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La storia dell'Oriente antico avrebbe quindi abbracciato questi periodi:

Primo periodo: dalla fine dell'ultimo periodo glaciale (nel vicino Oriente e in Egitto verso 1*8.000 a. C.) fin verso il 5.000 a. C. - i. l'epoca in cui nascono le civiltà neolitiche e calcolitiche e si diffondono sugli altopiani dell'Asia anteriore dove, verso il 5.000, si formò una civiltà neolitica di popoli dediti all'agricoltura, che perciò avevano superato lo stadio della vita nomade e anche seminomade.

Secondo periodo: dal 5.000 al 3.700 a. C. - Verso il 5.000 comincia la colonizzazione delle tre grandi pianure del vicino Oriente, cioè dell'Indo, del- l'Eufrate e del Nilo, come pure il popolamento della valle del Giordano, regioni diventate per la prima volta abitabili verso questa data. In queste valli le condizioni di vita e soprattutto il bisogno di cominciare grandi lavori d'irrigazione obbligarono i popoli ivi stabiliti a costituire una forte organizzazione sociale e politica, giungendo cosi a formare i primi stati.
La comparsa di questa prima colonizzazione in Mesopotamia coincide con le origini della civiltà presumerica. Dal punto di vista etnico si segnala l'arrivo degli a uomini dal profilo d'uccello " (Vogelgeschichtmenschen) giunti verso il 5000 dagli altopiani a oriente di Babilonia, e la venuta degli " uomini con il grembiule di foglie " (Blattschurz, cfr. Gn. 3, 7), giunti dalla Polinesia per via di mare verso il 4.000. Bohl osserva di passaggio che quest'ultima data coincide press'a poco con quella che la storia sacra fissa per la creazione dei nostri progenitori, che furono anch'essi posti da Dio in un " eden s in Mesopotamia e dopo la caduta compaiono vestiti d'una cintura di foglie di fico.

3. Terzo periodo: dal 3.700 al 2.600; periodo dell'antica storia dei Sumeri. - La migrazione sumerica pare si debba porre verso il 3.700. Venuti dalle sponde del Mar Caspio, regione chiamata la riserva dei popoli uralo-altaici, i Sumeri si fermarono dapprima nell'Assiria (civiltà di Tepe Gawra), poi discesero nella piana mesopotamica, dove crearono la prima grande civiltà, combinando in una nuova sintesi superiore tutti gli elementi culturali preesistenti.
Questo popolo di montanari, battaglieri e conquistatori, nella piana mesopotamica edificò le sacre torri, dette Ziggurat, vi organizzò una specie di comunismo religioso, e il re veniva venerato come una specie di luogotenente degli dèi; ogni Capodanno il dio-padre, che era il capo supremo, discendeva dal cielo, verificava i conti dell'anno precedente, gettava le sorti dell'anno nuovo, celebrava i riti d'una ierogamia e rinnovava la sua intronizzazione. Si credeva che durante queste cerimonie arcaiche il cielo e la terra si compenetrassero a vicenda, e che la terra ricevesse l'impronta sempre più visibile del cielo. La regalità, come già accennammo, era ritenuta sacra e divina, e i re erano i grandi sacerdoti e i rappresentanti degli dèi.

La storia di Sumer e di Akkad, la più nota finora, si suddivide cosi: a) periodo di Uruk (Warka, Erech: 3700-8400), che si segnala già per una stupefacente fioritura culturale, con i caratteristici mosaici nero-bianco-rosso; b) periodo di Genidet-Nasr (3400-3100), che spesso viene chiamato di transizione; e) periodo classico di Ur, detto anche protodinastico, il periodo dello splendore delle antiche dinastie; d) periodo sumero-accadico, in cui viene posto il regno di Sargon il grande d'Agade; f) periodo della rinascita sumerica o della terza dinastia di Ur. Prima del regno di Uruk, qui classificato per primo, l'Albright distingue ancora le civiltà dette: a) di el-Obeid; b) di Samarra; e) di Ghassul; d) di teli Halaf, le quali però sono ancora poco conosciute e non sappiamo di quanto siano debitrici ai Sumeri.

Dal 2.600 al 2.300. - Alla storia antica dei Sumeri succedono le invasioni dei Semiti e le lotte tra i nuovi venuti e le antiche popolazioni. L'invasione dei Semiti pone fine all'antica storia di Sumer. Misti ad altri gruppi etnici, specialmente Urriti e Subarriani, originari dell'Assiria, e di Amurru, i Semiti, e più precisamente gli Akkadi, loro primi rappresentanti, introdussero in Mesopotamia l'organizzazione patriarcale e l'economia capitalista. Non conosciamo la sede primitiva dei Semiti, che fu cercata in Arabia (opinione comune un tempo), nell'Alta Siria (A. T. Clay), nel Negeb e nei paesi di Edom e di Moab (tavolette di Ras Shamra). Nemmeno il sito d'Agade non è ancora identificato.
Venendo in Mesopotamia, i Semiti separarono i Sumeri dalla loro base di reclutamento. Wrukagina, re-sacerdote di Lagash, codificando il diritto cercò invano d'unire le forze sumeriche; Sar’on I d'Agade lo vinse e, con l'aiuto delle nuove armi, la freccia e l'arco, schiacciò le falangi degli awersari e fondò il primo grande impero mesopotamico instaurando una specie di dittatura militare.

Dal 2.300 al 2.000. - Con la scomparsa della prima potenza semitica comincia un quinto periodo, che corrisponde a un'ammirabile rinascita sumerica, già accennata dal regno di Gudea a Lagash con centro a Ur, la città del dio lunare, posta nella Bassa Mesopotamia. Il regno di Dungi, re di Ur, (2276-2231), ne segna l'apogeo. I despoti di questo periodo rafforzano i loro rapporti con gli dèi; non s'accontentano di esserne i rappresentanti come un tempo, ma divengono eguali a loro, re e dèi nello stesso tempo. Il monarca divinizzato ha un potere assoluto. La dinastia di Dungi si estingue nel 2187 con il monarca Ibi-Sin; la civiltà e la potenza sumerica della città di Ur passano a quella di Isin e di Lana, per poi scomparire definitivamente dalla storia verso il 1200
per esaurimento, a quanto pare.

Dal 2.000 all'800. - Dopo il 2.000 la storia del vicino Oriente è più nota. Soprattutto le magnifiche scoperte di Mari, sul Medio Oriente, dove sono stati trovati importanti archivi che gettano nuova luce sull'impero degli Amorrei, come pure i testi egiziani d'esecrazione contro i popoli dell'Asia, editi da K. Sethe e da Posener, hanno arricchito considerevolmente la nostra conoscenza dell'Oriente dal 2.000 al 1.500. Inoltre le tavolette di Ras Shamra-Ugarit hanno colmato più d'una lacuna del periodo precedente la corrispondenza di Amarna (v. R. de Langhe, Les iextes de Ras Shamra-Ugarit et le milieu biblique de l'Ancien Testament, 2 voi., Parigi, Desdée de Br., 1945).

Verso il 2.000 e, più esattamente, il 1940, la potenza sumeriea declina definitivamente e sta per finire, mentre si fa sensibile la spinta degli Amorrei, antichi nomadi del deserto siro-arabico, che avevano cominciato a stabilirsi in Siria, Palestina, Transgiordania a danno dei Cananei, come crede il P. de Vaux. Verso il 1940 discendono nella valle dei due fiumi; fondano un potente stato a Mari; alcuni poi s'incontrano a Larsa e altri nel 1830 fondano la prima dinastia babilonese; altri ancora, con Shamshi Adad I, verso il 1750 prendono il potere ad Assur; verso la stessa epoca Kish, Sippar, Eshnunna, Kazallu sono governate da principi che hanno un nome amorreo. " Un gioco d'alleanze e di rivalità, continua il P. de Vaux nell'articolo citato (p. 343), conserva tra loro una specie d'equilibrio di potenze, che venne spezzato a vantaggio di Hammu-rabi, quando questi sconfisse successivamente i suoi rivali di Babilonia, vinse Rimsin, s'impadronì di Mari e si estese verso il Paese Alto ".

Però mentre Hammurabi fonda il suo impero, alle frontiere del suo regno si preparavano già nuove migrazioni; altre tribù semitiche, come i Rab-baia, i Sùtu, i Bené-Simal e i Bené-Yamina, gli Habiru, assalgono le frontiere della " mezzaluna fertile ". Dalle montagne circostanti la Mesopotamia discendono popoli non semitici, che notizie più tardive ci permettono di chiamare Urriti (art. cit. p. 345). Tuttavia non tutti i nuovi venuti rivolsero gli sguardi e i passi verso la Mesopotamia, perché alcuni gruppi, eterogeneamente composti, discesero in Palestina e, con il nome di Hyksos, cominciarono la conquista dell'Egitto; in seguito altri popoli, certamente d'origine indoeuropea, sorsero sul teatro della storia. Primi fra tutti ricordiamo gl'Ittiti, con un impero che, in certi momenti, raggiunse una reale grandezza. Un re ittita, Mursil, verso il 1530 s'impadronì di Babilonia, saccheggiò la città, mise fine alla prima dinastia babilonese e cosi permise ai Cassiti di stabilirvisi poco dopo.

Nelle guerre di conquista i popoli stranieri, cioè gli Urriti, i Mitanni, gli Ittiti, gli Hyksos, irrompendo nel Medio Oriente e causando la progressiva scomparsa degli stati amorrei, disponevano di nuove armi, come il cavallo e il carro da battaglia. Però culturalmente erano molto inferiori ai Semiti, tanto che, nonostante tutte le fluttuazioni politiche, perdurano e la lingua e la cultura accadiche, le quali s'impongono anche ai nuovi venuti e ai conquistatori. La lingua accadica diventa internazionale e i miti accadici circolano per tutta l'Asia anteriore, da Babilonia a Boghz Koi e da Nuzi ad Amarna. In queste condizioni di vita agitata, forse favorito dallo spostamento dei vari popoli, Abramo si muove e viaggia liberamente, associato forse agli Habiru, da Ur in Caldea fino in Palestina e in Egitto.

Verso il 1.200 una seconda serie d'invasioni cambia nuovamente la fisionomia dell'Asia anteriore. Popoli imparentati con gli Arii ed originari dell'Europa, distruggono l'impero ittita e minacciano l'Egitto, mentre un'ondata di Aramei s'abbatte sull'Assiria e la Mesopotamia, rafforzandovi l'elemento semitico. In seguito a questi vari eventi, si formano diversi nuovi gruppi etnici, in cui si sveglia il sentimento nazionale. Tra queste giovani nazioni quella dei Bene Israel occupa un posto a parte. Le nuove nazionalità cosi costituite poterono svilupparsi e conservare l'indipendenza per più secoli, cioè fin verso l'80O, data intorno alla quale si costituì il grande impero assiro, che sacrificò successivamente le piccole nazioni alla sua egemonia. In Palestina solo il regno di Giuda conservò un'ombra d'indipendenza.

Ora conviene situare nei quadri cronologici che abbiamo tracciato i tre grandi fatti antichi, che la storia sacra ci racconta diffusamente: la migrazione d'Abramo, la partenza dei Bene Israel per l'Egitto, il loro ritorno nella terra di Canaan. La maggior parte degli storici crede doversi collegare tali fatti a uno dei periodi delle migrazioni segnalate, ma sfortunatamente non sono concordi sul periodo da scegliere. Alcuni anni fa si credeva d'avere due capisaldi ben certi per la cronologia assoluta dell'epoca patriarcale. Grazie all'identificazione di Amrafel, ricordato nel capitolo XIV della Genesi, con Hammurabi, Abramo diventava contemporaneo del grande re di Babilonia; inoltre sembrava sempre più che si dovesse situare l'E^b sotto il regno del faraone Merneptah. Oggi però i due punti di partenza sono diventati incerti, da quando il Bóhl, nostro collega dell'università di Leida, ha messo in dubbio l'identificazione Amrafel-Hammurabi, e i suoi argomenti non sono ancora stati confutati in modo perentorio; inoltre per la data dell'Esodo gli scavi di Gerico, incominciati da Garstang, sembrano contraddire l'ipotesi che pone nel sec. XIII-XII la distruzione di questa città cananea e quindi la conquista israelitica della Palestina.

Gli esegeti, che aderiscono alle nuove conclusioni degli studi cronologici, modificano come segue il modo di vedere finora accolto in molti ambienti aitici. Abramo si sarebbe stabilito in Palestina nel secolo XVI e la sua migrazione avrebbe coinciso con gli spostamenti degli Habiru e deglutiti. Gli autori, che ormai opinano per una data più antica, pongono il fatto militare della distruzione di Gerico nel secolo XV e, per conciliare questa data con le conclusioni d'altronde accolte negli ambienti critici riguardo alla conquista della Palestina da parte dei Bene Israel, suppongono che la conquista sia avvenuta in tappe cronologicamente distanti, per cui la guerra di conquista avrebbe avuto inizio nei secoli XV-XIV, prolungandosi fino al tempo di Davide. Quest'ipotesi, diventata quasi comune tra gli autori razionalisti e protestanti, in questi ultimi tempi venne pure proposta dall'esegeta cattolico Schmidtke, la cui opera venne però messa all'Indice (15).

In quanto al capitolo XIV della Genesi e ai risultati che se ne possono trarre per datare Abramo, ecco le ultime conclusioni di Bohl, notevolmente diverse da quelle alle quali abbiamo fatto allusione nella prima edizione di quest'opera:
l.o l'autore continua a credere che in Gn. XIV si tratti dei re confederati non della Mesopotamia meridionale, ma di quella del Nord;
2.0 continua a credere che si debba identificare Tid'al con il re ittita Tudhalias, che ora precisa in Tudhalias I e propone per il suo regno gli anni 1720-1680;
3.o si potrebbe pure identificare con certezza un secondo re grazie agli archivi di Mari; Arioc sarebbe Arriwuk, figlio del re Zimrilim di Mari;
4.o Amrafel potrebbe essere Amut-pi-el di Qatanum sull'Orante, uno degli alleati di Hammurabi nella lotta contro Zimlirim di Mari;
5.o Kedor-la'omer per ora resiste a ogni tentativo d'identificazione, anche se il nome, come attesta la Genesi, sia perfettamente elamita.

(15) F. Schmidtke, Die Einwanderung Israels in Kanaan, Breslavia 1933.

In queste condizioni tra Abramo e Hammurabi non è ristabilito il rapporto al quale si credette a lungo sulla fede di Gn. XIV, che non alluderebbe affatto al grande re. Tuttavia, se non erro, si ritorna in qualche modo al ravvicinamente in maniera indiretta. Abramo diviene contemporaneo di due e forse di tre re contemporanei di Hammurabi di Babilonia, conforme alla loro cronologia e a quella nuova dello stesso Hammurabi; quindi la migrazione del patriarca Abramo dovrebbe venir posta verso il 1.700 a. C. e perciò, per questo fatto tanto importante per la storia israelitica, sarebbe ormai raggiunta una data relativamente sicura.

Ancor più difficile pare poter fissare la data dell'Esodo. È quasi certo che la conquista della Palestina da parte dei figli d'Israele dev'essere posta in un periodo di decadenza dell'impero egiziano, quando i faraoni avrebbero abbandonato l'occupazione della Palestina con le loro truppe. Ma si presentano purtroppo tre periodi: quello dal 1400 al 1350, specialmente il regno di Tutan-kamon, l'ultimo faraone della XVIII dinastia, che successe ad Amenofis III (1411-1375) e ad Amenofis IV (1375-1358); quello del 1225 al 1200, cioè il regno di Merneptah (1225-1215) della XIX dinastia, il faraone che successe a Seti I (1314-1292) e a Ramses II (1292-1225); infine gl'inizi del secolo XII, cioè gli anni che seguirono l'invasione dei Filistei in Palestina e la loro installazione (1192) sul litorale di questo paese (16).

In un recente articolo svàl'Expository Times (17), Robinson si pronuncia per la XVIII dinastia, e anche per una data assai più lontana, compresa tra il 1580 e il 1400, per questi motivi: a) tale periodo corrisponde a quello di Amarna; ora, anche se le numerose lettere di Amarna non ricordano le imprese militari che la Bibbia attribuisce a Giosuè, la situazione che esse descrivono conviene perfettamente all'ingresso degl'Israeliti in Palestina. Inoltre non è inverosimile stabilire un certo rapporto tra gl'Israeliti e gli 0 Ebrei ", dalle lettere indicati come presenti nella terra di Canaan; b) solo quest'ipotesi spiega come un'iscrizione di Seti I ricordi la tribù di Aser come già. stabilita nella terra di Canaan e che un'iscrizione di Merneptah riferisca che Israele è stato distrutto; e) inoltre soltanto questa cronologia permette d'attribuire al periodo dei Giudici la durata necessaria all'evoluzione e all'organizzazione delle tribù israelitiche; d) essa sola spiega come le tribù di Dan e di Aser si siano stabilite lungo il litorale, il che sarebbe stato difficile, se non impossibile, dopo l'avanzata filistea del 1192; e) la maggior parte degli archeologi pone la rovina di Gerico prima del regno di Ramses II, e pensano che la città non sia stata occupata dal principio del secolo XIII fino alla metà del secolo IX a. C.) infine il nome di Mosè è imparentato con parecchi nomi dei faraoni della XVIII dinastia.

Non si manca di obbiettare: l.o il silenzio del libro dei Giudici sulle campagne di Seti I e di Ramses II in Palestina; 2.o la costruzione della città di | Pithom e di Ramses da parte degli Ebrei; 3.0 la possibilità d'una data più tardi diva per la distruzione di Gerico.

(17) T. H. Robinson, The Date of thè Exodus, in Expository Times, 1923, t. lxvii. PP- 53-55-

Alla prima difficoltà alcuni risposero mettendo l'attività di Sisara, ricorre) Vedi la tavola cronologica di questi periodi in Ricei-III, Storia d'Israele. I. Dalle orìgini all'esilio, Torino 1932, p. 38. Il problema della cronologia è stato discusso molto minutamente da M. H. Rowley, Israel's Sojotanin Egypt, Manchester, 1938. Egli crede che E faraone oppressore sia Ramses II e che gl'Israeliti abbiano lasciato l'Egitto verso il 1325, data dalla Bibbia, in relazione con quella degli eserciti egiziani; ma l'ipotesi ebbe poca fortuna. Secondo alcuni autori più recenti il famoso capitano sarebbe piuttosto il capo d'un'avanguardia dei popoli ittiti. Quindi è meglio dire che le tradizioni israelitiche registrate nel libro dei Giudici riguardano un periodo della storia israelitica in cui i figli d'Israele occuparono il centro della Palestina. La vita nazionale era concentrata attorno alla città e al santuario di Silo; le colonie israelitiche si distribuivano al centro del paese, dalla regione montana di Gerusalemme fino alle colline attorno alla piana d'Esdrelon. In queste condizioni, siccome gli Egiziani occuparono specialmente il litorale e la piana del nord, le operazioni dei loro eserciti non interessavano i narratori israelitici.

Più grave è la seconda difficoltà, che riguarda la costruzione delle città di Pithom e di Ramses. Dopo gli scavi cominciati dal Naville, la città di Pithom viene identificata con una località situata nel Wadi-Tumilat o terra di Goshen, e si aggiunge che sarebbe stata edificata sotto il regno di Ramses II da schiavi asiatici, tra i quali bisognerebbe riconoscere gli Ebrei. Però la teoria del Naville non è stata accolta in modo unanime e alcuni dissero perfino che essa riposa soltanto sopra una serie d'ipotesi, l'una più gratuita dell'altra; altri esegeti hanno espresso il parere che il ricordo delle due città nell'Esodo I, II, potrebbe essere opera d'un glossatore (18).

Infine, per una data più tardiva della rovina di Gerico, il Garstang deve certamente ammettere che le conclusioni d'ordine cronologico, desunte dal P. Vincent dallo studio della ceramica, specialmente da quella trovata nella necropoli, ci pongono innanzi ai vestigi del periodo del bronzo evoluto, per cui occorre discendere fin verso il 1250. Però il Garstang si sottrae alle conclusioni del P. Vincent limitando le apparizioni del Bronzo III a un ipotetico posto avanzato, che sarebbe stato tenuto da una guarnigione straniera sotto i Ramessidi. Al che il P. Vincent risponde: " E che cosa potevano custodire questi miliziani stranieri a vantaggio dei faraoni ramessidi sulle ceneri malinconiche e maledette d'una città distrutta fin dal 1400? " (19). Insomma res sub judice est. Abbiamo già accennato come molti autori recenti cerchino di conciliare i vari dati e suppongano che la conquista della Palestina debba essere ripartita in diverse penetrazioni degl'Israeliti nella terra di Canaan (20).

(18) G. Ricciotti (0. e, pp. 224-238) riconoscendoli carattere incerto delle due ipo tesi cronologiche, a titolo d'informazione riporta un'altra spiegazione : " E' vero che questo appellativo (Pi-Ramses) a rigore potrebbe essere spiegato con un'anticipazione cronologica, come nel caso della terra di Ramses ".
(19) Reuue biblique, 1935, t. XIV, pp. 583-605.
(20) Crediamo di non dover cambiare le nostre opinioni sulla data dell'Esodo, pur restando la questione sempre incerta : lis sub judice est. Veramente dobbiamo aggiungere che in quest'ultimi anni l'ipotesi d'una data più recente, posta nel secolo XIII, guadagna terreno, potendosi appellare a nuovi argomenti: 1) il fatto che la data di Hammurabi aggiornata di due secoli invita ad aggiornare nella stessa misura la cronologia d'Israele, il che per l'Esodo dal secolo XV ci conduce al XIII ; 2) le tradizioni sull'Esodo suppongono la presenza di Edom, Moab e Ammon in Transgiordania ; ora, secondo i risultati delle esplorazioni di M. N. Glueck in Transgiordania, questi popoli fissarono quivi la loro dimora non prima del secolo XIII ; 3) tra le città distrutte da Israele nel suo ingresso nella terra di Canaan figura certamente Lachish (Teli ed Duweir) ; ora gli scavi iniziati sul posto dalla Welcome-expedition, sotto la guida del compianto Starkey, hanno accertato che la città fu distrutta e saccheggiata verso il 1930; 4) infine gli scavi del Montet nel delta egiziano, soprattutto a Tanis (P. Montet, Tanis. Douze années de fouilles dans une capitai oubliée a Delta Egyplien, Parigi 1942) hanno anch'essi confermato la cronologia recente. D'altronde i sostenitori d'una data più antica della distruzione di Gerico convengono che ormai si possa discendere al 1300 per situare il saccheggio della città. Ma neppure quest'ultima data non permette ancora di pensare a Ramses II (Rowley) e tanto meno a Memeptha come faraone dell'Esodo, come propongono abitualmente i sostenitori dell'ipotesi d'una cronologia più recente.
Sul problema dell'Esodo si veda : H. Rowley, The Exodus and thè Settlement in Canaan, in Bull. Am. Or. Soc, n. 85, 1942, pp. 27-34; G- E. Wrioht, The Misunderslood Item in thè Exodus-Conquest Cycle, n. 86, 1942, pp. 38-35; H. Rowley, TheRe-Discovery oj thè Olà Testament, Londra, s. d. 1945 ; G. E. Wrioht, Fl. V. Filson, W. F. Albright, The Westmin-star Historìcal Alias to thè Bible, First British Edition, Londra 1946.

Dal regno di Davide e di Salomone in poi si possono fissare i principali elementi della cronologia biblica. Il parere autorevole emesso un tempo da Mons. Ruffini, attuale cardinale arcivescovo di Palermo, riassume bene la questione: " Per gli anni dell'età regia si deve dire:
l.o sono vere tutte le date che vanno dalla divisione del regno fino ad Ocozia nel regno di Giuda, e a Gioram nel regno d'Israele;
2.o tutte le date da Ocozia e Gioram fino alla distruzione di Samaria si spiegano abbastanza facilmente, eccetto due sincronismi, quello di Facea e soprattutto quello d'Azaria che però non ripugnano completamente alla verità;
3.o le date del regno di Giuda, dopo la distruzione del regno d'Israele, non vanno soggette a nessuna difficoltà " (21).

Per uno studio più particolareggiato della cronologia dei re di Giuda e d'Israele rimandiamo al nostro opuscolo: En marge de l'histoire sainte (22), dove esponiamo le speciali difficoltà relative e giustifichiamo il sistema che ci sembra preferibile.