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GIOVANNI 1,1

Edizione TNM 1967 "Nel principio era la Parola e la Parola era con il Dio e la Parola era dio".

Edizione TNM 1986 "Nel principio era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era un dio",

Nell'edizione del 1967, la Parola era "dio". Nell'edizione del 1986, era "un dio" ;

I dirigenti della "Società Torre di Guardia" giustificano in vari modi questa loro traduzione .

"Alcune traduzioni rendono correttamente il senso originale del versetto, dicendo: "La Parola era un dio"" (Potete vivere per sempre..,, pag. 40).

Esistono traduzioni di alcune sètte americane, ideologicamente vicine ai TdG, della cui serietà scientifica dubitiamo) che traducono in questo modo.

Facciamo l'analisi della terza proposizione: kài Theòs en ho Lògos = e Dio era la Parola

Theòs = "Dio". Predicato nominale. Senza articolo.

en = "era". Copula.

ho Lògos == "la Parola". Soggetto. Con articolo.

Il fatto che il predicato nominale sia senza articolo indicherebbe, secondo i TdG, che deve essere tradotto "un dio". Se ci fosse stato l'articolo, dicono, allora sì che si doveva tradurre "Dio",

Ecco il parere degli studiosi.

Si dividono in due gruppi che partono da premesse diverse ma si ritrovano nella conclusione.

A. Un primo gruppo di studiosi ritiene che la mancanza dell'articolo nei nomi concreti (come in questo caso) metta in risalto la natura e la qualità di essi; il nome, cioè, è preso in senso qualitativo. Perciò, il "Theòs" di Giovanni 1,1 è "un essere divino" o "di natura divina".

Con questo, però, non si vuole affermare un'inferiorità del Verbo nei confronti del Padre. Il Verbo è "un essere divino" nel senso che "possiede l'essere comune che è proprio sia al Verbo che al Padre" (Schnackenburg).

Il Verbo è "un essere divino" così come lo è il Padre. Si afferma l'identità di natura tra il Padre e il Verbo. (5)

B. Un secondo gruppo di studiosi nega che si possa dare a "Theòs" di Giovanni 1,1 un valore qualitativo. Per due motivi:

1) Se Giovanni avesse voluto dire che il Verbo è "divino" non avrebbe usato il sostantivo "Theòs" (Dio) ma l'aggettivo "theiòs" (divino), che compare altrove nel Nuovo Testamento.6

2) L'articolo è omesso per motivi grammaticali. Infatti, "Theòs" è un predicato nominale che precede il verbo e quindi rifiuta l'articolo, secondo la "regola di Coiteli": "Un complemento predicativo determinato prende l'articolo quando segue il verbo, rifiuta l'articolo quando precede il verbo".

La mancanza dell'articolo in Giovanni 1,1 non rende, perciò, nè indeterminato nè qualitativo il predicato nominale "Theòs", poiché questo precede il verbo. In tale posizione, il predicato è indeterminato solo quando il contesto lo richiede.

Nella frase giovannea: "E Dio era il Verbo", così com'è nel testo originale greco ispirato, il predicato nominale "Dio" (greco Theòs) senza articolo, anche se posto a principio della frase, indica una identità sostanziale col soggetto "il Verbo" (greco o Logos). Tutto ciò che appartiene a Dio, all'unico eterno onnipotente Dio, appartiene al Verbo, e non soltanto qualche o alcune qualità divine.

Note: 5 "Qui "Dio" (senza articolo) è predicato... il Verbo, perciò, è di natura divina. Ma nonostante ogni diversità fra Dio e Verbo, entrambi sono accomunati dall'unica essenza divina" (W. kasper, II Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 1987, pag. 242).

6 "Non è lecito sottilizzare nell’interpretazione di questa proposizione per indebolirne, in qualche modo, l'assolutezza e la nettezza. Tentativi del genere ce ne sono stati molti e ce ne sono ancora molti. Per esempio "Theòs" qui viene interpretato come fosse "theiòs": "il Logos era di natura divina". Ma un*interpretazione del genere (rifiutata anche dal Bultmann) è inammissibile. Se l'autore avesse voluto dire ciò, avrebbe avuto a disposizione l'aggettivo "theiòs", che compare altrove nel Nuovo Testamento" (O. cuilmann, Cristologia del Nuovo Testamento, Ed. Il Mulino, Bologna 1970, pagg. 396-397).

Il contesto del Vangelo di Giovanni non solo non lo richiede ma lo esclude.

C. Per tutti gli studiosi, la mancanza dell'articolo non giustifica la traduzione geovista ("un dio") che è grammaticalmente scorretta (7) e non corrisponde al pensiero di Giovanni, quale risulta dal contesto. Infatti:

1) L'articolo è omesso, non per negare l'identità di natura tra le due divine Persone, ma per distinguere il Verbo dal Padre. Distinzione che sarebbe stata impossibile se "Theòs" fosse stato preceduto dall'articolo. Infatti: "Se l'articolo è usato sia con il predicato nominale che con il soggetto, essi sono intercambiabili" (Robertson).

Cioè, ci sarebbe stata un'identificazione tra il soggetto e il predicato, come nel caso di 1 Giovanni 3,4:

He hamartia estìn he anemia. II peccato è la violazione della legge,

che può essere tradotto ugualmente bene "la violazione della legge è il peccato", perché il soggetto ("il peccato") e il predicato ("la violazione della legge"), essendo entrambi preceduti dall'articolo, si identificano. Il peccato e la violazione della legge sono la stessa cosa.

Allo stesso modo, se "Theòs" di Giovanni 1,1 fosse preceduto dall'articolo, ci sarebbe un'identificazione tra Dio ("ton Theón") della seconda proposizione (il Padre) e il Verbo ("Theòs" della terza proposizione).

Mentre l’evangelista riferisce che: il Verbo era Dio, ma distinto dal Padre.

2) Che il "Theòs" della terza proposizione sia senza articolo per motivi grammaticali e per distinguere il Padre dal Verbo e non per negare l'identità di natura tra le due divine Persone, è dimostrato da Giovanni 20,28 in cui Tommaso chiama Cristo:

Ho Kyrios mu kài ho Theòs mu Signore mio e Dio mio.

Qui "Theòs" è riferito a Cristo e ha l'articolo ("ho"), perché la grammatica lo permette e non si da possibilità di equivoco.

Se alla fine del Vangelo di Giovanni Cristo è "Dio", all'inizio dello stesso Vangelo non può essere "un dio".

Se la grammatica e il contesto escludono che Giovanni 1,1 possa tradursi "un dio", perché i TdG si ostinano a tradurre in questo modo? Rispondono (nella interlineare greco/ inglese pagg 1158-1159):

"Non è ragionevole; perché come può la Parola essere con Dio e nello stesso tempo essere lo stesso Dio?".8

Ecco, dunque, il vero motivo: "non è ragionevole. Tutto dovrebbe essere "ragionevole", cioè a misura della mente umana. Anche lo stesso Dio!

7 I TdG giustificavano la "loro" traduzione, citando il "Manuale di grammatica del greco del Nuovo Testamento" di Mantey. Ma la citazione era incompleta. Il dott. Mantey difese il proprio prestigio di studioso con un articolo intitolato "A shocking Mistranslation" nel quale scriveva: "Essi mi citano fuori del contesto... Tradurre Gv 1,1 "la Parola era un dio" è grammaticalmente scorretto". Vedendosi poi sempre citato nelle pubblicazioni dei tdG, il dott. Mantey, in una lettera dell' 11.7.1974, indirizzata al CD dei Testimoni di Geova, nella quale faceva riferimento all'edizione inglese della TNM, scriveva: "Non c'è affermazione nella mia grammatica che consenta di dire che "un dio" sia una traduzione accettabile di Gv 1,1... Poiché mi avete citato fuori del contesto, vi invito a non citare più il mio "Manual", cosa che avete fatto negli ultimi ventiquattro anni, e neppure me, in nessuna delle vostre pubblicazioni, da questo momento in poi". (Cf P. hedley, Perché hanno lascialo i TdG, Crociata del Libro Cristiano, Napoli 1980, pag. 200).

Inoltre:

"In principio era il Verbo" non significa, come dicono i TdG, che il Verbo fu creato per primo. Il Verbo non è stato creato, esso "era", vale a dire che già allora esisteva, assoluto, fuori del tempo in eterno. "Essere" ha qui il significato di "esistere". II Verbo esisteva già "in principio". La seconda proposizione: "il Verbo era presso Dio" precisa i rapporti eterni del Verbo con il Padre. Questo secondo imperfetto ("era") non esprime più, come il primo, l'esistenza ma, essendo seguito da una preposizione ("presso"), indica una relazione con Dio ("il Verbo era presso Dio"). Viene espressa, cioè, la distinzione tra la persona de) Padre e quella del Verbo. Il Padre e il Verbo sono due Persone distinte. La terza proposizione ("il Verbo era Dio") precisa che anche il Verbo, benché distinto dal Padre, possiede la stessa natura del Padre e perciò è Dio egli pure