla liberazione della Terrasanta (abitata da cristiani ed ebrei sottomessi, ndr); a nessuno passò per la mente di togliere ai musulmani l’Africa, l’Arabia o la Persia» (G. Bordonove, Le crociate e il regno di Gerusalemme, Rusconi).

    Per concludere, lo studioso Rodney Stark, nel suo Gli eserciti di Dio (Lindau), dimostra altri due fatti interessanti. Il primo: le crociate non nacquero dalla avidità dei nobili europei, molti dei quali, anzi, affrontarono «persino la bancarotta pur di recarsi in Terrasanta», né furono il primo tentativo dicolonialismo europeo, essendo i regni cristiani in Oriente indipendenti da qualunque Stato europeo e, lungi dall’essere sfruttati economicamente, godettero delle ricchezze che venivano dall’Europa. Il secondo: le crociate non possono essere indicate come «una delle cause dirette dell’attuale conflitto mediorientale», visto che gli islamici fino alla fine del XIX secolo non mostrarono interesse per questi fatti. Anzi, «per molti arabi le crociate non furono che attacchi sferrati contro gli odiati turchi, e pertanto di scarso interesse».