00 01/10/2014 07:26
Monaci Benedettini Silvestrini
Esigenze della vocazione apostolica

Chi sceglie di mettersi alla sequela di qualcuno o è sollecitato comunque a farlo, la prima cosa che chiede ed esige sono alcune indispensabili garanzie e sicurezze che riguardano il presente ed il futuro. Ciò potrebbe sembrare perfino legittimo e dettato dalla virtù della prudenza. Nei confronti del Cristo, l'unica certezza e la garanzia assoluta è la sua persona e la sua dottrina. Egli infatti ha in se il fascino e la forza di dire semplicemente una parola imperativa «Seguimi» e l'invitato lascia tutto, si alza da banco delle imposte, abbandona reti e famigliari e lo seguono. Nel brano odierno non è Gesù che chiama, ma «un tale» non meglio identificato, che gli si accosta e si propone: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». E come dire: se cerchi un benessere umano non è da me che lo devi cercare. Ad alcuni chiamati che rispondono con sollecitudine, ma pongono soltanto alcune legittime condizioni, Gesù ad uno dice: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio» e ad un altro: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». È sulla scia di queste verità che abbiamo maturato la ferma convinzione che la vocazione alla sequela di Gesù non può mai essere motivata da solo motivi o interessi umani. Sappiamo ormai che la stessa sequela implica un distacco completo dalle cose, dagli interessi e perfino dagli affetti del mondo. Il primo compito dei chiamati è quello di affermare, in un mondo spesso impelagato nella materialità delle cose, il primato assoluto di Dio. S. Benedetto chiede ai suoi Monaci di non anteporre nulla all'amore di Cristo.