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4. Trinità di Dio e incarnazione del Verbo.

I Cherubini che si guardavano l’un l’altro vicendevolmente designano appunto questo. Né è senza un misterioso significato il fatto che essi si guardassero avendo i volti verso i1 Propiziatorio (Es. 25, 19-20): poiché si doveva verificare quanto dice il Signore secondo il Vangelo di Giovanni: Questa è la vita eterna, che conoscano te solo vero Dio e colui che hai, mandato Cristo Gesù (Gv. 17, 3). Dobbiamo infatti ammirare gli attributi essenziali e personali di Dio, non solo in se stessi, ma anche attraverso un confronto con la meravigliosa unione tra Dio e l’uomo nell’unità della persona di Cristo.

5. Gesù Cristo come Dio.

Se infatti tu sei un Cherubino quando contempli e ammiri gli attributi dell’essenza di Dio per cui l’essere divino è uguale all’essere primo e ultimo, eterno e presentissimo, semplicissimo e massimo cioè incircoscritto, tutto in ogni luogo e mai contenuto, attualissimo e mai mosso da altri, perfettissimo, con nulla di superfluo né di incompleto eppure immenso e infinito senza limiti, sommamente uno eppur molteplice in quanto ha tutto in sé, ogni virtù, ogni verità, ogni bene, allora guarda verso il propiziatorio: ammira come in esso il primo principio si congiunge con l’ultimo, Dio con l’uomo creato nel sesto giorno, l’eterno con l’uomo temporale nato nella pienezza dei tempi
dalla Vergine; il semplicissimo con ciò che è sommamente composto, l’attualissimo con colui che ha sommamente patito ed è morto, il perfettissimo e immenso col piccolo, il sommamente uno e molteplice con l’individuo composto e distinto dagli altri, quale fu l’uomo Gesù Cristo.