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XIII.

La Regola di lede

¶ È proprio questa regola di fede, che noi professsiamo come base della difesa nostra: è essa che ci da la linea nella nostra ferma credenza.

¶ Che vi è un Dio solo, creatore del mondo, ne alcun altro al di fuori di Lui. Questi ha tratto il tutto, esistente nell'Universo, dal nulla per mezzo del Verbo Suo, generato al principio delle cose tutte: Figlio Suo fu chiamato questo Verbo, e nel nome di Dio apparve ai Patriarchi sotto varie figure; in ogni tempo fu ascoltato dai Profeti, e di poi discese per lo spirito e virtù di Dio padre, in Maria Vergine, e nel seno di Lei divenne carne e da Essa ebbe vita Gesù Cristo. E nuova legge Egli promulgò alle genti, e formulò una nuova promessa di un Regno dei Cieli; fece dei miracoli, fu posto in croce, ma nel terzo giorno della Sua morte risorse, e ascese in Cielo, dove sedè alla destra del Padre Suo; e mandò in |31 terra la potenza dello Spirito Santo, in vece Sua, chè fosse la guida di tutti i credenti. Egli poi ritornerà in pieno fulgore di gloria e di luce per prendersi i Santi e condurseli ai frutti della vita eterna e delle celesti promesse, e per giudicare i profani, pronunciando contro di loro la condanna del fuoco eterno, dopo aver compiuta la restituzione dei corpi agli uni e agli altri.

XIV.

La regola dì fede è cio che pienamente soddisfa l'anima nostra, senza andar più oltre cercando.

¶ Questa è stata la regola che Cristo ha stabilito; ed io ve lo proverò; ed essa non può dar luogo fra noi a controversie o a questioni di sorta, al di fuori di quelle che vengono sollevate dalle eresie, che creano gli eretici,

¶ Del resto, se la base della regola di fede resterà inalterata, potrai anche discutere, esaminare, considerare quanto sarà di tuo piacimento, se qualche cosa in essa potrà per te rivestire carattere di ambiguità o sembrarti avvolta in un velo di oscuro. È vero |32 certamente che vi è qualche dotto, nostro fratello, che ha avuto il dono di conoscere i segreti della più profonda saggezza; vi è pur qualcuno, dico, che ha familiarità con chi possiede esperienza di simili questioni; e che è preso, con voi, forse, dal desiderio di ricercare troppo avidamente. Ma, in fondo in fondo, è meglio ignorare qualche cosa, piuttosto che venire poi a conoscere quello che non sì deve, dal momento che tu sai già quello che a te è doveroso sapere. Il Signore ha detto: è la tua fede quella che ti ha salvato (58), non l'esame delle Scritture, che nella tua abilità hai condotto con sottigliezza di spirito critico. In che cosa consiste la fede? nella regola della fede stessa. Essa ha la sua legge, e la salvezza ti viene appunto dall'osservanza scrupolosa di questa: ma l'abilità nell'interpretazione della Scrittura, risiede solo in un principio di curiosità, e il suo prestigio l'attìnge solo dal potere acquistare il nome di uomo saggio ed erudito: ma, di fronte alla fede, la ricerca abile e sottile ceda le armi, e la gloria lasci il passo alla salvezza: almeno esse non facciano chiasso e non frappongano ostacoli; se ne stiano in tutta pace. È raggiungere il grado più alto |33 di sapienza, il non saper nulla che possa opporsi o contrastare alla regola dì fede.

¶ Ebbene; supponiamo ora che gli eretici non siano i nemici dichiarati della verità e che a noi non sia fatto obbligo alcuno di fuggirli; ma che cosa è, insomma, questa nostra relazione con gente che confessa apertamente di dover ricercare ancora (59)? Se essi sono sinceri nell'affermare che ancora hanno ardore di ricerca, ciò significa manifestamente che fino ad ora non hanno trovato niente di sicuro, e perciò anche quelle parti di dottrina che sembrano intanto considerare come inalterabili, non possono, viceversa, convincerci che nell'animo loro non serpeggi il dubbio, perche essi appunto sono sotto l'affanno tormentoso di ricerche nuove. E tu, dunque, che vai cercando, o cristiano, e rivolgi lo sguardo a coloro che pur vanno vagando nella ricerca stessa, tu, con loro, siete avvolti nelle tenebre del dubbio, e, incerti, vi rivolgete a chi sta in maggiore incertezza della vostra, ed è quindi inevitabile che come ciechi, guidati da ciechi, voi precipitiate nell'abisso (60). Ma essi vogliono trarci in inganno e usano di questo mezzo: noi ricerchiamo ancora, dicono; e |34 questo, per far penetrare fra noi i loro scritti, sperando appunto nel nostro intimo turbamento, che potrebbe derivare da questa ansia tormentosa della ricerca; ma dopo, quando hanno fatto tanto di giungere all'animo nostro, ecco che essi tosto si ergono a difensori, a sostenitori di ciò che prima dicevano formare ancora l'oggetto della loro ricerca. A noi dunque sta di confutarli con tanta energia ed efficacia, così che essi sappiano che noi intendiamo sconfessare, non Cristo, ma costoro. Cercano essi ancora? evidente indizio che nulla essi possiedono di sicuro, e se nulla hanno di ben saldo nel loro spirito, essi non hanno mai creduto, e se non hanno avuto sicurezza e fermezza di fede, a loro non s'addice il nome di Cristiani, Hanno forse essi nel loro spirito una base di fede e tuttavia affermano di dover cercare ancora per sostenerla e difenderla? ebbene, ciò significa che costoro, prima di procedere alla difesa della credenza loro, la vengono implicitamente a negare, perchè, finchè sono dediti a ricercare ancora, riconoscono, confessano di non aver mai fermamente creduto. E chi non può dunque dirsi Cristiano neppure per sè stesso, quanto potrà dirsi, a |35 maggior ragione, nei riguardi nostri? Di quale verità possono parlare coloro che s'avvicinano a lei coll'inganno? possono farsi difensori, sostenitori di una verità, essi che intendono trarre questa stessa dalla menzogna? Ma, si dirà: eppure, anche essi si appoggiano alle Sacre Scritture e da queste pretendono di ricavare ogni argomento di persuasione...; ed è logico infatti: come evidentemente potrebbero parlare di argomenti di fede, se non si appoggiassero alle Scritture Sacre?

XV.

Bisogna energicamente difendersi contro gii eretici

¶ La questione è proprio nel suo momento culminante: qua noi tendevamo, del resto; e con questa trattazione preliminare volevamo appunto dare soltanto inizio a ciò che costituisce il corpo dell'argomento nostro, per giungere poi alla lotta decisa su quei punti nei quali i nostri avversarî sono soliti provocarci. Ecco che essi tirano fuori le Sacre Scritture, e, con questa loro audace sicurezza, lì per lì, possono anche riuscire ad impressionare taluni: nell'accanimento della lotta poi, anche |36 su chi ha forza di resistenza, producono un senso di stanchezza; riescono a fiaccare i deboli e a portarli con loro; quelli poi che non posseggono uno spirito veramente deciso e sicuro, li lasciano in un'intima perplessità e in un dubbio triste e angoscioso. Noi dobbiamo precluder loro questa strada, senza indugio, sopratutto; dobbiamo impedire agli eretici che essi possano scendere a qualunque discussione che riguardi le Sacre Scritture. Se i Libri Sacri costituiscono il fulcro della loro potenza, perchè essi se ne possano servire, è necessario prima esaminare e considerare perfettamente a chi spetti il possesso delle Sacre Scritture; e questo, per evitare che di esse possano usufruire coloro ai quali minimamente spettano.

XVI.

Le Sacre Scrittore hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione

¶ Potrebbe sembrare eventualmente che, per una certa debolezza, intrinseca alla causa da me sostenuta o per un certo tal qual desiderio di portare la discussione su un campo |37 un po' diverso, io abbia posto questa questione preliminare: ma dal lato mio militano ragioni fermissime e incrollabili e, sopratutte, questa: che la fede nostra presenta il più assoluto ossequio all'Apostolo Paolo, il quale proibisce decisamente che si facciano discussioni (61), che si presti orecchio a qualunque voce di novità potesse giungerci, e che si abbia in certo modo relazione con chi è macchiato d'eresia, dopo, che noi abbiamo una sola volta cercato di correggerlo (62), e di trarlo dall' errore; non però dopo aver sostenuto con lui discussioni intorno alla diversità di dottrina. Mi pare che in tal modo ogni principio di disputa sia senz'altro dall'Apostolo condannato, dal momento che ci ha proprio indicato egli stesso, come unica ragione di potere avvicinar gli eretici, quella dì tentare una volta dì correggerli: una sola volta dico, ed è chiaro, perchè, chi è eretico, non si può considerare Cristiano. Quindi non è con lui da adoperarsi il sistema che si può, invece, usare con chi è Cristiano, di una correzione ripetuta cioè per due o tre volte e alla presenza di due o tre testimoni (63): con lui non c'è ragione di discussione: è solo il dovere di correzione che |38 noi, una volta, possiamo tentare con chi è macchiato di eresia. Ma del resto, e volendo concludere, questa disputa sulle Scritture non credo porti ad utilità alcuna, se non quella di confondere e di turbare il cuore e la mente.

XVII.

Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri

¶ L'eresia non riconosce certe parti delle Sacre Scritture, e quelle che ammette, le travisa secondo quello a cui essa mira, con aggiunte o con sottrazioni: anche se le riconosce dunque in massima, siamo ben lontani dal carattere della assoluta integrità, e quando anche le riconosca talvolta nella loro piena organicità e compattezza, purtuttavia viene poi a mutarle, dando alle singole espressioni, interpretazioni che fanno deviare dalla verità. È un'offesa alla verità che si compie, sia che il senso venga alterato, sia che l' eretico scriva cosa che non corrisponda al vero: è pur logico del resto e necessario che gli eretici, nel loro stolto e vano congetturare, non vogliano |39 riconoscere m alcun modo giusti, quei punti delle Scritture, dai quali essi verrebbero ad esser convinti di falsa dottrina. Chi segue eresia si basa, certamente, su quei punti, i quali hanno prima tratto, a bella posta, con falsa interpretazione, alle loro dottrine, oppure su quei luoghi che si prestano a questo gioco per il doppio significato che presentano.

¶ A che cosa crederai di arrivare, quale vantaggio pensi di ottenere tu che hai una conoscenza e un'esperienza grande dei Libri Sacri, a discutere cogli eretici, dal momento che costoro non vi sarà parola che non neghino, fra quelle che tu affermi e sostieni? quando la loro difesa si fermerà proprio su quei punti che tu non approverai? Perderai il fiato e null'altro nella disputa che ingaggerai; non raggiungerai scopo alcuno, se non quello d'inquietarti, nel sentire uscire dalle loro labbra tante bestemmie.

XVIII.

A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici

¶ Pensiamo ora a colui, per il quale, |40 eventualmente, voi affrontate la dìsputa sulla questione delle Sacre Scritture: perchè volete rinsaldare la fede di lui, che oscilla in qualche dubbio? io mi domando: egli si orienterà verso la luce della verità o non piuttosto nuovamente alle credenze eretiche? Egli rimarrà certamente incoraggiato dal fatto che potrà accorgersi benissimo che tu non hai avuto vantaggio alcuno sul tuo avversario: e infatti, essendovi stata tra le parti contendenti forse una stessa efficacia di negazioni e di affermazioni, ma certo un resultato alla pari, costui, dal contrasto cui ha assistito, se ne partirà con nell'anima un'incertezza ancora maggiore, e senza davvero conoscere da qual parte egli debba intendere l'eresia. Eppoi agli argomenti che noi portiamo contro gli eretici, questi possono, naturalmente, opporcene altri per parte loro, perche ne viene per necessità che essi sostengano che siamo proprio noi a presentare le Scritture alterate o a dare ad esse false interpretazioni: è la verità, infatti, che essi pretenderebbero di difendere, precisamente come la difendiamo realmente noi. |41