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S.Agostino

SUL TESTO: ALLORA LO STESSO FIGLIO SARÀ SOTTOMESSO
A COLUI CHE GLI HA SOTTOMESSO OGNI COSA
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1. Coloro che ribattono che il Figlio di Dio non è uguale al Padre, di solito ricorrono con maggior dimestichezza a questo testo dell’Apostolo che afferma: E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Non potrebbe infatti sorgere in loro l’errore mascherato del nome cristiano, se non per una cattiva interpretazione della Scrittura. Dicono infatti: Se è uguale, come mai gli sarà sottomesso? La domanda è simile senza dubbio a quella del Vangelo: Se è uguale, come mai il Padre è più grande? Il Signore in persona dice: Il Padre è più grande di me 300. Ora la regola della fede cattolica è questa: quando nelle Scritture si afferma qualcosa per cui il Figlio è inferiore al Padre, lo si intende in rapporto all’umanità [da lui] assunta; quando invece si afferma qualcosa che denota uguaglianza, lo si interpreta in rapporto alla divinità. Risulta dunque chiaro in quale senso è stato detto: Il Padre è più grande di me; e: Io e il Padre siamo uno 301; e: Il Verbo era Dio; e: Il Verbo si è fatto carne; e: Non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo 302. Ma poiché molte espressioni, eccetto quanto concerne l’assunzione dell’umanità, si riferiscono a lui secondo la proprietà personale, in modo che per Padre non si può intendere che il Padre e per Figlio non altri che il Figlio, gli eretici ritengono che in quello che viene affermato e interpretato in questo modo non ci può essere uguaglianza. Sta scritto infatti: Tutto è stato fatto per mezzo di lui 303, senza dubbio per mezzo del Figlio, cioè del Verbo di Dio. Da chi, se non dal Padre? Non c’è mai scritto che il Figlio ha fatto qualcosa per mezzo del Padre. È scritto ancora che il Figlio è immagine del Padre 304; ma non è mai scritto che il Padre è immagine del Figlio. Sta scritto inoltre che uno genera e l’altro è generato; e molte espressioni del genere che riguardano non l’ineguaglianza della sostanza ma la proprietà delle Persone. Poiché essi negano che in questi testi l’uguaglianza sia possibile, dal momento che si addentrano in queste cose con una mentalità troppo grossolana, bisogna incalzarli sotto il peso dell’autorità. Se infatti in quelle affermazioni fosse impossibile cogliere l’uguaglianza tra colui per mezzo del quale tutto è stato fatto e colui dal quale è stato fatto, tra l’immagine e colui del quale è immagine, tra il generato e il generante, l’Apostolo, per chiudere la bocca dei contestatori, non avrebbe in alcun modo usato lo stesso vocabolo, dicendo: Non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio 305.