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CAPITOLO I.

Le origini della vita soprannaturale.

51. Questo capitolo ha per iscopo di farci meglio conoscere cio` che
vi e` di gratuito e d'eccellente nella vita soprannaturale, come pure
le grandezze e le debolezze dell'uomo a cui questa vita e` conferita.
Per meglio intenderlo, vediamo:
* I. Che cosa e` la vita naturale dell'uomo;
* II. La sua elevazione allo stato soprannaturale;
* III. La sua caduta;
* IV. La sua restaurazione per opera del divin Redentore.

ART. I. DELLA VITA NATURALE DELL'UOMO.

52. Si tratta qui di descrivere l'uomo quale sarebbe stato nello
stato di semplice natura e quale viene dipinto dai filosofi.

Poiche` la nostra vita soprannaturale s'innesta sulla nostra vita
naturale e la conserva perfezionandola, e` necessario richiamare
brevemente cio` che su questo punto la retta ragione c'insegna.

1^ L'uomo e` un composto misterioso di corpo e di anima, di materia e
di spirito che in lui intimamente s'uniscono per formare un'unica
natura e un'unica persona. L'uomo dunque e`, per cosi` dire, il punto di
congiunzione, il vincolo che unisce gli spiriti e i corpi; un
compendio delle meraviglie della creazione, un piccolo mondo che
concentra tutti i mondi, uixro'xosuo*s, e che manifesta la sapienza
divina, la quale ha saputo riunire due esseri cosi` disparati.

53. E` un mondo pieno di vita: secondo l'osservazione di S. Gregorio
Magno, vi si distinguono tre vite, la vita vegetativa, la vita animale
e la vita intellettiva: "Homo habet vivere cum plantis, sentire cum
animantibus, intelligere cum angelis." 53-1 Come la pianta, l'uomo
si nutrisce, cresce e si riproduce; come l'animale, conosce gli
oggetti sensibili e tende ad essi col suo appetito sensitivo, con le
sue emozioni e le sue passioni, e si muove di moto spontaneo; come
l'angelo, ma in grado minore e in modo diverso, conosce
intellettualmente l'essere soprasensibile, il vero, e la sua volonta`
tende liberamente al bene razionale.

54. 2^ Queste tre vite non si sovrappongono, ma si compenetrano, si
coordinano e si subordinano, per concorrere ad un medesimo fine: la
perfezione di tutto l'essere. E` legge razionale insieme e biologica
che, in ogni essere composto, la vita non puo` conservarsi e
svilupparsi se non a patto di coordinare e quindi di subordinare i
suoi vari elementi all'elemento principale e di asservirli per
servirsene. Nell'uomo quindi le facolta` inferiori, vegetative e
sensitive, devono essere sottomesse alla ragione e alla volonta`.
Questa condizione e` assoluta: nella misura che manca, la vita
s'affievolisce e scompare; infatti quando cessa la subordinazione, la
dissociazione degli elementi incomincia, e si ha l'indebolimento del
sistema e finalmente la morte. 54-1

55. 3^ La vita e` dunque una lotta; perche` le facolta` inferiori
tendono con ardore al piacere, mentre le facolta` superiori tendono al
bene onesto. Ora tra queste facolta` vi e` spesso conflitto: cio` che ci
piace, cio` che ci e` o almeno ci sembra utile, non e` sempre moralmente
buono; e` necessario quindi che la ragione, per far regnare l'ordine,
combatta le tendenze contrarie e ne trionfi; ed ecco la lotta dello
spirito contro la carne, della volonta` contro la passione. Questa
lotta e` talora penosa; come in primavera sale la linfa negli alberi,
cosi` vi sono talora nella parte sensitiva dell'anima spinte violente
verso il piacere sensibile.

56. Ma non sono irresistibili; la volonta`, aiutata dall'intelletto,
esercita su questi movimenti passionali un quadruplice potere:
1) potere di previdenza, che consiste nel prevedere e nel prevenire,
con una saggia e costante vigilanza, molte immaginazioni, impressioni
ed emozioni pericolose; 2) un potere d'inibizione e di moderazione,
col quale noi infreniamo o almeno moderiamo i moti violenti che ci si
sollevano nell'anima; cosi` io posso impedire ai miei occhi di fissarsi
su un oggetto pericoloso, alla mia immaginazione di trattenere
immagini cattive; e se sorge in me moto di collera, io posso
moderarlo; 3) un potere di stimolo, che eccita o intensifica per mezzo
della volonta` i movimenti passionali; 4) un potere di direzione, che
ci rende capaci di dirigere questi movimenti verso il bene e quindi di
distoglierli anche dal male.

57. Oltre a queste lotte intestine, ce ne possono essere altre tra
l'anima e il suo Creatore. Vediamo certamente con la retta ragione che
siamo obbligati a pienamente assoggettarci a Colui che e` nostro
supremo Padrone. Ma questa obbedienza ci costa; c'e` in noi una certa
sete d'indipendenza e d'autonomia che ci inclina a sottrarci
all'autorita` divina; e` l'orgoglio, di cui non si trionfa che con
l'umile confessione della propria indegnita` e della propria impotenza,
riconoscendo i diritti imprescrittibili del Creatore sulla sua
creatura.

Cosi` dunque, nello stato di natura, noi avremmo dovuto lottare contro
la triplice concupiscenza.

58. 4^ Quando l'uomo, invece di cedere alle cattive tendenze, fa il
suo dovere, puo` a buon diritto aspettarsi una ricompensa, che sara` per
la sua anima immortale una conoscenza piu` ampia e piu` profonda della
verita` e di Dio, sempre pero` conforme alla sua natura, cioe` a dire
analitica o discorsiva, e un amore piu` puro e piu` durevole. Se invece
viola liberamente la legge in materia grave e non si pente prima di
morire, non consegue il suo fine e merita un castigo, che sara` la
privazione di Dio accompagnata da tormenti, proporzionati alla gravita`
delle sue colpe.

Tale sarebbe stato l'uomo nel cosidetto stato di natura pura, che del
resto non e` mai esistito; essendo stato l'uomo elevato allo stato
soprannaturale, o al momento della sua creazione, come dice
S. Tommaso, o immediatamente dopo, come dice S. Bonaventura.

Dio, nella infinita sua bonta`, non si contento` di conferire all'uomo i
doni naturali; ma volle elevarlo ad uno stato superiore, conferendogli
doni preternaturali e soprannaturali.

ART. II. ELEVAZIONE DELL'UOMO ALLO STATO SOPRANNATURALE. 59-1