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Chi potrebbe passare in rassegna tutti questi peccati, nei quali si cade perché non si vuole entrare nella schiera di coloro che godono di una buona reputazione presso Dio? Tra tali peccatori riconosciamo quelli che sopportano la fame fino alla morte come se «Dio si compiacesse di tali sacrifici», e coloro che si allontanano in una direzione diametralmente opposta e che, praticando il celibato solo formalmente, non fanno differire in nulla la propria vita da quella secolare: non solo concedono al ventre ogni piacere, ma coabitano apertamente con le donne e chiamano tale vita in comune «fratellanza», ricoprendo con questo nobile nome le loro malvagie intenzioni recondite. Per colpa loro gli estranei offendono tanto questa pratica alta e pura.
I giovani farebbero dunque bene a non tracciarsi da sé la strada propria di questo tipo di vita. Non mancano nella nostra vita esempi di uomini buoni: specie ora, più che in altri tempi, la nobiltà fiorisce e soggiorna insieme a noi, dopo avere raggiunto la somma eccellenza in seguito a graduali progressi. Chi cammina sulle sue tracce può divenirne partecipe, e chi segue da vicino l'odore di quest'unguento può riempirsi del profumo di Cristo. Se si accende una fiaccola, la fiamma si propaga a tutte le lucerne vicine: la prima luce non diminuisce, pur distribuendosi in uguale misura tra le lucerne che s'illuminano perché ne sono partecipi. Allo stesso modo, la nobiltà di questa vita si trasmette da colui che l'ha saputa realizzare ai suoi vicini: è vero il detto profetico, secondo il quale «chi vive con un uomo santo, irreprensibile ed eletto diventa come lui».
Se cerchi dei segni di riconoscimento che non ti facciano sbagliare a proposito di questo bell'esempio, la descrizione è facile. Se vedi un uomo vivere tra la morte e la vita e trascegliere da entrambi ciò che è utile alla più alta filosofia (dato il suo zelo nell'esecuzione dei comandamenti, egli non accetta l'inattività della morte, ma d'altra parte, essendosi estraniato dai desideri mondani, non cammina neppure del tutto sul terreno della vita: se si considera ciò che rende onorata la vita della carne, resta più immobile dei cadaveri, mentre è veramente vivo, attivo e forte nelle opere virtuose, che fanno riconoscere coloro che vivono con lo spirito); se vedi un uomo simile, tieni presente la sua norma di condotta: Dio ce lo ha proposto come modello per la nostra vita. Egli deve rappresentare il tuo punto di riferimento nella vita divina, così come lo sono per i piloti gli astri che risplendono sempre. Imita la sua vecchiaia e la sua giovinezza, o piuttosto imita la vecchiaia presente nella sua pubertà e la giovinezza presente nella sua vecchiaia. Anche se la sua età volge verso la vecchiaia, il tempo non ha indebolito la forza e la capacità di agire della sua anima, mentre la giovinezza non fa più sentire i suoi effetti in quelle cose in cui in genere si riconosce la sua attività: c'è in lui una mescolanza meravigliosa dei contrari propri di entrambe le età, o piuttosto uno scambio di proprietà, giacché nella sua vecchiaia la forza che tende al bene è ancora giovane, mentre nella sua pubertà resta inattivo quell'aspetto della giovinezza che si mostra incline al male. Se poi vuoi indagare sugli amori della sua età, imita la veemenza e l'ardore del suo amore divino per la sapienza, che è cresciuto insieme a lui fin dall'infanzia e che è durato fino alla sua vecchiaia. Se non riesci a guardarlo, così come accade a coloro i cui occhi soffrono alla vista del sole, guarda il coro dei santi schierato sotto di lui: la loro vita risplende perché imita quella degli anziani, e tra di loro ce ne sono molti che, pur essendo ancor giovani di età, sono diventati canuti grazie alla purezza della loro continenza. Con la loro ragione essi sono andati oltre la vecchiaia, e con i loro costumi oltre il tempo, ed hanno dimostrato di possedere un amore per la sapienza più forte e violento dei piaceri corporei, non perché abbiano una natura diversa (in tutti gli uomini «la carne desidera contro lo spirito»), ma perché hanno saputo ascoltare colui che ha detto: «La saggezza è il legno della vita per coloro che le si tengono attaccati». Su questo legno hanno attraversato i flutti della giovinezza come su di una zattera, e sono approdati nel porto della volontà di Dio; adesso la loro anima se ne sta tranquilla, nel bel tempo e nella bonaccia. Sono beati per avere avuto una buona navigazione: essendosi tenuti stretti per quanto stava in loro alla buona speranza come ad un'ancora sicura, rimangono imperturbabili, lontani dalle onde della confusione, e mostrano a coloro che li seguono lo splendore della loro vita, simile ai fuochi che brillano su di un alto faro. Abbiamo l'uomo a cui possiamo guardare, per attraversare con sicurezza i flutti delle tentazioni.
Perché ti preoccupi, se alcuni sono rimasti sconfitti nel perseguire tale intento, e rinunci quindi a quest'impresa, come se fosse impossibile? Guarda chi è riuscito, ed affronta con fiducia la buona navigazione, lasciandoti guidare dal soffio dello Spirito Santo: hai come pilota Cristo, che sta al timone della temperanza. «Coloro che scendono in mare con le navi e che trafficano su vaste distese d'acqua» non vedono nei naufragi capitati ad altri un ostacolo alla realizzazione delle loro speranze: si mettono di fronte agli occhi la buona speranza, e cercano di arrivare alla fine della loro impresa. Non è del tutto assurdo da una parte il condannare una mancanza in questo severo regime di vita, e dall'altra il mostrarsi propensi a preferire tutta una vita trascorsa nei peccati fino alla vecchiaia? Se è brutto avvicinarsi una sola volta al peccato, e se per questo pensi che sia più prudente non perseguire lo scopo più alto, quanto non è più condannabile la pratica di vita che si basa sul peccato e che fa quindi rimanere del tutto privi della vita più pura? Tu che vivi, come fai ad ascoltare il crocifisso? Tu che prosperi nel peccato, come fai ad ascoltare «colui che è morto al peccato» ? Tu che non «ti sei crocifisso nei riguardi del mondo» e che non accetti la morte della carne, come fai ad ascoltare colui che comanda «di venirgli dietro», e che porta la croce sul suo corpo, come un trofeo preso al nemico? Come puoi ubbidire a Paolo, che t'invita «a presentare il tuo corpo come un sacrificio vivente, gradito a Dio», tu che «ti adatti a questo secolo, che non ti trasformi rinnovando la tua mente» e che «non cammini in questa nuova vita» ma segui ancora la logica della vita del vecchio uomo? Come puoi essere sacerdote di Dio, anche se sei stato unto proprio per offrire a Dio un dono che non dev'essere né estraneo a te, né il frutto di una sostituzione con le cose esteriori che ti sei trascinate dietro, ma un'offerta veramente tua, rappresentata dal tuo uomo interiore, che deve essere perfetto, irreprensibile e scevro da ogni macchia e biasimo, così come prescrive la legge a proposito dell'agnello ? Come puoi offrire questi doni a Dio, tu che non ascolti la legge che proibisce all'impuro di essere sacerdote ? E se desideri che Dio ti appaia, perché non ascolti Mosè, quando raccomanda al popolo di astenersi dalle relazioni coniugali, perché possa accogliere la manifestazione di Dio? Se queste cose e le loro conseguenze ti sembrano di poco conto - parlo del crocifiggersi assieme a Cristo, dell'offrirsi in sacrificio a Dio, del diventare sacerdote dell'Altissimo, dell'essere ritenuto degno della grande manifestazione di Dio - che cosa di più alto potremo pensare per te? Dall'essere crocifisso assieme a Cristo derivano il vivere, l'essere glorificato, ed il regnare assieme a Lui; e dall'offrirsi in sacrificio a Dio deriva il trasferimento dalla natura e dignità umana a quella angelica. Di questo parla Daniele, là dove dice: «Gli erano vicine migliaia di migliaia». Chi poi si dedica al vero sacerdozio e si accompagna al gran sacerdote «rimane anch'egli in modo assoluto sacerdote per l'eternità, e la morte non gl'impedisce di rimanere tale per sempre». La conseguenza dell'essere ritenuto degno di vedere Dio altro non è che l'essere ritenuto degno di vedere Dio: in effetti, il coronamento di ogni speranza, la realizzazione di ogni desiderio, il fine ed il compendio della benedizione di Dio, di ogni promessa e dei beni ineffabili che crediamo superiori alla sensazione ed alla conoscenza, è proprio ciò che Mosè e molti re e profeti desiderarono ardentemente vedere. Di questa vista sono ritenuti degni solo i puri di cuore, che sono veramente e vengono chiamati beati proprio perché vedranno Dio. Vogliamo che anche tu diventi uno di loro, facendoti crocifiggere assieme a Cristo, offrendoti a Dio come puro sacerdote, diventando un puro sacrificio nell'assoluta purezza, preparandoti mediante la purezza all'avvento di Dio; così, avendo il cuore puro, anche tu potrai vedere Dio secondo la promessa del Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Così sia.