00 19/11/2013 13:02
4) Lo stesso problema si ripete nelle questioni di ordine pubblico nazionale o internazionale quando le autorità competenti devono decidere sull'uso della forza.
Questo principio era già chiaro anche per i primi cristiani che non erano affatto pacifisti e ubbidivano alle autorità civili.
Il Pontificio istituto di Archeologia Cristiana lavora da oltre settanta anni al progetto ICUR ( inscriptiones cristianae urbis Romae ), cioè alla catalogazione delle oltre trentamila epigrafi paleocristiane presenti a Roma.
Le epigrafi romane ( che citano sesso, età e professione dei primi cristiani ) mostrano che nel III° secolo, cioè prima del riconoscimento del cristianesimo fatto da Costantino, numerosi cristiani, non solo erano militari ma tra i militari cristiani erano particolarmente numerosi i pretoriani, cioè la guardia imperiale, il corpo d'élite cui accedevano solo coloro che si erano distinti nel servizio legionario. Questi studi hanno messo in crisi parecchi luoghi comuni sul cristianesimo delle origini, come quello propagandato dalla filmografia holliwoodiana che ha sempre presentato la comunità cristiana come una comunità pacifista ante-litteram. La storia dimostra che non c'era nessuna incompatibilità fra cristianesimo, vita militare e rispetto dell'autorità.
Di incompatibilità si cominciò a parlare solo verso la fine del secondo secolo con l'eresia montanista e la persecuzione di Marco Aurelio nacque soprattutto dalla confusione che l'imperatore fece tra i cristiani e i montanisti, che erano ribelli nei confronti dell'autorità civile e del servizio militare.
La persecuzione dei cristiani, come quella attuata da Nerone, si verifica quando l'imperatore abbandona la tradizione giulio-claudia per un potere teocratico di tipo orientale: i cristiani furono perseguitati insieme agli stoici della classe dirigente romana.
Non c'è alcun pregiudizio dei primi cristiani verso l'autorità e il servizio militare: i cristiani rifiutano soltanto di rendere un culto religioso all'imperatore. Infatti, ad alcuni militari che lo interrogano su come devono comportarsi, Giovanni il Battista dice loro di comportarsi giustamente e aggiunge:-siate contenti della vostra paga - ( Lc 3,14 ). La fede del centurione di Cafarnao, alto ufficiale militare, capo di una Centuria ( cfr Mt 8,5-13) e la conversione del centurione Cornelio ( At 10,1-48), confermano che non esiste un'inconciliabilità di fondo fra cristianesimo, vita militare e rispetto dell'autorità. L'apostolo Paolo, nella lettera ai romani, raccomanda ai cristiani di essere sottomessi alle autorità costituite le quali portano la spada perché sono al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male ( cfr Rm,13, 1-7).
Già prima di Nerone e di Domiziano, l'espressione più viva di questa opposizione al culto imperiale si trova in un famoso discorso dell'imperatore Tiberio che respinge l'offerta di un tempio:- Io, o senatori, attesto di fronte a voi e voglio che i posteri ricordino, che sono un mortale e svolgo le funzioni di un mortale e mi basta adempiere il dovere di principe.-
Dopo l'esperienza teocratica di Domiziano, l'opposizione alla divinizzazione dell'imperatore e al culto imperiale torna d'attualità con Traiano: la divinizzazione dell'Imperatore è condannata come un sacrilegio verso gli dei e come un atto di tirannia verso gli uomini ( CFR Marta Sordi, i Cristiani e L'Impero Romano, Jaka Book, Milano 1986 ).
Quindi i primi cristiani si comportano secondo la regola del dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Solo in casi straordinari, quando l'autorità civile pretende di imporre un'azione che contrasta contro un comandamento di Dio, allora e solo allora il cristiano ubbidisce a Dio piuttosto che agli uomini
La Chiesa insegna che la guerra non è mai il mezzo idoneo per risolvere le questioni della giustizia perché nella guerra non sempre vince chi è nel giusto, ammesso che sia facile capire chi è nel giusto, dato che ogni contendente giustifica sempre molto bene le proprie ragioni.
Tuttavia, la Chiesa insegna che, fino a quando - non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa - ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ). Ma anche quando esisterà una vera autorità internazionale, la Chiesa ricorda che sarà sempre necessario un esercito internazionale in grado di far rispettare le decisioni del tribunale stesso con l'uso lecito della forza : - gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo- ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78) .
Per questo coloro che - esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace - ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ): - la pace , infatti, non è la semplice assenza della guerra (...) ma viene con tutta esattezza definita "opera della giustizia" (Is 32,7)- ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78 ) .
Giovanni Paolo II insegna che - il nucleo stesso della vocazione militare non è altro che la difesa del bene, della verità e soprattutto di quelli che sono aggrediti ingiustamente. (...) Questa difesa può portare con sé anche la morte o il danno dell'aggressore, ma egli è colpevole in questo caso - ( Giovanni Paolo II, L'Osservatore Romano 3/4-4-1989 ).