00 20/07/2014 12:36
L''Advaita' degli indù non è ancora per sè il monismo assoluto: la 'non dualità' non è ancora l'unità in qui scompare ogni distinzione di Dio e della creatura ma è il riconoscimento dell'unità nella loro distinzione eterna.

Dio non più comunicarsi a te e divenire una 'tua' richezza, una 'tua' vita (sarebbe un negare Dio che Egli possa essere qualcosa e non tutto, possa essere qualcosa e non l'unico). Se Dio è Egli è tutto. Tu non puoi riceverlo che in quanto in Lui ti trasformi.

Qual è la gloria che tu puoi dare a Dio? Lasciarti possedere da Lui. Che Lui sia.

Che Dio sia Dio. In queste parole è la nostra risposta.

Che Dio sia Dio, è già ora la nostra preghiera. Perchè questo avvenga, si direbbe, che Dio nell'avvicinarsi all'uomo debba in qualche modo sparire, perchè anche l'uomo sparisca in Dio. È veramente un processo di amore. Nell'amore ognuno che ama vuole l'altro prima di sè. Dio, che ama, tanto più si avvicina tanto più si fa povero, diviene quasi nulla: il Dio creatore 'diviene' il Dio creature, il Dio Bambino. Ma anche l'uomo, nella misura che ama, l'uomo peccatore, che contro la volontà di Dio difende una sua libertà e vuole affermare se stesso anche contro Dio, rinunzia a ogni 'suo' volere, a ogni 'sua proprietà' per abbandonarsi come la Vergine Maria e si lascia possedere e non vive più una sua vita finchè non vive più che la sua morte. Non vivendo più che l'amore non vive più di fatto che la morte, perchè l'amore è la morte, è la morte di sè.

Tanto da una parte che dall'altra è un processo di umiltà e di morte. Ma Dio muore per vivere in te, e tu muori per vivere in Lui. Ed ecco che Dio, ora, non è più in Se stesso ma in te e tu, non vivi più in te stesso ma in Lui. Così come il Padre vive nel Figlio e il Figlio vive nel Padre. Non cercare più Dio fuori di te, Egli ora è soltanto in te, perchè Egli ti ama. Se fosse al di fuori di te non sarebbe l'Amore. Ma anche tu, se tu ami, non puoi trovarti più in te stesso, non ti ritrovi più che in Dio, non vivi più che in Lui solo.


Estratto dalla Rivista di Ascetica e Mistica (San Domenico di Fiesole, Firenze)