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6. Morire d’amore.

Se poi mi domandi come possano avvenire queste cose, interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non l’attenta lettura; lo sposo, non un maestro; Dio, non un uomo; la caligine, non la chiarezza; non la luce, ma il fuoco che brucia tutto e tutto trasporta in Dio con il rapimento della pietà e l’amore ardentissimo. Questo fuoco è Dio e il suo camino è in Gerusalemme (Is. 31, 9). Cristo lo accende col fuoco della sua ardentissima passione e lo percepisce veramente soltanto colui che dice: La mia anima ha scelto di morire, e le mie ossa vogliono la morte (Gb. 7, 15). Chi ama questa morte potrà vedere Dio perché è verissimo che nessun uomo mi vedrà e vivrà (Es. 33, 20).
Moriamo dunque; entriamo nella nube; imponiamo silenzio agli affanni, alle passioni, alle cose sensibili. Passiamo con Cristo crocifisso da questo mondo al Padre (Gv. 13, 1) perché dopo averci mostrato il Padre possiamo dire con Filippo: Questo ci basta (Gv. 14, 8) e ascoltare con Paolo: Ti basta la mia grazia (2Cor. 12, 9); e finalmente esultare con Davide dicendo: Vengono meno la mia carne e il mio cuore. Dio del mio cuore, mia porzione è Dio in eterno. Benedetto il Signore in eterno. E tutto il popolo dirà: sì, sì! E così sia (Sal. 72, 26; 105, 48).