00 04/05/2014 16:40
Riuscire a condurre una vita non contraddittoria, per me, significa riuscire ad arrivare al nucleo della propria esistenza, a qualcosa che rimane valido in ogni nostro atto, a qualcosa in grado di costituire la pietra d’angolo della nostra futura vita eterna, facendocela intravvedere come naturale esplicitazione di tutte le potenzialità così conquistate durante la propria vita terrena, dando dimostrazione di coerenza interiore.
Questo qualcosa da una parte deve essere in grado di dare una spiegazione logica ad ogni nostro atto, e dall’altra di connotarci nella nostra individualità. Generico e specifico nello stesso tempo.
Per questo vedevo una possibile soluzione nella polarizzazione fra purezza dell’energia divina, che tutti ci riassume, ovvero, in grado di implementare potenzialmente qualsiasi atto, e individualità della storicità della nostra vita che ha realizzato parte di quell'energia divina, dando luogo ad uno degli infiniti modi indeterminati di Dio.
Comunque si tratta di una mia interpretazione personale, di un tentativo di dare una maggiore visibilità a come potrebbe essere la nostra vita eterna. Ogni contributo alla discussione è sempre ben gradito.
In merito a questo dibattito mi permetto di invitare chiunque sia interessato a fare riferimento al testo di Romano Guardini sulle cose ultime: il mio parroco mi ha anche fatto avere un articolo molto interessante da Civiltà Cattolica Quaderno 3886 (19 maggio 2012) il cui autore è Gerald O’Collins S.I. (titolo: quale corpo dopo la resurrezione?).

Un saluto, Andrea.

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