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I. La verginità è superiore ad ogni encomio

Il tipo nobile di verginità, onorato da tutti coloro che fanno consistere la bellezza nella purezza, si trova soltanto in chi è benevolmente assistito dalla grazia divina nella sua. lotta per la realizzazione di questo bel desiderio, e riceve quindi una lode adeguata dall'aggettivo che l'accompagna. Il termine «incorruttibile», che molti usano abitualmente per caratterizzare la verginità, è infatti indice della sua purezza. Grazie a tale termine equivalente è possibile comprendere la superiorità ed il pregio di questa grazia, giacché tra i tanti modi in cui la virtù si realizza, solo essa è stata onorata con l'appellativo «incorruttibile». Se poi bisogna glorificare con elogi questo grande dono di Dio, a garantire la sua fama basta il divino apostolo, che sotto poche parole ha nascosto tutti i più alti encomi, chiamando santa ed irreprensibile colei che se ne è adornata. Se la nobile verginità si realizza quando si diventa irreprensibili e santi (a ragione questi appellativi si applicano in primo luogo al Dio incorruttibile), quale lode della verginità è più grande di quella che, servendosi proprio di tali aggettivi, la mostra nell'atto di deificare in un certo senso coloro che sono partecipi dei suoi puri misteri fino al punto di godere della gloria dell'unico Dio veramente santo ed irreprensibile e d'imparentarsi con lui grazie alla purezza ed all'incorruttibilità? Coloro che dilungano le lodi in discorsi particolareggiati nell'intento di aggiungere qualcosa al carattere meraviglioso della verginità non si accorgono a mio giudizio di nuocere allo scopo che perseguono e di rendere sospetta la lode con le loro esaltazioni esagerate. Le cose splendide della natura, quali il cielo, il sole o le altre meraviglie dell'universo, possiedono in se stesse il loro carattere meraviglioso e non hanno bisogno dell'apologia dei discorsi; soltanto alle occupazioni più umili il discorso fa da sostegno ed aggiunge una parvenza di grandezza, rievocando le lodi. Per questo motivo si nutrono spesso dei sospetti nei confronti delle meraviglie approntate dai discorsi, come se si trattasse di cose sofisticate dagli uomini. L'unica lode appropriata che si può fare della verginità consiste nel mostrare come questa virtù sia superiore agli elogi e nel provare la propria ammirazione per la purezza più con il proprio modo di vivere che con le parole. Chi per ambizione la prende come argomento dei suoi encomi, se è convinto che è possibile magnificare con discorsi umani una grazia così grande, sembra vedere nella goccia prodotta dai suoi sudori un'aggiunta considerevole al mare infinito: o sopravvaluta la sue possibilità o non conosce ciò che loda.

II. La verginità rappresenta la perfezione propria alla natura divina ed incorporea

Ci occorre una grande intelligenza per comprendere la sublimità di questa grazia, che è pensabile nel Padre incorruttibile; ma la cosa più straordinaria è che la verginità si trova nel Padre che pure ha un figlio che ha generato senza essere soggetto a passioni. Parimenti la si rivede nel Dio unigenito dispensatore d'incorruttibilità, nel momento in cui risplende nella sua generazione pura e scevra da passioni. Altro fatto ugualmente straordinario è rappresentato dal Figlio, quando si pensa che è nato dalla verginità. Allo stesso modo si può contemplare questo stato nella purezza incorruttibile propria della natura dello Spirito Santo: quando si parla di purezza e d'incorruttibilità, con questi due termini si allude proprio alla verginità. Essa si accompagna anche alle nature ultramondane; grazie alla mancanza di passioni, è presente nelle potenze superiori, senza mai separarsi dalle nature divine e senza mai attaccarsi a quelle opposte. Tutti gli esseri che o per natura o per libera scelta si rivolgono alla virtù si vantano della purezza e dell'incorruttibilità; e tutti gli esseri a cui è stata assegnata una collocazione opposta sono quello che sono e vengono chiamati così come vengono chiamati proprio perché hanno perso la purezza. Quale discorso sarà dunque così potente da eguagliare una grazia così grande? O come non bisogna temere di nuocere con delle lodi ricercate allo splendore di una cosa così sublime, rendendo la sua gloria inferiore all'idea che se ne erano fatta gli ascoltatori?
Poiché è impossibile elevare il discorso all'altezza dell'argomento, è meglio lasciare da parte ogni encomio della verginità e, nei limiti del possibile, ricordare sempre questa grazia divina parlando del bene che, pur essendo una proprietà ed un privilegio della natura incorporea, è stato elargito dall'amore di Dio a coloro che hanno ottenuto la vita per mezzo della carne e del sangue: è proprio quest'amore di Dio che, offrendo la partecipazione alla purezza come una mano soccorritrice, corregge la natura umana abbattuta dagli atteggiamenti passionali e la guida alla contemplazione delle cose superiori. A mio parere, nostro Signore Gesù Cristo, la fonte dell'incorruttibilità, è venuto al mondo senza aver bisogno dell'atto coniugale per mostrare, con il carattere della sua incarnazione, il grande mistero dovuto al fatto che la presenza e la venuta di Dio nel mondo possono trovare degna accoglienza solo in quella purezza che non si può realizzare in misura adeguata se non ci si estranea totalmente dalle passioni della carne. Quello che si verificò fisicamente in Maria immacolata quando la pienezza della divinità risplendette in Cristo attraverso la verginità, si ripete anche in ogni anima che resta vergine seguendo la ragione, anche se il Signore non è più presente materialmente. Dice infatti l'apostolo: «Non conosciamo più Cristo secondo la carne»; pur tuttavia, come ricorda un luogo del Vangelo, Egli si stabilisce spiritualmente nell'anima vergine e conduce con sé anche il Padre.
Poiché dunque la verginità è così potente da rimanere nei cieli presso il Padre degli spiriti, da danzare assieme alle potenze ultramondane e da inserirsi nello stesso tempo anche nell'economia della salvezza umana facendo scendere Dio con sé fino a renderlo partecipe della vita degli uomini, elevando l'uomo al desiderio delle cose celesti, divenendo come il legame di parentela tra l'uomo e Dio e rendendo concordi, grazie alla sua mediazione, le cose che per natura sono distanti tra loro, quale discorso risulterà mai capace di elevarsi alla sublimità di questa meraviglia? Giacché però sarebbe del tutto fuori luogo dare l'impressione di essere come muti o insensibili e scegliere una di queste due alternative, o far mostra di non riconoscere la bellezza della verginità o apparire apatici ed inamovibili nei confronti della percezione delle cose belle, abbiamo pensato di dover dire poche cose su di essa per mostrare la nostra assoluta obbedienza verso chi ci ha ordinato di parlare su quest'argomento. Nessuno però cerchi in noi discorsi enfatici: non avendo dimestichezza con questo modo di parlare, non potremmo farli neanche di proposito. E se anche fossimo capaci di fare dell'enfasi, non preferiremmo acquistarci fama presso poche persone piuttosto che essere utili a tutti. Penso che l'uomo assennato tra tutti i mezzi espressivi debba ricercare non quelli che lo rendono più ammirato rispetto alla massa, ma quelli con cui può giovare sia a se stesso che agli altri.