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Il servo dell`anima (L`anima, 40-41)

L`anima è peccatrice, perché immonda, e la sua ignominia le deriva dalla sua unione con la carne. Ma se anche la carne è peccatrice - e ci è vietato comportarci secondo i suoi dettami - non è tuttavia infame per sua diretta responsabilità; da se stessa infatti non ha senso e comprensione per invitare al peccato o imporlo. Qual è dunque la sua situazione? E` un servizio, però non come quello di un servo o di un amico da poco, ma come quello di un bicchiere, o qualcosa di simile. Il bicchiere infatti è al servizio di chi ha sete; ma se costui non ne usa correttamente, a nulla il bicchiere gli serve... è dunque per l`anima quasi una suppellettile, uno strumento nell`officina della vita.

Nelle Scritture la carne viene rimproverata, perché senza di essa nulla può l`anima nelle opere di libidine, di gola, di ubriachezza, di crudeltà, d`idolatria e in tutti gli altri atti, carnali, non nei princìpi, ma negli effetti. Anzi gli stessi princìpi dei delitti, anche senza gli effetti, vengono imputati di solito all`anima: Chi guarderà una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel suo cuore (Mt 5,28). Ma, del resto, cosa può la carne senza l`anima nelle opere di probità, giustizia, tolleranza e pudicizia? E perché mai incriminare qualcuno di delitti, se non puoi addurre delle prove? Ma si accusa colei per mezzo della quale si commette colpa, perché chi commette questa colpa sia maggiormente aggravato per aver accusato anche la propria serva. Più grave è l`odio contro il superiore, quando il suo dipendente viene colpito; e, anche se colui che obbedisce non è scusato, più viene colpito colui che comanda.

Prescindendo da ciò che gli si aggiunge per incursione dello spirito malvagio, il male dell`anima procede dal peccato originale, che è in qualche modo naturale. Infatti, come abbiamo detto, la corruzione della natura è un`altra natura, che ha il proprio Dio e il proprio padre, cioè l`autore della corruzione. Resta tuttavia nell`intimo dell`anima il bene, quello che le è fondamentale, quel che di divino a lei affratellato come qualcosa che propriamente le è naturale. Ciò che deriva da Dio, infatti, non può essere estinto ma solamente oscurato: può essere oscurato, perché non è Dio; non può essere spento, perché procede da Dio. Perciò, come un lume ostacolato da qualche impedimento resta, ma non appare, se la densità dell`ostacolo è rilevante, così il bene nell`anima, oppresso dal male, secondo la qualità di questo, o sembra sparire del tutto, perché la sua luce è coperta, oppure splende, in quanto gli è concesso, se trova uno spiraglio di libertà. Così gli uomini possono essere pessimi e ottimi, pur tuttavia uno solo è il genere dell`anima: negli uomini pessimi vi è qualcosa di buono, e in quelli ottimi qualcosa di malvagio: unicamente Dio, infatti, è senza peccato, e l`unico uomo senza peccato è Cristo, perché è Dio.

Perciò la divinità dell`anima, per il suo precedente stato di bontà, talvolta erompe, come nei presagi, e ci viene attestata la sua coscienza di Dio: "Dio buono!"; "Dio lo vede" e "Raccomando a Dio". Perciò nessuna anima è senza delitto, perché nessuna è senza seme di bontà. Per questo, quando giunge alla fede, ristrutturata dalla seconda nascita dall`acqua e dalla virtù superna, liberata dal velo della sua precedente corruzione, essa può contemplare tutto il suo splendore. Viene accolta dallo Spirito Santo, come nella prima nascita fu accolta dallo spirito profano. E all`anima che va sposa allo Spirito segue la carne, quale ancella recata in dote, non più serva dell`anima, ma dello Spirito. Oh beato connubio!