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6. Gesù Cristo come Verbo Incarnato.

Tu sei il secondo Cherubino quando contempli gli attributi propri delle persone e ammiri la comunicatività accordarsi con la proprietà, la consostanzialità con la pluralità, la configurabilità con la personalità, la coeguaglianza con l’ordine di successione, la coeternità con la produzione, la cointimità con la emissione perché il Figlio è mandato dal Padre, lo Spirito Santo dall’uno e dall’altro, e tuttavia è sempre con essi e non se ne allontana mai.
Allora guarda al propiziatorio e ammira che in Cristo si ha l’unione personale con la trinità delle sostanze e la dualità delle nature, che vi si ha l’assoluta concordia congiunta con la pluralità delle volontà; che si predica insieme di Dio e dell’uomo pur con la pluralità degli attributi propri; e che si adora congiuntamente pur con la pluralità delle nobiltà; e si dà la medesima esaltazione al di sopra di tutto riconoscendo pluralità di dignità; e anche comune dominio pur con varietà di potere.

7. Il sesto giorno.

Con questa riflessione la mente raggiunge la perfetta illuminazione, in quanto, come nel sesto giorno può vedere l’uomo fatto ad immagine di Dio (Gn. 1, 26). Se infatti l’immagine esprime la somiglianza, quando la nostra mente contempla nel Cristo, Figlio di Dio, immagine del Dio per natura invisibile (Col. 1, 15), la nostra umanità così mirabilmente esaltata e tanto misteriosamente unita, congiunti il primo e l’ultimo, il sommo e l’infimo, la circonferenza e il centro, l’alfa e l’omega, l’effetto e la causa, il Creatore e la creatura, cioè il Libro scritto dentro e fuori (Ap. 1, 8; Ez. 2, 9), allora è giunta a tal grado di perfezione come fosse con Dio che nel sesto giorno pervenne alla perfezione delle sue illuminazioni.
Non gli resta altro che il giorno del riposo, nel quale, rapita nell’estasi, l’anima consente all’acutezza del pensiero umano di riposare da ogni opera compiuta (Gn. 2, 2).