00 28/09/2013 12:55

Si obietta che i libri Deuterocanonici riporterebbero delle contraddizioni.

Però analizzando i libri canonici indiscussi rileviamo che vi sono ugualmente delle apparenti contraddizioni.
Si riportano due brani biblici che trattano lo stesso argomento: quello della deportazione a Babilonia da parte di Nabucodonosor.

Il primo brano è preso dal secondo libro dei Re e il secondo brano è preso da Geremia.

Entrambi questi libri sono "indiscussi" eppure si riscontrano divergenze:.

2Re 24,10 In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor re di Babilonia marciarono contro Gerusalemme; la città subì l'assedio. 11 Nabucodònosor re di Babilonia giunse presso la città, mentre i suoi ufficiali l'assediavano. 12 Ioiachìn re di Giuda si presentò con sua madre, i suoi ministri, i suoi capi e i suoi eunuchi, al re di Babilonia; questi, nell'anno ottavo del suo regno, lo fece prigioniero. 13 Il re di Babilonia portò via di là tutti i tesori del tempio e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d'oro, che Salomone re di Israele aveva posti nel tempio. Così si adempì la parola del Signore. 14 Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i capi, tutti i prodi, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; rimase solo la gente povera del paese. 15 Deportò in Babilonia Ioiachìn, la madre del re, le mogli del re, i suoi eunuchi e le guide del paese, conducendoli in esilio da Gerusalemme in Babilonia. 16 Tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti i guerrieri più prodi furono condotti in esilio a Babilonia dal re di Babilonia. 17 Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattania suo zio, cambiandogli il nome in Sedecìa. 18 Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di Geremia. 19 Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto aveva fatto Ioiakìm. 20 Ciò accadde in Gerusalemme e in Giuda a causa dell'ira del Signore, tanto che infine li allontanò da sé. Sedecìa poi si ribellò al re di Babilonia.

...

25, 8 Il settimo giorno del quinto mese - era l'anno decimonono del re Nabucodònosor re di Babilonia - Nabuzardàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, 9 bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso. 10 Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme. 11 Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine. 12 Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli. 13 I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto il loro bronzo in Babilonia.

E questo che segue è il brano parallelo di Geremia:

Ger 52,28 Questa è la gente che Nabucodònosor deportò: nell'anno settimo tremilaventitré Giudei; 29 nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor furono deportati da Gerusalemme ottocentotrentadue persone; 30 nell'anno ventitreesimo di Nabucodònosor, Nabuzaradàn capo delle guardie deportò settecentoquarantacinqueGiudei: in tutto quattromilaseicento persone. 31 Ora, nell'anno trentasettesimo della deportazione di Ioiachìn re di Giuda, nel decimosecondo mese, il venticinque del mese, Evil-Merodàch re di Babilonia, nell'anno della sua ascesa al regno, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione. 32 Gli parlò con benevolenza e pose il seggio di lui al di sopra dei seggi dei re che si trovavano con lui a Babilonia. 33 Gli cambiò le vesti da prigioniero e Ioiachìn mangiò sempre il cibo alla presenza di lui per tutti i giorni della sua vita. 34 Il suo sostentamento, come sostentamento abituale, gli era fornito dal re di Babilonia ogni giorno, fino al giorno della sua morte, per tutto il tempo della sua vita.

Osservando i termini con lo stesso colore potrai notare che la narrazione del libro dei Re, al verso 14 dice che tutti i prodi deportati erano 10000, poi , ripetendo il concetto, dice al verso 16 che erano 7000, ma anche sommando gli altri 1000 tra fabbri e falegname non otteniamo i 10000 menzionati in precedenza.

Non solo. Ma se leggiamo Geremia vediamo che i deportati furono, secondo lui, in totale 4600 persone.

Inoltre 2Re25,8 dice che l'anno della deportazione era il decimonono di Nabucodonosor mentre Geremia afferma che era l'anno decimo ottavo.
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Ecco un altro esempio di contraddizioni nei libri canonici:

Ebbene a parità di famiglia citata, troverai delle discordanze numeriche eccezionali.

Prova tu stesso a fare un raffronto dai brani in questione:

Esd 2,1 Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a Babilonia. Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città; 2 vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 3 Figli di Paros: duemilacentosettantadue. 4 Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 5 Figli di Arach: settecentosettantacinque. 6 Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodieci. 7 Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro. 8 Figli di Zattu: novecentoquarantacinque. 9 Figli di Zaccai: settecentosessanta. 10 Figli di Bani: seicentoquarantadue. 11 Figli di Bebai:seicentoventitré. 12 Figli di Azgad: milleduecentoventidue. 13 Figli di Adonikam: seicentosettantasei. 14 Figli di Bigvai: duemilacinquantasei. 15 Figli di Adin:quattrocentocinquantaquattro. 16 Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 17 Figli di Bezài: trecentoventitré. 18 Figli di Iora: centododici. 19 Figli di Casum:duecentoventitré. 20 Figli di Ghibbar: novantacinque. 21 Figli di Betlemme: centoventitré. 22 Uomini di Netofa: cinquantasei. 23 Uomini di Anatòt: centoventotto. 24 Figli di Azmàvet: quarantadue. 25 Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 26 Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 27 Uomini di Micmas: centoventidue. 28 Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré. 29 Figli di Nebo: cinquantadue. 30 Figli di Magbis: centocinquantasei. 31 Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro. 32 Figli di Carim: trecentoventi. 33 Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque. 34 Figli di Gerico: trecentoquarantacinque. 35 Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta. 36 I sacerdoti: Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré. 37 Figli di Immer: millecinquantadue. 38 Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 39 Figli di Carìm: millediciassette. 40 I leviti: Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro. 41 I cantori: Figli di Asaf: centoventotto. 42 I portieri: Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.

Mentre Neemia riporta : (notare le cifre con lo stesso colore di quelli evidenziati sopra)

5 Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue: 6 Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città. 7 Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 8 Figli di Pareos: duemila centosettantadue. 9 Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 10 Figli di Arach: seicentocinquantadue. 11 Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemila ottocentodiciotto. 12 Figli di Elam: milleduecento cinquantaquattro. 13 Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque. 14 Figli di Zaccai: settecentosessanta. 15 Figli di Binnui: seicentoquarantotto. 16 Figli di Bebai: seicentoventotto. 17 Figli di Azgad:duemilatrecento ventidue. 18 Figli di Adonikam: seicentosessantasette. 19 Figli di Bigvai: duemilasessantasette. 20 Figli di Adin: seicentocinquantacinque. 21 Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 22 Figli di Casum: trecentoventotto. 23 Figli di Bezai: trecentoventiquattro. 24 Figli di Carif: centododici. 25 Figli di Gàbaon: novantacinque. 26 Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto. 27 Uomini di Anatòt: centoventotto. 28 Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue. 29 Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 30 Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 31 Uomini di Micmas: centoventidue. 32 Uomini di Betel e di Ai: centoventitré. 33 Uomini di un altro Nebo: cinquantadue. 34 Figli di un altro Elam: milleduecento cinquantaquattro. 35 Figli di Carim: trecentoventi. 36 Figli di Gerico: trecentoquarantacinque. 37 Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno. 38 Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta. 39 I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosessantatré. 40 Figli di Immer: millecinquantadue. 41 Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 42 Figli di Carim: millediciassette.

Molte delle cifre sono notevolemente differenti, e mi sono fermato con il controllo perchè le cifre discordanti sono molto di più di quelli evidenziabili con i colori a mia disposizione.



Ne consegue che se dovessimo invalidare i deuterocanonici solo perchè conterrebbero delle presunte contraddizioni allora con questo stesso criterio dovrebbero essere invalidati anche molti altri libri biblici e questo è assurdo, perchè il motivo di tali apparenti contraddizioni è da attribuire a tente possibili motivazioni.

Come abbiamo potuto constatare, sia nei libri indiscussi che in quelli discussi, ma tutti ritenuti canonici dalla Chiesa, troviamo delle incongruenze.

Pertanto non è possibile dichiarare "apocrifi" i cosiddetti "deuterocanonici" solo perché si ritiene che vi siano delle presunte contraddizioni, perché in tal caso, seguendo la stessa logica, occorrerebbe dichiarare apocrifi anche tanti libri "indiscussi".

Ed allora qual è la regola da seguire quando incontriamo termini, frasi, cifre, fatti che ci sembrano discordanti?

Nel libro secondo del libro "CONSENSO DEGLI EVANGELISTI " di s.Agostino troviamo enunciato una norma di capitale importanza per comprendere le Scritture e anche per risolvere la nostra questione:


S.Agostino vuole dunque inculcare nei lettori e cultori della Scrittura la regola che non è da ricercarsi altro all'infuori di quello che intende dire colui che parla.

Non sono perciò determinanti i singoli termini ma l’intenzione e il senso con cui sono state scritte.

Le divergenze, le incongruenze, le cifre discordanti e alquanto elastiche, le dottrine non esplicitate ma lasciate nel vago, le tante verità inespresse e ricavabili solo per via deduttiva, indicano che la Scrittura non è utilizzabile se viene preso a sè stante.

Infatti la sola Scrittura determina una pluralità di fedi e di confessioni religiose e non l’unità della fede, che è quella che il Signore ha comandato ai suoi apostoli di insegnare .

Come si fa a "ricercare quello che intende dire colui che parla", dal momento che vi sono questi limiti nella Scrittura?

Ecco dunque la necessità di dover far ricorso ad una autorità esterna alla Scrittura.

L’unica autorità valida per far questo, resta quella che ha effettuato il riconoscimento della ispirazione dei libri sacri. Non è possibile immaginare che lo Spirito Santo abbia assistita la Chiesa per riconoscere i libri ispirati e poi l’abbia abbandonata lasciando a chicchessia la libertà di sbranare a proprio piacimento il Corpo della Parola.

Essa può restituirci il VERO SENSO della Scrittura, attingendo e ricostruendo ogni cosa, tanto la traduzione più vicina alle intenzioni degli autori, tanto il senso che essi hanno voluto dare a ciò che hanno scritto, a partire da tutto il deposito precedente, cominciando da coloro che furono i primi anelli di una catena ininterrotta che giunge fino a noi.

 

Faccio qualche ulteriore precisazione su questo argomento che,  dalle presunte contraddizioni dei cosiddetti "deuterocanonici" è poi approdato a presunte contraddizioni dei libri indiscussi.

Si tratta ora di capire bene il principio che nella Scrittura, non si può ammettere contraddizione.

Volutamente perciò non ho utilizzato il termine "contraddizioni" né per i libri discussi né per quelli indiscussi, perché tutte le parti individuate dal Concilio di Trento, sono da considerare Sacra Scrittura. Mi sono limitato a definirle " incongruenze " perché al nostro limitato esame talune frasi possono apparire in contrasto.


Però ogni nostro esame deve riconoscere umilmente che:

E’ possibile che il testo originale potrebbe essere stato mal tradotto, oppure che risultasse non ben leggibile e quindi è stato reso in modo approssimativo, oppure che sia stato interpolato con una glossa, oppure che riporta fedelmente e con esattezza dati e parole diverse pronunciate o scritte in tempi diversi che si integrano a vicenda pur apparendo contrastanti, oppure ancora che si riferisca con verità a numerazioni o concetti validissimi e in uso all’epoca in cui furono scritti ma non più in uso in seguito, oppure ancora che dietro frasi apparentemente in contrasto si celi un significato recondito e allegorico che resta da scoprire, oppure ancora che l’autore sacro riporti fedelmente e con precisione delle espressioni o dati di uomini così come essi pensavano o si esprimevano e che non sempre erano da considerare in armonia con il pensiero di Dio.    La Parola di Dio infatti riporta, per nostro ammaestramento anche quello che dicevano gli uomini o gli angeli decaduti nella loro stoltezza, e che non sono da attribuire a Dio pur essendo riportate nella Parola di Dio.

Vi possono infine essere altri motivi legati alla nostra ignoranza filologica, storica, geografica, culturale che non sempre è in grado, nonostante tutti gli strumenti acquisiti, di ricostruire e di definire in tutti i dettagli quello che troviamo nella Bibbia.

Ecco il pensiero di Girolamo e di Agostino.

Diceva S.Girolamo:

…per conseguenza "se la Scrittura contenesse due dati che sembrassero escludersi, entrambi" resterebbero "veri, quantunque diversi" (Ep. XXXVI, XI, 2).

Sempre fedele a questo principio, se gli capitava di incontrare nei Libri Sacri apparenti contraddizioni, San Gerolamo concentrava tutte le sue cure e tutti gli sforzi del suo spirito per risolvere la difficoltà; e se giudicava la soluzione ancora poco soddisfacente, riprendeva, non appena si presentasse l'occasione, senza perdere coraggio, l'esame del problema, anche se talora non giungeva a risolverlo completamente.

Mai tuttavia egli incolpò gli scrittori sacri della minima falsità: "Lascio fare ciò agli empi, come Celso, Porfirio, Giuliano(Ep. LVII, IX, 1).

In ciò era perfettamente d'accordo con Sant'Agostino: questi - leggiamo in una delle sue lettere allo stesso San Gerolamo - aveva per i Libri Sacri una venerazione così piena di rispetto, da credere molto fermamente che nessun errore fosse sfuggito alla penna di uno solo di tali autori; perciò, se incontrava nelle Lettere Sante un punto che sembrava in contrasto con la verità, lungi dal credere ad una menzogna, ne attribuiva la colpa a un'alterazione del manoscritto, a un errore di traduzione, o a una totale inintelligenza da parte sua. Al che aggiungeva: "Io so, fratello, che tu non pensi diversamente: voglio dire che non m'immagino affatto che tu desideri vedere le tue opere, lette nella stessa disposizione di spirito in cui vengono lette le opere dei Profeti e degli Apostoli; dubitare che esse siano prive di ogni errore, sarebbe un delitto" (Sant'Ag. a San Gerol., tra le lettere di San Gerol. CXVI, 3).

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