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CAPITOLO 48
Dio lo si serve con l’anima e con il corpo, e la sua ricompensa giunge sia all’uno che all’altra; come si fa a sapere se tutte le armonie e soavità che il corpo avverte durante la preghiera sono buone o cattive

Non dico questo perché voglio che tu smetta di pregare oralmente ogniqualvolta ti senti portato a farlo, e nemmeno per impedire che, nella traboccante devozione dei tuo spirito, tu ti metta improvvisamente a parlare a Dio come a un uomo, dicendogli qualche buona parolina che senti di dovergli rivolgere, quale: «Buon Gesù! Bel Gesù! Dolce Gesù!» o qualche altra di questo genere. No! Dio non voglia che tu abbia a fraintendere il mio pensiero! In verità, non intendo dire questo. Dio non voglia che io separi quello che lui ha unito: il corpo e l’anima. Dio vuol essere servito con l’anima e con il corpo, tutt’e due insieme, ed è giusto che sia così, e vuol dare all’uomo la ricompensa celeste sia nel corpo che nell’anima. E come pegno di questa ricompensa, di quando in quando infiamma il corpo di un suo devoto servitore qui su questa terra — non una volta o due, ma probabilmente molto spesso, e quando a lui piace —, riempiendolo di meravigliose dolcezze e consolazioni.
Di queste, alcune non entrano nel corpo dall’esterno, attraverso le finestre dei nostri sensi, bensì dall’interno: sorgono e scaturiscono dalla sovrabbondanza di felicità spirituale e da una vera devozione nello spirito. Queste dolcezze e consolazioni non devono essere guardate con sospetto; insomma, chi le sente dentro di sé, può fare a meno di essere prevenuto sul loro conto.
Ma tutte le altre consolazioni e armonie e gioie e dolcezze che vengono improvvisamente dall’esterno, non si sa bene da dove, ti prego di guardarle con sospetto. Infatti possono essere buone o cattive: vengono suscitate da un angelo buono, se sono buone; da un angelo cattivo se sono cattive.
Ma anche queste non procurano alcun male, se nei modi che io ti ho insegnato o in altri migliori, qualora tu li conosca, hai eliminato le illusioni dovute all’avidità di sapere e all’uso sregolato dei sentimenti e delle emozioni. E questo perché? Perché la causa delle consolazioni che tu cos? sperimenti, è proprio quel devoto slancio d’amore che abita in uno spirito puro. È Dio, con la sua mano onnipotente, a suscitare direttamente nell’anima questo devoto slancio d’amore, che di conseguenza deve essere sempre ben distinto da ogni immaginazione o falsa opinione che l’uomo può farsi in questa vita.
Quanto alle altre consolazioni, armonie e dolcezze, e al modo con cui distinguere quelle buone da quelle cattive, non ho intenzione di continuare il discorso per adesso.
Infatti, non ce n’è alcun bisogno, dal momento che questo stesso argomento lo puoi trovare in un altro libro di un altro autore m, e lì è trattato mille volte meglio di quanto non sappia fare io. E così vi puoi trovare tutto quello che c’è qui, ma trattato in maniera migliore. E allora? Non smetterò, né mi stancherò di trovare il mezzo per soddisfare quell’ardente desiderio e quella brama che mi hai mostrato di possedere nel tuo cuore, prima a parole e ora a fatti.
Ma questo ti posso dire a proposito delle dolci armonie e dolcezze che entrano dalle finestre dei sensi e che possono essere buone o cattive. Fa’ uso continuamente di questo cieco, devoto e ardente slancio d’amore di cui ti ho parlato, e poi vedrai che sarà lui stesso a indicarti quali siano buone e quali cattive.
E se anche a tutta prima tu dovessi restare un po’ stupito davanti a esse, perché ti possono apparire strane, questo slancio d’amore darà una tale solidità al tuo cuore, che tu non annetterai grande importanza né presterai fede a quelle dolcezze, finché non sarai sicuro sulla loro natura. E questo avverrà o interiormente, per opera meravigliosa dello Spirito di Dio, o esteriormente, in seguito al consiglio di qualche padre spirituale dotato di particolare discernimento.