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Eparchia (Gr « provincia »). (inizio)

Parola che ricorre di frequente nei canoni dei concili generali dell'Oriente per designare una provincia ecclesiastica retta da un metropolita. Oggi, significa diocesi. Cf Diocesi.

Epiclesi (Gr. « invocazione »). (inizio)

In genere, significa qualsiasi invocazione a Dio perché benedica e santifichi il creato materiale (cf 1 Tm 4,1‑5). Nell'anàfora, o Canone della Messa, l'epiclesi è la preghiera che chiede al Padre di mandare lo Spirito affinché scenda sui doni e li trasformi nel corpo e sangue di Cristo per il vantaggio spirituale di quanti li riceveranno. Nel Medioevo, ci fu una controversia: ci si chiese se la consacrazione fosse completa con le parole dell'istituzione, come sostenevano i Latini, o se lo fosse soltanto con la sussequente preghiera dell'epìclesi, come avviene nella maggior parte delle anàfore greche e orientali (cf DS 1017, 2718 e 3556). La riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha inserito nei nuovi canoni un'epìclesi prima della consacrazione (si prega che venga mandato lo Spirito Santo a cambiare i doni) e una dopo la consacrazione (si prega perché i partecipanti vengano trasformati). Si discute ancora se, nell'antico canone Romano (= preghiera eucaristica prima), la preghiera « quam oblationem » (« Santifica, o Dio, questa offerta ») prima della consacrazione, e « Supra quae » (« Volgi sulla nostra offerta ») « Supplices te » (« Ti supplichiamo »), dopo la consacrazione, siano preghiere di epìclesi. Cf Anàfora; Canone; Consacrazione; Preghiera eucaristica; Spirito Santo.

Epifania. (Gr. « manifestazione »). (inizio)

In genere, qualsiasi manifestazione del divino nello spazio e nel tempo (Es 3,12; 19,18; At 2,3‑4). La letteratura giovannea vede l'incarnazione e l'intera vita di Cristo come un'epifania (Gv 1,14; 1 Gv 1,1‑3). Come festa importante, era celebrata il 6 gennaio in Oriente fin dalla fine del IV secolo ed era dedicata all'intero ciclo dell'apparizione di Cristo nella sua nascita, nell'adorazione da parte dei Magi, nel suo battesimo e nel suo primo miracolo a Cana (Gv 2,1‑12). Gradualmente, il Natale fu fissato dovunque il 25 dicembre, sebbene nella tradizione armena venga ancora celebrato il 6 gennaio. In Oriente, dove il battesimo è anche chiamatophotismós (Gr. « illuminazione »), l'Epifania è celebrata con luci, e l'acqua di fiume, ecc. (che rappresenta il Giordano) è benedetta con l'immergervi una croce. In Occidente, la festa dell'Epifania celebra la venuta dei Magi e la rivelazione di Cristo ai pagani. La domenica seguente è invariabilmente dedicata al battesimo del Signore, mentre, nel ciclo C, la domenica successiva al battesimo del Signore (seconda domenica del Tempo Ordinario), si ricordano le nozze di Cana. Così pure, l'antifona del Magnificat dei secondi Vespri dell'Epifania conserva il carattere originale e inclusivo della festa: « Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l'acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza. Alleluia ». CfDoxa; Natale; Teofanìa; Teologia giovannea.

Episcopale. (inizio)

Cf Conferenza episcopale.

Episcopaliani. (inizio)

Si chiamano così i membri di una Chiesa retta da vescovi. In particolare, si tratta di cristiani degli Stati Uniti che sono in comunione con l'arcivescovo di Canterbury. Cf Comunione anglicana.

Episcopato (dal gr. « vescovo », « ispettore »). (inizio)

Il governo della Chiesa da parte dei vescovi, i quali, insieme, come successori del sistema collegiale degli Apostoli come si trova nel NT, formano l'attuale collegio di vescovi responsabili di questo governo. Cf Collegialità; Conferenza episcopale; Diocesi; Ordinario; Successione apostolica; Vescovo.

Epistemologia (Gr. « teoria della conoscenza »). (inizio)

Settore della filosofia che indaga sulla conoscenza umana, la sua natura, le sue fonti, i suoi criteri, le sue possibilità e i suoi limiti. Cf Filosofia.

Epistola (Gr. « lettera »). (inizio)

Termine usato tradizionalmente per le 21 lettere del NT e per la lettura domenicale che precede il Vangelo.

Equivocità (Lat. « usare la stessa parola »). (inizio)

Uso di parole con doppio significato (per es. « stella » per un corpo celeste e per un divo dell'arte). Questo può produrre argomenti fallaci in quanto il punto di vista è valido solo per uno dei due significati. Cf Analogia; Univocità.

Eremita (Gr. « deserto »). (inizio)

Persona che si ritira dalla società per condurre una vita solitaria dedicata alla preghiera e alla penitenza. Il luogo dove vivono questi reclusi si chiama eremo. Sebbene il numero di eremiti sia diminuito dopo la riforma, gran parte della loro tradizione è passata in ordini monastici come i Certosini, i Camaldolesi e i Carmelitani. La Chiesa Latina riconosce questo genere di vita, se l'eremita, « con voto, o con altro vincolo sacro, professa pubblicamente i tre consigli evangelici nelle mani del Vescovo diocesano o sotto la sua guida osserva la norma di vita che gli è propria » (CIC 603). Nella Chiesa d'Oriente, la vita eremitica è fiorente; i suoi seguaci sono conosciuti come anacoreti. Cf Anacoreti; Monachesimo; Monte Athos; Vita religiosa.

Eresia (Gr. « scelta »). (inizio)

Nel NT indica un gruppo settario (At 5,17) o una fazione e opinione disgreganti (1 Cor 11,19; Gal 5,20; 2 Pt 2,1). Il termine venne a significare il dissenso deliberato e persistente di un battezzato dalla dottrina ortodossa di fede (cf CIC 751, 1364). Alle volte, la sfida provocata dall'eresia ha dato occasione ad una solenne definizione del Magistero della Chiesa. CfApostasia; Fede; Ortodossia; Ortoprassi; Rivelazione; Scisma.

Ermeneutica (Gr. « interpretazione »; (inizio)

da Ermes, il messaggero degli dèi). È la teoria e la prassi per capire e interpretare i testi, biblici o altri. L'ermenetica, mentre cerca

  a) di stabilire il significato originale di un testo nel suo contesto storico, e

  b) di esprimere il significato che ha oggi, riconosce che un testo può contenere e suggerire un significato che va oltre l'intenzione esplicita dell'autore.

  Oltre a ricevere aiuto da discipline come la filologia, la storia, la critica letteraria e la sociologia, gli interpreti hanno anche bisogno di riflettere filosoficamente sulla condizione umana e sul suo ruolo nel creare e nel leggere i testi. Nonostante la differenza che esiste tra la mentalità dei singoli e le varie culture, la nostra umanità comune varca il fossato in modo da riuscire a capire e ad interpretare i testi. Cf Allegoria; Analogia della fede; Circolo ermeneutico; Critica biblica; Dogma; Esegesi; Haggadah; Magistero; Scrittura e Tradizione; Sensi della Scrittura.

Eros (Gr. « amore di desiderio »). (inizio)

Amore che cerca una propria realizzazione. Si distingue sia da agàpe, che indica l'amore oblativo di Dio in Cristo che chiede una risposta da parte dell'uomo (1 Gv 4,7‑12), sia daphilìa che significa l'amore tra parenti e amici. Cf Agàpe; Amore

Errore. (inizio)

Opinione falsa o comportamento sbagliato. Quanti si trovano nell'errore devono, comunque, essere trattati con bontà e amore, e la loro libertà religiosa va rispettata (GS 28; DH 14). CfEresia.

Esarca (Gr. « governante »). (inizio)

Era in origine un titolo civile usato per chi era a capo di una provincia nell'Impero Bizantino. Cf Chiese Orientali.

Escatologia (Gr. « conoscenza delle ultime realtà »).(inizio)

Quel settore della teologia sistematica che studia il regno finale di Dio com'è espresso dalla preparazione dell'AT (per es., le speranze messianiche), dalla predicazione di Gesù e dall'insegnamento della Chiesa del NT. Secondo Albert Schweitzer (1875‑1965), Gesù avrebbe erroneamente ritenuto imminente la venuta del Regno. Secondo la tesi opposta della escatologia realizzata, rappresentata da Charles Harold Dodd (1884‑1973), Gesù avrebbe annunziato che con il suo ministero sarebbero già venuti gli elementi essenziali del regno. Le posizioni intermedie ritengono che il Regno è già stato inaugurato con il ministero, la morte e la risurrezione di Gesù (cf Lc 11,20; 1 Cor 10,11 ), ma deve ancora realizzarsi in pienezza (cf Mc 13; Lc 11,2; 1 Cor 15,20‑28) quando Cristo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti (cf Mt 25,31‑46; Ap 22,12‑13). Cf Letteratura apocalittica; Messia; Millenarismo; Parusìa; Speranza; Regno di Dio; Risurrezione; Teologia giovannea.

Eschatà (Gr. « le cose ultime »). (inizio)

È il termine corrispondente a quello che si era soliti usare: « novissima » (Lat. « le cose ultimissime »): morte, giudizio (sia quello particolare, del singolo, sia quello universale, di tutta l'umanità), inferno e paradiso. Questi elementi della nostra sorte finale, necessariamente avvolti nel mistero in questa vita, trovano il loro punto focale in Cristo stesso che è l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine (Ap 22,13). Senza prendere una posizione esplicita sui dibattiti contemporanei circa la purificazione nell'istante della morte e la possibilità di tutti gli esseri umani di essere finalmente salvati per l'infinita misericordia di Dio, una lettera della Congregazione della fede nel 1979 attirò l'attenzione sull'insegnamento della Chiesa circa la risurrezione dell'intera persona, circa la purificazione del purgatorio e circa le due possibilità finali (paradiso o inferno). Cf Apocatàstasi; Giudizio universale; Inferno; Mistero; Morte; Paradiso; Purgatorio; Visione beatifica.

Eschaton. (inizio)

Cf Parusìa.

Esegesi (Gr. « tirar fuori il senso »). (inizio)

Interpretare il significato dei testi sacri, di solito i testi biblici (DV 12, 23; OT 16). Oltre a cercare di stabilire che cosa gli autori della Bibbia intendevano dire nei loro contesti originali (= che cosa significava il testo), gli esegeti interpretano anche il messaggio del testo per oggi (= che cosa significa). Cf Critica biblica; Ermeneutica; Sensi della Scrittura; Teologia alessandrina; Teologia antiochena.

Esemplarismo. (inizio)

Qualsiasi teoria che ricorra alla causalità esemplare per spiegare la realtà. Così, il valore dell'azione salvifica di Cristo verso di noi è stato fatto consistere ampiamente o addirittura unicamente nell'esempio che ci ha dato di un amore capace di autosacrificarsi. Questa teoria risale a Pietro Abelardo (1079‑1142; cf DS 721‑739). Cf Causalità; Redenzione; Riscatto.

Esicasmo (Gr. « tranquillo »). (inizio)

Uno stile di preghiera incessante e di vita ascetica che caratterizza il cristianesimo d'Oriente e che rende chi lo pratica capace di stare tranquillamente raccolto in Dio. Nella sua ispirazione e nel suo approccio generale, l'esicasmo coincide con le origini dello stesso monachesimo. Si ritiene come fondatore Arsenio il Grande (morto nel 449 circa), il quale abbandonò una carriera brillante come precettore imperiale per vivere nel deserto. Con san Simeone il Nuovo Teologo (949‑1002), l'approccio mistico di questa spiritualità venne approfondito. San Gregorio del Sinai e san Niceforo l'Esicasta (XIII‑XIV secolo) diedero entrambi un notevole contributo alla sua diffusione; il secondo vi aggiunse un'intricata tecnica psicosomatica che comportava la ripetizione della « preghiera di Gesù ». Con san Gregorio Palamas (circa 1296‑1359), l'esicasmo raggiunse uno statuto dogmatico pienamente sviluppato. Però, la pretesa di poter vedere la luce increata della divinità come gli Apostoli sul Tabor diede luogo a controversie. Questa luce, pur essendo ritenuta veramente divina, fu però vista come una delle energie di Dio più che la stessa essenza divina. Quando san Nicodemo del Monte Athos (circa 1749‑1809) pubblicò un'antologia di scritti spirituali patristici e esicasti, conosciuta come Philocalia, il movimento sperimentò una nuova popolarità. L'esicasmo mira all'integrazione umana attraverso il ricordo costante di Dio, che si può raggiungere col « custodire » il cuore. Perciò l'esicasmo può esprimersi in sintesi come la « preghiera del cuore ». Cf Essenza e energie;  Palamismo; Philocalia; Preghiera di Gesù.

Esistenziale soprannaturale. (inizio)

La situazione che fu creata per la libertà umana come risultato dell'opera redentrice di Cristo. Il termine « esistenziale » fu coniato da Martin Heidegger (1889‑1976) per descrivere una situazione che come dato di fatto pre‑condiziona il modo con cui è esercitata la libertà umana. Karl Rahner (1904‑1984) adattò questo termine alla teologia. Il « peccato originale » è un « esistenziale » perché crea ostacoli ancora prima che gli esseri umani siano in grado di esercitare la loro libertà. L'esistenziale soprannaturale è esattamente l'opposto del peccato originale, perché l'esistenziale soprannaturale significa che, anche prima che accettino la grazia, gli esseri umani sono positivamente determinati da esso, e non semplicemente messi a confronto con un'offerta esterna di salvezza. Cf Cristiani anonimi; Giustificazione; Grazia; Peccato originale; Redenzione; Salvezza; Soprannaturale.

Esistenzialismo. (inizio)

Tendenza filosofica, religiosa e letteraria che è esemplificata da scrittori come Sören Kierkegaard (1813‑1855), Fiodor Dostoyevsky (1821‑1881), Miguel de Unamuno (1864‑1936), Karl Jaspers (1883‑1969) e Martin Heidegger (1889‑1976). L'esistenzialismo ha esercitato un notevole influsso nella teologia cattolica e protestante. In genere, gli esistenzialisti esaltano i singoli nella loro libertà e nella loro ricerca di esistenza autentica. Essi variano da atei dichiarati come Jean‑Paul Sartre (1905‑1980) a cristiani credenti come Rudolf Bultmann (1884‑1976) e Gabriel Marcel (1889‑1973). Cf Teologia dialettica.

Esorcismo (Gr. « scongiurare sotto giuramento »). (inizio)

Scacciare spiriti maligni (o anche lo stesso demonio) da persone possedute da loro o perlomeno sotto il loro potere. Una forma di esorcismo si trova nelle preghiere che precedono il battesimo. Nel caso di una persona posseduta dal demonio, un esorcista agisce col permesso del vescovo e compie un rito che consiste in preghiere, aspersioni con acqua benedetta e imposizione delle mani. La pratica degli esorcismi imita ciò che Cristo e i suoi discepoli hanno fatto in casi del genere (Mt 10,1; Mc 1,21‑28; Lc 4,31‑37; 11,14‑23; At 19,11‑12). Cf Demòni; Diavolo; Ossessione diabolica; Sacramentale.

Esperienza religiosa. (inizio)

Contatto immediato e personale con Dio e con le cose di Dio (Eb 6,4‑6; DS 3033, 3484; FCC 1.076; DV 8, 14). Nella seconda « Annotazione » degli Esercizi Spirituali, sant'Ignazio di Loyola (circa 1491 ‑ 1556) segue una tradizione che risale a Origene (circa 185 ‑ circa 254) che a sua volta si richiama a san Giovanni (Gv 1,39; 13,23; 1 Gv 1,1‑3; cf Sal 34,9) nel ritenere che la preghiera ci porterà a « sentire e gustare le cose (di Dio) internamente ». Le esperienze religiose, sia quelle intense che quelle ordinarie, devono essere esaminate e interpretate nella Chiesa e sotto la guida dello Spirito Santo (1 Ts 5,21 ), specialmente quelle drammatiche e quelle mistiche. Cf Contemplazione; Discernimento degli spiriti; Mistica; Modernismo; Preghiera; Spirito Santo.

Espiazione (Lat. « riparare » « purificare »). (inizio)

Fare ammenda per il peccato e riparare il danno causato nell'ordine morale e nel proprio rapporto con Dio. La necessità di espiare i peccati fu istituzionalizzata dagli Ebrei nel giorno dell'espiazione, Yom Kippùr. Il NT, in particolare la Lettera agli Ebrei, presenta Cristo come il sacerdote e la vittima che rappresentativamente ha espiato i nostri peccati e ha purificato il nostro mondo contaminato (Eb 2,17‑18; 9,6-10,18; cf Rm 3,24‑25; Tt 2,13‑14). Cf Peccato; Redenzione; Riscatto; Sacerdoti; Sacramento della penitenza; Sacrificio; Sacro Cuore; Salvezza; Soddisfazione; Yom Kippùr.

Esseni. (inizio)

Un gruppo ascetico e ben organizzato di Ebrei, ricordato da Filone (circa 20 a.C. ‑ circa 50 d.C.), da Plinio il Vecchio (circa 23‑79) e da Giuseppe Flavio (circa 37 ‑ circa 100). Sembra che abbiano avuto origine nel II secolo avanti Cristo, e vanno probabilmente identificati con la comunità di Qumran. Cf Manoscritti di Qumran.

Essenza ed energie. (inizio)

Distinzione fondamentale nella teologia di Gregorio Palamas (circa 1296‑1359), secondo cui la divina essenza rimane inconoscibile, ma non l'auto‑svelamento di Dio e le « energie » o attività donatrici di vita. Questa differenziazione in Dio è intesa a salvaguardare sia la nostra deificazione sia l'inaccessibile alterità di Dio. Cf  Deificazione; Eunomianesimo; Esicasmo; Palamismo; Teologia apofatica.

Essenza ed esistenza. (inizio)

Nella filosofia di san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), è una distinzione fondamentale e reale tra i due princìpi dell'essere che entrano nella composizione definitiva di tutto ciò che esiste nel mondo creato. L'atto dell'esistenza attualizza la potenzialità dell'essenza e gode così di un primato sull'essenza. Cf Ente; Tomismo.

Estetica. (inizio)

I princìpi per giudicare la bellezza degli oggetti. La teologia ha bisogno di criteri estetici mutuati dall'esperienza artistica, culturale e contemplativa, in modo da apprezzare le immagini materiali che manifestano e comunicano le realtà spirituali e divine (cf IM 6; GS 57). Cf Teologia della bellezza.

Estrema unzione. (inizio)

Cf Unzione degli infermi.

Eternità (Lat. « durata senza fine »). (inizio)

Non ha né inizio né fine, ma è immutabilmente pienezza di vita. L'eternità è un attributo divino, ma per grazia Dio ci rende partecipi della « vita eterna » (Gv 11,25‑26). Cf Attributi divini; Cielo; Grazia; Inferno; Risurrezione.

Eterodosso (Gr. « di credenze differenti »). (inizio)

Opinioni che si scostano dall'insegnamento normativo della Chiesa. Cf Ortodossia.

Eteronomia (Gr. « legge estranea »). (inizio)

Termine usato da Immanuel Kant (1724‑1804) per descrivere la situazione di coloro che non sono autonomi, ossia, autodeterminanti, ma vivono sottoposti ad una legge esterna. Siccome l'autorità suprema di Dio è mediata attraverso la nostra coscienza e la nostra libertà creata, la teonomia (Gr. « legge divina »), quando è rettamente intesa, ci libera da una reale alternativa: o una autonomia assoluta, o una eteronomia schiavizzante. Cf Autonomia; Etica; Libertà; Teonomia.

Etica (Gr. « costume, usanza »). (inizio)

Quel settore della filosofia che studia i princìpi morali per precisare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ossia ciò che gli esseri umani possono fare e ciò che devono evitare. L'etica deontologica, rappresentata da Immanuel Kant (1724‑1804), ritiene il comportamento umano moralmente buono quando, guidato dal senso del dovere, uno adempie i suoi obblighi indipendentemente dalle sue conseguenze. L'etica utilitaria, sostenuta da Geremia Bentham (1748‑1832), prende le conseguenze come norma definitiva della moralità e cerca di effettuare « la massima felicità del maggior numero ». Cf Libertà; Teologia morale.

Etiopi. (inizio)

 Cf Cristianità etiope.

Eucaristia (Gr. « ringraziamanto »). (inizio)

Parola usata per l'intera celebrazione della Messa, e in particolare per la seconda parte, che viene dopo la celebrazione della Parola di Dio, raggiunge il suo apice con la consacrazione del pane e del vino che vengono trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo, e si conclude con la comunione. Il termine « Eucaristia » si riferisce inoltre alla presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino (DS 1640, 1651; FCC 9.139, 9.149). L'Eucaristia, il più grande dei sacramenti e il centro della vita della Chiesa, fu istituita da Cristo nell'ultima Cena (DS 1637, 1727; FCC 9.136, 9.162). Sacrificio di lode e di ringraziamento, in cui Cristo è presente come sacerdote e come vittima, l'Eucaristia

  a) rende presente la Nuova Alleanza (1 Cor 11,25; Lc 22,20) realizzatasi con la sua morte e risurrezione che ci hanno riconciliati con Dio (DS 1740, 1742; FCC 9.172, 9.176), e

  b) anticipa il compimento del Regno divino.

  Come banchetto, l'Eucaristia (At 2,46; DS 847) ci fa partecipare allo stesso banchetto di Dio e esprime la nostra profonda unità nella Chiesa.

  Come sacrificio e banchetto, l'Eucaristia simboleggia efficacemente la donazione e il servizio agli altri a cui sono chiamati i cristiani. Cf Agàpe; Alleanza; Anàfora; Cena del Signore; Chiesa; Comunione; Liturgia; Messa; Preghiera eucaristica; Sacramento; Sacrificio; Santissimo Sacramento; Transostanziazione.

Eulogia (Gr. « benedizione » e « oggetto benedetto »).(inizio)

Nel secondo significato, è il pane benedetto, ma non consacrato, che viene distribuito ai fedeli al termine dell'Eucaristia. L'uso del pain bénit (pane benedetto) è rimasto in certe zone di lingua francese. Nelle liturgie orientali, si ha come corrispondente l'antidoron (Gr. « al posto del dono ») distribuito praticamente a quanti hanno partecipato alla celebrazione. CfBenedizione.

Eunomianesimo. (inizio)

Eresia propagata da un vescovo di Cizico, Eunomio (morto nel 395), che apparteneva all'ala estremista degli Ariani. Egli asseriva che Dio è un ingenerato, estremamente semplice e assolutamente conoscibile quanto a sostanza. Il Figlio è la prima creatura del Padre; lo Spirito Santo è poi creato dal Figlio. Contro un simile razionalismo sia nel metodo che nel contenuto, san Basilio Magno (circa 330‑379) e san Gregorio Nisseno (circa 335 circa 395) riaffermarono l'insegnamento ortodosso della Chiesa e il senso genuino del mistero che caratterizza la teologia autentica. Cf Anomei; Concilio Niceno I; Essenza ed energie; Padri cappadoci; Pneumatomachi; Razionalismo; Teologia apofatica.

Eutichianesimo. (inizio)

Eresia che fa capo a Eutiche, igumeno (superiore) di un grande monastero di Costantinopoli (circa 378‑454). Egli fu accusato di ammettere soltanto una natura o physis in Cristo dopo l'incarnazione: la natura divina. Questa visuale mono‑fisita negava che Cristo avesse anche una natura umana come la nostra. Condannato nel 448 in un sinodo locale a Costantinopoli, fu riabilitato l'anno seguente grazie all'influenza dell'imperatore e del patriarca di Alessandria in un sinodo tenutosi a Efeso. Questo sinodo fu chiamato dal papa san Leone Magno un « latrocinio », o « brigantaggio ». Comunque, nel Concilio di Calcedonia (451), Eutiche fu condannato e ripudiato da tutti (cf DS 290‑300; FCC 4.007‑4.010). Cf Concilio di Calcedonia; Monofisismo.

Eva (Ebr. « vivente »). (inizio)

Nel racconto della creazione si chiama così la prima donna, la « madre di tutti i viventi » e moglie di Adamo (Gn 3,20; 4,1; Tb 8,6), il quale la seguì nel peccato (Gn 3,1‑7; 2 Cor 11,3; 1 Tm 2,13‑14). Cf Adamo; Nuova Eva.

Evangelici (dal gr. « Vangelo »). (inizio)

In genere, si chiamano così i Protestanti cristiani che insistono sulla giustificazione mediante la fede e sulla suprema autorità della Bibbia. Il termine « evangelico » è dato anche alla Chiesa protestante di Germania e a quegli Anglicani che

  a) mettono in risalto la conversione personale, l'autorità delle Scritture, l'espiazione mediante la morte di Cristo e

  b) non condividono pienamente le visuali della Chiesa Alta (« High Church ») circa la grazia, l'Eucaristia e gli altri sacramenti.

  Cf Comunione Anglicana; Episcopaliani; Giustificazione.

Evangelizzazione. (inizio)

La proclamazione a tutte le genti (Mt 28,19‑20; Rm 10,12‑18) e a tutte le culture della Buona Novella circa Gesù Cristo (Mc 1, 1). Mediante la forza dello Spirito Santo (At 1,8), il messaggio del vangelo si diffonde sia tra i cristiani separati dalla Chiesa (evangelismo), sia ai non cristiani (missioni). Cf Inculturazione; Missioni nella Chiesa; Vangelo.

Evento Cristo. (inizio)

Termine usato per designare la venuta di Cristo come fatto decisivo della storia della salvezza. Cf Storia della salvezza.

Evoluzionismo. (inizio)

Teoria elaborata da Charles Darwin (1809‑1882) secondo cui, per selezione naturale, i viventi attuali si sono evoluti gradualmente da forme meno complesse. Alcuni fondamentalisti sostengono erroneamente che la teoria dell'evoluzionismo biologico è in contrasto con i dati biblici, anziché ammirare le immagini meravigliose che la Bibbia ci offre di Dio che opera con sapienza e potenza « dall'interno » per portare a forme superiori di vita fino all'apparire degli esseri umani. Cf Creazionismo; Fondamentalismo; Poligenismo.

Ex cathedra. (inizio)

Cf Definizione ex cathedra.

Ex opere operantis (Lat. « in base al proprio agire »).(inizio)

Le disposizioni soggettive richieste per ricevere un sacramento. La loro funzione non è causa, ma piuttosto condizione per la piena efficacia della grazia di Dio (cf DS 781, 1451, 1601‑1613; FCC 7.089, 8.047, 9.007‑9.019, 9.038). Cf Sacramento.

Ex opere operato (Lat. « in base all'atto compiuto »).(inizio)

L'efficacia oggettiva e fruttuosa dei sacramenti che non dipende primariamente dagli atteggiamenti o dai meriti di coloro che ricevono o che amministrano i sacramenti. CfDonatismo.

Extra Ecclesiam nulla salus (Lat. « fuori della Chiesa, non c'è salvezza »). (inizio)

È un assioma che risale a san Cipriano di Cartagine (morto nel 258) e che insiste sulla necessità di appartenere alla Chiesa di Cristo per salvarsi (Mc 16,16; LG 14). Questo, però, non significa negare la salvezza a coloro che in buona fede non appartengono alla Chiesa e seguono la loro coscienza cercando di vivere la verità come la conoscono (LG 16). Cf Chiesa; Cristiani anonimi; Salvezza; Soprannaturale.

Eziologia (Gr. « studio delle cause »). (inizio)

Un racconto che spiega come qualcosa venne all'esistenza a motivo di un evento particolare ritenuto responsabile di averlo originato. Così, un atto della moglie di Lot è fornito come spiegazione di una strana formazione geologica (Gn 19,26). Le spiegazioni eziologiche vengono date per nomi di persone, come Abramo (Gn 17,5) e Mosè (Es 2,10), « Israele », il nome nuovo dato a Giacobbe (Gn 32,28), e certe località, come Bersabea (Gn 21,31). Hermann Gunkel (1862‑1932) fece un lavoro importante di analisi e di classificazione di eziologie bibliche. Seguendo Karl Rahner (1904‑1984), alcuni chiamano i primi 11 capitoli del Genesi una « eziologia storica ». Gli autori dell'AT hanno, da una parte, sperimentato la bontà di Dio come creatore e salvatore, e, d'altra parte, la realtà del peccato e delle sue conseguenze. Hanno spiegato la tensione esistente tra la grazia e il peccato nella realtà del loro tempo retro‑proiettandola alle origini del genere umano. Ciò non vuol dire che i capitoli introduttivi della Bibbia ci offrano un resoconto storico, ma vuol dire che gli eventi reali e primordiali spiegano l'attuale condizione umana. Cf Creazione; Critico biblico; Peccato originale; Protologia.