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Tutto l`uomo verrà giudicato da Dio (La risurrezione della carne, 14-15)

Diciamo anzitutto che il giudizio di Dio deve venir ritenuto pieno e perfetto, perché è ultimo, e perciò definitivo; e anche giusto, non trascurando nulla; e anche degno di Dio: per la sua grande pazienza, è pieno e perfetto. Questa sua pienezza e perfezione avrà luogo solo se l`uomo gli si presenterà nella sua totalità. E l`uomo intero risulta chiaramente dall`unione di due sostanze: deve perciò presentarsi al giudizio nell`una e nell`altra, perché deve essere giudicato nella sua totalità; nell`unione cioè di quelle due sostanze, senza le quali non sarebbe vissuto. Come visse, così deve essere giudicato, perché il giudizio concernerà il modo in cui visse. La vita è la causa del giudizio: questo dovrà vagliare tutt`e due le sostanze nelle quali la vita volse il suo corso.

Orbene, già prima ancora nel corso della vita, scindano i nostri avversari l`unità di anima e di corpo per osare farlo poi anche nella ricompensa della vita: negano l`unione nell`operare, per poter poi a buon diritto negare l`unità nella ricompensa. Alla sentenza divina non sia presente la carne, ma solo se non sarà in causa. L`anima venga convocata sola, ma solamente se sola decedette. Ma essa non decedette sola, piuttosto sola si staccò da ciò da cui decedette: parlo cioè di questa vita. Ma tanto poco l`anima passò sola questa vita, che neppure per i pensieri, anche soli, anche non condotti a effetto col concorso della carne, si può prescindere dall`unione con la carne. Ciò che avviene nel profondo dell`animo, l`animo lo effettua nella carne, con la carne e per mezzo della carne... Anche senza opere e senza realizzazioni, il pensiero è un atto della carne...

L`anima non è mai senza carne, fino a quando è nella carne. E nulla fa senza quella nella quale è... Se nell`anima si muove qualcosa, il volto lo indica: la faccia è lo specchio di ogni intenzione. Negano perciò l`unione nelle opere, essi che non possono negarla nei pensieri! Vanno poi enumerando tutti i delitti della carne: sarà dunque condannata al supplizio. Noi però rinfacciamo loro anche le virtù della carne: sarà dunque premiata per il bene compiuto. Anche se l`anima in tutto dirige e agisce, la carne in tutto obbedisce. Non si può credere che Dio sia un giudice ingiusto o inerte: ingiusto, se escludesse dal premio quella che partecipò alle buone opere; inerte, se escludesse dal castigo quella che partecipò alle azioni cattive. Del resto, anche una sentenza umana è ritenuta tanto più perfetta, quanto più si estende anche agli esecutori secondari dell`azione, non ignorandoli né evitando loro insieme con gli autori principali, la giusta pena o ricompensa.