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Uno dei commenti che maggiormente cercano di far luce sui versetti da noi esaminati è quello del Monastero Domenicano Matris Domini che li spiega così:

41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".


Il racconto dell'amministratore fedele/infedele conclude la serie delle «parabole della Parusia» aventi il tema della vigilanza. Anch'esso proviene dalla fonte Q. L'esortazione riguarda la fedeltà al compito assegnato ed è nel testo, sinonimo di vigilanza. In un primo quadro, viene presentato l'amministratore che compie lealmente il suo dovere e riceve una grande ricompensa; poi lo stesso servitore, in un secondo quadro, cambia atteggiamento, approfittando del prolungarsi dell'assenza del padrone per maltrattare gli altri servi e godersela; la punizione che l'aspetta è terribile.

Luca introduce il racconto con una domanda di Pietro che interrompe la serie delle parabole. Il versetto è redazionale. Mediante l'intervento di Pietro, l'autorevole portavoce degli apostoli e rappresentante dell'autorità ecclesiale, l'evangelista precisa i destinatari dell'insegnamento parabolico: sono tutti i credenti, ma in modo speciale i responsabili della comunità ai quali Luca dedica la parabola seguente.

42Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito?

La risposta viene direttamente dal Cristo risorto presente nella Chiesa. La parabola utilizza lo stesso titolo diKyrios per parlare del padrone che affida il compito al servo e verrà per chiederne conto. Dietro questa figura l'evangelista scorge in realtà l'agire del Signore, capo della Chiesa, che verrà al momento della Parusia.

La parabola si apre con una domanda retorica, che invita l'ascoltatore a identificarsi con il soggetto: un servitore riceve autorità dal suo padrone sui domestici. Nella linea evangelica, tale autorità è orientata al sevizio degli altri; il che viene espresso con l'immagine: dare in tempo opportuno la razione di cibo.

Al posto di servo, Luca utilizza il termine amministratore, nome con il quale venivano designati i responsabili nelle comunità fondate da san Paolo. Il verbo è al futuro; Gesù sembra riferirsi alle funzioni che sorgeranno nella futura Chiesa. L'amministratore viene presentato con le qualità ideali richieste per un responsabile: la fedeltà e la prudenza.

43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

La lode è espressa con una beatitudine, ed è rafforzata nel v. 44 con una promessa che non sembra aggiungere molto all'autorità che già il servo aveva ricevuto in precedenza. La formulazione «beato!» e «veramente vi dico» fa tuttavia pensare alla ricompensa celeste; è un tratto allegorico già utilizato per concludere la prima parabola sulla vigilanza.

45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire" e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,

Cambiamento di comportamento di questo medesimo servo motivato dall'assenza prolungata del padrone di casa: «Il mio signore tarda a venire», pensa l'amministratore. Ne approfitta per darsi alla bella vita e maltrattare i suoi subalterni; egli insomma agisce come se Dio fosse lontano, non vedesse e non intervenisse; vive senza contare che il Signore può tornare ad ogni momento.

46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

Il ritorno del padrone è espresso con una formulazione che richiama alla mente del lettore la venuta di Cristo al momento della Parusia: il verbo «venire», messo all'inizio della frase, e che accentua la certezza di tale venuta; la formula stereotipa: «il giorno... l'ora».

La punizione supera le possibilità di un padrone di casa e rimanda al vocabolario religioso della punizione eterna, anche se la formulazione è oscura: letteralmente significa «lo taglierà in due», probabilmente lo toglierà dalla comunità, infatti continua con «metterà la sua parte tra gli infedeli». L'espressione nel suo insieme è forse da capire come formula di scomunica e di condanna. Questa parabola approfondisce la precedente, rivolgendosi specificatamente alle guide delle comunità cristiane. L'attesa del Signore può durare molto, ma è certa.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Luca aggiunge alla parabola dell'amministratore fedele/infedele un complemento a lui proprio. Sono due sentenze di costruzione tipicamente semitica.

La prima sentenza (47-48a) prende spunto da «quel servo» a cui il padrone ha affidato un compito, ma non sviluppa il tema della fedeltà/infedeltà, bensì quello della conoscenza o ignoranza della volontà del signore. La parabola parla di due diversi comportamenti di un servo che conosce bene la volontà del padrone: l'applicazione prende in considerazione il cattivo comportamento di due servi che saranno puniti in proporzione alla loro conoscenza o meno del volere del padrone.

Il v. 48b è una sentenza sapienziale che funge da conclusione generale al commento precedente ma anche alla parabola dell'amministratore fedele/infedele e all'intera sezione sul tema della vigilanza.

Ci si allontana dalla prospettiva terrena della punizione per guardare alla retribuzione nel giudizio divino: Dio chiederà molto a colui cui ha dato molto. Carismi e funzioni all'interno della comunità sono quindi da sfruttare per il bene dell'intera Chiesa, sono doni da amministrare a favore degli altri.

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Ovviamente non vi è nulla da eccepire sul commento sopra riportato.
Si fa opportunamente riferimento alla prospettiva ultraterrena per poter collocare la retribuzione o la punizione del Padrone dell'amministratore.
Per tale motivo è giustificato il desiderio di conoscere meglio, il trattamento riservato a quei servi che si trovano nella condizione espressa nei versetti 47 e 48, che dicono:
47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche


In cosa consistono quelle molte o poche percosse?