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Filip. 2,6 ...non ritenne di tener stretto il suo essere uguale a Dio

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    00 05/09/2013 23:31

    Fil 2,6

    Il passo in greco traslitterato e tradotto parola per parola recita:

    ‘ος ’εν μορφη θεου ‘υπαρχων ’ουχ ‘αρπαγμον ‘ηγησατο το ’ειναι ’ισα θεω

    hos en morfêi theou huparchôn ouch harpagmon hêgêsato to einai isa theô

    che in forma di Dio esistente non    rapina    considerò l’ essere uguale a Dio

    C.E.I.:
    Filippesi 2,6

    Filip 2,6 il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;


    Darby:
    Filippesi 2,6

    Filip 2,6 étant en forme de Dieu, n'a pas regardé comme un objet à ravir d'être égal à Dieu,


    Diodati:
    Filippesi 2,6

    Filip 2,6 Il quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina l'essere uguale a Dio.

    Nuova Riveduta:

    Filippesi 2,6

    Filip 2,6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente,


    Vulgata:
    Filippesi 2,6

    Filip 2,6 qui cum in forma Dei esset non rapinam arbitratus est esse se aequalem Deo




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    00 05/09/2013 23:35

    TNM (dei tdg)

    "il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in considerazione una rapina, cioè che dovesse essere uguale a Dio"



    Secondo la traduzione della TNM (dei Testimoni di G.),
    Gesù non prese in considerazione che "dovesse essere uguale a Dio",
     
    mentre secondo le traduzioni protestanti e cattoliche più accreditate, in armonia col testo originale, risulta che Gesù, essendo già in forma di Dio, cioè di natura divina (cf Gv 1,1 -1,18), non pensò di TRATTENERE, TENERE STRETTO, "il suo essere uguale a Dio"
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    00 05/09/2013 23:36
    Qual'è dunque la traduzione più fedele?
     
     
    Esaminiamo una esegesi evangelica desunta dal sito "laparola.net"
     

    Filippesi 2:6

    Lui, che, essendo in forma di Dio, non ritenne con avidità il suo esser uguale a Dio ma annichilò se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini.

    "Lui che, esistendo in forma di Dio... (en morfh qeou), in forma di Dio". Forma, diciam noi, in mancanza di meglio; ma la morfh non designa la forma qualunque che un essere può assumere; designa la forma organica, nella quale l'essenza, la vita intima di cotest'essere si manifesta al di fuori. Non così invece lo schma della frase: "prendendo laforma (schma) d'un servo", ch'è più sotto, e che esprime la parvenza esterna d'un essere; parvenza, che è il risultato di circostanze più o meno accidentali. La morfh, insomma, si connette intimamente ed organicamente con la essenza, con la natura permanente della cosa a cui ella serve d'involucro o di estrinsecazione; lo schma, invece, non è che la configurazione esterna, transitoria della cosa, senz'alcuna relazione con l'essenza, con la natura permanente della cosa stessa. E la distinzione la facciamo anche noi quando parliamo, per esempio, di "morfologia", e non intendiamo parlare soltanto di "forme", ma di "forme organiche" e delle loro leggi; di "metamorfosi", e non intendiamo parlar soltanto di cambiamenti di "forma", ma dei cambiamenti di farina e di struttura, che alcuni animali ed alcune piante fanno, sviluppandosi. Mentre, per converso, quando parliamo dello "schema" d'un sermone, d'un discorso qualunque, d'una lezione, noi intendiam parlare del disegno, dell'ossatura, della forma esterna della cosa, senz'alcuna relazione con la sostanza della cosa stessa. "Esistendo in forma di Dio", dico, invece di "essendo in forma di Dio; l'esistendorende meglio dell'essendo lo 'uparcwn del testo.

    Non ritenne con avidità il suo essere eguale a Dio; così io rendo col Revel la frase del testo. La qual frase è molto variamente tradotta, secondo che lo 'arpagmon della frase 'arpagmon 'hghsato è presa in senso attivo o in senso passivo. Se preso in senso attivo, si ha l'idea di "un atto di rapina", di un "afferrare", e quindi il "non riputò rapina l'essere uguale a Dio" del Diodati, e il "non credette che fosse una rapina quel suo essere uguale a Dio" del Martini. Se preso in senso passivo, si ha l'idea di un "premio, di un qualcosa da essere afferrato, ritenuto con ansia, con avidità, e quindi la traduzione di quasi tutti i moderni (Reuss, Stapfer, Revis. franc., Revised Vers, Weymouth, Crampon). E quest'ultimo modo di tradurre è evidentemente più d'ogni altro in armonia col pensiero generale dell'apostolo. "Questo suo esser uguale a Dio, Gesù non lo ritenne con avidità, quantunque si trattasse di cosa legittimamente sua, ma vi rinunziò spontaneamente. Ed è quest'atto d'abnegazione, la cui descrizione l'apostolo continuerà a darci adesso, che è proposta come ideale all'abnegazione dei fratelli di Filippi.

    Il suo essere uguale a Dio equivale esattamente all'essere in forma di Dio. Sono due espressioni che scolpiscono la divinità di Cristo.

    Riferimenti


    Is7:14; 8:8; 9:6; Ger23:6; Mi5:2; Mat1:23; Giov1:1,2,18; 17:5; Ro9:5; 2Co4:4; Col1:15,16; 1Ti1:17; 3:16; Tit2:13; Eb1:3,6,8; Eb13:8; Gen32:24-30; 48:15,16; Ez8:2-6; Gios5:13-15; Os12:3-5; Zac13:7; Giov5:18,23; 8:58,59; 10:30,33,38; 14:9; 20:28; Ap1:17,18; 21:6

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    00 05/09/2013 23:39
    Essendo tuttavia, grammaticalmente possibili due diverse traduzioni, sia nel senso che Gesù non considerò da afferrare l'essere uguale a Dio, sia invece da tenere stretto l'essere uguale a Dio, la cosa più opportuna per verificare il modo più corretto di tradurre che onori sia la lettera che lo spirito, è quello di verificare la rispondenza di tale traduzione sia con gli altri passi della Scrittura, sia confrontandolo al modo con cui è stato tradotto nelle versioni più antiche fino ad oggi.
     
    Questo  rappresenta un valido metro di giudizio da adottare per risolvere particolari ostacoli nella traduzione.
    Infatti se un testo è stato sempre tradotto in un certo modo, significa che il Signore che ha ispirato l'originale ha fatto anche in modo che il testo tradotto fosse reso fedelmente e fedelmente compreso.
    Infatti Paolo afferma:

    2 TIM.1,12 …SONO CONVINTO CHE (IL SIGNORE) HA IL POTERE DI CUSTODIRE IL DEPOSITO FINO A QUEL GIORNO.

    2 TIM.1,14 CUSTODISCI IL BUON DEPOSITO PER MEZZO DELLO SPIRITO SANTO.

    2TIM.2.1 LE COSE CHE HAI UDITO DA ME…TRASMETTILE A PERSONE FIDATE CHE SIANO IN GRADO DI AMMESTRARE ANCHE GLI ALTRI.

    2TIM.3.4 TU RIMANI SALDO IN QUELLO CHE HAI IMPARATO SAPENDO DA CHI L’HAI APPRESO.

    Pertanto non si può pensare di improvvisare nè una interpretazione nè una traduzione prescindendo dalla trasmissione sia del testo che dell'insegnamento.

     

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    00 05/09/2013 23:40

    Esaminiamo pertanto qualche brano di patristica per rintracciare come veniva considerato questo versetto di Paolo

    Da S.Agostino

    Trinità 7. 14. Queste testimonianze ed altre di tale natura hanno permesso ai nostri predecessori che, come ho detto, ne hanno fatto largo uso, di sgominare le imposture e gli errori degli eretici; esse rivelano alla nostra fede l’unità e l’uguaglianza della Trinità. Ma nelle Sacre Scritture vi sono molti passi a motivo dell’incarnazione del Verbo di Dio – incarnazione avvenuta per la nostra salvezza cosicché il mediatore tra Dio e gli uomini fosse l’uomo Gesù Cristo 86 – passi che fanno pensare o anche esplicitamente affermano che il Padre è superiore al Figlio. Per questo alcuni troppo poco attenti nello scrutare il senso e nell’afferrare l’insieme delle Scritture hanno tentato di riferire ciò che fu detto di Gesù Cristo in quanto uomo alla sua natura che era eterna prima dell’incarnazione e che è sempre eterna. Su questa base essi pretendono che il Figlio sia inferiore al Padre, poiché il Signore stesso ha detto: Il Padre è più grande di me87. Ma la verità mostra che in questo senso il Figlio è inferiore anche a se stesso. Come infatti non sarebbe divenuto tale colui che si esinanì assumendo la natura di servo 88? Infatti non assunse la natura di servo così da perderequella di Dio nella quale era uguale al Padre. Pertanto, se la natura di servo fu assunta in modo tale che egli non perdette la sua natura divina – poiché come servo e come Dio egli è lo stesso e unico Figlio di Dio Padre, uguale al Padre 89 nella sua natura divina, e mediatore di Dio e degli uomini nella sua natura di servo, l’uomo Gesù Cristo 90– è chiaro che considerato nella sua natura divina anche lui è superiore a se stesso, mentre è a se stesso inferiore se considerato nella natura di servo. La Scrittura molto giustamente dunque si esprime in duplice modo, affermando che il Figlio è uguale al Padre e che il Padre è superiore al Figlio. Nel primo caso riconosce una conseguenza della sua natura divina, nel secondo una conseguenza della sua natura di servo, fuori d’ogni confusione. Un capitolo di una Epistola dell’apostolo Paolo fornisce questa regola da seguire per risolvere il problema in questione attraverso tutto il complesso delle Sante Scritture. In quel capitolo si raccomanda molto chiaramente la distinzione accennata: Colui che sussistendo in natura di Dio, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio, ma si esinanì prendendo la natura di servo, divenuto simile agli uomini, ritrovato in stato d’uomoPer natura dunque il Figlio di Dio è uguale al Padre, per stato inferiore a lui. Nella natura di servo, che ha assunto, èinferiore al Padre, nella natura divina nella quale sussisteva, anche prima di assumere quella di servo, èuguale al PadreNella natura di Dio è il Verbo per mezzo del quale tutte le cose furono fatte 91nella natura di servo fu formato da donna, formato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano soggetti alla Legge 92. Perciò nella natura di Dio ha fatto l’uomo, nella natura di servo si è fatto uomo. Se il Padre solamente e non anche il Figlio avesse fatto l’uomo, non sarebbe scritto: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza 93.Poiché dunque la natura di Dio ha assunto la natura di servo, Dio è l’uno e l’altro, come l’uomo è l’uno e l’altro. Ma Dio lo è, perché ha assunto l’uomo; l’uomo lo è perché è stato assunto da Dio. Infatti nell’incarnazione nessuna delle due nature si è mutata nell’altra: la divinità non fu certamente mutata nella creatura, cessando di essere divinità, né la creatura divenne divinità, cessando di essere creatura 94.

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    00 05/09/2013 23:42

    Uguaglianza totale del Figlio col Padre per quanto concerne la sostanza

    - 5. Ma allora, in che cosa è più grande il Padre 20? Se è più grande, è più grande per la grandezza. Ma perché la sua grandezza è suo Figlio e questo non è certo più grande di colui che lo ha generato, né quest’ultimo più grande della grandezza per la quale è grande, ne consegue che è uguale, ma come uguale se non per quello che è, non distinguendosi in lui l’essere dall’essere grande? Se fosse per l’eternità che il Padre è più grande, il Figlio non è uguale a lui sotto ogni aspetto. Da che cosa proviene infatti la sua uguaglianza? Se si risponde che proviene dalla grandezza, è facile controbattere che non è uguale una grandezza che è meno eterna dell’altra e così di seguito. O forse è uguale per la forza, ma ineguale in sapienza? Ma come può essere uguale una forza che ha meno sapienza dell’altra? O è forse uguale in sapienza, ma non in forza? Ma come può essere uguale una sapienza che ha meno potenza dell’altra? Non resta dunque che concludere che, se in una cosa non è uguale, non è uguale da nessun punto di vista. Ma la Scrittura proclama: Non giudicò rapina l’essere uguale a Dio 21. Perciò, per quanto nemico della verità uno sia, purché rispetti l’autorità dell’Apostolo, è costretto a riconoscere l’uguaglianza del Figlio con Dio, sotto ogni aspetto, come in uno solo. Scelga quello che vorrà: sarà sufficiente per provargli l’uguaglianza del Figlio in tutto ciò che si predica della sua sostanza.

    Dai testi sopra riferiti di Agostino risulta chiaro che egli attribuiva a quel versetto lo stesso identico significato che gli attribuiscono fino ad oggi cattolici e protestanti. 

     

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    00 05/09/2013 23:46
    ...la carità  verrà riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi verrà dato 2. Ad essa si perviene mediante la fede che è contenuta in questo Simbolo, il quale vi impegna a credere in Dio Padre onnipotente,invisibile, immortale, re dei secoli, creatore di tutte le cose visibili e invisibili e via di seguito secondo quanto di lui afferma o la retta ragione o l'autorità della Sacra Scrittura. Da questa grandezza del Padre, poi, non dovete escludere il Figlio. Perché son cose che non si affermano esclusive del Padre quasi fossero estranee a colui che ha dichiarato:Io e il Padre siamo una cosa sola 3, e di cui l'Apostolo ha detto: Il quale, poiché era di natura divina, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio 4Rapina è l'usurpare ciò che appartiene ad un altro; ma a lui questa uguaglianza gli appartiene per natura. E allora come non è onnipotente il Figlio per mezzo del quale tutto è stato fatto 5, che è anche la potenza e la sapienza di Dio 6, della quale sapienza è scritto che, essendo unica, può tutto 7?Quella natura è perciò anche invisibile per il fatto stesso che è uguale al Padre. Per natura è infatti invisibile il Verbo di Dio che in principio era presso Dio, e il Verbo era Dio .

    da augustinus.it