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Esistenza ed evoluzione della legge divina (Contro i giudei, 2)

Perché si dovrebbe credere che Dio, creatore dell`universo, guida di tutto il mondo, plasmatore dell`uomo, padre di tutte le genti, abbia con Mosè dato la legge a un solo popolo, e non sostenere invece che l`abbia data a tutte le genti? Se non l`avesse voluta per tutti, non permetterebbe affatto che i proseliti accedessero ad essa dal paganesimo. Invece Dio, come si addice alla sua bontà e giustizia, quale creatore del genere umano, diede la legge per tutte le genti quando volle, per mezzo di chi volle e come volle. Infatti, all`inizio del mondo, diede agli stessi Adamo ed Eva la legge di non mangiare i frutti dell`albero piantato in mezzo al paradiso terrestre, i quali, se avessero agito altrimenti, sarebbero certamente morti. Questa legge, se l`avessero osservata, sarebbe stata loro pienamente sufficiente. In essa infatti riscontriamo tutti i comandamenti che in seguito furono proposti con tanta abbondanza da Mosè; cioè: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima (Dt 6,5), e Amerai chi ti è prossimo come te stesso (Lv 19,18), e Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non dirai falsa testimonianza. Onora tuo padre e tua madre (Es 20,12.17), e Non desiderare la cosa altrui (Dt 5,16).

La legge primordiale data ad Adamo e ad Eva in paradiso è quasi la matrice di tutti i precetti divini; infatti, se avessero amato il Signore loro Dio, non avrebbero agito contro il suo comando; se avessero amato il prossimo, cioè se stessi, non avrebbero creduto alle lusinghe del serpente e non avrebbero così commesso omicidio in se stessi, decadendo dall`immortalità contro il volere divino. Si sarebbero anche astenuti dal furto, se non avessero mangiato di nascosto il frutto dell`albero, e non avrebbero cercato di nascondersi sotto le sue foglie dalla vista del Signore Iddio, e non sarebbero diventati soci del diavolo, assertore di falsità, prestando fede a lui che diceva di poter diventare simili a Dio: in tal modo non avrebbero offeso Dio come loro padre, che li aveva plasmati dal fango della terra, quasi utero materno. Se non avessero desiderato le cose altrui, non avrebbero gustato il frutto proibito.

Dunque in questa primissima e generale legge di Dio riguardante il frutto dell`albero, vediamo che vi erano inclusi tutti i precetti delle leggi posteriori, che a loro tempo furono promulgati... Perciò io sostengo che prima della legge scritta da Mosè sulle tavole di pietra vi fu un`altra legge non scritta, che si conosceva spontaneamente e che i padri osservavano. Perché infatti Noè fu riconosciuto giusto, se non perché davanti a lui aleggiava la giustizia della legge naturale? E perché Abramo fu ritenuto amico di Dio, se non per l`equità e la giustizia della legge di natura? E perché Merchisedek fu nominato sacerdote di Dio altissimo, se non perché prima della legge sul sacerdozio levitico vi erano sacerdoti che offrivano sacrifici a Dio? Così la legge fu data a Mosè dopo i patriarchi predetti, al tempo dell`uscita dall`Egitto, dopo cioè un intervallo di molto tempo: quattrocentotrenta anni dopo Abramo fu data la legge a Mosè. Vediamo da ciò che anche prima di Mosè vi era una legge di Dio, non solo sull`Oreb, nel Sinai o nel deserto, ma una legge più antica, data anzitutto nel paradiso terrestre, poi ai patriarchi, e rinnovata per i giudei in tempi stabiliti. Consideriamo perciò la legge di Mosè non come originaria, ma posteriore, che Dio a un certo punto diede a tutte le genti e, come promesso dai profeti, riformò in meglio. Egli ci ammonì che, come solo in un certo tempo la diede per mezzo di Mosè, così solo per un determinato tempo deve essere osservata e custodita: non possiamo negare questo potere a Dio che ha riformato, secondo l`opportunità dei tempi, i precetti della legge a salvezza dell`uomo.