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L'errore: un umanesimo senza Cristo

Vogliamo che questa lettera collettiva vi giunga per una delle date più solenni del calendario liturgico, quella che la Chiesa esorta a ricordare tre volte ogni giorno: l'Annunciazione della Vergine e l'Incarnazione del Figlio di Dio.
Troverete, nelle pagine che seguono, la nostra preoccupazione per un errore e per un costume di vita che sono in estremo contrasto con l'incarnazione e con la vita soprannaturale che l'Incarnazione ha restaurato nel mondo.
V'è un umanesimo che proclama di voler prendere in considerazione tutti i problemi umani e che pretende di capirli e di poterli risolvere con le forze ed i valori puramente umani, ma si ostina ad ignorare o a combattere Gesù Cristo.
E' l'incarnazione che ha dato al mondo Gesù Cristo, il quale ha posto nella vera luce i problemi umani, ha insegnato i principi per la loro valutazione, ha offerto i mezzi per la loro soluzione.
Con incomprensibile illogicità coloro che annunciano il supremo valore dell'uomo non vogliono saperne di lui, della sua opera, di coloro che, uomini essi pure, in lui credendo e seguendo i suoi comandi, sanno che, non solo l'uomo ha avuto da Dio un fine che supera la sua natura, ma che questa stessa natura non può esplicarsi ed affermarsi nella sua pienezza, nella sua armoniosa completezza, se dimentica la soprannatura, se rigetta la grazia, se esclude le istituzioni ed i mezzi da Dio voluti perché la grazia giungesse alle anime.
Le nostre parole vogliono soprattutto ravvivare in voi il senso della dignità che vi è stata conferita come lievito, come sale, come luce della terra.

La Chiesa affronta la situazione

1. La nostra prima parola è di profondo compiacimento.
In questi travagliati anni del dopoguerra, in cui la vita e l'opera sacerdotale sono state sottoposte a durissime prove, voi avete ben meritato della Chiesa. Nei posti più umili come in quelli di maggiore responsabilità, avete dato testimonianze luminose di vita esemplare, di ardente zelo apostolico, di fervore instancabile di iniziative. Conosciamo i vostri quotidiani sacrifici, le vostre indicibili trepidazioni, le vostre silenziose sofferenze, i vostri nascosti martiri Mai forse, come in questi anni, l'opera sacerdotale ha dovuto affrontare difficoltà e problemi di portata così vasta e complessa, da sgomentare anche le anime più salde.
Voi avete retto dignitosamente alla prova e i vostri vescovi, che da vicino hanno condiviso le vostre gioie e i vostri dolori, desiderano dare pubblica testimonianza all'esemplarità della vostra vita e all'impegno generoso del vostro ministero.

2. Realtà consolanti hanno preso sviluppo in seno alla vita religiosa della nazione: maggiore apertura ai problemi dello spirito; più alta e approfondita cultura religiosa; intenso sforzo di elaborazione di una dottrina sociale cristiana inserita nel tessuto vivo della realtà attuale; più consapevole adesione, di larghi strati del nostro popolo alla propria fede, con partecipazione più viva alla vita liturgica e sacramentale; organizzazioni cattoliche, aventi finalità sociali ed assistenziali; risveglio del laicato cattolico per estendere il raggio apostolico della gerarchia e lievitare in senso cristiano dal di dentro i diversi campi dell'attività umana.
Tra i fenomeni del nostro tempo, uno dei più rilevanti è l'irrompere nel circuito delle forze vive della nazione di masse fino a ieri rimaste fuori o ai margini della vita associata.
E' un fenomeno di evoluzione sociale del quale dobbiamo rallegrarci e che spinge a metterci amorosamente al fianco dell'umanità in cammino, come la storia dice che ha fatto sempre la Chiesa. Non possiamo però chiudere gli occhi alle deviazioni di pensiero e di costume che accompagnano questo fremito di rinnovamento.
E' concessione a un edonismo sempre più esasperato; è sopravvalutazione esclusiva dei valori economici; è contagioso relativismo morale che affascina specialmente le giovani generazioni; è esteriorizzazione della vita così sbandata, che quasi spegne nell'anima la possibilità della riflessione sulle realtà più serie e decreta un assurdo trionfo alle realtà più effimere e banali.
Noi abbiamo fede nel valore del messaggio cristiano, ma questa stessa fede ci impone di veder chiaramente nel mondo di oggi, per assumere la posizione cristiana e sacerdotale conseguente.

Laicismo: la mentalità dominante...

3. Alla base delle diverse deviazioni dottrinali e pratiche del mondo attuale si può scoprire come un denominatore comune, che quasi esprima l'anima di tutto e rappresenti il principio ispiratore della complessa gamma degli atteggiamenti errati nel campo religioso e morale?
Noi pensiamo di sì e crediamo di individuare questo atteggiamento di fondo in quella diffusa mentalità attuale che va sotto il nome di "laicismo". Non temiamo di affermare che questo è l'errore fondamentale, in cui sono contenuti in radice tutti gli altri, in una infinità di derivazioni e di sfumature.

4. E' difficile dare una definizione del laicismo, poiché esso esprime uno stato d'animo complesso e presenta una multiforme varietà di posizioni. Tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante, che potrebbe essere così definita: una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni.
Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell'uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.).

... che riduce la fede a fatto privato

5. Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l'ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell'immanenza umana. Il marxismo è precisamente su questa posizione né è il caso che ci diffondiamo ad illustrarlo.
Abbiamo, poi, un'espressione meno radicale, ma più comune, di laicismo, che ammette Dio e il fatto religioso, ma rifiuta di accettare l'ordine soprannaturale come realtà viva ed operante nella storia umana. Nell'edificazione della città terrestre intende prescindere completamente dai dettami della rivelazione cristiana, nega alla Chiesa una superiore missione spirituale orientatrice, illuminatrice, vivificatrice nell'ordine temporale.

6. Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un fatto di natura esclusivamente privata; per la vita pubblica non esisterebbe che l'uomo nella sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Il credente è perciò libero di professare nella sua vita privata le idee che crede. Se, però, la sua fede religiosa, uscendo dall'ambito della pratica individuale, tenta di tradursi in azione concreta e coerente per informare ai dettami del Vangelo anche la sua vita pubblica e sociale, allora si grida allo scandalo come se ciò costituisse una inammissibile pretesa.
Alla Chiesa si riconosce, tutt'al più, un potere indipendente e sovrano nello svolgimento della sua attività specificamente religiosa avente uno scopo immediatamente soprannaturale (atti di culto, amministrazione dei sacramenti, predicazione della dottrina rivelata, ecc.). Ma si contesta ad essa ogni diritto di intervenire nella vita pubblica dell'uomo poiché questa goderebbe di una piena autonomia giuridica e morale, né potrebbe accettare dipendenza alcuna o anche solo ispirazione da esterne dottrine religiose.