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§ 2. - La vita futura.

Per il cristiano la vita della grazia, comincia sulla terra e termina di là. Il battezzato che muore senza la grazia subirà un castigo eterno; chi è rimasto fedele a Dio riceverà la ricompensa eterna; questa retribuzione verrà pronunciata solennemente nel giudizio finale. Gli Orientali cercano di valorizzare l'importanza del momento in cui, come dice San Paolo, " tutto sarà consumato ".

La sorte dell'anima dopo la morte. - La Scrittura ha molti testi riguardanti il giudizio ultimo, dove tutto l'uomo, corpo ed anima, riceverà la ricompensa o il castigo; invece è meno chiara riguardo al tempo che segue la morte e precede il giudizio finale. In questa materia la dottrina cattolica s'è fissata in un'epoca relativamente recente, e fu il papa Benedetto XII a definire (1336) che le anime dei giusti, morti senza aver nulla da espiare, godono immediatamente della visione beatifica; dottrina ribadita dal concilio di Firenze nel decreto d'unione con i Greci (1439) che precisa pure come le altre anime giuste saranno purificate dalle pene del purgatorio. Questo decreto s'opponeva alle teorie complesse e varie dei teologi bizantini, che nella maggior parte differivano la retribuzione formale fino alla fine dei tempi, e ammettevano che, dalla morte fino al giudizio ultimo, le anime dei giusti ricevono gioie spirituali dette gioie del paradiso, in opposizione a quelle del cielo propriamente detto, mentre le anime degli empi subiscono pene unicamente spirituali. Alcuni ammettevano inoltre che queste ultime anime potevano partecipare alle preghiere della Chiesa e perfino vedere le loro pene trasformarsi a poco a poco in gaudio. Essi applicavano la loro teoria della beatitudine perfino alla Santissima Vergine, pur ammettendo talvolta che non solo la sua anima, ma anche il suo corpo godesse delle gioie del paradiso. I teologi greci e russi attuali respingono specialmente l'idea che possa esistere una pena qualsiasi di fuoco prima del giudizio finale. Le Chiese non bizantine hanno una dottrina mal definita; i loro dottori parlano poco del giudizio particolare e delle sue conseguenze. I Caldei e i Siri credono anche che il corpo di Maria si trovi ora in stato d'incorruttibilità e sia provvisoriamente in un paradiso che non è il cielo, sotto la custodia d'alcuni angeli, mentre secondo i copti Maria gode la gloria celeste in corpo e anima.

Dal punto di vista della vita della grazia, la dottrina " ortodossa " che non ammette retribuzione definitiva prima del giudizio finale, merita la qualifica, severa ma giusta, di odiosa. L'anima del giusto liberata dal suo corpo ha solo più un destino: la visione beatifica di Dio. D'altronde i teologi dissidenti che accordano all'anima giusta trapassata gioie spirituali, ammettono una certa comunicazione tra Dio e i santi, e annettono anche una grande importanza all'intercessione dei beati in generale e in particolare della Madre di Dio. Ma ancora una volta, la consolante verità della comunione dei santi non ha alcun senso se questi a santi " non godono pienamente la loro ricompensa e la loro felicità.

Le Chiese separate non soltanto pregano i santi, ma pregano anche per i defunti. E i teologi che rigettano un terzo stato, intermedio tra quello dell'anima giusta e quello dell'anima empia, ricorrono a sottigliezze per spiegare il senso di queste preghiere. Anche qui l'antinomia tra la pratica liturgica, che conserva la testimonianza dell'autentica credenza primitiva, e le teorie di scuola è fin troppo evidente.