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2^ LE VARIE FORME DELLA PREGHIERA.

503. A) Per ragione del doppio fine inteso dalla preghiera, si
distingue l'adorazione e la domanda.

a) L'adorazione. L'adorazione propriamente detta si volge al Padrone
Supremo; ma poiche` Dio e` anche nostro benefattore, dobbiamo
ringraziarlo; e avendolo noi offeso, siamo obbligati a riparar qeusto
oltraggio.

1) Il primo sentimento necessario quando ci innalziamo a Dio e`
l'adorazione, cioe` "il riconoscimento in Dio dell'altissima sua
sovranita` e in noi della piu` profonda dipendenza" 503-1. Tutta la
natura a suo modo adora Dio; ma quella che e` priva di sentimento e di
ragione, non ha cuore per amarlo ne` intelletto per intenderlo. Si
contenta quindi di spiegarci sotto gli occhi il suo ordine, le varie
sue operazioni e i suoi ornamenti: "non puo` vedere ma si mostra, non
puo` adorare ma vi ci porta; non ci lascia ignorare quel Dio che ella
non intende. Ma l'uomo, animale divino, pieno di ragione e
d'intelligenza e capace di conoscere Dio per mezzo di se` e di tutte le
creature, e` pure sollecitato e da se` e da tutte le creature a
rendergli le sue adorazioni. E` questa la ragione per cui e` collocato
in mezzo al mondo, misterioso compendio del mondo, perche`,
contemplando l'intiero universo e raccogliendolo in se`, unicamente a
Dio e se` e tutte le cose riferisca; cosicche` egli non e` il
contemplatore della natura visibile se non perche` sia l'adoratore
della natura invisibile che tutto trasse dal nulla con la sua
onnipotenza" 503-2. In altre parole l'uomo e` il Pontefice della
creazione, incaricato di glorificar Dio a nome suo e a nome di tutte
le creature. E lo fa riconoscendo: "che Dio e` natura perfetta e quindi
incomprensibile; che Dio e` natura somma; che Dio e` natura benefica...
noi siamo naturalmente portati a venerare cio` che e` perfetto... a
dipendere da cio` che e` sommo... ad aderire a cio` che e`
buono" 503-3.

504. Ecco perche` i mistici si dilettano d'adorare nelle creature la
potenza, la maesta`, la bellezza, l'attivita`, la fecondita` di Dio
nascosto in queste creature: "Mio Dio, io vi adoro in tutte le vostre
creature; vi adoro vero ed unico sostegno di ogni cosa; nulla sarebbe
senza di voi e nulla sussiste se non in voi. Vi amo, o mio Dio, e lodo
la vostra maesta` che si manifesta sotto l'esterno di tutte le
creature. Tutto cio` che vedo, o mio Dio, non serve che ad esprimere
l'arcana vostra bellezza, ignota agli occhi degli uomini. Adoro il
vostro splendore e la vostra maesta` mille volte piu` belli di quelli
del sole. Adoro la vostra fecondita` mille volte piu` ammirabile di
quella che scopresi negli astri" 504-1.

505. 2) L'adorazione e` seguita dalla riconoscenza; perche` Dio non e`
soltanto il Supremo nostro Padrone ma anche l'insigne nostro
benefattore, a cui dobbiamo tutto cio` che siamo e tutto cio` che
abbiamo cosi` nell'ordine della natura come nell'ordine della grazia.
Ecco il perche` ha diritto a una perpetua riconoscenza, perche`
riceviamo costantemente da lui nuovi benefici. La Chiesa quindi
quotidianamente c'invita, prima del solenne momento del Canone, a
ringraziar Dio di tutti suoi benefici especialmente di quello che
tutti li compendia, del beneficio eucaristico: "Gratias agamus Domino
Deo nostro. Vere dignum et justum est, aequum et salutare gratias
agere"... -- Ecco perche` ci suggerisce sublimi formule di
ringraziamento: "Gratis agimus tibi propter magnam gloriam
tuam" 505-1. Segue in questo gli esempi di Gesu` che spesso
ringraziava il Padre suo, e le lezioni di S. Paolo che c'invita a
ringraziar Dio di tutti i suoi benefici: "In omnibus gratias agite,
haec est voluntas Dei 505-2... Gratias Deo super inenarrabili dono
ejus" 505-3... Del resto gli uomini di cuore non hanno bisogno
che loro si rammenti questo dovere; si sentono spinti dal ricordo dei
divini benefici ad esprimere la continua riconoscenza di cui il loro
cuore ribocca.

506. 3) Ma nello stato di natura decaduta, un terzo dovere e`
necessario, quello dell'espiazione e della riparazione. Troppo spesso
infatti abbiamo coi nostri peccati offesa l'infinita` maesta` di Dio,
servendoci degli stessi suoi doni per oltraggiarlo. E` un'ingiustizia,
che esige quella piu` perfetta riparazione che ci sia possibile di
offrire e che consiste in tre atti principali: l'umile confessione
delle colpe: Confiteor Deo omnipotenti; una sincera contrizione: cor
contritum et humiliatum non despicies; la coraggiosa accettazione
delle tribolazioni che Dio vorra` mandarci; e, se vogliamo essere
generosi, vi aggiungeremo l'offerta di noi stessi come vittime
d'espiazione, unendoci alla vittima del Calvario. Potremo allora
umilmente implorare e sperare il perdono: Misereatur... Indulgentiam.
E potremo pur chiedere novelle grazie.

507. b) La domanda, petitio decentium a Deo, e` gia` di per se un
omaggio reso a Dio, alla sua potenza, alla sua bonta`, all'efficacia
della grazia; e` un atto di confidenza che onora colui al quale e`
rivolto 507-1.

Il fondamento della preghiera e` per un verso l'amor di Dio per le sue
creature e pei suoi figli, e per l'altro il bisogno urgente che
abbiamo del suo aiuto. Fonte inesauribile di tutti i beni, Dio brama
diffonderli nelle anime: bonum est sui diffusivum. Essendo nostro
Padre, null'altro maggiormente desidera che di comunicarci la sua vita
e di accrescercela. Per meglio riuscire a quest'intento invia stilla
terra l'unico suo Figlio, il quale si presenta pieno di grazia e di
verita` appunto per colmarci dei suoi tesori. Anzi, c'invita a chiedere
le sue grazie promettendo di concedercele: "Petite et dabitur vobis,
quaerite et invenietis, pulsate et aperietur vobis" 507-2. Siamo
quindi sicuri di riuscir graditi a Dio nel porgergli le nostre
suppliche.

508. Noi del resto ne abbiamo urgente bisogno. Nell'ordine della
natura come nell'ordine della grazia siamo poveri, mendici Dei sumus;
siamo d'una estrema indigenza. Essenzialmente dipendenti da Dio, non
possiamo anche nell'ordine della natura neppur conservare l'esistenza
da lui largitaci; dipendiamo in cio` dalle cause fisiche che
ubbidiscono anch'esse a Dio. Indarno diremo d'avere un cervello e
delle braccia, e che possiamo, con la nostra energia, trarre dal seno
della terra cio` che ci e` necessario alla vita: questo cervello e
queste braccia ci sono conservati da Dio e non vengono all'esercizio
se non sono mossi dal divino suo concorso; la terra non produce frutti
se Dio non l'innaffia con le sue piogge e non la feconda coi raggi del
suo sole; e poi quanti accidenti imprevisti possono distruggere i
raccolti gia` maturi? Ma quanto maggiore non e` la nostra dipendenza da
Dio nell'ordine soprannaturale! Abbiamo bisogno di luce per ben
guidarci, e chi ce la dara` se non il Padre dei lumi? abbiamo bisogno
di coraggio e di forza per seguire la luce, e chi ce li dara` se non
l'Onnipotente? Che dunque rimane se non implorare il soccorso di Colui
che altro non brama se non di venirci in aiuto?

509. Ne` si dica che Dio con la sua scienza conosce tutto cio` che ci
e` necessario ed utile. Dio, risponde S. Tommaso, per pura liberalita`
ci concede certamente molte cose senza che noi le chiediamo; ma ce ne
sono di quelle che non vuol concedere che alla preghiera; e cio` per
nostro bene, perche` poniamo la confidenza in lui e lo riconosciamo
come autore dei nostri beni: "Ut scilicet fiduciam quamdam accipiamus
recurrendi ad Deum, et ut recognoscamus eum esse bonorum nostrorum
auctorem" 509-1. Per un verso noi, pregando, ci sentiamo crescere
la fiducia d'essere esauditi; e per l'altro vi e` meno pericolo che
dimentichiamo Dio. Lo dimentichiamo gia` troppo; che sarebbe se non
avessimo bisogno di ricorrere a lui nei nostri affanni?

Ha dunque ragione Dio di esigere da noi la preghiera sotto forma di
domanda.

510. B) Se poi ci facciamo a considerare le forme o le varieta` della
preghiera, possiamo distinguere la preghiera mentale e la preghiera
vocale, la preghiera privata e la preghiera pubblica.

a) Quanto al modo di espressione, la preghiera e` mentale o vocale,
secondo che si compie nell'interno dell'anima oppure s'esprime al di
fuori.

1) La preghiera mentale e` quindi una specie di interna conversazione
con Dio che non si manifesta al di fuori: "Orabo spiritu, orabo et
mente" 510-1. Ogni atto interno che abbia per fine di unirci a
Dio colla conoscenza e coll'amore, come sarebbe il raccoglimento, la
considerazione, il ragionamento, l'esame, lo sguardo affettuoso, la
contemplazione, lo slancio del cuore verso Dio, puo` dirsi preghiera
mentale. Tutti questi atti infatti ci inalzano a Dio, compresevi
quelle riflessioni sopra noi stessi che mirano a rendere l'anima
nostra meno indegna di Colui che l'abita. Servono tutti ad accrescere
le nostre convinzioni e a farci praticar le virtu`; sono come un
tirocinio di quella vita celeste che altro non e` se non affettuosa ed
eterna visione di Dio. Cotesta preghiera e` pure alimento e anima della
preghiera vocale 510-2.

511. 2) Questa si esprime con parole e con gesti. Se ne fa spesso
menzione nella Sacra Scrittura che c'invita a usare la voce, la bocca,
le labbra per proclamare le lodi di Dio: "Voce mea^ ad Dominum
clamavi... Domine, labia mea aperies et os meum annuntiabit laudem
tuam" 511-1. Ma perche` esprimere a questo modo i nostri
sentimenti dacche` Dio ce li legge nel piu` profondo del cuore? Per
offrire a Dio non solo l'ossequio dell'anima ma anche quello del
corpo, e specialmente di quel verbo da lui largitoci per esprimere il
nostro pensiero. Tal e` in sostanza l'insegnamento di S. Paolo, quando,
dopo aver detto che Gesu` mori` per noi fuori di Gerusalemme, c'invita
ad uscire da noi stessi e ad unirci al nostro Mediatore di religione
per offrire a Dio un'ostia di lode, l'ossequio delle nostre labbra:
"Per mezzo di lui offriamo dunque a Dio un sacrifizio di lode, vale a
dire il frutto di labbra che ne celebrino il nome: Per ipsum ergo
offeramus hostiam laudis semper Deo, idest fructum labiorum
confitentium nomini ejus" 511-2. Ed e` pure per stimolar la
devozione col suono stesso della voce: "Ut homo seipsum excitet verbis
ad devote orandum" 511-3; la psicologia infatti dimostra che il
gesto intensifica l'interno sentimento. E` finalmente per
l'edificazione del prossimo, perche` il vedere o l'udire altri pregar
con fervore accresce la devozione.

512. b) La preghiera vocale poi e` privata o pubblica secondo che si
fa in nome d'un individuo o d'una societa`. Abbiamo provato altrove che
la societa`, come tale, deve a Dio sociali ossequi, perche` e` anch'essa
obbligata a riconoscerlo come Sovrano Padrone e benefattore. Ecco
perche` S. Paolo esortava i primi cristiani a unirsi insieme per
glorificar Dio con Gesu` Cristo non solo con un sol cuore, ma anche con
una voce sola: "Ut unanimes uno ore honorificetis Deum et patrem
Domini nostri Jesu Christi" 512-1. Gia` Nostro Signore aveva
invitato i discepoli a unirsi insieme per pregare, promettendo di
venire in mezzo a loro per appoggiarne le suppliche: "Ubi enim sunt
duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio
eorum" 512-2. Se cio` e` vero d'una riunione di due o tre persone,
quanto piu` quando molti si radunano insieme per rendere ufficialmente
gloria a Dio? Dice S. Tommaso che l'efficacia della preghiera e` allora
irresistibile: "Impossibile est preces multorum non exaudiri, si ex
multis orationibus fiat quasi una" 512-3. Come infatti un padre,
che pur resisterebbe alle preghiere d'uno dei figli, s'intenerisce
quando li vede tutti uniti nella stessa domanda, cosi` il Padre Celeste
non sa resistere alla dolce violenza che gli vien fatta dalla
preghiera comune d'un gran numero dei suoi figli.

513. Preme dunque assai che i cristiani si radunino spesso per
adorare e pregare in comune; per questo la Chiesa li convoca, nei
giorni di domenica e di festa, al santo sacrifizio della messa che e`
la preghiera pubblica per eccellenza, e agli uffici religiosi.

514. Ma non potendoli convocare tutti i giorni e pur meritando Dio
di essere quotidianamente glorificato, ella incarica i sacerdoti e i
religiosi di soddisfare piu` volte al giorno questo dovere della
pubblica preghiera. Ed essi lo fanno con l'ufficio divino, che
recitano non in nome proprio ma a nome di tutta la Chiesa e per tutti
gli uomini. Conviene quindi assai che si uniscano allora in modo piu`
particolare al Gran Religioso di Dio, al Verbo Incarnato, per
glorificar Dio con lui e per lui, per ipsum et cum ipso et in ipso, e
per chiedere nello stesso tempo tutte le grazie che abbisognano al
popolo cristiano.