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Interpretazione. (inizio)

Cf  Ermeneutica.

Intinzione (Lat. « immergere dentro »). (inizio)

L'atto di intingere il pane consacrato nel vino consacrato per la distribuzione della Comunione. È uno dei modi principali con cui viene distribuita la Comunione sotto le due specie. Questa prassi è comune nelle Chiese orientali. Cf Comunione.

Introito (Lat. « ingresso »). (inizio)

Conosciuto anche come « antifona d'ingresso », è il versetto che viene cantato o recitato quando il celebrante fa l'ingresso per la Messa. È tolto molto spesso da un salmo ed è destinato a dare il tono alla celebrazione. Le parole d'inizio dànno alle volte il nome alla festa: « Gaudete»: si chiama così la terza domenica d'Avvento. « Laetare » è la quarta domenica di Quaresima. Cf Cantillazione.

Intuizione (Lat. « guardare attentamente »). (inizio)

È un afferrare immediato della realtà con la mente o coi sensi. L'apprensione intellettuale immediata è attribuita di solito agli angeli: in quanto puri spiriti, non hanno bisogno di ragionamento deduttivo. In un senso inferiore, la capacità d'intuizione appartiene anche agli esseri umani. Nella teologia, il tomismo nega che possiamo godere su questa terra di una intuizione immediata di noi stessi o di Dio senza una mediazione dei sensi. L'agostinianismo ne ammette, invece, la possibilità. Quest'ultima teoria corre il rischio di conclamare una specie di illuminismo o diretto accesso a Dio libero dalla mediazione delle creature e della stessa Chiesa. La nostra visione intuitiva di Dio in cielo è stata comunque insegnata ufficialmente (cf DS 990‑991, 1000; FCC 0.016). Cf Agostinianismo: Tomismo; Visione.

Io e tu. (inizio)

È il titolo di un breve lavoro di un pensatore di religione ebrea, Martin Buber (1878‑1965). Pubblicato la prima volta in Germania nel 1923, esercitò un grande influsso sulla successiva filosofia e teologia.3 Buber insiste sulla differenza qualitativa tra il riferirsi a e il servirsi di una cosa (Io ‑ Esso) e il riferirsi ad una persona. Nel trattare con persone che si rivolgono a me e che ottengono risposta, sono possibili le autentiche inter‑relazioni Io ‑ Tu. L'inter‑reazione Io ‑ Tu è la via per diventare pienamente se stessi. In ultima analisi, la propria identità è resa possibile attraverso il rapporto integrante con Dio. Cf Mistica.

Ipapante (Gr. « incontro »). (inizio)

È il nome greco dato alla festa della Presentazione del Signore al Tempio e dell'incontro avvenuto con Simeone e Anna (Lc 2,22‑38). In Occidente, nel Medioevo, la festa era nota comeoccursus Domini (Lat. « incontro del Signore »). Celebrata in Gerusalemme almeno dal IV secolo, questa festa divenne universale nel secolo VII.

Iperdulia (Gr. « super‑venerazione »). (inizio)

La devozione particolare che si dà a Maria in quanto Madre di Dio. È più della semplice dulìa(Gr. « venerazione » o onore dato agli altri santi, ma è inferiore alla latrìa (Gr. « adorazione ») o adorazione dovuta a Dio solo. Cf Adorazione; Theotòkos; Venerazione dei Santi.

Ipostasi (Gr. « sostanza », « che sta o è situato sotto »). (inizio)

La natura sostanziale o la realtà che sottostà a qualcosa (cf Eb 1,3). Il termine creò problemi nelle controversie cristologiche e trinitarie dei secoli IV e V, quando venne a significare una « realtà concreta e singola », o una « esistenza distinta personale ». Alla fine, l'insegnamento ufficiale della Chiesa parlò di Dio come di tre « ipostasi » che condividono l'unica sostanza o natura, e di Cristo come di due nature in una « ipostasi » o persona (cf DS 125‑126; 300‑303; 421; FCC 0.503‑0.504, 4.012‑4.013). Cf Concilio di Calcedonia; Concilio di Nicea I; Monofisimo; Neo‑calcedonismo.

Ira di Dio. (inizio)

Questo sentimento è attribuito a Dio in vari passi biblici (Es 4,14; Dt 11,17; 2 Sam 24,1; Rm 1,18; 2,5‑8). Oltre ad essere un antropomorfismo, un simile modo di parlare (come riguardo alla creazione, all'incarnazione, e ad altri misteri), suscita il problema dell'immutabilità divina, come quando Dio minaccia di distruggere Ninive peccatrice e poi si « pente » (Gio 3,1‑10). L'ira di Dio va interpretata in senso analogico in quanto vuole indicare l'assoluta incompatibilità della santità divina con il peccato dell'uomo. Hans Urs von Balthasar (1905‑1988) ha dato un grande spazio all'ira di Dio nel dramma della salvezza per ricordare che questa abbraccia sia la libertà divina che quella umana. Cf Analogia; Antropomorfismo; Immutabilità.

Irenismo (dal Gr. « pace »). (inizio)

Un approccio pacifico o conciliante sui problemi riguardanti l'unità della Chiesa, col rischio di sottovalutare le differenze reali esistenti tra i cristiani, o di promuovere una comprensione a scapito della verità. Questo comportamente è stato giustamente condannato (cf DS 3880; UR 11). Però, questo termine può anche significare la serenità con cui vengono analizzati i problemi controversi, con la speranza di finire per raggiungere l'unità. In questo caso, non si distingue praticamente dal vero ecumenismo. Cf Dialogo; Ecumenismo.

Islamismo (Arabo « sottomissione », in particolare alla volontà di Dio). (inizio)

È quella religione del mondo che riconosce Maometto (circa 570‑632) come l'ultimo profeta nella linea che cominciò con Abramo e che continuò attraverso Gesù. Maometto criticò gli Ebrei per non aver voluto accettare Gesù e i cristiani per essere ricaduti nel politeismo con il loro insegnamento sulla Trinità. Il monoteismo assoluto islamico nega che Dio o Allah possa avere un Figlio. Gesù è onorato come profeta. La sua morte in croce è negata e ritenuta solo apparente. È assolutamente proibito rappresentare Dio con immagini. L'arte islamica in genere non ritrae nemmeno gli esseri umani, in quanto sono creati ad immagine di Dio. Si ritiene che Maometto abbia ricevuto la rivelazione che più tardi fu scritta nel Corano (Arabo: « recital »), il quale riporta alcune tradizioni dell'Antico e del NT ed è diviso in 114 sezioni, o sure, tutte accettate come divinamente ispirate parola per parola.

  L'Islamismo comprende cinque obblighi principali:

  1) la confessione dell'unità di Dio e di Maometto come l'ultimo messaggero o profeta di Dio;

  2) la preghiera rituale cinque volte al giorno; il venerdì è il giorno speciale per la preghiera comune di mezzogiorno nelle moschee;

  3) l'elemosina per aiutare i poveri;

  4) il digiuno durante l'intero mese del ramadàn che comporta l'astensione completa dai cibi, dalle bevande e dai rapporti sessuali dal sorgere del sole fino al tramonto;

  5) il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.

  Oltre alla sharia (Arabo « sentiero della legge »), l'Islam ha sviluppato una tradizione mistica, il sufismo (Arabo « indumento di lana ascetico »), che cerca l'unione con Dio attraverso l'auto‑rinuncia. Pur professando la stessa fede, i Musulmani si sono divisi in vari gruppi, soprattutto i Sunniti (gli ortodossi) e gli Sciiti. I primi seguono la Sunna, ossia le tradizioni autorevoli che furono stabilite da Maometto e dai suoi primi quattro successori, o califfi, ma che non sono state scritte nel Corano. Gli Sciiti, che si trovano specialmente in Iran, ritengono che Maometto abbia nominato soltanto suo cugino Alì per successore e non accettano gli altri tre califfi. Mentre affermano la libertà religiosa ai «popoli della Scrittura» (= Ebrei e cristiani), l'Islam aspira a conquistare il mondo intero al suo messaggio. I Musulmani si ritengono gli eredi della fede di Abramo (cf Gn 16,1‑16; 21,1‑21). Il Concilio Vaticano II sottolineò che la fede di Abramo e l'attesa del giudizio sono elementi che i cristiani hanno in comune coi Musulmani (cf LG 16; NA 3). Cf Docetismo; Monoteismo; Politeismo; Profeta; Religione; Religioni del mondo; Teologia; Trinitari.

Ispirazione biblica. (inizio)

È l'impulso speciale e la guida dello Spirito Santo mediante cui furono composti i libri della Sacra Scrittura che così possono essere chiamati Parola di Dio (cf Gv 20,31; 2 Tm 3,16; 2 Pt 1,19‑21; 3,15‑16; e anche Ger 18,18; Nee 8,1). Quello che Dio voleva dire si trova in quello che è stato detto dagli scrittori umani che furono autori genuini e non semplici stenografi che scrissero sotto dettatura di Dio (cf DV 11; DS 3006, 3629; FCC 2.015). L'ispirazione dei 72 libri dell'Antico e del NT fa parte dell'azione di Dio che portò la Chiesa ad un'esistenza piena. Perciò la Bibbia può anche essere chiamata il Libro della Chiesa. Cf Bibbia; Critica biblica; Eremeneutica; Inerranza; Sensi della Scrittura.

Israele (Ebr. « Dio regna »). (inizio)

 Si chiama così la nazione ebraica, o giudaica, che discende da Giacobbe, il quale ricevette questo nome che significa: « colui che ha combattuto con Dio » (Gn 32,28‑29). Dopo la morte di Salomone (circa 933 a.C.), le dodici tribù di Israele si divisero in Regno del Sud (Giuda) con Gerusalemme per capitale e Regno del Nord (Israele) con capitale Samaria. Quest'ultimo fu conosciuto come Israele per le sue strette relazioni con l'eredità di Giacobbe (per es., il pozzo di Giacobbe a Sichem). Dopo la caduta di questo Regno nel 722 a.C., il Regno del Sud venne alle volte chiamato Israele (per es., Is 1,3‑4; 30,11‑12; Ez 2,3; 6,2‑3). Il NT applica questo nome ai discendenti di Giacobbe (Mt 10,6; 15,24; Lc 1,16) e alla nazione ebraica (Mc 12,29; Lc 1,54). La Chiesa comprende se stessa come il nuovo e vero Israele (Gal 6,16). Verso la fine del XVIII secolo, le speranze per l'emancipazione portarono molti Ebrei a parlare di « Israele » più che di « Giudaismo ». Cf Ebrei; Giudaismo; Giudeo.