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Nietzsche e l'orgoglio della vita.

- Nietzsche, ecco un altro nemico di Dio, e cosi violento, che mai nessuno spinse così avanti la negazione. Sotto i colpi della " volontà di potenza ", crolla l'idea del vero insieme con quella del bene; aldilà di ogni Chiesa, Nietzsche colpisce lo stesso Vangelo. L'ingiuria non si era mai spinta così lontano, e alla fine, è pura frenesia, " Schiacciate l'infame! Mi avete capito? Dioniso contro il Crocefisso! "

Ma, prima di tutto, bisognerebbe sapere se Nietzsche non appartiene alla razza di quegli uomini nei quali la violenza stessa è un'oscura questua di amore: così almeno pensano quelli che l'hanno meglio conosciuto, come Mine Lou Salomé: " Ogni volta che Nietzsche perseguita o demolisce con un odio particolare, è perché questa cosa è profondamente ancorata nel cuore della sua filosofìa e della sua vita. E questo è vero non soltanto riguardo alle teorie e agli esseri umani " (Frèdéric Nietzsche, Trad. Benoist-Méchin, 1932, p. 240).

Bisognerebbe pure sapere se del cristianesimo Nietzsche non detesti meno gli autentici insegnamenti che non certe limitazioni e anche deformazioni che essi hanno subito, come la facilità nell'obbedienza, una certa paura del rischio nell'umiltà, un certo orrore della vita nell'ascetismo, il sentimentalismo nella pietà.

Bisognerebbe infine sapere se, facendo l'analisi del preteso amoralismo di Nietzsche, in definitiva non si riduca — come d'altronde pare ridursi ogni amoralismo sistematico — a un moralismo capovolto o invertito, in cui il superuomo ritrova i suoi imperativi categorici, cioè la durezza invece della pietà, il rifiuto del limite invece dell'accettazione. " Tutte le passioni finiranno col divenire tutte le virtù ". Lo stesso autore di Cosi parlò Zarathustra presenta la sua opera ora come una sovversione, ora come una trasvalutazione dei valori. I posteri hanno preso soprattutto questo secondo aspetto, vedendo in Nietzsche colui che a su nuove tavole scolpì nuovi valori ". a Ed è veramente un nuovo Bene e un nuovo Male ".

Ammettiamo che le interpretazioni benigne del pensiero di Nietzsche, che oggi tendono a prevalere (anche tra cristiani come Carlo Du Bos), hanno molte cose che si devono ribattere. Non dimentichiamo con che insistenza e forza questo pensiero in rivolta ci riconduce al te senso della terra ", e guardiamoci dal prendere alla leggera, nel senso stesso che qui è posta, l'opposizione dell'" io voglio " e del " tu devi ".

Ma, tutto ben ponderato, Nietzsche resta nella zona d'attrazione dello spirituale e del divino sia per la fede ostinata, sempre vinta e sempre rinascente, in una possibile " redenzione ", sia per il bisogno di "superamento ".

Nietzsche prima, nel periodo romantico e wagneriano, che più tardi rinnegherà con violenza, attese questa redenzione dall'arte; poi, fu affascinato dal Sapere, dal Sapere esatto, lucido, critico, implacabile tanto al bisogno e alle esigenze dell'azione quanto a quelle della sensibilità. Il vero vale tutti i sacrifici: Fiat Veritas, pereat Vita. Poi, sopraggiunge un dubbio: Che cos'è il vero, se non una creazione della vita anch'esso? e con che diritto il creato può rivoltarsi contro il suo creatore? Anche la legge del vero è illusione e schiavitù, e solo la vita può essere legge a se stessa: Fiat Vita, pereat Ventasi Ormai, Nietz-sche non modificherà più la sua posizione, e dirà si alla vita e a tutto ciò che la l'appoggia e l'esalta; dirà no a tutto ciò che la nega o la limita, e quindi, al bene e al vero, perché ormai ne vede solo più le costrizioni. E se qualche destino spaventoso lo accascia, se qualche atroce visione lo incalza (come l'idea del " ritorno eterno " al quale credette doversi collegare, ma non poteva parlarne senza spavento), proprio da essi trarrà forza e gioia. Nella storia delle idee, non c'è nulla più patetico di questo inno alla gioia di un malato, di un miserabile, che si sentiva oscurare nella follia, e che raccoglieva le sue ultime forze per poter dire ancora una volta: " Vale la pena di vivere sulla terra ".

Ma la vita merita quest'onore, è capace di reggere questa fiducia, permette di sfidare cosi il dolore e la morte se sopportasse solo se stessa, i suoi rischi, le sue metamorfosi? D'accordo che qui bisogna guardarsi da facili controsensi; ma è un fatto che egli ha scritto: " Io v'insegno il sovrumano. L'uomo è qualcosa che dev'essere superato "; e questo fatto è tale, che ha ben poco senso fuori d'una concezione religiosa del mondo e della vita, e non ci sorprende più questa dichiarazione rapitale della signora Lou Salomé: " La vita e il pensiero di Nietzsche furono sempre guidati da un istinto religioso; le sue diverse teorie non sono altro che tentativi per sostituire Dio, palliativi con cui spera di sopportare l'assenza dell'ideale divino " (O. e, p. 170).

Si può quindi sostenere la tesi clic Nietzsche teina più i falsi dèi di quanto rifiuti Dio. D'altronde, qualsiasi cristiano 6 pronto a firmare questa formula commovente: " Nel mondo, non c'è abbastanza amore e bellezza, perché noi abbiamo il diritto di sviarne la minima particella per donarla ad esseri immaginar! " (Umano, troppo umano, i, 129).