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Posizione del vescovo romano nei confronti di un problema connesso al precedente: il montanismo (Contro Prassea, 1)

Il demonio è menzognero fin dall`inizio (cf. 1Gv 3,8), anche quando con le sue arti subornò un uomo come Prassea. Egli per primo infatti portò dall`Asia a Roma questa sorta di perversità. Era, fra l`altro, un tipo agitato e pieno di spocchia per il suo martirio: un semplice e breve periodo di noia passato in carcere, ma anche se avesse abbandonato il suo corpo alle fiamme, a nulla gli sarebbe giovato, non avendo amore di Dio (cf. 1Cor 13,3), anzi, combattendo contro i suoi carismi. Infatti allora lo stesso vescovo romano stava riconoscendo le profezie di Montano, di Prisca e Massimilla, e per tale riconoscimento stava offrendo pace alle Chiese di Asia e di Frigia; egli sostenendo accuse false contro quei profeti e le loro Chiese, difendendo la posizione e l`autorità dei predecessori di quello, lo costrinse a revocare le lettere di pace già mandate, e a retrocedere dal proposito di riconoscerne i carismi. Due affari del demonio dunque Prassea curò a Roma: fece estromettere la profezia e ammettere l`eresia; fugò il Paraclito e crocifisse il Padre.