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Implicazione d'una trascendenza.

- Consideriamo nuovamente le dottrine di cui abbiamo parlato. Sarebbe una constatazione di mediocre interesse vedere come esse scivolino quasi fatalmente ad affermazioni di carattere trascendente e ben presto specifìcnmenle religioso, se questo fosse soltanto l'effetto d'un'attrazione secolare, d'un'attrazione gregaria, d'una necessità sentimentale, o anche d'un imperioso bisogno che però resterebbe artificiale. Ma non è cosi, perché questi surrogati scivolano in tali affermazioni per una necessità intelligibile, propria dell'ordine razionale, costretti da una legge che chiameremmo volentieri legge di trascendenza inevitabile: l'uomo impegna e implica qualcosa che supera l'uomo, qualcosa da cui egli da solo non sarebbe capace di dedurre rigorosamente la natura né di verificarne direttamente l'esistenza, e meno ancora assicurarsene il godimento; qualcosa la cui privazione lo lascia in disaccordo e come ostile con se stesso, qualcosa da cui il rifiuto e perfino la negazione non possono distaccarlo del tutto.

La volontà dell'uomo supera l’uomo, non ne eguaglia mai le realizzazioni ai progetti, né questi alle ambizioni. Le volizioni coscienti della " volontà voluta " non occupano né soddisfano completamente lo slancio misterioso della a volontà volente n. In tutto quello che facciamo e vogliamo, diceva Malebranche, vi è k movimento per andare più lontano " (Blondel, Action, ed. 1893, passim).

Il pensiero dell'uomo supera l'uomo.

" II nostro pensiero, lungi dal terminare in se stesso, viene da profondità maggiori e sale più alto della coscienza del pensiero stesso " (Blondel, La Pensée, II, 165). Noi pensiamo le stesse cose dello spazio e del tempo dominando lo spazio e il tempo, riferendoci a una verità indipendente dal fenomeno e dall'accidente. Ogni operazione razionale implica l'affermazione dell'assoluto, et Pensare, significa pensare Dio " (Ivi, I, 175).

L'essere dell'uomo supera l'uomo. L'uomo come creatura, esiste non solo per la totalità degli esseri che ne condizionano l'esistenza e finalmente per l'Essere in sé e per sé che lo causa e lo sostiene, ma, come creatura ragionevole e come persona, non si consolida e non si compie nell'essere e, in senso esatto, non si attua che rispondendo all'appello e cooperando all'attività creatrice, unificatrice, divinizzatrice di quest'Unico necessario (Blondel, L'Etre et les étres, passim).

Bisogno, aspirazione, esigenza, attrazione, sollecitudine, stimolazione, implicazione, partecipazione, presenza: con quale di questi nomi dobbiamo indicare la costrizione liberatrice che intanto non dipende da noi subire o non subire? Come un medesimo fatto scientifico in teorie e sistemi che hanno note diverse, viene escluso solo da punti di vista filosofici differenti, cosi questa costrizione può essere legittimamente riconosciuta e formulata in diversi modi. A nostro avviso, bisogno e aspirazione non dicono abbastanza, e il soggettivismo proprio di queste nozioni ci lascia in una posizione dialettica troppo vulnerabile. Ci pare che presenza dica ancora troppo, e c'è pericolo che risvegli le seriissime difficoltà sollevate dalla nozione realmente equivoca d'esperienza religiosa. Blondel preferisce dire implicazione, e negli ultimi suoi libri, ci spiega che, anche se è condotto a rivedere un certo numero di formule déil'Action, non rinnega né il metodo d'implicazione che aveva definito genialmente, né le conclusioni alle quali tale metodo lo aveva condotto. Quindi, anche noi, con Blondel, diciamo " implicazione ". Questo punto di vista comporta un certo genere di rigore e d'oggettività che troppo spesso manca realmente all'apologetica detta interna, alla quale è ormai tempo di annetterlo, poiché d'altronde non pare andare oltre le affermazioni di una teologia prudente e avveduta.

Perciò, compito non solo naturale ma indispensabile e più di tutto fecondo dell'apologetica, che non si balocca con se stessa, che non mentisce a se stessa, ma accetta di " diventare quello che osa 6 ", e svelare in inevitabili implicazioni trascendenti del pensiero o della vita umana. L'interesse di una tale apologetica non è soltanto utilitario o prammatico, come quello d'un'argomentazione ad kominem, riguardo alla quale si può dubitare si: sia irrefutabile in sé, ma di cui si sa bene clic l'avversario non la con fu toni. Come abbiamo fatto per dilucidare il caso dei " surrogali della religione ", noi pensiamo che si possa proporre quest'apologetica in perfetto accordo con la ragione più esigente e con l'analisi psicologica più minuziosa.