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Popolo di Dio. (inizio)

Israele in quanto popolo eletto di Dio, messo da parte dalle altre nazioni e prediletto da Dio con una alleanza speciale (Es 5,1; 19,3‑6; Dt 4,20; 7,6‑8; Is 43,20‑21; Ger 31,33; Sal 100,3). Per il NT, coloro che credono nel Cristo formano il nuovo popolo di Dio (Rm 9,25‑26; 1 Pt 2,9‑10; Ap 21,3). Il Concilio Vaticano II usò il termine « Popolo di Dio » come una designazione fondamentale della Chiesa (LG 9‑17) e il tema è stato poi sviluppato da alcuni esponenti della teologia della liberazione. Cf Alleanza; Berith; Chiesa; Ecclesiologia; Teologia della liberazione.

 

Positivismo. (inizio)

La filosofia resa popolare da Augusto Comte (1798‑1857) secondo cui conosciamo solo ciò che percepiamo attraverso i sensi. Si respingono perciò gli intenti teologici e metafisici, e si aspira a riorganizzare la società su linee scientifiche. Tra le due guerre mondiali, i positivisti logici, come Alfred Ayer (1910‑1989), hanno sostenuto che solo le asserzioni che sono o tautologiche o che possono essere attestate dall'osservazione empirica sono dotate di significato. Questo principio non è né tautologico né aperto alla verifica di queste osservazioni. Cf Materialismo; Metafisica; Scienza e religione.

 

Potenza obbedienziale (Lat. « potenza sotto obbedienza »).(inizio)

È la natura umana in quanto aperta alla grazia divina. Il termine risale a san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274) e al beato Pietro di Tarantasia (circa 1224‑1276), conosciuto anche come papa Innocenzo V. Nella teologia post‑tridentina, questa apertura umana a Dio fu spesso interpretata in forma statica. Henri de Lubac (1896‑1991) e altri hanno usato il termine per indicare come gli esseri umani sono dinamicamente aperti alle iniziative di Dio. Cf Grazia.

 

Potere di giurisdizione. (inizio)

Cf Gerarchia; Giurisdizione; Ordinazione.

 

Potere di ordine. (inizio)

Cf Gerarchia; Giurisdizione; Ordinazione.

 

Povertà. (inizio)

a) La condizione di coloro che sono privi dei beni e servizi essenziali come vitto, vestito, alloggio e, per analogia, la situazione di coloro che in vari modi sono poveri spiritualmente. L'Enciclica di Giovanni Paolo II del 1987 Sollicitudo rei socialis (cf nn. 14‑19), come anche molti pastori della Chiesa ed altri cristiani, hanno denunciato profeticamente le condizioni di vita sub‑umane a cui sono costretti milioni di persone a causa di guerre, armamenti militari, avidità delle nazioni ricche ed altri fattori.

  b) Come consiglio evangelico, la povertà significa la rinuncia volontaria alla proprietà privata per seguire Cristo più da vicino (cf Mc 10,17‑22; 2 Cor 8,9), servire gli altri più liberamente e testimoniare più visibilmente il valore assoluto del Regno di Dio (PC 13). Il CIC sintetizza ciò che è essenzialmente implicato nella pratica del consiglio evangelico della povertà negli istituti di vita religiosa e consacrata.

  Cf Anawim; Beatitudini; Consigli evangelici; Diritti umani; Dottrina sociale; Giustizia; Opzione per i poveri; Teologia della liberazione; Vita religiosa; Voto.

 

Pragmatismo (Gr. « credere nelle cose »). (inizio)

Un movimento filosofico americano iniziato da Charles Sanders Peirce (1839‑1914) e sviluppato da William James (1842‑1910) e John Dewey (1859‑1952). Nell'illustrare la realtà dell'esperienza, questa scuola attestava la verità delle asserzioni con i risultati pratici. Dewey, in particolare, ebbe una profonda influenza sul pensiero e sull'educazione americana. Il pragmatismo influenzò anche George Tyrrell (1861‑1909) ed altri modernisti. Cf Filosofia; Modernismo.

 

Prassi (Gr. « fare, compiere »). (inizio)

Attività auto‑critica che non si accontenta di un'asserzione puramente teorica della verità, ma mira a verificare la verità col trasformare la società. Il discepolato cristiano richiede una prassi centrata su Gesù, e lungi dal disprezzare il culto pubblico della Chiesa, porta ad esso ed è un suo frutto. Cf Ortodossia; Ortoprassi; Scuola di Francoforte; Teologia politica.

 

Preamboli della fede. (inizio)

I presupposti della fede cristiana che possono essere esplicitati per mostrare come l'atto di fede è anche un atto umano razionale. Da una parte, l'esperienza umana, specialmente nei suoi aspetti più profondi, può aiutare ad ascoltare e ad accogliere con fede la parola rivelata. D'altra parte, l'accettazione della auto‑comunicazione di Dio in Cristo presuppone una qualche conoscenza di Dio, della sorte umana (cf Rm 1,19‑20; 2,15; Eb 11,6) e della storia del Gesù terrestre. Cf Analisi della fede; Fede.

 

Predestinazione (« ordinare prima »). (inizio)

Essere eletti alla salvezza mediante l'eterna prescienza e volontà di Dio (cf Mt 20,23; Gv 10,29; Rm 8,28‑30; Ef 1,3‑14). La controversia pelagiana portò sant'Agostino di Ippona (354‑430) a formulare alcune asserzioni estremiste sulla elezione da parte di Dio: dalla « massa di peccato » che è la stirpe umana, Dio elegge alcuni per la salvezza eterna. Negando la volontà salvifica universale di Dio, Giovanni Calvino (1509‑1564) sosteneva una duplice predestinazione: alcuni sono eletti da Dio per la salvezza eterna e gli altri per la dannazione eterna. Questa teoria è stata sostenuta dal monaco Gottescalco (circa 804 ‑ circa 869) condannata in sinodi a Magonza e a Quiercy (cf DS 621, 685, 1567; FCC 8.043, 8.100). Mentre rivendica giustamente il primato della grazia divina da cui dipendiamo in grado sommo, la predestinazione non va, però, spinta fino al punto di negare o la volontà salvifica universale di Dio (1 Tm 2,3‑6), o la libertà umana. Cf Apocatàstasi; Calvinismo; Grazia; Libertà; Merito; Molinismo; Pelagianesimo; Prescienza; Providenza; Salvezza.

 

Predicazione. (inizio)

L'atto di proclamare la Parola di Dio nel culto cristiano, o di invitare alla conversione e al culto. Preceduto da Giovanni Battista (Mc 1,1‑8), Gesù ha proclamato la Buona Novella di Dio (Mc 1,14‑15) ed ha mandato i Dodici a predicare (Mc 6,7‑13). Pietro (Gal 2,7‑8), Paolo e altri missionari cristiani hanno proclamato il vangelo di Gesù crocifisso e risorto dai morti come Cristo, Signore e Figlio di Dio (Rm 1,1‑6.15‑16; 10,14‑18; Gal 1,15‑16). Tra i grandi predicatori cristiani vanno ricordati: san Giovanni Crisostomo (circa 347‑407), sant'Agostino di Ippona (354‑430), il vescovo Giacomo Benigno Bossuet (1627‑1704), Luigi Bourdaloue (1632‑1704), John Wesley (1703‑1791), John Henry Newman (1801‑1890). L'Ordine dei Predicatori » è il nome dato all'Ordine religioso fondato da san Domenico di Guzman (1170‑1221). Di fronte alla rivoluzione moderna dei mezzi di comunicazione sociale, lo stile di predicazione è cambiato notevolmente per servire meglio le sfide dell'evangelizzazione. Cf Catechesi; Culto; Evangelizzazione; Kèrigma; Omiletica; Parola di Dio; Proclamazione.

 

Preesistenza. (inizio)

La fede secondo cui Gesù di Nazaret eraè personalmente identico col Figlio di Dio il quale è esistito da tutta l'eternità ed è entrato in questo mondo per manifestarsi nella storia umana (Gv 1,14; 1 Cor 8,6; 2 Cor 8,9; Fil 2,5‑11; Col 1,15‑17; Eb 1,2‑3). Quantunque il pensiero ebraico pre‑cristiano ammettesse intermediari tra Dio e il mondo, non ci sono precedenti che si possano dimostrare per il concetto della piena preesistenza personale di Cristo come Figlio di Dio e Lògos che « scende » su questa terra. Nell'ebraismo pre‑cristiano, la Sapienza e il Lògossono soltanto metafore vivaci che indicano attributi e attività di Dio. Platone (427‑347 a.C.) parlava delle idee preesistenti che servivano da modelli al demiurgo per fare il mondo. La sua filosofia incoraggiò Origene (circa 185 ‑ circa 254) a sostenere che Dio aveva creato spiriti il cui uso o abuso della libera volontà li avrebbe resi angeli o demoni, o anche trasformati in anime abitate da corpi umani. Cf Cristologia dall'alto; Demiurgo; Eternità; Incarnazione; Lògos; Sapienza.

 

Prefazio (Lat. « detto prima »). (inizio)

Originariamente, nel rito latino, indicava qualsiasi preghiera « detta davanti » al popolo. Adesso, si riferisce unicamente a quella preghiera che introduce il « Ca

none » nella Messa latina e che elenca i motivi per cui si deve lodare Dio. I Prefazi variano coi periodi dell'anno (per es., Avvento, Quaresima, Pasqua e Pentecoste) come anche a seconda delle varie feste (per es., quelle della Beata Vergine Maria, degli Apostoli, dei Martiri). CfEucaristia; Liturgia; Preghiera eucaristica.

 

Preghiera. (inizio)

È definita tradizionalmente con Evagrio Pontico (346‑399): « il dialogo della mente con Dio », o, con san Giovanni Damasceno (circa 675 circa 749): « elevazione della mente a Dio ». La parola « mente » non va qui intesa come un modo puramente intellettuale: la preghiera coinvolge anche la nostra libertà e i nostri sentimenti. Dio è presente in un modo che va ben oltre la presenza di due « partners » umani dialoganti. Pregare vuol dire: invocare, adorare, lodare, ringraziare, esprimere pentimento, chiedere grazie al nostro Creatore e Signore personale. La preghiera può essere espressa ad alta voce o silenziosamente nel cuore, può essere fatta da soli o con altri, all'interno della liturgia ufficiale o fuori di essa. Gesù ha pregato in pubblico ed in privato (per es., Mc 1,35; 6,46; 14,12‑26.32‑42), ha insegnato ai suoi discepoli a pregare (Mt 6,9‑13; 7,7‑11; Lc 11,1‑4), con loro ha ereditato la preghiera tradizionale dell'AT rappresentata classicamente dai Salmi. La ricchissima raccolta di preghiere del NT è condensata nei primi capitoli del Vangelo di Luca (Lc 1,46‑55.68‑79; 2,14.29‑32). I cristiani sanno che lo Spirito Santo rende possibile la loro vita di preghiera (Rm 8,15.26‑27; Gal 4,6). CfAcemeti; Ascesi; Contemplazione; Culto; Esicasmo; Filocalìa; Intercessione; Liturgia; Liturgia delle ore; Meditazione; Mistica; Preghiera impetratoria; Preghiera di Gesù; Teologia apofatica; Teologia catafatica.

 

Preghiera del cuore. Cf Esicasmo; Preghiera di Gesù. (inizio)

 

Preghiera del mattino. Cf Lodi. (inizio)

Preghiera di Gesù. (inizio)

Una preghiera popolare degli Orientali che consiste nel ripetere il nome di Gesù in una breve formula: « Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me ». Ci sono molte varianti, fra cui l'aggiunta russa alla fine: « peccatore ». La preghiera di Gesù, che echeggia invocazioni (Mc 10,47‑48; Lc 23,42) e acclamazioni (1 Cor 12,30) già presenti nel NT, proviene da una spiritualità monastica desiderosa di pregare sempre (cf Lc 18,1; Ef 6,18; 1 Ts 5,17). A partire dal XIII secolo, è stata spesso accompagnata da una tecnica di respiro. Cf Esicasmo; Filocalia.

 

Preghiera eucaristica. (inizio)

La preghiera che è al centro dell'Eucaristia e che nella liturgia romana è chiamata « canone ». Alcune forme successive sembrano essere varianti della prima preghiera eucaristica sviluppata pienamente e che si trova nella Tradizione Apostolica (circa 215), spesso attribuita a sant'Ippolito di Roma. Con alcune varianti nell'ordine, una preghiera eucaristica contiene i seguenti elementi: un dialogo introduttorio tra il celebrante e l'assemblea, una preghiera di lode e di ringraziamento, il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, l'anàmnesi che ricorda le azioni salvifiche di Dio, l'epìclesi che invoca la discesa dello Spirito, le commemorazioni o intercessioni, e la dossologia finale. Cf Anàmnesi; Anàfora; Canone; Dossologia; Epìclesi; Intercessione.

 

Preghiera impetratoria (Lat. « ottenere col chiedere »).(inizio)

Pregare Dio per le proprie necessità e per quelle altrui. Questa preghiera è legittima nella misura in cui preghiamo Dio di esaudirci secondo la sua volontà e per il nostro vero bene (Gn 18,22‑33; Mt 6,9‑13; 7,7‑11; Lc 11,1‑13; cf DS 957‑959). Cf Intercessione; Preghiera.

 

Preparazione al Natale. (inizio)

In Occidente, si chiama Avvento. I Siriani Orientali chiamano la loro preparazione che abbraccia le quattro domeniche prima di Natale, subàra (in Siriaco: « Annunciazione »). I Siriani Occidentali fanno altrettanto nelle sei domeniche che precedono il Natale. Entrambi celebrano in questa stagione l'annunciazione a Maria e la nascita di san Giovanni Battista. Nella tradizione bizantina, questo periodo che precede il Natale comincia il 15 novembre e comprende un digiuno di quaranta giorni, chiamato alle volte « digiuno di Filippo », perché comincia il giorno dopo la festa dell'Apostolo san Filippo. Cf Annunciazione; Avvento; Calendario liturgico; Digiuno; Liturgia.

 

Presbiterianesimo. (inizio)

Una forma di governo di Chiesa che si distingue, da una parte, dall'episcopalismo o governo dei vescovi, e, dall'altra, dal congregazionalismo o governo della comunità. Il governo comprende una serie di commissioni fino all'Assemblea Generale coi ministri rappresentanti e gli anziani che vi partecipano dopo che sono stati eletti. I Presbiteriani sono nella tradizione di Giovanni Calvino (1509‑1564) e del riformatore scozzese John Knox (circa 1505‑1572). La Chiesa di Scozia è l'unica Chiesa presbiteriana ad essere anche una Chiesa di Stato. Cf Anziani; Calvinismo; Episcopaliani; Teologia congregazionalista.

 

Presbitero (Gr. « anziano »). (inizio)

Termine usato per i capi di una sinagoga, per i membri del Sinedrio giudaico o del supremo concilio di Gerusalemme, e per coloro che erano a capo delle prime comunità cristiane (cf At 11,30; 14,23). In origine, pare che « presbiteri » fosse sinonimo di episkopoi (Gr. « ispettori ») (cf Fil 1,1; Tt 1,5.7). Nella Chiesa di Gerusalemme, i « presbiteri » erano collaboratori degli Apostoli (At 15,2.4.6.22‑23; 16,4). Al tempo di sant'Ignazio di Antiochia (circa 35 ‑ circa 107), i presbiteri (o sacerdoti) erano una categoria che veniva dopo gli ispettori (o vescovi) e prima dei diaconi. Il decreto del Concilio Vaticano II sui sacerdoti è intitolato Presbyterorum Ordinis(1965). Cf Anziani; Diacono; Sacerdoti; Vescovo.

 

 Prescienza. (inizio)

 La conoscenza di Dio di tutti gli eventi futuri. Siccome alcuni eventi futuri dipendono in parte dalla scelta umana, sorge il problema di come conciliare la prescienza divina con la libertà umana. Cf Libertà; Predestinazione; Profeta; Sistemi della grazia.

 

Presenza reale. (inizio)

Tra le varie presenze del Cristo risorto nel nostro mondo, la presenza per eccellenza (SC 7) è quella eucaristica. Dopo la consacrazione nella Messa, Cristo è presente col suo corpo, sangue, anima e divinità sotto le specie del pane e del vino (cf DS 1637; 1640‑1641, 1651‑1653; FCC 9.136, 9.139, 9.149.9.151). Cf Consacrazione; Eucaristia; Transostanziazione.

 

Preziosissimo sangue. (inizio)

Cf Sangue di Cristo.

 

Primato (Lat. « prima sede » ). (inizio)

L'ufficio del vescovo capo, ossia primate in una Chiesa e il rispetto dovuto al suo rango.Primato di onore significa la presidenza nei sinodi e nelle assemblee, ma non comporta un'autorità speciale oltre la propria diocesi, come è il caso dell'arcivescovo di Canterbury nella Comunione Anglicana. Il primato di giurisdizione del papa comporta invece una reale autorità nel governo pastorale dell'intera Chiesa (cf DS 875, 3059‑3060, 3063‑3064 e 3074; FCC 7.150, 7.184‑7.185, 7.188‑7.189, 7.198). Molti Ortodossi riconoscono al Papa un primato di onore, ma non una reale giurisdizione. Comunque, quando Giovanni Paolo II visitò Costantinopoli nel 1979, il Patriarca Demetrio I lo salutò con le parole di sant'Ignazio di Antiochia (circa 35 ‑ circa 107) che descriveva la Sede Romana come quella che « presiede nella carità », titolo prestigioso che indica un servizio pastorale per l'intera Chiesa. Nella Chiesa Armena come anche in quella Siriana, il primate è chiamato catholicos (Gr. « capo generale »). Cf Autorità; Chiesa Apostolica Assiriana d'Oriente; Cristianità Armena; Diocesi; Giurisdizione; Papa; Sinodo; Vescovo.

 

Priscillianismo. (inizio)

Un'eresia del IV secolo capeggiata dallo spagnolo Priscilliano, predicatore e già vescovo di Avila. Questa eresia dualistica mutuava elementi dallo Gnosticismo e dal Manicheismo e seguiva le tendenze sabelliane nell'interpretare « Padre », « Figlio » e « Spirito Santo » come tre puri modi o aspetti, cioè, tre maniere di considerare lo stesso Dio. La reazione a questa eresia accelerò gli sviluppi della dottrina trinitaria e la Spagna fu la prima nazione cattolica a fare uso del « Filioque » nella sua professione di fede. Nel 386, nonostante le proteste di san Martino di Tours (morto nel 397), Priscilliano fu messo a morte dalle autorità civili di Treviri (cf DS 188‑208, 283‑286, e 451‑464; FCC 3.001, 3.003, 3008, 5.006, 6.019‑6.023). Cf Dualismo; Gnosticismo; Manicheismo; Modalismo; Patripassianismo.

 

Privilegio paolino. (inizio)

Il diritto di risposarsi che hanno quelle persone che si sono convertite al cristianesimo e trovano che il loro consorte non cristiano vuole separarsi o non permette loro di praticare pacificamente la religione cristiana (CIC 1143). San Paolo per primo affermò questo privilegio (1 Cor 7,12‑15). Cf Impedimenti del matrimonio; Matrimoni.

 

Probabilismo. (inizio)

Un sistema di teologia morale caratterizzato dal principio secondo cui se, dopo aver cercato di arrivare alla certezza, rimane un dubbio oggettivo circa l'esistenza di una legge o sulla sua applicazione, è lecito agire in base ad un'opinione puramente probabile, anche se l'opinione opposta, favorevole a un'interpretazione più stretta, può apparire più probabile. Questo sistema, sostenuto dai Gesuiti e da altri, fu contrastato dal probabiliorismo, un sistema adottato dai Domenicani nel 1656 il quale permetteva di seguire soltanto quelle opinioni che avevano una maggiore evidenza a loro favore. Sant'Alfonso de' Liguori (1696‑1787), fondatore dei Redentoristi, con la sua posizione mediana, fornì un appoggio al probabilismo, il sistema oggi comunemente accettato (cf DS 2725‑2727). Cf Giansenismo; Lassismo; Rigorismo; Teologia morale.

 

Processioni. (inizio)

Termine teologico per indicare il modo con cui la seconda e la terza persona della Trinità hanno origine dal Padre. L'origine del Figlio dal Padre è chiamata anche « generazione », o « filiazione », mentre quella dello Spirito dal Padre e dal Figlio è chiamata anche « spirazione » (cf DS 150, 804; FCC 0.509, 6.064). Sant'Agostino di Ippona (354‑430), seguito dagli scolastici medievali, interpretò la generazione del Figlio come atto di auto‑conoscenza da parte del Padre, mentre lo Spirito « procede » dal reciproco amore del Padre e del Figlio. Cf Filioque; Scolastica; Teologia trinitaria; Trinità immanente.

 

Proclamazione. (inizio)

Annunciare Cristo (Col 1,28) e il vangelo (1 Cor 9,14) con lode e ringraziamento. Questo può avvenire mediante l'evangelizzazione a « quelli di fuori », o anche all'interno della liturgia, come nell'Exsultet, o proclamazione della veglia pasquale, e nell'Eucaristia che proclama « la morte del Signore finché egli venga » (1 Cor 11,26). Cf Anàmnesi; Dossologia; Evangelizzazione; Kèrigma; Omelia; Predicazione; Profeta.