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8. Beatitudine nel vedere Iddio.

Torniamoci sopra e diciamo: poiché l’essere purissimo e assoluto, che è semplicemente essere, è primo e ultimo, è origine e fine e perfezione di ogni cosa.
Perché eterno e presentissimo, egli circonda e insieme entra in ogni durata temporale, coesistendo come loro centro e circonferenza.
Perché semplicissimo e massimo: è tutto dentro e tutto fuori, e perciò «cerchio ideale il cui centro è dovunque e la circonferenza in nessuna parte».
Perché attualissimo e immutabilissimo: «restando immobile trasmette il movimento a tutto l’universo».
Perché perfettissimo ed immenso è intimo ad ogni cosa ma non contenuto; fuori da ogni cosa ma non escluso; sopra ogni cosa ma non al di là; sotto ma non sottoposto.
Perché è sommamente uno e insieme molteplice, è tutto in tutte le cose (1Cor. 15, 28) anche se le cose sono molte ed esso è solo uno: e ciò in forza della sua unità semplicissima, chiarissima verità, sincerissima bontà per cui possiede ogni virtù, ogni esemplarità, ogni comunicabilità.
Quindi da lui, per lui e con lui sono tutte le cose (Rm. 11, 36) perché onnipotente, onnisciente, del tutto buono; e nel vederlo perfettamente consiste la beatitudine, come fu detto a Mosé: Io ti mostrerò ogni bene (Es. 33, 19).