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Santi Argeo, Narciso e Marcellino Martiri

2 gennaio


IV sec.

Martirologio Romano: Nel territorio di Cori a trenta miglia da Roma, santi Argéo, Narciso e Marcellino, martiri.








Santi ARGEO, NARCISSO e MARCELLINO, martiri.

Floro, seguendo i codici del Martirologio Geronimiano, al 2 gennaio ricorda i tre fratelli Argeo, Narcisso e Marcellino martiri a Tomi. Marcellino, cui è dato l'appellativo di puer, reclutato tra gli arcieri al tempo di Licinio, essendo cristiano non volle prestare servizio militare e, dopo essere stato duramente battuto e aver trascorso qualche tempo in carcere, fu gettato in mare. Adone aggiunge che Argeo e Narcisso furono decapitati e inoltre che il corpo di Marcellino, gettato sul litorale, ebbe pia sepoltura. Il Galesino, senza specificare la fonte, attesta che Argeo e Narcisso furono arrestati mentre rendevano visita al fratello in prigione. La nota di Floro, con le aggiunte di Adone, è però inesatta, anche perché nel Geronimiano, ai primi di gennaio, le notizie sono molto confuse. In effetti nel Geronimiano i tre fratelli sono celebrati il 3 gennaio, mentre la determinazione topografica di Floro, «Tomis in Ponto», è da riferirsi ai mm. Stratone, Macrobio e Marciano ricordati il 2 gennaio, e le vicende del reclutamento e della morte di Marcellino sono da connettersi con Teogene, martire di Cizico. Per determinare dunque il luogo ove i martiri furono uccisi e il giorno esatto della loro festa si deve tenere presente che nel Geronimiano al l° gennaio si legge: «Romae Via Appia coronae et milites XXX». La nota, emendata, si presenta così: «Romae, via Appia, miliario XXX, Corano territorio», ed essa appartiene ai ss. Argeo, Narcisso e Marcellino che, nella passio di san Marciano prete, risultano essere stati decapitati presso Cori. I loro corpi riposarono colà fino a quando papa Leone IV li portò, assieme ad altri, a Roma nella basilica dei SS. Quattro Coronati, come si legge nella iscrizione bipartita sulla parete sinistra della chiesa. Si ritiene quindi che Argeo, Narcisso e Marcellino siano da identificarsi con i martiri di Cori.


Autore: Mario Salsano