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2^ DOVERI DEL DIRETTORE E DEL DIRETTO.

La direzione non otterra` serii risultati se direttore e diretto non
lavorano insieme a quest'opera comune, animati tutti e due di buona
volonta`.

1) I doveri del direttore.

544. S. Francesco di Sales dichiara che il direttore deve possedere
tre doti principali 544-1 : "bisogna che sia pieno di carita`, di
scienza e di prudenza: se manca una di queste tre doti, c'e` pericolo".

A) La carita` che gli e` necessaria e` un affetto soprannaturale e
paterno che gli fa vedere nei diretti figli spirituali affidatigli da
Dio stesso, perche` vi faccia crescere Gesu` Cristo e le sue virtu`:
"Filioli mei, quos iterum parturio donec formetur Christus in
vobis" 544-2.

a) Li circonda quindi tutti della stessa sollecitudine e delle stesse
premure facendosi tutto a tutti per tutti santificarli, spendendo
tempo, cure e anche se stesso, per formare in loro le cristiane virtu`.
Avverra` certamente che, nonostante gli sforzi si sentira` talora
attratto piu` verso gli uni che verso gli altri, ma dovra` con la
volonta` reagire contro le simpatie od antipatie naturali; e schivera`
con la massima cura quelle affezioni sensibili che mirerebbero a crear
degli attacchi, innocenti da principio, poi disturbanti e pericolosi
cosi` per la sua riputazione come per la sua virtu`. Voler affezionare a
se` cuori fatti per amar Dio, e` una specie di tradimento, come ben dice
l'Olier: "Avendoli Nostro Signore scelti (si tratta dei direttori di
anime) per andare a conquistargli dei regni, vale a dire i cuori degli
uomini, che gli appartengono, che acquisto` coll'efflusione del sangue
e in cui vuole stabilire il suo impero, in cambio di dargli questi
cuori come a loro legittimo sovrano, li prendono per se` e se ne
rendono padroni e proprietari...... Oh! quale ingratitudine, quale
infedelta`, quale oltraggio, quale perfidia!" 544-3. E sarebbe
pure porre quasi insormontabile ostacolo al progresso spirituale dei
diretti, come all'avanzamento proprio, non volendo Dio saperne di
cuori divisi.

545. b) Questa bonta` non deve pero` essere debolezza ma associarsi
alla fermezza e alla franchezza; il direttore avra` il coraggio di fare
paterne ammonizioni, di additare e di combatterei difetti dei
penitenti, e di non lasciarsi dirigere da loro. Vi sono persone molto
destre, molto cerimoniose, che vogliono si` un direttore ma a patto che
s'acconci ai loro gusti e alle loro fantasie; piu` che direzione
costoro cercano approvazione della loro condotta: per star in guardia
contro abusi di questo genere, ove potrebbe andarne anche della sua
coscienza, il direttore non si lascera` cogliere dai raggiri di questi
o di queste penitenti, ma, ricordandosi che rappresenta Gesu` Cristo,
dara` ferme decisioni secondo le regole della perfezione e non secondo
i desideri dei diretti.

546. c) Specialmente nella direzione delle donne occorre riserbo e
fermezza. Il P. Desurmont, uomo di grande esperienza, scrive a questo
proposito 546-1: "Nessuna prola affettuosa, nessuna espressione
di tenerezza, nessun secreto colloquio che non sia indispensabile;
nulla di troppo espressivo ne` nello sguardo ne` nel gesto, neppur
l'ombra di familiarita`; in fatto di conversazioni il puro necessario;
in fatto di relazioni diverse da relazioni di coscienza, solo quelle
che hanno seria utilita`; nessuna direzione fuori del confessionale e
nessun commercio epistolare per quanto e` possibile". Quindi, pur
mostrando la premura che si porta alla loro anima, bisogna nascondere
quella che si porta alla loro persona: "non devono neppur sospettare
che si pensa a loro o che si ha premura di loro, perche` sono
cosiffatte che, se si accorgono che ci sia stima particolare o
affezione, cadono quasi irresistibilmente nel naturale o per vanita` o
per affetto". E aggiunge: "Generalmente e` bene che ignorino quasi di
esser dirette. La donna ha il difetto della sua buona qualita`: e`
istintivamente pia ma e` anche istintivamente orgogliosa della sua
pieta`. L'addobbo dell'anima la impressiona come quello del corpo.
L'accorgersi che si vuole arnarla di virtu`, e` ordinariamente un
pericolo per lei". Si dirigono quindi senza dirlo; e si danno loro
consigli di perfezione come se si trattasse di cose comuni alle anime.

547. B) Alla santa premura aggiungera` la scienza, cioe` la conoscenza
della teologia ascetica tanto necessaria al confessore, come abbiamo
provato al n. 36. Non lascera` dunque di leggere e rileggere
autori spirituali, correggendo i giudizi suoi su quelli di cotesti
autori e confrontando la condotta sua con quella dei Santi.

548. C) Ma gli occorre sopratutto prudenza e sagacia per dirigere le
anime non secondo le proprie idee ma secondo i movimenti della grazia,
il temperamento e il carattere dei penitenti, e le soprannaturali loro
inclinazioni 548-1.

a) Il P. Libermann faceva giustamente osservare che il direttore non e`
che uno strumento a servizio dello Spirito Santo 548-2; deve
quindi prima di tutto studiarsi di conoscere, con prudenti
interrogazioni, l'azione di questo divino Spirito in un'anima;
"Considero, scriveva, come punto capitale in fatto di direzione, il
discernere in ogni anima le disposizioni che vi si trovano: cio` che lo
stato interiore di quest'anima puo` portare; il lasciar operare la
grazia con grande liberta`; il distinguere le false ispirazioni dalle
vere e impedire alle anime di deviare o di eccedere nelle loro
inclinazioni". In un'altra lettera aggiunge: "Il direttore, visto che
abbia e accertato che Dio opera in un'anima, non deve far altro che
guidare quest'anima in guisa che essa segua la grazia e sia fedele.
Mai deve ispirarle i propri gusti e le proprie inclinazioni, ne`
guidarla secondo il suo modo di fare o il suo modo di vedere. Il
direttore che si regolasse cosi`, stornerebbe spesso le anime dalla
condotta di Dio e contrarierebbe spesso la grazia di Dio in loro".

Aggiungeva pero` che questo si applica alle anime che corrono difilate
alla perfezione. Per le tiepide e rilassate sta al direttore a
studiarsi con esortazioni, consigli, riprensioni, con tutte le
industrie dello zelo, di strapparle al loro letargo spirituale.

549. b) La prudenza di cui qui si tratta, e` dunque prudenza
soprannaturale, fortificata dal dono del consiglio, che il direttore
deve continuamente chiedere allo Spirito Santo. L'invochera`
particolarmente nei casi difficili, recitando in cuore un Veni Sancte
Spiritus prima di dare importanti risoluzioni; e, dopo averlo
consultato, badera` ad ascoltarne con filiale docilita` la interiore
risposta, per trasmetterla al suo diretto: "Sicut audio, judico, et
judicium meum justum est" 549-1. Sara` allora veramente lo
strumento dello Spirito Santo, instrumentum Deo conjunctum, e
fruttuoso ne sara` il ministero.

Tuttavia questa attenzione di prender consiglio da Dio non gl'impedira`
di adoprare tutti i mezzi suggeriti dalla prudenza per ben conoscere
il diretto. Non si contentera` delle sue affermazioni ma ne osservera`
la condotta, ascoltera` quelli che lo conoscono, e senza accettarne
tutti i giudizi, ne terra` conto secondo le regole della prudenza.

550. c) La prudenza lo guidera` non solo nei consigli che dara` ma
anche in tutte le circostanze che riguardano la direzione. 1) Cosi` non
consacrera` che il tempo necessario a questa parte del suo ministero
per quanto importante sia; non lunghe conversazioni, non chiacchiere
inutili, non domande indiscrete; tenersi solo a cio` che e` essenziale e
veramente utile al bene delle anime: un consiglio preciso, una pratica
chiaramente esposta bastano ad occupare un'anima per una quindicina di
giorni o per un mese. Sopratutto poi avra` direzione virile, e si
studiera` di guidare i diretti in modo che possano, dopo qualche tempo,
non gia`, fare intieramente da se` ma almeno contentarsi di piu` breve
direzione e risolvere le difficolta` ordinarie per mezzo dei principii
generali loro inculcati.

2) Se per giovani e uomini si puo` far la direzione dovunque, anche
passeggiando o in un cortile di ricreazione, bisogna essere assai
riservati con donne; d'ordinario non si devono ricevere che in
confessionale e dirigere che in confessione, brevemente, senza
lasciarle entrare in particolari inutili. Noi siamo di tutti e avendo
il tempo assai limitato, non conviene sprecarlo. Si deve certamente
esser pazienti e dare a ogni anima tutto il tempo necessario, ma
ricordarsi pure che vi sono altre anime bisognose del nostro
ministero.