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L'opuscolo antitrinitario geovista a pag. 7 dice: " Origene, morto verso il 250 E.V., diceva che "il Padre e il Figlio sono due sostanze ... due rispetto alla loro essenza", e che "in paragone col Padre,[il Figlio]è una luce molto piccola" ", Ancora una volta il geovismo non cita la fonte dalla quale ha tratto il presunto pensiero di Origene.

Ma basta dare uno sguardo alle sue opere per rendersi conto di quanto false ed infondate siano queste affermazioni. Nel Proemio 4, del "De principis", vi si legge: "Gesù…facendosi uomo, rimase Dio". Sempre in "De Principús", che è l'opera più importante di Origene, il più antico manuale di dogmatica, il primo saggio di sviluppo teologico sistematico della dottrina cristiana, Origene dice: " Noi non diciamo, come ritengono gli eretici.. che il figlio è creato dal nulla dal Padre, in modo che ci fu un tempo in cui Egli non era ma escludendo dall'invisibile e dall'immateriale ogni rappresentazione sensibile, noi diciamo che il Verbo, la Sapienza, è generato senza alcuna reazione corporale, precisamente come la volontà procede dall'intelletto... Come la luce non potrebbe esistere senza lo splendore, similmente non si può concepire il Figlio senza il Padre, poiché egli è la figura espressa dalla sua sostanza, il suo Verbo, la sua sapienza. Come si può dunque dire che ci fu un tempo in cui il Figlio non era?

Equivale a dire che ci fu un tempo in cui non era la verità, in cui non era la sapienza, in cui non era la vita perché queste perfezioni appartengono all'essenza di Dio e non sono inseparabili dalla sua sostanza ".(cf DePrincipiis, libro IV, 28.) Quindi secondo Origene, Dio è unità e trinità "Noi crediamo che vi siano tre Persone : il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Il Verbo è Dio, distinto dal Padre, eternamente generato, non creato, "non ci fu un tempo in cui non fosse" non è una emissione di sostanza (In loann. II,6, ma un atto eterno, come splendore di luce eterna. ( In lerem., X,4.)

Il verbo è della stessa sostanza del Padre

Secondo Origene dunque la Trinità è unità di natura in tre Persone divine, in gradazione diversa di pienezza.

La sua condizione è ancora subordinazionista, nonostante tanti aspetti positivi, che sono vera conquista per la scienza teologica. Dobbiamo a lui termini tecnici fondamentali, confermati dai concili, (nel senso di persona), e l'approfondimento e formulazione di concetti basilari della teologia trinitaria(Cfr. Iniziazione ai Padri, op- cit. pag. 55 1.)

Dagli scritti geovisti emerge la tendenza a dimostrare la loro antichità sostenendo che il loro fondatore Russel avrebbe solo restaurato nel 1879 ciò che l'errore dei Papi e l'apostasia, aveva distrutto, e che in realtà i primi cristiani erano dei geovisti. A loro dire anche Ireneo di Lione, venerato come santo nella Chiesa Cattolica e vissuto nel Il sec. E.V. era un TdG, addirittura nel linguaggio geovese era un "sorvegliante della congregazione di Lione", ossia l'anziano che presiedeva la congregazione geovista nella Francia di quel tempo.

Addirittura affermano " Da giovane conobbe bene Policarpo sorvegliante della congregazione di Smirne ".(cf La Torre di Guardia" del 15/7/1990 pag. 22.)

E aggiungono: " le argomentazioni di Ireneo includevano la fede nel Millennio, e la prospettiva di una pacifica vita futura sulla terra ".( Idem pag. 23.)

Ma, immaginando che qualcuno avrebbe fatto ricerche per proprio conto sugli scritti di Ireneo, la Torre di Guardia si affretta ad aggiungere: " Si deve ricordare che Ireneo visse in un tempo di cambiamenti e di predetta apostasia. A volte le sue argomentazioni sono un po' vaghe, persino contraddittorie! "( Idem pag. 23.) come se Giustino Martire, Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, Tertulliano, Ippolito, Origene, non siano vissuti in un tempo di cambiamento.

Anche questa è una brillante trovata per giustificare l'insegnamento del tutto opposto a quello dei TdG. dei Padri menzionati, ed includere il loro pensiero tra le argomentazioni vaghe e contraddittorie. Roma, dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo", della sua supremazia su tutte le altre Chiese. (Adversus Aereses, libro III, c.III, 2.3.)

Lo stesso Ireneo era sottomesso al papa, nella cui persona riconosceva il "vicario di Cristo".