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Gesù storico. (inizio)

Il Gesù terrestre come è conosciuto attraverso una ricerca « puramente » storica senza ricorrere alla fede. Spesso il « Gesù storico » è stato contrapposto al « Cristo del kèrigma », o « Cristo della fede » (= il Cristo in cui si crede e che viene predicato dalla Chiesa). Oggi, si è generalmente d'accordo nel ritenere impossibile scrivere una « vita » genuina di Gesù. Però, un consenso con basi serie difende molte conclusioni storiche intorno a Gesù: il fatto che era Ebreo, che annunciò il Regno, che compì miracoli, che narrò parabole e che fu crocifisso a Gerusalemme sotto Ponzio Pilato. La sfida reale al problema del Gesù storico viene, comunque, da questa domanda: È realmente possibile costruire uno studio puramente critico su Gesù che consideri unicamente i fatti e rifiuti di valutarli teologicamente? Cf Cristo della fede; Cristologia.

Giacobiti. (inizio)

Cf Chiesa Ortodossa Siriana.

Giansenismo. (inizio)

Movimento teologico e spirituale, caratterizzato dal rigorismo morale e dal pessimismo sulla condizione umana. Il suo nome gli viene da Cornelio Otto Jansen (Giansenio) (1585‑1638). Questi fu ordinato vescovo di Ypres, in Belgio, nel 1636. Con il suo amico Jean Duvergier di Hauranne, abate di san Cirano (1581‑1643), Giansenio volle incoraggiare una riforma autentica della dottrina e della morale cattolica. Siccome il Protestantesimo si richiamava spesso a sant'Agostino di Ippona (354‑430), Giansenio studiò a fondo i suoi scritti, specialmente quelli diretti contro Pelagio. Nella sua opera postuma Augustinus (1640), tra gli altri punti Giansenio sostenne che la grazia di Dio determina irresistibilmente le nostre libere scelte, e senza una grazia speciale è impossibile osservare i comandamenti. Cinque proposizioni tolte dall'Augustinus di Giansenio furono condannate nel 1653 (DS 2001‑2005; FCC 8.136‑8.140), nel 1656 (DS 2010‑2013; FCC 8.143‑8.145) e nel 1690 (DS 2301‑2332). Nonostante l'insistenza sulla forza della grazia di Dio, i Giansenisti predicavano e praticavano una moralità rigorosa ed un approccio scrupoloso alla recezione dei sacramenti. Cf Agostinianismo; Determinismo; Grazia; Libertà; Pelagianesimo; Riforma (La).

Giovanni. (inizio)

Cf Teologia giovannea.

Giudaismo. (inizio)

Religione dei Giudei, popolo che discende da Abramo, e che fu liberato dall'Egitto e scelto unicamente da Dio (Rm 9‑11). Divenne strettamente e chiaramente monoteista al tempo dell'esilio di Babilonia (587‑538 a.C.). Dopo aver subito per vari secoli la dominazione straniera e la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., i Giudei perdettero la loro terra con la rivolta di Bar Kocheba (132‑135) e la riebbero solo nel 1948 con la fondazione dello Stato d'Israele. L'identità religiosa e culturale del giudaismo fu conservata attraverso la Bibbia giudaica, il Sabato, la circoncisione e la fedele osservanza della legge mosaica e della dottrina tradizionale. Il Concilio Vaticano II sottolineò la comune storia religiosa che lega insieme Giudei e cristiani e che viene ricordata nell'AT (cf NA 4; LG 9). Cf Antico Testamento; Diàspora; Ebrei; Haggadah; Monoteismo; Olocausto; Sabato; Shemà; Sinagoga.

Giudeo, giudaico. (inizio)

Uno che discende dagli Ebrei eo la cui religione è il giudaismo. Secondo una legge decretata nel 1962 dallo Stato d'Israele, giudeo è colui che è nato da una madre giudea o che si è convertito al giudaismo. Cf Ebrei; Giudaismo.

Giudizio universale. (inizio)

Si crede che Cristo verrà di nuovo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti (cf DS 10, 13‑14, 76, 150; FCC 0.509, 0.514, 5.004). I profeti dell'AT annunciano la venuta del « Giorno del Signore »; sarà allora manifestata la volontà di Dio, le nazioni saranno giudicate e saranno elargite benedizioni in abbondanza (Is 2,6‑22; Ger 17,16‑18; Gl 2,28-3‑21; Am 5,18‑20). Sviluppando spesso le immagini dell'AT, i Vangeli sinottici parlano del grano che alla fine sarà separato dalla pula (Lc 3,17), della zizzania che sarà bruciata mentre il grano sarà riposto nel granaio (Mt 13,24‑30.36‑43), dei pesci buoni che saranno raccolti mentre saranno buttati via quelli cattivi (Mt 13,47‑50). Pure affermando un giudizio futuro (Gv 5,28‑29), il Vangelo di Giovanni sottolinea anche come il giudizio avviene già nel presente quando qui ed ora si crede o si rifiuta di credere nel Cristo (Gv 3,18‑19). Il Concilio di Firenze ha insegnato che, oltre ad un giudizio universale alla fine dei tempi, c'è anche un giudizio particolare per i singoli immediatamente dopo la morte (cf DS 1304‑1306; FCC 0.022‑0.024). Tuttavia, data la natura sociale degli esseri umani e la loro redenzione, il giudizio universale alla fine dei tempi rimane fondamentale. Cf Avvento; Eschata; Parusìa; Teologia giovannea.

Giurisdizione (Lat. « Giudizio che riguarda ciò che è legale »). (inizio)

L'autorità legale di giudicare ciò che è retto e ciò che non lo è e di agire conseguentemente. Nella legge canonica, « giurisdizione » significa il diritto e il dovere di governare all'interno della Chiesa. L'autorità va intesa come propriamente pastorale e va esercitata con umiltà e amore (Gv 2,15‑17; 1 Pt 5,1‑4). Pure essendo ordinati, i « chierici » hanno, però, bisogno generalmente di ricevere la facoltà prima di esercitare il loro ministero: per es., prima di udire le confessioni (cf CIC 966, 967). I parroci hanno un'autorità ordinaria delegata dal loro vescovo e possono delegare il diritto di battezzare e di benedire i matrimoni ad altri presbiteri e diaconi. Quelli che sono stati ordinati possono ricevere una giurisdizione; i laici possono collaborare nell'esercizio della stessa giurisdizione: per es., come giudici in tribunale (CIC 274, 129). CfClero; Ordine.

Giuseppinismo. (inizio)

Un tentativo dello Stato di diventate sovrano nelle cose ecclesiastiche, ispirato dall'Illuminismo e adottato da Giuseppe II d'Austria (Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1765 al 1790). Questi, per le sue interferenze in materie ecclesiastiche, fu soprannominato « l'Imperatore Sacrestano ». Col suo Editto di Tolleranza del 1781, furono soppressi gli Ordini religiosi contemplativi, ridotti i pellegrinaggi, e la giurisdizione sui benefici e sulle proprietà della Chiesa fu trasferita dal papa allo Stato. Sebbene in punto di morte Giuseppe II abbia ufficialmente revocato una parte di questa legislazione, il Giuseppinismo fu ufficialmente abolito soltanto nel 1850. Cf Chiesa e Stato; Illuminismo; Febronianismo; Gallicanesimo; Illuminismo.

Giustificazione. (inizio)

Il dono salvifico di integrità che rende gli esseri umani accetti a Dio. La rettitudine proviene dalla fede in Cristo (Rm 1,17; 9,30‑31) e non dalle opere della legge (Rm 3,28; Gal 2,16). I Luterani hanno enfatizzato il giudizio giustificante di Dio su coloro che hanno peccato (Rm 3,9‑12.23), mentre i Cattolici (e gli Ortodossi) hanno illustrato la grazia ricevuta che effettivamente trasforma i peccatori per opera dello Spirito Santo (Rm 5,5; 6,4; 2 Cor 5,17; DS 1580‑1581; FCC 8.113‑8.114). I due approcci, sebbene siano stati visti spesso come escludentisi reciprocamente, possono essere intesi come complementari e non come contraddicenti l'uno all'altro. Cf Deificazione; Fede e Opere; Grazia; Imputazione; Luteranesimo; Opere buone; Santificazione.

Giustizia. (inizio)

La caratteristica di rettitudine e di imparzialità di un buon giudice. Nell'AT, la giustizia di Dio è spesso sinonimo di fedeltà divina e di amore saldo (Mi 7,8‑20), ed è strettamente collegata con la misericordia (Sir 35,11‑24). Il re messianico manifesterà giustizia e sapienza (Is 11,3‑5; At 7,52). La giustizia di Dio si rivela nella salvezza elargita a coloro che credono in Gesù Cristo (Rm 3,1‑26) e che conducono una vita irreprensibile (Mt 5,6). La tradizione cristiana chiama la giustizia, insieme alla prudenza, alla temperanza e alla fortezza, una delle quattro virtù cardinali (Lat. « cardine »), perché un comportamento umano retto pratica queste virtù. Il papa Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Sollicitudo rei socialis (1987) ha evidenziato il male collettivo e le strutture di peccato che ostacolano la realizzazione della giustizia sociale, sia nazionale che internazionale. Cf Dottrina sociale; Opzione per i poveri; Teologia della liberazione; Virtù cardinali.

Giustizia originale. (inizio)

La situazione privilegiata dei primi esseri umani prima che cadessero nel peccato. Intesa per secoli come un periodo storico di tempo, questa giustizia originale va meglio intesa come un modo di parlare della nostra bontà in quanto creata e santificata da Dio (Gn 1,26‑31). Fino a tempi recenti, i teologi hanno elaborato un intero elenco di doni « preternaturali » o speciali che si ritenevano essere stati elargiti ad Adamo ed Eva. Cf Adamo; Caduta (La); Concupiscenza; Doni preternaturali; Eva; Grazia; Peccato originale.

Gloria (Lat. « gloria »). (inizio)

Inno molto antico ispirato dal canto degli angeli quando nacque Cristo (Lc 2,14). Nella Messa latina, viene recitato o cantato nelle solennità, domeniche (eccetto in Avvento e in Quaresima) e feste. In Oriente, fa parte delle preghiere del mattino. Cf Avvento; Domenica; Festa; Quaresima.

Gloria di Dio. (inizio)

Nell'AT, si chiama così la manifestazione radiante e maestosa della presenza di Dio (Es 33,8‑23). Con l'Incarnazione, la gloria del Figlio di Dio è già stata rivelata in questa vita (Gv 1,14), una gloria che ha raggiunto la sua pienezza nella sua morte e risurrezione (Gv 17,1.4‑5). Come gli angeli (Lc 2,14), anche gli uomini sono chiamati a dare gloria e lode a Dio (Lc 17,18; At 12,23). Cf Dossologia; Doxa; Epifania; Grazia.

Glossolalia (Gr. « parlare in lingue »). (inizio)

Suoni spezzati e incomprensibili di coloro che hanno questo carisma dello Spirito Santo nel lodare e nel pregare Dio (1 Cor 12,10.28.30; 13,1.8; 14,1‑27; cf Rm 8, 26). L'ispirazione profetica, un carisma più profondo e più utile, può interpretare per gli altri questi suoni. Nell'interpretare il fenomeno delle lingue come un miracolo che permetteva di parlare lingue straniere (At 2,4; cf Mc 16,7), san Luca si riferisce anch'egli alla glossolalia in un modo che assomiglia a quanto sappiamo da san Paolo nella prima lettera ai Corinzi (At 10,46; 19,6). CfCarismi; Pentecoste; Pentecostali; Profeta; Spirito Santo.

Gnosi (Gr. « conoscenza »). (inizio)

È un modo di descrivere la vita eterna (Gv 17,3). Questa conoscenza vitale del Padre e del Figlio non è una pura percezione intellettuale delle cose, ma sorge da una relazione personale profonda (Gv 10,14‑15; 14,9). Per san Paolo, la conoscenza è imperfetta e addirittura inutile se non è animata dall'amore (1 Cor 13,2.9.12).

Gnosticismo. (inizio)

Movimento religioso dualistico, il quale

  a) attingeva dall'ebraismo, dal cristianesimo e dal paganesimo;

  b) emerse con chiarezza nel II secolo;

  c) presentava la salvezza come un complesso di elementi spirituali liberi dalla materia ambientale malvagia.

  Gli gnostici cristiani negavano l'incarnazione reale di Cristo e la salus carnis (Lat. « salvezza della carne ») da lui realizzata. Rifiutavano (o modificavano) la tradizione e le scritture sulle linee portanti del cristianesimo, vantavano una conoscenza privilegiata (di Dio e della nostra sorte umana) come frutto di tradizioni segrete e di rivelazioni. Gli scrittori ortodossi cristiani, specialmente sant'Ireneo (circa 130 ‑ circa 200) ci forniscono molte informazioni sullo gnosticismo. Una conoscenza diretta più profonda di questo movimento fu possibile dopo il 1945, quando cinquantadue scritti che trattavano dello Gnosticismo, in lingua copta e del IV secolo dopo Cristo, furono trovati a Nag Hammadi (Egitto). Cf Albigeismo; Bogomili; Demiurgo; Dualismo; Manicheismo; Regola di fede; Valentiniani.