00 21/03/2014 20:23
XIX.

Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto di noi Cristiani?

¶ Non andiamo dunque a ricercare le Sacre Scritture; non dobbiamo noi sostenere discussioni in un campo in cui la vittoria non è possibile riportarla in tutto il suo splendore, ed essa in ogni modo risentirebbe certamente di un carattere di dubbio e d'incertezza. Del resto però, anche se questo studio attento, questo esame condotto sui Libri Sacri, non andasse a finire nella conclusione che ciascuna delle due parti avversarie rimanesse salva sulla sua posizione, prima di tutto, il procedimento normale della questione richiede che si stabilisca definitivamente questo punto: è proprio ciò che rappresenta il fulcro di ogni dìsputa: chi è il detentore di un principio vero e infallibile di fede? le Scritture a chi appartengono veramente? questa norma di vita, questa disciplina, per la quale e dalla quale sorgono i fedeli in Cristo, da chi c'è stata data? quali uomini ne sono stati i diffusori? quando e a chi è stata essa affidata? là dunque, dove si dimostreranno essere i possessori e i seguac, |42 della disciplina e della più pura e sincera fede cristiana, ivi si potrà dire che si riscontri la luce di verità delle Sacre Scritture, la comprensione esatta di esse, la retta intelligenza, insomma, di ogni cristiana tradizione.

XX.

Cristo e gli Apostoli: loro missione

¶ Chiunque sia Gesù Cristo - mi sia permessa, per ora, l'espressione che io uso -, il Signor nostro, Figlio di Dìo, qualunque Esso sia, Dio e uomo, qualunque sia la materia di cui Esso, come uomo, si sia rivestito, Maestro di una fede, qualunque essa voglia essere, e che ci assicurò una ricompensa, qualunque essa sia per essere, durante il Suo soggiorno sulla terra, Egli manifestò che cosa fosse, che cosa fosse stato, quale la volontà del Padre Suo, che Egli seguiva, quali i doveri a cui l'uomo doveva piegarsi e che doveva compiere: e tutto ciò Costui lo rendeva chiaro ed aperto, parlando o in mezzo al popolo o ai Suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sè: non si staccarono mai dal fianco del Maestro: li aveva |43 scelti, perchè fossero maestri alle genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, nel ritornare al Padre Suo dopo la Resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (64). E gii Apostoli sùbito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, mèssi] in luogo di Giuda, che era stato cacciato, sortirono Mattia come loro dodicesimo compagno (65), secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David (66). Avendo ricevuto la promessa virtù dello Spirito Santo per compiere i dovuti miracoli e diffondere la fede in ogni linguaggio (67), fu dapprima in Giudea che, fermata la grande parola di fede in Gesù Cristo, stabilirono quivi le prime radunanze di fedeli, e dì poi si sparsero in tutto il mondo e bandirono alle genti il Verbo della nuova credenza, della nuova regola di vita. E Chiese sorsero in ogni città; e da queste trassero e accesero la favella vivace e inestinguìbile della dottrina e della fede in Cristo tutte le altre radunanze di fedeli, ed ogni giorno vi attingono forza nuova per poter divenire vere |44 Chiese. Ed ecco che, per questo, esse saranno denominate Apostoliche, come figlie dirette delle Chiese che dagli Apostoli ebbero prima loro origine. Tutto deve portare l'impronta della origine sua, è necessario. Che cosa rappresentano tante Chiese e così importanti, sia pure, se non sempre, quella prima dagli Apostoli fondata e dalla quale hanno poi tratto loro vita e sviluppo le altre tutte? Tutte sono primitive dunque, Apostoliche tutte e tutte insieme non fanno che confermare il principio della maggiore e possente unità: e in esse è la parola perenne di pace e d'amore; fra gli uomini, da esse si parte il principio della più assoluta fratellanza umana, dunque; esse parlano il linguaggio della maggiore e pie affettuosa ospitalità. E questi, che poi son divenuti veri diritti, non altra regola possono invocare, all'infuori di quella che può derivare da una tradizione unica di uno stesso sacro principio.

XXI.

Fondamente della PRESCRIZIONE contro gli eretici

¶ È da qui, da ogni considerazione esposta, |45 che noi facciamo movere la nostra prescrizione contro gli eretici. È pure vero che Gesù Cristo inviasse gli Apostoli a predicare la sua dottrina (68). Ebbene: noi non dobbiamo accettare altri, all' infuori di loro, come divulgatori di essa. Chi può conoscere il Padre se non il Figlio Suo e quelli a cui il Figlio lo rivelò (69)? E sembra che a nessun altro, se non agli Apostoli, il Figlio abbia rivelato i! Padre Suo. Ad essi poi dètte l'incarico della predicazione e di divulgare, s'intende, ciò che era stato loro manifestato. Ciò che essi, dunque, bandiscono alle genti, è quello che Cristo rivelò all'intelligenza loro; ed è da questo punto anche che noi possiamo alzare il nostro grido di prescrizione, in quanto non deve esser possibile conoscere la verità della dottrina di Cristo, se non ricorrendo alle Chiese che gli Apostoli fondarono e dove essi ammaestrarono i fedeli, sia colla voce viva ed ardente, sia rivolgendosi poi con lettere alle genti. Se dunque le cose stanno esattamente così ne risulta che ogni dottrina, la quale si accordi ai principi di quelle Chiese Apostoliche Madri, sorgenti di ogni fede più pura, si deve riconoscere come veritiera: essa |46 contiene in sè, senza dubbio alcuno, ciò che le Chiese attinsero dal labbro degli Apostoli, ciò che a loro volta gii Apostoli colsero dalle labbra di Gesù, ciò che infine Gesù attinse da Dio. E si può affermare, senz' altro, falsa ogni dottrina che si schieri contro la verità della Chiesa e quindi contro la parola degli Apostoli, di Cristo, di Dio. Quello che ci resta da dimostrare è questo appunto: che la dottrina nostra, di cui prima abbiamo dato la regola di fede, trae l'origine sua dalla pura tradizione apostolica e che quindi, posto questo riconoscimento, tutte le altre dottrine vengono infirmate come false, in quanto traggono loro sorgente da principi non veri. Noi siamo nel rapporto più intimo colle Chiese Aposto-liche, perchè la nostra dottrina non è in alcun punto diversa dalla loro: questa è la prova sicura dell'assoluta verità.

XXII.

La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza

¶ La prova di quanto asseriamo è così chiara che, appena sia apertamente esposta, non c'è affatto bisogno di contrastare in qualche modo. |47 Ma, come se ormai la prova nostra non risplendesse già nel suo fulgore di verità, alla parte avversaria noi vogliamo concedere di mettere fuori gli argomenti loro, dal momento che essi pensano di potere infirmare la nostra prescrizione contro l'eresie. Gli Apostoli non hanno avuto una conoscenza completa di tutta la dottrina del Signore, essi dicono; ecco uno dei loro punti essenziali: ma poi, come scossi intimamente da un accesso di pazzia, cambiano il loro pensiero e, contrariamente a quanto prima avevano sostenuto, affermano che gli Apostoli hanno avuto bensì la conoscenza completa della dottrina del Signore, ma non hanno comunicato, partecipato agli altri la loro dottrina nella sua integrità. Ma, in ambedue i casi, essi gettano biasimo sulla figura di Cristo, il quale avrebbe inviati gli Apostoli o non forniti di una conoscenza assoluta, o avrebbe dato incarico della diffusione della dottrina a spiriti che l'alterarono, forse attraverso la sottigliezza del loro pensiero. Ma chi potrà mai credere, che sia fornito di un retto discernimento, che non siano stati in possesso dell'integrità e della completezza della dottrina, |48 quelli che il Signore scelse a maestri, e che li tenne compagni, con Lui sempre, e Lo seguirono e vissero in compagnia Sua fedelmente? E con loro si confidava di ogni segreto, senza fame parte ad altri, dicendo appunto che a loro solamente sarebbe stato concesso di penetrare i misteri, che li popolo invece non avrebbe dovuto e potuto conoscere (70). Qualcosa sarà dunque rimasta nascosta a Pietro? A Pietro, pietra di quella Chiesa che avrebbe avuto da lui sua consistenza e sua base? Che poteva, ripeto, essere occulto a lui, che aveva avuto le Chiavi del Regno dei Cieli e la facoltà di legare e dì sciogliere sulla terra e nei Cieli (71)? E qualcosa avrà forse potuto rimanere nascosta a Giovanni? egli era il più caro al Signore suo, fra i Discepoli; egli potè posar la sua testa sul cuore del Signore (72); a lui il Signore, di preferenza, indicò Giuda come quegli che l'avrebbe tradito; Giovanni fu quegli che il Signore indicò a Maria, come chi avrebbe dovuto tenere presso di Lei (73) in luogo del Figliuol Suo. Che cosa potè rimanere occulto a quelli ai quali Egli manifestò il fulgore della Sua gloria, e Mosè ed Elia e la voce stessa del Signore, Padre Suo (74), |49 la quale scendeva dal Cielo? Non che Gesù avesse gli altri Apostoli in minore considerazione, ma perchè ogni parola deve stare salda sulla testimonianza di tre (75). Allora ignorarono qualche cosa anche quelli ai quali il Signor nostro, dopo che fu resuscitato, volle, nella Sua immensa bontà, cammin facendo, spiegare tutte le Scritture Sacre (76).

¶ Aveva sì, detto il Signore una volta: ho molte cose ancora da dirvi, ma voi ora non siete in grado di comprenderle (77): ma aveva anche aggiunto: quando discenderà quello Spirito di luce e di verità, questo stesso vi aprirà la conoscenza ad ogni vero. E così dimostrò chiaramente che non potevano ignorare nulla, coloro ai quali aveva pure assicurato che sarebbero giunti alla conoscenza della verità integralmente, per mezzo dello Spirito Santo, sorgente appunto del vero. E la promessa fu mantenuta e gli Atti degli Apostoli sono lì a provare la discesa dello Spirito Santo (78). Chi non riconosce questa parte delle Sacre Scritture, non può essere dello Spirito Santo, come chi appunto ignora come Esso sia disceso sulla terra, agli Apostoli. E poi, come costoro possono difendere e sostenere in |50 qualche modo la Chiesa di Cristo, dal momento che essi non sanno e quando e da quali principi abbia tratto l'origine sua e la sua forza questo organismo? Ma per gli eretici è preferibile non possedere le prove di quello che essi sostengono, piuttosto che esser costretti, di fronte all'evidenza delle prove, a rinunziare alle falsità che essi inventano.

XXIII.

Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli

¶ Vogliono essi, ad esempio, addurre come argomento di lor difesa la non perfetta conoscenza che gli Apostoli ebbero della dottrina cristiana e per questo, ricordano come Pietro e i seguaci suoi fossero stati rimproverati da Paolo (79). Appunto, essi dicono, perche qualche differenza d'indirizzo si riscontrava fra loro, onde ne traggono che la conoscenza loro poteva avere una completezza maggiore: come dovè appunto essere il caso di Paolo, allorchè ebbe parole di rimprovero per chi Paveva preceduto nell'apostolato. Ma in primo luogo io potrei ben rispondere a questa gente, che non riconosce gli Atti degli Apostoli: voi |51 dovete dimostrare qual sia codesto Paolo e che cosa sia stato prima di essere Apostolo e in qual modo lo sia divenuto, dal momento che è chiaro che costoro si servono dell'autorità sua, moltissimo, anche in altre questioni. È lui stesso che ci dice che da persecutore divenne Apostolo (80), ma questo può anche non essere sufficiente, a chiunque voglia prestar fede a qualcosa, dopo aver bene considerato ed esaminato ogni lato della questione stessa: eppoi sappiamo che neppure il Signore fece testimonianza su sè stesso (81). Ma supponiamo pure che essi, appunto per credere contrariamente ai dettami delle Scritture, non fondino affatto le loro credenze sulle Scritture stesse; ma ci dimostrino almeno come in seguito al fatto della riprensione rivolta da Paolo a Pietro, sia stata introdotta da Paolo un'altra forma di Vangelo, diversa da quella che Pietro e gli altri Discepoli avevano già insegnato. Ma ben diversamente andò la cosa: la verità fu che Paolo, che da persecutore era divenuto sostenitore e diffusore della dottrina di Cristo, è presentato da fratelli ad altri fratelli: è considerato uno dei loro (82); egli viene dunque accolto da quelli |52 che avevano dagli Apostoli ricevuto il Verbo della fede, viene ammesso nella società loro, e in seguito Paolo, come egli stesso ci racconta (83), per conoscere Pietro, sale a Gerusalemme: era un dovere e un diritto nel tempo medesimo, come quegli che partecipava della stessa fede e della stessa predicazione. E costoro non avrebbero certamente provato un senso di soddisfazione e non avrebbero avuto lieta meraviglia che Paolo, da persecutore, militasse ora nelle file dei predicatori (84) e dei diffonditori della fede, se dalle sue labbra avessero sentito uscire qualcosa di contrario ai principi fondamentali della loro dottrina; e non avrebbero innalzato inni di lode e di gloria al Signore (85), perchè Paolo, da nemico accanito, si era poi convertito alla giusta e retta credenza. Ma tutti invece dettero a lui la destra in segno di concordia e di unione, e fra loro (86) regolarono la divisione degli uffici, ma non parlarono affatto di scissione di Vangelo. Non era il caso di pensare che uno dovesse andar predicando un Vangelo, mentre poi un altro dovesse essere il diffusore di una diversa dottrina. No; era la medesima dottrina che doveva andare divulgata fra gruppi |53 di genti diverse; Pietro ai Giudei avrebbe dovuto predicare, Paolo ai gentili. Del resto, se pur fu biasimato Pietro (87), perchè egli, pur avendo convissuto con i gentili, dopo si allontanava da loro e stabiliva così differenza di persone, si deve riconoscere che questo non fu difetto di sostanza di dottrina, ma di semplice esteriore convivenza. Ed infatti egli non annunciava davvero un Dio diverso dal Dio Creatore dei Cristiani, ne un altro Cristo, se non Quello che nacque da Maria; non fece brillare altra speranza alla mente dei fedeli, se non quella della Resurrezione.

XXIV.

La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non è, se non la fede di Cristo

¶ Io non ho affatto desiderio, anzi, dirò meglio, io non ho mai avuto un'idea così insana dì voler porre gli Apostoli fra loro in contrasto. Ma dal momento che questa gente degli eretici, nella sua perversità grande, si serve di questa specie dì rimprovero mosso da Paolo a Pietro, quasi per provare e far |54 riconoscere come sospetta la dottrina anteriormente predicata, io prenderò, per così dire, le difese di Pietro e ricorderò che Paolo stesso ha affermato questo: che egli si era fatto tutto con tutti: giudeo con i Giudei, gentile con i gentili, per poterli tutti attrarre a sè. Così, per riguardo a questioni di tempo, di persone, di procedimenti, di modalità diverse, trovavano da ridire e da criticare, mentre poi essi stessi agivano perfettamente nello stesso modo, riguardo ai punti di sopra ricordati. Sarebbe esattamente la medesima cosa come se anche Pietro avesse dovuto usare riprensione con Paolo perchè, pur proibendo la circoncisione, egli stesso poi aveva circonciso Timoteo. Per tal risposta se la vedano fra loro quelli che azzardano giudizi e critiche sugli Apostoli. Quel che poi è magnifico, è che Pietro e Paolo rifulgono ugualmente nella luce gloriosa del martirio.

¶ E sebbene Paolo, rapito fino al Terzo Cielo e trasportato in Paradiso, abbia colà avuto straordinarie rivelazioni, pure queste non rivestirono carattere tale da suggerirgli l'idea di una dottrina diversa, perchè quelle conoscenze erano di natura siffatta, da non esser |55 possibile che fossero comunicate e conosciute dagli uomini. Le quali arcane verità o qualche cosa che a ciò s'avvicini, se fossero giunte alla conoscenza di taluno o ci fosse una dottrina eretica che sostenesse appunto di seguire essa questi tali misteriosi e arcani principi; ciò significherebbe che Paolo si rese colpevole di tradire il segreto o altri, rapito in Paradiso dopo di lui, ebbe facoltà di manifestare quegli arcani, che a Paolo non fu concesso neppure di accennare segretamente.