00 19/06/2014 19:31
Ti ringrazio dei complimenti che mi hai fatto al termine del tuo post, dove però mi accorgo che forse non sono del tutto meritati, visto che mi muovi una serie di obiezioni che mi fanno capire di non essere sato ancora abbastanza chiaro.
Io penso che sulla maggior parte delle cose siamo d’accordo, solo che io cerco di dare un’interpretazione ulteriore a certi concetti che altrimenti rimarrebbero troppo vaghi, vuoti.

Due sono fondamentalmente i concetti su cui verte tutto il nostro dibattito:
- Libertà
- Cos’è il male?
Siamo d’accordo che l’uomo è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, che nell’uomo può culminare il progetto di perfezione divino: almeno penso che lo siamo, o no?

Ecco allora che la libertà non può che consistere nel fare qualcosa che vada oltre il mero consumo delle energie che ci procuriamo dall’ambiente: libertà significa assumere verso chi ci circonda un atteggiamento che non sia solo predatorio, homo hominis lupus, ma che sia anche costruttivo.

Come si arriva a ciò?
Innanzitutto prendendo coscienza delle proprie funzionalità e cercando di ottimizzarle in modo da rendere minimo il momento del consumo ambientale necessario per tenerle in vita e poi, partendo da esse, provare a pensare di trovare al di fuori di noi un’altra struttura che possa trovare la nostra stessa armonia funzionale, la stessa ottimizzazione, su un altro livello.

Ovvero: prima, grazie ad un’ascesi stoica, rendere perfetti se stessi e poi cercare al di fuori di se stessi nuovi ambiti di perfezione su cui possiamo proiettarci, muoverci, per massimizzare le forme, i modi, di perfezione da noi vissuti.

Solo quando uno è riuscito a compiere questi passaggi può dirsi libero: tutti gli altri sono preda dei loro bassi istinti, quindi, non liberi.

La libertà, pertanto, non può condurre al peccato, al sopruso sul prossimo. Non possiamo dire veramente liberi coloro che sono preda di queste passioni predatorie.

Ed ecco allora il secondo punto su cui ci troviamo in disaccordo: il tema del male.
Per me il male deriva dall’insufficienza di presa di coscienza da parte di chi lo compie, denota cioè una carenza intellettiva, un’incapacità a vedere il bene, ad allargare lo sguardo al di la dei propri confini egoistici.
È un vizio del pensiero che ci condanna a fissarci su un unico ente, noi stessi, e, conseguentemente, ci condanna alla sofferenza quando questo ente, come tutti, si corromperà e degenererà senza essere riuscito a produrre nulla di positivo, di alternativo, pur nella sua sostanziale identità, a noi stessi
( ormai dovresti capire che io intendo quel passaggio da input ad output che mantiene massimo il livello di perfezione (nutrirsi di Cristo per diventare Cristo): attenzione: sto dicendo che è l’obiettivo cui tendere, non pensare che io voglia affermare di essere l’incarnazione di questo ideale!!)
L’attaccamento, la fissità, produce la sofferenza.

Quando io dico che in Dio ogni possibile potenzialità deve avere atto, lo posso quindi fare senza temere di attribuire a Dio atti malvagi, in quanto questi atti, semplicemente, in Dio non esistono, sono nulla: è come se non potessero essere registrati perché non sono in grado di aumentare le potenzialità di Dio.

Il nostro dibattito potrebbe andare avanti all’infinito e ciascuno di noi rimarrà sulla sua posizione.
Affermazioni come: “ Gesù ….. ha offerto, per mezzo della sua passione e morte, gli aiuti della grazia divina per raggiungere la via della Vita” oppure: “ occorre chiamare male il male e bene il bene”, sono affermazioni corrette, ma non danno concrete indicazioni sul modo in cui agire.
Sarebbe interessante avere un parere terzo sul nostro confronto: io sono abbastanza convinto di muovermi nel solco della tradizione francescana, da Duns Scoto a Bonaventura a Occam: padre Orlando Todisco potrebbe aiutare entrambi a capire se le nostre affermazioni sono corrette o carenti e dove.
Senza nulla togliere al tuo contributo: le cose che mi dici, come ho già detto, sono certamente corrette e coerenti con il catechismo della Chiesa Cattolica: io ho solo cercato di spingermi un po’ oltre, per essere più pragmatico, più concreto, e non penso che le mie conclusioni debbano per forza essere in contrasto con il catechismo.

Vedi un po’ cosa si potrebbe fare.
Per intanto ti saluto e alla prossima.