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Certo: l’uomo non è Dio, almeno, l’uomo come lo conosciamo, proiettato nello spazio-tempo e in tutte le contraddizioni derivanti dal suo essere collocato nel molteplice.
E certo: l’uomo ha bisogno di Dio per essere salvato.
La figura di Gesù, del Cristo, è sicuramente l’unico elemento che ogni possibile universo dovrà sempre avere: infatti, ogni possibile universo nasce per dare atto ad ogni possibile potenzialità che risiede in Dio e, per farlo, ha bisogno di un molteplice materiale proiettato nello spazio-tempo e, pertanto, potenzialmente ed attualmente peccaminoso; proprio per questo ogni universo ha allora anche bisogno della figura redentrice di Cristo che doni se stesso per riportare l’universo materiale (necessario per prendere atto degli infiniti modi di Dio) a Dio medesimo, all’unità monadica di Dio.

In questo senso va intesa la sequela di Cristo: ognuno di noi deve riuscire a sviluppare al massimo le sue potenzialità, perseguendo la ricerca dell’armonia, del Bello: non appena sarà arrivato al momento atarassico, di perfetta indifferenza a qualsiasi atto, potrà scegliere liberamente, sulla traccia di Cristo, di donare il Bello raggiunto al prossimo, in modo da garantirselo per l’eternità: solo donando volontariamente qualcosa (realizzando il Bene) lo si proclama irreversibilmente e definitivamente come proprio per l’eternità.

Su internet puoi trovare un interessante articolo del prof. Cataldo Zuccaro, docente di morale Speciale nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana sulla sequela di Cristo, in cui si arriva alla conclusione che la sequela di Cristo non è un’imitazione pedissequa della vita di Cristo, ma consiste nella capacità di far proprio il suo dono, ovvero, nel far proprio il concetto stesso del donarsi al prossimo, in modo sempre diverso e sempre nuovo: è questo l’unico modo che il cristiano ha per raggiungere la vita eterna, per vincere la morte: donare se stesso dopo aver raggiunto il dominio completo di tutte le sue potenzialità (il Bello, l’armonico) al punto che un solo atto, per il suo essere scelto liberamente (il Buono, l’eticamente produttivo), è in grado di sintetizzarle tutte in un solo istante irreversibile e pieno.

Le vite di molti santi testimoniano di questa conversione dal Bello al Buono. Dall’arte all’ascesi del donarsi (Schopenhauer).
Ancora un grazie per la fiducia che riponi nelle mie risposte e per la pazienza e un caro saluto.