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3^ IL PATER NOSTER.

515. Fra le preghiere che recitiamo in pubblico o in privato non ve
n'e` alcuna piu` bella di quella insegnataci da Nostro Signore medesimo,
il Pater. A) Vi troviamo prima di tutto un insinuante esordio, che ci
mette alla presenza di Dio e stimola la nostra confidenza: Pater
noster, qui es in caelis. Il primo passo da fare quando si prega e`
d'accostarsi a Dio; ora la parola Pater ci mette subito alla presenza
di Colui che e` Padre per eccellenza, Padre del Verbo per generazione e
Padre nostro per adozione; e` dunque il Dio della Trinita` che ci si
mostra, circondandoci di quel medesimo amore di cui circonda suo
Figlio; e poiche` questo Padre e` nei cieli, vale a dire e` onnipotente e
fonte di tutte le grazie, ci sentiamo tratti ad invocarlo con intiera
filiale confidenza, essendo della famiglia di Dio e tutti fratelli,
perche` tutti figli di Dio: Pater noster.

516. B) Viene poi l'oggetto della preghiera; chiediamo tutto cio` che
possiamo desiderare e in quell'ordine in cui lo dobbiamo desiderare:
a) prima di tutto il fine principale, la gloria di Dio: "Sia
santificato il tuo nome", cioe` sia riconosciuto e proclamato santo;
b) poi il fine secondario, l'aumento del regno di Dio in noi che
prepara il nostro ingresso nel regno dei cieli, "venga il tuo regno";
c) il mezzo essenziale per ottenere questo doppio fine, che e` la
conformita` alla divina volonta`: "sia fatta la tua volonta` come in
cielo cosi` in terra". Vengono appresso i mezzi secondari, che formano
la seconda parte del Pater: d) il mezzo positivo, il pane quotidiano,
pane del corpo e pane dell'anima, perche` l'uno e l'altro ci sono
necessarii per sussistere e progredire, "dacci oggi il nostro pane
quotidiano"; e) infine i mezzi negativi, che abbracciano: 1) la
remissione del peccato, il solo vero male, peccato che vien perdonato
a noi in quella misura con cui noi perdoniamo altrui: "rimetti a noi i
nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori";
2) l'allontanamento delle prove e delle tentazioni che potrebbero
farci soccombere: "non c'indurre in tentazione"; 3) e da ultimo
l'allontanamento dei mali fisici, delle miserie della vita, in quanto
sono ostacolo alla nostra santificazione: "ma liberaci dal male. Cosi`
sia".

Preghiera sublime, perche` tutto vi si riferisce alla gloria di Dio; e
nello stesso tempo semplice e alla portata di tutti, perche`, pur
glorificando Dio, chiediamo tutto cio` che vi e` di piu` utile per noi.
Ecco perche` i Padri e i Santi presero diletto a
commentarla 516-1, e il Catechismo del Concilio di Trento ne da`
lunga e molto soda spiegazione.

II. Efficacia della preghiera come mezzo di perfezione.

517. La preghiera ha tanta efficacia per santificarci che i Santi
ripetevano a gara l'adagio: "Sa ben vivere chi sa ben pregare: Ille
recte novit vivere qui recte novit orare". Produce infatti tre
mirabili effetti: 1) ci distacca dalle creature; 2) ci unisce
totalmente a Dio; 3) ci trasforma gradatamente in lui.

518. 1^ Ci distacca dalle creature in quanto sono ostacolo alla
nostra unione con Dio. E` cosa che viene dal suo stesso concetto: per
inalzarci a Dio, e` necessario anzitutto districarci dalla stretta
delle creature. Da queste attratti per via dei seducenti diletti che
ci offrono, dominati pure dall'egoismo, non possiamo sfuggire a questa
doppia morsa senza spezzare i vincoli che ci attaccano alla terra. Ora
nulla produce meglio questo santo effetto quanto l'elevazione
dell'anima verso Dio con la preghiera: per pensare a lui e alla sua
gloria, per amarlo, siamo obbligati a uscir di noi stessi e
dimenticare le creature e le perfide loro lusinghe. E giunti che siamo
presso di lui, uniti in intima conversazione con lui, le sue
perfezioni infinite, la sua amabilita` e la vista dei beni celesti
compiono il distacco dell'anima nostra da questa terra: quam sordet
tellus dum caelum aspicio! Veniamo a odiar sempre piu` il peccato
mortale, che ci svierebbe intieramente da Dio; il peccato veniale, che
ci ritarderebbe nell'ascensione verso di lui; e adagio adagio anche le
imperfezioni volontarie, che ci diminuiscono l'intimita` con lui.
Impariamo pure a combattere piu` vigorosamente le inclinazioni
sregolate che sussistono nel fondo della nostra natura, perche`
intendiamo meglio che tendono ad allontanarci da Dio.

519. 2^ Si perfeziona cosi` la nostra unione con Dio, diventando di
giorno in giorno piu` intiera e piu` perfetta.

A) Piu` intiera: la preghiera infatti afferra, per unirle a Dio, tutte
le nostre facolta`: a) la parte superiore dell'anima, l'intelligenza,
occupandola nel pensiero delle cose divine; la volonta`, dirigendola
verso la gloria di Dio e gl'interessi delle anime; il cuore, lasciando
che si effonda in un cuore sempre aperto, sempre amoroso e
compassionevole, e produca affetti che non possono essere che
santificanti; b) le facolta` sensitive, aiutandoci a fissare su Dio e
su Nostro Signore la fantasia e la memoria, le emozioni e le passioni
in cio` che hanno di buono; c) il corpo stesso, aiutandoci a
mortificare i sensi esterni, fonti di tante divagazioni, e a regolare
il contegno secondo le regole della modestia.

B) Piu` perfetta: la preghiera, quale l'abbiamo spiegata, produce
infatti nell'anima atti di religione inspirati dalla fede, sorretti
dalla speranza e avvivati dalla carita`: "Fides credit, spes et caritas
orant, sed sine fide esse non possunt; ac per hoc et fides
orat" 519-1. Ora qual cosa piu` nobile e piu` santificante di
questi atti delle virtu` teologali? Vi si aggiungano ancora gli atti
d'umilta`, d'obbedienza, di fortezza, di costanza, che la preghiera
suppone, e sara` facile vedere in che modo perfettissimo l'anima
s'unisce a Dio con questo santo esercizio.

520. 3^ Non e` quindi meraviglia che l'anima cosi` si trasformi
progressivamente in Dio. La preghiera e`, a cosi` dire, una santa
comunione con lui: quando noi gli presentiamo umilmente i nostri
ossequi e le nostre domande, egli si china verso di noi e ci comunica
le sue grazie che producono questa santa trasformazione.

A) Il sol fatto di considerare le divine sue perfezioni, di ammirarle,
di prendervi una santa compiacenza, le attira gia` in noi col desiderio
che fa nascere di potervi in qualche modo partecipare; l'anima,
immersa in questa affettuosa contemplazione, si sente a poco a poco
come tutta pervasa e compenetrata di quella semplicita`, di quella
bonta`, di quella santita`, di quella serenita`, che altro non chiede che
di comunicarsi a noi.

521. B) Allora Dio si china verso di noi per esaudire le nostre
preghiere e concederci copiose grazie; quanto piu` noi cerchiamo di
rendergli i nostri doveri tanto piu` egli pensa a santiicare un'anima
che lavora alla sua gloria. Possiamo chiedere molto, purche` lo
facciamo con umilta` e fiducia; nulla puo` rifiutare alle anime umili
che si danno piu` pensiero degli interessi suoi che dei loro. Le
illumina con la sua luce per mostrare loro il vuoto, il nulla delle
cose umane; le attira a se`, svelandosi ai loro sguardi come Sommo
Bene, fonte di tutti i beni; da` alla loro volonta` la forza e la
costanza che le occorre per non volere e non amare se non cio` che ne e`
degno. Non possiamo conchiudere meglio che con le parole di
S. Francesco di Sales 521-1 : "Per mezzo di lei (l'orazione) noi
parliamo a Dio e Dio a sua volta parla a noi; noi aspiriamo a lui e
respiriamo in lui, ed egli a sua volta ispira in noi e respira su
noi". Felice scambio che riuscira` a tutto nostro vantaggio, perche`
tende nientemeno che a trasformarci in Dio, facendocene partecipare i
pensieri e le perfezioni! Vediamo dunque in che modo tutte le nostre
azioni possono essere trasformate in preghiera.