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CAPO VIII

Si dimostra razionalmente l’unità di Dio. Se vi fossero più dei, dovrebbero o costituire una certa unità o esistere separatamente: nel primo caso, dovrebbero essere del tutto simili, mentre l’increato non ha simile, oppure essere parti integranti d’un tutto, e questo sarebbe fatto, corruttibile, composto, divisibile, mentre Dio é tutto l’opposto. Se poi esistessero separatamente, dato che il creatore del mondo sta intorno al mondo, intorno al mondo o nel mondo essi non avrebbero più posto; se poi stessero fuori di questo mondo, sarebbero circoscritti e la loro provvidenza non si estenderebbe a noi.

1.. Che pertanto uno solo fin da principio sia il Dio creatore di questo universo, considerate a questo modo, affinché abbiate anche là dimostrazione della nostra fede. Se da principio due o più dei vi fossero stati, o sarebbero esistiti in una certa unità e identità o separatamente ciascuno da sé.

2. Ora, essere in tale unità e identità non potevano; infatti, se sono dei, non sono simili, e non sono simili perché appunto increati; ché gli esseri creati sono simili agli esemplari, mentre gl’increati non hanno simile, non essendo fatti da alcuno né ad immagine di alcuno.

3. Se poi si dicesse che Dio è uno a quel modo che mano e occhio e piede riguardo a un medesimo corpo ne sono parti integranti, in quanto fra tutti fanno uno solo completo, bisognerebbe osservare: veramente sì Socrate, in quanto è fatto e corruttibile, è composto e divisibile in parti, ma Dio è increato e impassibile e indivisibile; dunque non consta di parti.

4. Se poi ciascuno di essi sta da sé, mentre quello che ha creato il mondo se ne sta al di sopra delle cose create e al di là di ciò che fece e dispose in ordine, deve starà l’altro o gli altri? Ché se il mondo, formato a mo’ di sfera, è racchiuso dai cerchi del cielo, e il fattore del mondo è al di sopra delle cose create e lo governa con la provvidenza che ha di esse cose, qual sarà mai il luogo dell’altro o degli altri dei ? Poiché non è nel mondo, che è di un altro, né intorno al mondo, ché al di sopra di esso c’è il Dio creatore del mondo.

5. E se non è nel mondo né intorno al mondo (poiché tutto ciò che è intorno ad esso è occupato da quello) dove è egli? Al di sopra del mondo e di Dio, dentro e intorno a un altro mondo? Ma se è dentro e intorno a un altro mondo, non è più intorno a noi, poiché più non signoreggia in questo mondo, né per potenza è grande, poiché si trova in un luogo circoscritto.

6. Se poi non è né in un altro mondo (ché tutto è riempito da questo), né intorno a un altro (ché tutto da questo è contenuto), neppur esiste, non essendovi luogo nel quale egli sia.

Oppure che cosa fa egli, essendovi un altro dov’è il mondo ed essendo egli ai di sopra del fattore del mondo, senza essere poi né nel mondo né intorno al mondo?

7. Ma vi è una qualche altra cosa dove in qualche modo possa stare.

Ma sopra di lui vi è Dio e le cose di Dio. E qual sarà il luogo, se questi riempie ciò che vi è al di sopra del mondo?

8. Di più, è egli provvido? No, che non è provvido, se non l’ha fatto. Ma se non fa, né è provvido, né v’ha altro luogo in cui stia, quell’unico che è da principio e solo facitore del mondo egli è Dio.

CAPO IX.

Oltre che dimostrata dalla ragione, l’unità di Dio é attestata dai profeti; e si citano passi di Mosè e d’Isaia.

1. Per altro, se noi ci accontentassimo di siffatte considerazioni, potrebbe alcuno pensare che sia umana la nostra dottrina; ma poiché le voci dei profeti danno fede ai nostri ragionamenti, (e io penso che anche voi, amantissimi come siete del sapere e dottissimi, non siate ignari né di quelle di Mosè, né di quelle d’Isaia e di Geremia e degli altri profeti, i quali nell’estasi dei loro pensieri, quando lo Spirito divino li muoveva, proclamarono ciò che dentro li eccitava, di loro servendosi lo Spirito come un flautista soffierebbe nel flauto) che dunque dissero costoro?





2. Il Signore Iddio nostro; nessun altro sarà paragonato a lui . E di nuovo: Io Dio primo e ultimo, e all’infuori di me non v’è Dio . Similmente: Prima di me non vi fu altro Dio e non sarà dopo di me; io sono Dio, e fuori di me non ve n’è altro. E intorno alla sua grandezza: Il cielo é mio trono, e la terra sgabello de’ miei piedi. Quale casa mi edificherete voi, o quale sarà il luogo del mio riposo?

E lascio a voi di esaminare, applicandovi a questi stessi libri, le loro profezie, affinché con retto giudizio diate fine ai soprusi che ci fanno.

CAPO X



Non siamo atei, perché affermiamo un Dio unico e perfetto. Inoltre noi riconosciamo il Figlio di Dio, il suo Verbo, per cui il Padre ha fatto ogni cosa, e lo Spirito Santo, emanazione di Dio. Ammettiamo ancora una moltitudine di angeli e ministri di Dio.



1. Che pertanto noi non siamo atei, ammettendo come unico Dio colui che è increato ed eterno e invisibile e impassibile e incomprensibile e immenso, intelligibile soltanto dalla mente e dalla ragione, circonfuso di luce, di bellezza e di spirito e di potenza inenarrabile, dal quale tutto l’universo, per mezzo del Verbo suo, è stato creato e ordinato ed è conservato, io ve l’ho fatto veder a sufficienza.

2. Si, noi pensiamo anche a un Figlio di Dio. E non mi si reputi cosa ridicola che Dio abbia un Figliolo. Poiché, non come favoleggiano i poeti, che mostrano gli dei per nulla migliori degli uomini, noi la pensiamo sia intorno a Dio Padre, sia intorno al Figlio: invece, il Figlio di Dio è il Verbo del Padre in idea e atto; ché ad immagine di lui e per mezzo di lui tutto fu fatto, essendo il Padre e il Figliolo una cosa sola. Ed essendo il Figlio nel Padre e il Padre nel Figlio per unità e potenza di spirito, Mente e Verbo del Padre è il Figlio di Dio.

3. Che se voi, per la vostra eccelsa intelligenza, amate indagare che voglia dire "il Figlio", ve lo dirò in brevi parole: egli è la prima progenie del Padre, non già come prodotto (ché fin da principio Iddio, mente eterna, aveva in se stesso il Verbo, o ragione, essendo egli eternamente razionale), ma nel senso che, quando tutte quante le cose materiali giacevano a guisa di materia informe e di terra inerte, mescolate le più spesse con le più leggere, egli procedette per essere riguardo ad esse modello e atto.

E concorda con questo concetto anche lo Spirito profetico: Il Signore (dice infatti) mi creò fin dal principio delle sue vie per le opere sue . Veramente anche lo stesso Santo Spirito che operava nei profeti noi lo diciamo effluvio di Dio, che emana e ritorna come raggio di sole.

5. Chi dunque non rimarrebbe attonito nell’udire che vengono detti atei quelli che riconoscono Dio Padre e Dio Figlio e lo Spirito Santo, che ne dimostrano e la potenza nell’unità e la distinzione nell’ordine? Né a ciò si ferma la nostra dottrina teologica, ma ammettiamo anche un gran numero di angeli e di ministri, che Dio, fattore e creatore del mondo, per opera del suo Verbo, distribuì e ordinò a sovrintendere agli elementi e ai cieli e al mondo e a ciò che v’è in esso, e al buon ordine loro.




CAPO XI

La sublimità della dottrina morale del cristianesimo, che noi pratichiamo (mentre tutti gli artifizi della dialettica non riuscirono a rendere migliori gli uomini) e che anche gl’indotti dimostrano con la loro vita, é un’altra prova che noi non siamo atei.

1. Che se io così accuratamente vi espongo la nostra dottrina, non ve ne meravigliate; ne parlo accuratamente, perché non vi lasciate anche voi trascinare dalla comune e stolta opinione, e abbiate da conoscere il vero. Infatti anche per mezzo dei precetti stessi che noi osserviamo, e che non sono già stabiliti dagli uomini, ma emanati da Dio e da Dio insegnati, noi vi possiamo persuadere di non tenerci per atei.

2. Quali sono, adunque, i precetti in cui noi siamo allevati? Io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite quelli che vi maledicono, pregate per chi vi perseguita, affinché siate figli del Padre che é nei cieli, il quale fa sorgere il suo sole su cattivi e su buoni, e piove su giusti e su ingiusti.

3. E qui, poiché la nostra dottrina è stata accolta con molto clamore, permettetemi che io prosegua con piena libertà di parola, giacché faccio la nostra difesa davanti a imperatori filosofi. Chi mai, infatti, di coloro che spiegano i sillogismi e sciolgono le anfibologie ed espongono le etimologie o insegnano che cosa siano le omonimie e le sinonimie e i predicati e i giudizi e che cosa sia il soggetto e che cosa sia il predicato, i quali si promettono di rendere con questi e altrettali discorsi del tutto felici chi li frequenta, chi mai, dico, è così puro d’animo da amare i nemici invece di odiarli, e invece (ciò che sarebbe la cosa più moderata) di dir male di chi fu primo a coprirli di contumelie, dirne bene, e pregare per chi attenta alla loro vita? Costoro, al contrario, sempre continuano con malo animo a ricercare nel proprio interesse questi segreti e a desiderare sempre di far male, stimando il loro mestiere un’arte di parole e non una dimostrazione di fatti.

4. Presso di noi invece trovereste degli ignoranti e degli operai e delle vecchierelle che se sono incapaci di spiegare a parole l’utilità della loro dottrina, col fatto ben dimostrano l’utilità dei loro principi. Non parole vanno essi recitando a memoria, ma opere buone mettono in mostra; se battuti ecco che non ribattono, se derubati non muovono lite, danno a chi chiede e amano il prossimo come se stessi.

CAPO XII.

Si argomenta della precedente esposizione della dottrina e della vita dei cristiani che essi non sono atei: solo la fede in Dio giudice spiega la loro condotta così intemerata. Sono lontani dal vero culto di Dio i pagani solo avidi di godimenti sensuali, non i cristiani che aspirano unicamente a conoscere Iddio e amano anche i loro nemici.

1. Or dunque, se non credessimo che Dio presiede al genere umano, vivremmo noi così puri? No certamente; ma poiché siamo persuasi che avremo da rendere conto di tutta la nostra vita di quaggiù a quel Dio che ha creato e noi e il mondo, ci scegliamo quella vita moderata e caritatevole e facilmente oggetto di disprezzo, giudicando che non soffriremo quaggiù nessun danno tanto grande, se anche ci si privasse della vita, quanto è la mercede che là riceveremo da parte del gran giudice in premio di una vita mansueta e benigna e modesta.

2. Platone aveva detto che Minosse e Radamante giudicheranno e puniranno i malvagi; ma noi (ammesso pure che ci sia un Minosse e un Radamante é anche il padre loro) diciamo che nemmeno costoro potranno sfuggire al giudizio di Dio.



3. Ma che? A quelli che fanno consistere questa vita in questo: Mangiamo e beviamo, ché domani siamo morti , e la morte suppongono un sonno profondo e un oblio ("sonno e morte gemelli"), si dà credito d’esser pii; e noi, uomini che della vita di quaggiù facciamo pochissimo conto, e ci lasciamo condurre dal solo desiderio di conoscere il vero Dio ed il suo Verbo, qual sia l’unione del Figlio col Padre, quale la comunicazione del Padre col Figlio, che sia lo Spirito, quale l’unione e la distinzione di questi così grandi in uno congiunti, dello Spirito, del Figlio e del Padre; noi, i quali sappiamo che la vita che ci attende è di gran lunga superiore a ogni espressione, se vi arriveremo puri da ogni misfatto; noi, che siamo pieni di carità a tal segno da amare non solo gli amici (poiché se amerete, dice, chi vi ama, e darete a prestito a chi presta a voi, qual mercede avrete? Noi, tali essendo e tal vita vivendo per sfuggire la condanna del giudizio, non saremo creduti pii?

4. Questo dunque abbiamo detto, piccola cosa fra le grandi e poco fra il molto che si potrebbe dire, per non tediarvi di soverchio. Chi assaggia il miele o il latte rappreso, da una piccola particella giudica se il tutto è buono.