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CAPITOLO II. - IL LAVORO PER LA RIUNIONE CRISTIANA

Per meglio rilevare il carattere proprio del lavoro cattolico in vista della riunione cristiana, cominceremo a esporre brevemente quello che si fa tra i non cattolici.

§1.-Il Movimento ecumenico.

Lo abbiamo già ricordato tra le manifestazioni propriamente cristiane fuori della Chiesa cattolica. Attualmente vi partecipano quasi tutte le Chiese cristiane separate. Indubbiamente la nozione di Chiesa che sta alla sua base è incompleta e quindi, anche solo per questo, già erronea (rimandiamo per esempio a ciò che abbiamo detto sulla concezione della comunione ecclesiastica presso i non cattolici); questo fatto fa si che tutto il movimento sia parzialmente viziato. Tuttavia la sua intenzione fondamentale è cristiana, perché vuole obbedire alla preghiera di Nostro Signore che la sera stessa della sua Passione, prima di lasciare i discepoli, domandava al Padre la loro unità: ut unum sint.

Il Movimento ha lo scopo di ristabilire la Chiesa una visibilmente, l'Urta Sancta, intensificando l'unità già esistente tra le sue parti visibilmente disunite, e restaurando tra di esse una piena fraternità. I mezzi preconizzati per raggiungere lo scopo hanno variato nel corso della storia del Movimento, che ha avuto inizio nel 1910, dopo la prima conferenza mondiale delle società missionarie protestanti a Edimburgo, e precisamente per rimediare al cosidetto " male missionario " dello scisma. Si può notare un fatto costante, cioè il reciproco riconoscimento da parte delle varie Chiese delle loro mancanze contro l'unità cristiana. Si cominciò a cercare l'unione delle confessioni separate nella Vita e Azione (Life and Work), cioè nella morale cristiana sociale, trascurando le divergenze dottrinali esistenti. Visto l'insufficienza di questo tentativo, il ramo ecumenico chiamato Fede e Costituzione (Faith and Order) organizzò su una base ontologica la ricerca d'un reciproco accordo dottrinale, rilevando con molta lealtà e simpatia insieme, le differenze e le concordanze in questo campo

Nel 1938 le due sezioni del Movimento decisero d'unire gli sforzi in un Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches) che completò la sua formazione, ritardata dalla guerra, solo nel 1948. Le Chiese che vi saranno rappresentate ufficialmente, come dice in varie pubblicazioni ufficiali il suo segretario generale Dott W. Visse'r't Hooft, continuando il lavoro dei rami iniziali del Movimento ecumenico, cercheranno di rendere una testimonianza cristiana comune sui grandi problemi attuali della vita mondiale, e di farlo proprio in quanto Chiese e non più in qualità di comunità battezzate con nomi diversi.

Ogni Chiesa membro del Consiglio, sarà perciò stesso più Chiesa, perché è proprio d'una Chiesa rendere testimonianza, e il loro insieme manifesterà di più l'Una Sancta ricercata, che in se stessa è un dono di Dio.