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11. Osservare con intelligenza.

Primo: lo sguardo di colui che osserva e considera le cose in se stesse vede in esse peso, numero e misura (Sap. 11, 21): peso, quanto al luogo su cui gravitano; numero, per cui si distinguono; misura, per cui vengono delimitate.
E così scopre in esse modo, specie, ordine e anche sostanza, forza e attività. Di qui può sollevarsi come da un vestigio a intendere la potenza, la sapienza, la bontà immensa del Creatore.

12. Credere fedelmente.

Secondo: lo sguardo rivolto con fede porta a considerare questo mondo quanto all’origine, al discorso, al termine. Infatti per fede noi crediamo che le cose temporali sono state fatte sul modello del Verbo di Vita (Eb. 11, 3); per fede crediamo che le epoche delle tre Leggi, di natura, Scrittura e grazia, si sono succedute e decorrono nell’ordine più perfetto; per fede ancora crediamo che il mondo avrà termine col giudizio finale.
E così avvertiamo nel primo caso la potenza; nel secondo la provvidenza; nel terzo la giustizia del Sommo Principio.

13. Indagare con la ragione.

Terzo: lo sguardo di colui che indaga con la ragione vede che alcune cose semplicemente esistono; altre esistono e vivono; altre esistono, vivono e intendono. Inoltre, le prime sono minori, le seconde medie, le terze migliori.
Vede poi che alcune sono soltanto corporali, altre corporali in parte e in parte spirituali; da qui ricava che alcune sono puramente spirituali e perciò migliori e più nobili delle altre due. Tuttavia osserva che alcune sono mutevoli e corruttibili, come le cose terrestri; altre mutevoli e incorruttibili come le celesti; per cui intuisce che vi sono delle realtà immutabili e incorruttibili, come le sopra-celesti.
Da queste cose visibili la ragione si eleva alla considerazione della potenza, sapienza e bontà di Dio, essere vivente, intelligente, puro spirito, incorruttibile, immutabile.