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 Teologia congregazionalista. (inizio)

Una forma di cristianesimo sorto dalla Riforma protestante e che rivendica per le Chiese locali il diritto di regolare le proprie faccende in una indipendenza completa, secondo un principio che avrebbe il suo fondamento nella Bibbia. Cf Chiesa; Protestante; Riforma.

 Teologia dialettica. (inizio)

Un movimento importante della teologia protestante degli anni '20 guidato da Karl Barth (1886‑1968) in aperto dissenso col Protestantesimo liberale allora prevalente. Sottolineando la differenza qualitativa infinita tra Dio e gli esseri umani, la teologia dialettica si esprimeva con paradossi (per es., eternità e tempo) che non permettevano nessuna sintesi intellettuale. Cf Protestantesimo liberale.

  Teologia della bellezza. (inizio)

Nell'estetica, la bellezza è quella qualità o insieme di qualità che procura diletto. L'armonia delle perfezioni di Dio e l'interazione delle forze nel dramma della salvezza producono diletto mediante la loro bellezza. Possiamo contemplare questa bellezza nella gloria, ossia nello splendore di Cristo che si rivela come il Figlio Unigenito del Padre (Gv 1,14). Nell'epoca contemporanea, Hans Urs von Balthasar (1905‑1988) in Occidente Pavel Florenskij (1882 ‑ circa 1937) e Paul Evdokimov (1900‑1970) in Oriente fecero molto per sviluppare la teologia della bellezza. Cf Estetica; Gloria; Trascendentali.

 

  Teologia della liberazione. (inizio)

Movimento Latino‑Americano largamente diffuso, il quale

  a) si ispira all'Esodo, ai richiami dei Profeti per la giustizia e all'annuncio del Regno da parte di Gesù;

  b) legge la Bibbia in chiave di liberazione integrale e

  c) ha messo radici profonde là dove strutture di ingiustizia e di dipendenza economica opprimono grandi masse di poveri.

  Tra i suoi migliori esponenti figurano: Juan Luis Segundo (nato nel 1925), Jon Sobrino (nato nel 1938) e soprattutto Gustavo Gutierrez (nato nel 1928) il cui libro Teologia della liberazione (tr. it. Ed. Queriniana, Brescia, 1973; l'originale è del 1972) ha dato vigore al movimento. Fortemente interessati nel compito pubblico della teologia nel promuovere i cambiamenti sociali, i « leaders » di questo movimento hanno sempre sviluppato una spiritualità della liberazione. Nella sua EnciclicaSollicitudo rei socialis del 1987, il papa Giovanni Paolo II ha auspicato una vasto processo di « sviluppo e di liberazione » che si esprima in « amore e servizio » del prossimo, « specialmente dei più poveri » (n. 46). Cf Metodi in teologia; Opzione per i poveri; Teologia femminista; Teologia nera; Teologia‑politica.

 

Teologia della missione. (inizio)

Riflessione sistematica sul modo con cui l'intera Chiesa e i singoli cristiani sono mandati da Cristo. Prima del Concilio Vaticano II, quattro encicliche pontificie trattarono appositamente dell'attività missionaria: Maximum illud di Benedetto XV (1919), Rerum Ecclesiae di Pio XI (1926), Evangelii praecones di Pio XII (1951) e Princeps pastorum di Giovanni XXIII (1959). Mentre ribadivano il dovere della Chiesa di diffondere dovunque il vangelo, questi papi indicarono la necessità di edificare le Chiese locali (Benedetto XV), di promuovere un clero indigeno (Pio XI), di incoraggiare i laici nel rinnovare la situazione sociale (Pio XII) e di adattarsi alle culture locali (Giovanni XXIII) come fece Matteo Ricci in Cina (1552‑1610). Il Vaticano II vide la missione della Chiesa radicata nel comando di Cristo dato agli apostoli, così come egli era stato mandato dal Padre (LG 17; GS 91). Per sua natura, la Chiesa ha per missione il mondo intero (AG 2, 10). Nel passato qualche attività missionaria ha patito lo scandalo delle divisioni cristiane, ha tollerato molte ingiustizie politiche, economiche, razziali e culturali, e ha potuto in parte essere una forma di colonialismo spirituale. Oggi, la teologia della missione riconosce quasi unanimemente che lo sviluppo integrale e la liberazione fanno parte del pieno compito missionario della Chiesa. Per i Cattolici, il Papa Paolo VI in Evangelii nuntiandi (1975) offre orientamenti importanti sulla natura dell'evangelizzazione nel mondo d'oggi. Giovanni Paolo II ritorna sull'argomento nella Redemptoris missio (1990) Cf Chiesa locale; Cristiani anonimi; Inculturazione; Proselito.

 

Teologia della morte di Dio. (inizio)

Movimento teologico degli anni '60, diffuso specialmente negli Stati Uniti d'America. Alle volte, intendeva semplicemente intavolare un dialogo con l'ateismo contemporaneo, mentre altre volte sosteneva la vera assenza di Dio nel nostro mondo o addirittura seguiva Federico Guglielmo Nietzsche (1844‑1900) nell'affermare che Dio è morto per opera degli uomini.

 

Teologia del processo. (inizio)

Si chiama così un movimento teologico che si ispira a Alfred North Whitehead (1861‑1947). La sua filosofia, come anche altre, sottolinea il primato del divenire sull'essere, ma le supera nel cercare di sintetizzare questo approccio alla realtà con i risultati delle scienze naturali. Whitehead intende i costituenti ultimi della realtà come « entità effettive » più che sostanze. Il suo punto di partenza sono le « occasioni effettive », o entità che interagiscono nell'intero universo. Mediante l'amore, Dio è all'opera, non coercitivamente, essendo « il grande compagno, l'amico sofferente che capisce ». La traduzione della metafisica tradizionale nei termini dinamici di Whitehead ha attratto vari discepoli negli Stati Uniti, nelle Isole Britanniche e altrove. Alcuni, come Charles Hartshorne (nato nel 1897) hanno sviluppato il pensiero del « processo » in un modo alquanto differente. Pur riconoscendo la sottolineatura valida delle categorie personali, i commentatori hanno criticato la filosofia di Whitehead su vari punti, in particolare, sul concetto di un « Dio finito ». Cf Panenteismo.

 

Teologia del simbolo. (inizio)

Consiste nel concepire il mondo visibile come immagine di quello invisibile. Nel suo Timeo, Platone (427‑347 a.C.) scrivendo circa l'origine e la costituzione del mondo, dice: « Il tempo è l'immagine mobile dell'eternità ». Nelle sue parabole, Gesù mostra le cose e gli eventi quotidiani come finestre su Dio e come inviti a rispondere alla sua attività. Origene (circa 1851 ‑ circa 254) sviluppò una forte teologia simbolica. Nel suo simbolismo filosofico e nella sua interpretazione biblica, sant'Agostino di Ippona (354‑430) diede un impulso vivo all'interpretazione simbolica della realtà. L'agostiniano Ugo di san Vittore (circa 1096‑1141) interpretò ogni cosa nell'universo come una specie di sacramento delle realtà divine. Hugo Rahner (1901‑1967) descrisse la teologia di suo fratello Karl Rahner (1904‑1984) come una « teologia del simbolo ». Un approccio simbolico rimane fondamentale nella teologia orientale dell'icona. Cf Concilio di Nicea II; Icona; Origenismo; Sacramento.

 

Teologia dogmatica(inizio)

Il settore principale della teologia che, fondandosi sulla Scrittura e sulla Tradizione per il dato rivelato, esamina e presenta in modo sistematico tutte le dottrine importanti del cristianesimo. I tentativi contemporanei di rinnovare questa disciplina si riflettono sulla fede comune alla luce dell'intera storia del cristianesimo e delle circostanze mutevoli dei nostri tempi (OT 16). Cf Dogma; Teologia; Teologia sistematica.

 

Teologia femminista. (inizio)

È un approccio teologico (sviluppato ampiamente negli U.S.A. a partire dal 1968) che protesta contro inveterati pregiudizi maschilisti nella teologia cristiana, nell'esegesi e nella vita della Chiesa. Le sue richieste comprendono l'ordinazione delle donne e l'uso di un linguaggio inclusivo che non sia riflesso e non serva da sostegno a strutture di potere maschiliste. Cf Teologia della liberazione; Teologia nera; Teologia politica.

 

Teologia fondamentale. (inizio)

Quel settore della teologia che studia i problemi fondamentali: in particolare, la rivelazione divina nella storia d'Israele e di Gesù Cristo; le condizioni che abilitano gli esseri umani all'autocomunicazione di Dio; i segni che rendono la fede in e per mezzo di Gesù Cristo un'opzione razionale; la trasmissione (attraverso la tradizione della Chiesa e le Scritture ispirate) dell'esperienza dell'autocomunicazione di Dio. Cf Apologetica; Fede; Ispirazione biblica; Preamboli della fede; Rivelazione; Teologia dogmatica; Tradizione.

 

Teologia giovannea. (inizio)

La teologia contenuta nel quarto Vangelo, nella prima e, in misura minore, nella seconda e terza lettera di Giovanni e nell'Apocalisse. Il Vangelo di Giovanni fa uso di simboli (per es., pane, acqua, gregge), immagini contrastanti (per es., veritàmenzogna; amoreodio) e, in genere, di un linguaggio orante, esperienziale e trinitario per incoraggiare la fede in Gesù come Cristo e Figlio di Dio (Gv 20,31). Questo Vangelo abbonda nel linguaggio di rivelazione (per es., gloria, segni, verità, e testimone), senza, però, trascurare quello che Cristo, la vite vera a cui dobbiamo essere uniti (Gv 15,1‑8), comporta come condivisione di vita (passim) e come forza perché i credenti diventino figli di Dio (Gv 1,12‑13). Il prologo del Vangelo (Gv 1,1‑18) annuncia una lotta tra la luce e le tenebre. L'accoglienza positiva a Gesù che viene come la divina « luce del mondo » (Gv 8,12; 9,5; 12,46) porta ad una divisione tra

  a) coloro che rimangono spiritualmente ciechi, odiano la luce (Gv 1,5; 3,19; 9,39‑41) e precipitano nella notte (Gv 13,30), e

  b) coloro che sono sanati e vedono la verità (Gv 1,39; 9,1‑33; 20,29).

  Dopo le ultime parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli più intimi la promessa dello Spirito Santo e la preghiera sacerdotale (Gv 13,1‑17.26 »), il potere delle tenebre sembra avere il sopravvento durante la passione, ma deve cedere il posto alla vittoria abbagliante della risurrezione. Contro l'interpretazione deviante dei doceti, Giovanni afferma che « il Verbo si fece carne » (Gv 1,14) e nella 1 Gv ritorna con insistenza sulla realtà dell'Incarnazione (1 Gv 4,2‑3). Questa rivela Dio come Amore (1 Gv 4,7‑12). La Chiesa d'Oriente onora san Giovanni come il Teologo. Patmos, il luogo dove si ritiene che abbia scritto l'Apocalisse, è una meta di pellegrinaggi. Cf Docetismo; Doxa; Rivelazione; Tre teologi (I).

 

Teologia kerigmatica. (inizio)

Si chiama così una teologia orientata alla proclamazione degli eventi decisivi della storia della salvezza. Negli anni '30, alla Facoltà di Teologia di Innsbruck, Franz Lakner sviluppò una teologia kerigmatica centrata su Cristo così come deve essere predicato. Questo esperimento non ebbe successo. Comunque, attraverso l'opera di Hugo Rahner, Joseph Jungmann e altri, un approccio più kerigmatico ha sostituito ampiamente le speculazioni astratte della Scolastica. Cf Scolastica; Scuole di teologia; Teologia.

 

Teologia morale. (inizio)

Il campo della teologia che studia e insegna come i cristiani (e gli altri) debbono vivere. Questa riflessione sistematica sul comportamento cristiano attinge dalla Bibbia (per es., il decalogo, il discorso della montagna e le esortazioni di Paolo), dal ragionamento filosofico, dall'esperienza tradizionale e dall'insegnamento della Chiesa. Deve basarsi su una visione piena di ciò che comporta la creazione originale (Gn 1,26‑27) e la ri‑creazione dell'umanità in Cristo (Rm 6,4; 8,28‑30; 1 Cor 15,49; 2 Cor 5,17; Ef 4,24; Col 3,10). Dopo san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), la teologia morale si è spesso isolata dalle sue radici dogmatiche e scritturistiche, e alle volte un'abbondante casistica è caduta in un vuoto legalismo. L'insegnamento morale di sant'Alfonso de' Liguori (1696‑1787) è stato segnato da un grande apprendimento e da un profondo interesse pastorale. Giovanni Battista Hirscher (1788‑1865) di Tubinga ha presentato sistematicamente la moralità in termini di Regno di Dio. Recentemente, gli studi biblici, le scienze umane, gli sviluppi filosofici e, soprattutto, il rinnovamento in cristologia, ecclesiologia e antropologia hanno stimolato e arricchito la teologia morale. Con Leone XIII (1810‑1903), l'insegnamento pontificio ha sempre più incoraggiato i teologi moralisti non solo a studiare i problemi di morale individuale, ma anche ad affrontare questioni più ampie di giustizia sociale, i rapporti fra Chiesa e Stato e la pace fra le nazioni. CfAntropologia; Casistica; Chiesa e Stato; Decalogo; Dottrina sociale; Etica; Giansenismo; Giustizia; Opzione fondamentale; Parenèsi; Perfezione; Probabilismo; Rigorismo; Santità; Tubinga e le scuole.

 

Teologia narrativa. (inizio)

Un tentativo moderno di rinnovare la teologia cristiana come teologia di una religione storica che non ha soltanto qualcosa da dire, ma anche una storia da narrare. Prendendo le distanze dagli asserti dottrinali astratti, la teologia narrativa trova il suo terreno nei racconti biblici e in altri racconti religiosi. Mentre corregge giustamente le tendenze ad isolare la teologia dalla vita e dal culto, la teologia narrativa ha bisogno di criteri critici per stabilire il significato e la verità. Tra i cristiani orientali, l'elemento narrativo in teologia è salvaguardato dalla liturgia e dalle icone. Cf Icona; Liturgia; Teologia.

 

Teologia naturale. (inizio)

La disciplina che tratta della conoscenza di Dio in base alla sola ragione (cf Sal 19,1‑4; Sap 13,1‑9; At 14,17; 17,22‑31; Rm 1,18‑23; 2,14‑15). Sviluppata da san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), la teologia naturale fu criticata al tempo dell'Illuminismo quando venne contestata la validità degli argomenti riguardanti l'esistenza di Dio. Il Concilio Vaticano I definì che « Dio, principio e fine di ogni cosa, può essere conosciuto con certezza con la luce naturale della ragione umana a partire dalle cose create » (DS 3004; FCC 1.061; cf DV 6). Il Concilio affermò la possibilità (« può essere conosciuto »), ma non indicò le vie per conoscere Dio (Con prove logiche? Per intuizione? Per esperienza mistica?) e non ha inteso dire che qualcuno abbia effettuato tale possibilità senza l'aiuto nascosto della grazia. Karl Barth (1886‑1968) e altri esponenti della teologia dialettica escludono energicamente qualsiasi tipo di teologia naturale per il fatto che il peccato avrebbe reso l'intelletto umano totalmente incapace di conoscere Dio con le sole sue forze. La teologia naturale è stata prevalentemente praticata da credenti cristiani. Anche se prescindono da quanto conoscono attraverso la rivelazione, nondimeno sollevano questioni intorno a Dio che presuppongono una familiarità previa alle risposte. Infine, un approccio di teologia puramente naturale presenta una visuale astratta e filosofica dell'umanità, totalmente differente dalla visuale concreta dell'umanità peccatrice come si trova nelle teologie della storia della salvezza. Il Concilio Vaticano II stabilì la conoscenza, di Dio attraverso il creato (e quindi la teologia naturale) all'interno del contesto della storia della rivelazione e della salvezza (DV 2‑6). CfArgomenti per l'esistenza di Dio; Cinque vie (Le); Illuminismo; Storia della salvezza; Teodicea; Teologia; Teologia dialettica.

 

Teologia negativa. (inizio)

Come la teologia apofatica, è un approccio al mistero divino che insiste sul fatto che possiamo dire di più quello che Dio non è che non quello che realmente è. È un modo di fare teologia che mette più l'accento sulla sapienza che non sulla scienza. Cf Mistero; Teologia; Teologia apofatica; Teologia catafatica.

 

Teologia nera. (inizio)

Scuola teologica nord‑americana sviluppata dai Cristiani neri sulle orme del movimento di Martin Luther King (1929‑1968) per i diritti civili. Si è opposta alle interpretazioni razziste ed esclusiviste dei Bianchi riguardo alla fede; ha sostenuto ulteriori cobattimenti per i diritti sociali e ha unito le proprie forze a movimenti analoghi, come la teologia femminista e la teologia Latino‑Americana della liberazione. Cf Teologia della liberazione; Teologia femminista; Teologia politica.

 

Teologia orientale. (inizio)

Si chiama così la teologia sviluppata dai Padri della Chiesa greci e siriaci. Generalmente, la teologia orientale ha il compito di salvaguardare l'intera tradizione, in quanto è guidata dallo Spirito Santo, è fondata sulla Bibbia, è insegnata specialmente dai primi concili generali ed è celebrata nel culto e nelle icone. La sua caratteristica principale è il primato dello spirituale. La spiritualità è considerata come il dogma vissuto; e il dogma non è altro che la spiritualità che ha trovato la sua conferma ufficiale nella sua espressione verbale. Nell'unire armonicamente l'insegnamento della Chiesa, la spiritualità e la disciplina, questa teologia è mantenuta e sistematizzata dalla liturgia e dal monachesimo. Cf Concilio ecumenico; Culto; Doxa; Dossologia; Icona; Liturgia; Metodi in teologia; Monachesimo; Origenismo; Padri della Chiesa; Sette Concili Ecumenici (I); Spirito Santo; Stolti per amor di Cristo; Teologia alessandrina; Teologia antiochena; Teologia apofatica; Teologi giovannea; Teologia del simbolo; Tradizione; Tre teologi.

 

Teologia paolina. (inizio)

La teologia sviluppata da san Paolo (morto verso il 67) la cui chiamataconversione (1 Cor 9,1; 15,8‑11; At 9,3‑9) avvenuta verso il 34 lo cambiò da Fariseo zelante (Fil 3,5‑8; At 22,3‑5) persecutore dei cristiani (1 Cor 15,9; Gal 1,13‑14; At 7,58-8,3; 9,1‑2) nel grande Apostolo delle Genti (Gal 1,12.15‑16; 2,7; At 9,15). Centrato radicalmente sulla risurrezione di Gesù crocifisso (Rm 4,25; 1 Cor 1,17‑25; 15,14‑15; Fil 2,6‑11), Paolo insegna che la nostra giustificazione viene dalla fede e dalla grazia di Cristo che ci riconcilia (Rm 5,6‑11) e non dalle opere della legge (Gal 2,16-4,31). Col battesimo, i credenti esistono « in » Cristo (Rm 8,1; 16,7; 1 Cor 15,22; Fil 3,8‑9) e mediante lo Spirito vivono una vita nuova (Rm 5,1-8,39), sono progressivamente cambiati nell'immagine di Cristo (Rm 8,29) e formano insieme il Tempio dello Spirito (1 Cor 3,16‑17) e il corpo di Cristo (1 Cor 12,12‑17). Nel nuovo « Israele di Dio » (Gal 6,16), tutti i battezzati godono di una unità fondamentale (Gal 3,26‑28), e sono chiamati a fare uso dei loro vari carismi (1 Cor 12,1‑31), a costruire la comunità nell'amore (Rm 5,5; 1 Cor 12,31-13,13) e a manifestare nella loro vita i frutti dello Spirito (Gal 5,16‑26). Insieme alla teologia giovannea, quella paolina costituisce la teologia primaria del NT e ha esercitato un grandissimo influsso sulla storia del cristianesimo. Cf Apparizioni del Signore risorto; Carisma; Corpo di Cristo; Giustificazione; Grazia; Legge; Spirito Santo.

 

Teologia pastorale. (inizio)

La teologia in quanto si occupa di e riflette su:

  a) il passaggio alla predicazione e alla catechesi dallo studio della Scrittura e della teologia sistematica;

  b) la prassi della vita liturgica e sacramentale;

  c) proposte morali e spirituali;

  d) la cura della gente nell'affrontare problemi speciali (per es., i profughi, i drogati, i malati, gli anziani, i moribondi);

  e) le lotte per la giustizia e la pace;

  f) le cure di cui necessitano le persone nelle differenti età e nelle differenti situazioni di vita.

  Molti vedono la teologia pastorale come sinonimo di teologia pratica o riflessione critica sulle multiformi missioni della Chiesa nel mondo. Lungo i secoli, importanti contributi alla teologia pastorale sono venuti da personaggi eminenti come san Gregorio Magno (circa 540‑604) e ai giorni nostri da Karl Rahner (1904‑1984). Cf Catechesi; Evangelizzazione; Ministero; Omiletica; Teologia; Teologia della missione; Ufficio pastorale.

 

Teologia politica. (inizio)

Una teologia che protesta contro la privatizzazione della religione e insiste sulla responsabilità sociale dei cristiani. Dopo che la perestroika di Costantino il Grande (circa 280‑337) ebbe portato la libertà religiosa, cristiani come Eusebio di Cesarea (circa 260 ‑ circa 340) si servirono alle volte della fede per legittimare certe pretese, tattiche e pratiche imperiali. Un nuovo e falso connubio dell'ordine politico con la religione portò guerre e persecuzioni. L'Illuminismo andò all'estremo opposto col sostenere che la religione e la politica sono interamente due cose separate e che la fede è un fatto privato che riguarda unicamente la coscienza dei singoli. Ben lungi dal voler politicizzare la religione, la teologia politica di Johann Baptist Metz (nato nel 1928) e di altri mira piuttosto ad esprimere le implicanze della fede cristiana per l'ordine sociale e politico, soprattutto col protestare contro l'ingiustizia dilagante del nostro mondo e col sottolineare la solidarietà con Gesù crocifisso e con le innumerevoli vittime del mondo della storia passata e presente. Questa teologia della prassi ha trovato una specie di conferma ufficiale nell'Enciclica del 1987, Sollicitudo rei socialis, di Giovanni Paolo II. Cf Chiesa e Stato; Illuminismo; Opzione per i poveri; Prassi; Sinfonia; Teologia femminista; Teologia della liberazione; Teologia nera.

 

Teologia positiva. (inizio)

Quel settore della teologia che si occupa dei dati storici e dei fatti particolari (tratti dalla Bibbia e dalla tradizione per determinare le dottrine che i cristiani devono credere). È contrapposta alla teologia naturale che tratta dei princìpi religiosi universali conosciuti dalla ragione. Oggi, la teologia positivaappare con fatica tra gli schemi di divisione del campo teologico, in quanto il suo posto è stato spesso occupato dalla « teologia storica ». Cf Patristica; Teologia biblica; Teologia dogmatica; Teologia fondamentale; Teologia morale; Teologia sistematica.

 

Teologia pratica(inizio)

Cf Teologia Pastorale.

 

Teologia sistematica. (inizio)

l tentativo di esporre in maniera coerente e scientifica le principali verità cristiane. Nella pratica, coincide spesso con la teologia dogmatica, ma può differire in quanto comprende una trattazione di questioni morali. Può ancora differire dalla teologia dogmatica per il fatto di prestare maggiore attenzione alla metodologia, alla terminologia, all'uso di princìpi filosofici, ad una prospettiva strettamente unificata e a questioni riguardanti le condizioni e i limiti della conoscenza teologica. CfEpistemologia; Filosofia; Teologia Dogmatica; Teologia Fondamentale.

 

Teologia trascendentale. (inizio)

Un orientamento teologico affine alla filosofia trascendentale e collegato specialmente con Karl Rahner (1904‑1984) e Bernard Lonergan (1904‑1984). Si riferisce alle risposte possibili che sorgono quando si prende in considerazione il soggetto umano. Per usare un esempio del Rahner, la penitenza non è semplicemente un dovere oggettivo da eseguire, ma una virtù che spinge il soggetto a cambiare. Ogni questione oggettiva ha il suo lato soggettivo il quale, quando viene esplorato, getta una nuova luce sui problemi teologici che sono sul tappeto. Cf Metodi in teologia; Metodo teologico; Sacramento della penitenza.

 

Teologia trinitaria. (inizio)

Tentativo di capire e di interpretare il mistero centrale cristiano di un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Mt 28,19; 2 Cor 13,13). Richiamandosi alle operazioni del nostro intelletto e della nostra volontà, sant'Agostino di Ippona (354‑430) interpretò la generazione del Figlio (o Parola) in base all'analogia dell'auto‑conoscenza umana, mentre l'autentico amore di sé illustra l'origine dello Spirito Santo, l'amore reciproco « personificato » del Padre e del Figlio. Per molti secoli, i teologi hanno seguito Agostino od anche assunto altre analogie dall'esperienza e dalla filosofia come « Io ‑ Tu ‑ Noi » del pensiero personalista sviluppato da Martin Buber (1878‑1965). Questi approcci a Dio tri‑personale possono essere di qualche aiuto. Però, essendo tratti dalla realtà umana creata e dall'esperienza comune, non sono radicati immediatamente nell'autocomunicazione di Dio nella storia della salvezza che ha raggiunto il suo vertice col mistero pasquale. La famosa icona trinitaria di A. Roublev (circa 1360‑1430), che è ora conservata nella Galleria di Mosca, rappresenta la scena della philoxenia (Gr. « ospitalità ») di Abramo con tre angeli seduti attorno ad una mensa (Gn 18,1‑15): questa scena richiama al cristiano l'ineffabile mistero trinitario. Un calice che si trova sulla mensa collega questo mistero con l'Eucaristia, e di qui la storia della salvezza con la passione, morte e risurrezione di Cristo. Questa icona ci ricorda una verità basilare circa la teologia trinitaria: essa dovrebbe partire dalla Trinità Economica (quella che si rivela nella storia della salvezza) per passare alla Trinità Immanente (dove le analogie tolte dalla realtà creata ci possono aiutare) e non viceversa. Nella teologia trinitaria, come anche altrove, l'ordine della redenzione deve avere la precedenza sull'ordine della creazione. Cf Concilio Costantinopolitano I; Concilio di Nicea I; Economia; Filioque; Generazione; Mistero; Mistero Pasquale; Modalismo; Persona; Processioni; Relazioni divine; Spirazione; Trinità Immanente; Unitarianismo.

 

Teonomia (Gr. « legge divina »). (inizio)

È un'etica per cui la volontà di Dio, mediata attraverso il nostro intelletto creato e la libertà, e l'autorità ultima. Cf Autonomia; Eteronomia.

 

Teopaschita. (inizio)

Cf Controversia teopaschita.

 

Teoria delle due fonti. (inizio)

  a) L'ipotesi largamente accettata secondo cui i Vangeli di Matteo e di Luca avrebbero due fonti principali: il Vangelo di Marco e Q (una raccolta di detti di Gesù).

  b) Una teoria comunemente sostenuta dal XVI secolo fino al Vaticano II secondo cui ci sarebbero due « fonti » della rivelazione separate e ugualmente valide: la Tradizione e la Scrittura.

  Cf Quelle; Rivelazione; Scrittura e Tradizione; Vangeli sinottici.

 

Testimoni di Geova. (inizio)

Una setta che iniziò negli Stati Uniti d'America con Charles Taze Russell (1852‑1916) e che venne chiamata in un primo tempo « Associazione internazionale di studenti della Bibbia ». Riteneva imminente la seconda venuta di Cristo e propagò le sue idee nella « Torre di Guardia ». Ostili verso le Chiese più importanti e sovversivi nei riguardi dell'autorità civile, i suoi seguaci si scontrarono spesso con la legge e furono difesi da Joseph Franklin Rutherford (1869‑1941). Questi divenne il secondo capo della setta che prese il nome di « Testimoni di Geova ». Sono divenuti meno aggressivi nei loro metodi missionari, ma continuano a interpretare la Bibbia e la storia del mondo in maniera fantasiosa. Cf Fondamentalismo; Millenarismo; Parusìa.

 

Tetrarchia. (inizio)

Cf Pentarchìa.