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B) Unione tra l'anima nostra e Dio.

115. Da cio` che abbiamo detto sull'abitazione della SS. Trinita`
nell'anima nostra (n. 92), risulta che tra noi e l'ospite divino
corre un'unione morale intimissima e santificantissima.

Ma non c'e` forse qualche cosa di piu`, qualche cosa di fisico 115-1
in quest'unione?

116. a) I paragoni usati dai Padri sembrerebbero indicarlo.

1) Un gran numero di essi ci dicono che l'unione di Dio coll'anima e`
simile a quella dell'anima col corpo: "In noi vi sono, dice
S. Agostino, due vite, la vita del corpo e la vita dell'anima; la vita
del corpo e` l'anima, la vita dell'anima e` Dio "sicut vita corporis
anima, sic vita animae Deus 116-1." E` chiaro che si tratta solo di
analogie; ma studiamoci di cavarne la verita` che contengono. L'unione
tra il corpo e l'anima e` sostanziale, cosi` che non formano piu` che una
sola e medesima natura, una sola e medesima persona. Non e` cosi`
dell'unione dell'anima con Dio: noi conserviamo sempre la nostra
natura e la nostra personalita` e restiamo quindi essenzialmente
distinti dalla divinita`. Ma, come l'anima da` al corpo la vita di cui
gode, cosi` Dio, senza essere forma dell'anima, le da` la vita
soprannaturale, vita non uguale ma veramente e formalmente simile alla
sua; e questa vita costituisce un'unione realissima tra l'anima e Dio.
Suppone una realta` concreta che Dio ci comunica e che serve di vincolo
unitivo tra lui e noi; questa nuova relazione non aggiunge certamente
nulla a Dio, ma perfeziona l'anima nostra e la rende deiforme; lo
Spirito Santo quindi diviene non causa formale, ma causa efficiente ed
esemplare della nostra santificazione.

117. 2) Questa stessa verita` si deduce dal paragone che alcuni
autori 117-1 fanno tra l'unione ipostatica e l'unione dell'anima
nostra con Dio. Vi e` certamente tra le due una differenza essenziale:
l'unione ipostatica e` sostanziale e personale, perche` la natura divina
e la natura umana, sebbene perfettamente distinte, non formano piu` in
Gesu` Cristo che una sola e medesima persona, mentre che l'unione
dell'anima con Dio per mezzo della grazia, ci lascia la nostra
personalita`, essenzialmente distinta dalla personalita` divina, e non
ci unisce a Dio se non in modo accidentale: "Si compie infatti per
mezzo della grazia santificante, che e` un accidente aggiunto alla
sostanza dell'anima; ora, in linguaggio scolastico, l'unione d'un
accidente e d'una sostanza si chiama unione accidentale 117-2".

Ma rimane pur sempre vero che l'unione dell'anima con Dio e` un'unione
di sostanza a sostanza, 117-3 e che l'uomo e Dio vengono in
contatto cosi` intimo come il ferro e il fuoco che l'avvolge e lo
penetra, come il cristallo e la luce. Per dir tutto in una parola,
l'unione ipostatica fa un uomo-Dio, l'unione della grazia fa degli
uomini divinizzati; e come le azioni di Cristo sono divino-umane o
teandriche, cosi` le azioni del giusto sono deiformi, fatte in comune
da Dio e da noi, e per questo titolo meritorie della vita eterna, la
quale non e` altro che la unione immediata con la Divinita`. Possiamo
quindi dire col P. de Smedt, 117-4 "che l'unione ipostatica e` il
tipo della nostra unione con Dio per mezzo della grazia, e che questa
ne e` l'immagine piu` perfetta che una pura creatura possa riprodurre in
se`".

Concludiamo collo stesso autore che l'unione della grazia non e`
puramente morale, ma contiene un elemento fisico che ci permette di
chiamarla fisico-morale: "La natura divina e` veramente nel suo essere
stesso unita alla sostanza dell'anima per mezzo di un vincolo
speciale, per modo che l'anima giusta possiede in se` la natura divina
come cosa che le appartiene, e quindi possiede un carattere divino,
una perfezione d'ordine divino, una bellezza divina, infinitamente
superiore a tutto cio` che puo` esservi di perfezione naturale in una
creatura qualsiasi reale o possibile 117-5.

118. b) Se, lasciando da parte i paragoni, studiamo il lato
dottrinale della questione, arriviamo alla stessa conclusione. 1) In
cielo, gli eletti vedono Dio faccia a faccia, senza alcun intermedio;
la stessa essenza divina fa l'ufficio di specie impressa: "in visione
qua Deus per essentiam videbitur, ipsa divina essentia erit quasi
forma intellectus qua intelliget 118-1". Vi e` dunque tra essi e la
Divinita` un'unione vera, reale, che si puo` chiamare fisica, perche` Dio
non puo` essere visto e posseduto che a patto d'essere presente al loro
intelletto colla sua essenza, e non puo` essere amato, se non e`
effettivamente unito alla loro volonta` come oggetto d'amore: "amor est
magis unitivus quam cognitio 118-2". Ora la grazia altro non e` che
un principio e un germe della gloria: "gratia nihil est quam inchoatio
gloriae in nobis 118-3".

L'unione dunque cominciata sulla terra tra l'anima nostra e Dio per
mezzo della grazia e` in sostanza dello stesso genere di quella della
gloria, reale e in un certo senso fisica come questa. Tal e` la
conclusione del P. Froget nel suo bel libro L'abitazione dello Spirito
Santo (p. 159), appoggiandosi su numerosi testi di S. Tommaso: < dunque realmente, fisicamente, sostanzialmente presente nel cristiano
che ha la grazia; e non e` gia` una semplice presenza materiale ma un
vero possesso accompagnato da un principio di godimento>>.

2) La medesima conclusione discende pure dall'analisi della grazia
stessa. Stando all'insegnamento dell'Angelico Dottore, che si fonda
sugli stessi testi scritturali che abbiamo citati, la grazia abituale
ci e` data per godere non solo dei doni di Dio, ma delle stesse persone
divine; "Per donum gratiae gratum facientis perficitur creatura
rationalis ad hoc quod libere non solum ipso dono creato utatur, sed
ut ipsa^ divina^ persona^ fruatur 118-4". Ora, aggiunge un discepolo
di S. Bonaventura, per godere d'una cosa e` necessaria la sua presenza,
e quindi per godere dello Spirito Santo la sua presenza e` necessaria
come necessario e` il dono creato che ci unisce a lui 118-5. E
poiche` la presenza del dono creato e` reale e fisica, quella dello
Spirito Santo non dovra` forse essere dello stesso genere?

Ecco dunque che le deduzioni della fede come i paragoni dei Patri ci
autorizzano a dire che l'unione dell'anima nostra con Dio per mezzo
della grazia non e` soltanto morale, che non e` neppure sostanziale in
senso proprio, ma che e` talmente reale da potersi chiamare
fisico-morale. Restando pero` essa velata ed oscura ed essendo
progressiva, nel senso che noi ne percepiamo tanto meglio gli effetti
quanto piu` coltiviamo la fede e i doni dello Spirito Santo, le anime
ferventi che sospirano l'unione divina, se sentono vivamente
sollecitate ad avanzarsi ogni giorno piu` nella pratica delle virtu` e
dei doni.

2^ DELLE VIRTU` E DEI DONI, O DELLE FACOLTA` DELL'ORDINE SOPRANNATURALE.

Richiamatane prima l'esistenza e la natura, parleremo per ordine delle
virtu` e dei doni.