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Cristianità. (inizio)

Nome collettivo dato ai criastiani, ai paesi cristiani e all'influsso culturale e religioso del cristianesimo.

Cristianità armena. (inizio)

È uno Stato diviso oggi tra la Turchia, l'ex Unione Sovietica e l'Iran. L'Armenia fa risalire la sua evangelizzazione agli apostoli Taddeo, Bartolomeo, Simone e Giuda. Sebbene il cristianesimo sia arrivato alla fine del I secolo, tuttavia la fondazione certa di questa cristianità va attribuita a san Gregorio l'Illuminatore (circa 260 ‑ circa 328). Egli convertì il re che proclamò il cristianesimo religione di Stato nel 301. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere. La guerra impedì all'Armenia di mandare delegati al Concilio di Calcedonia (451). Rimase unita a Costantinopoli fino al 518 quando questo patriarcato finì per accettare Calcedonia. Dopo questa data, l'Armenia rimase non calcedonese. Durante le Crociate (1198) e nel Concilio di Firenze (1439), fu raggiunta un'unione temporanea con Roma (cf DS 1006‑1020; 1310‑1328; 1344‑1345; FCC 9.002‑9.005, 9.044‑9.047, 9.084‑9.086, 9.128‑9.131). Nel 1743, una parte della Chiesa Armena riconobbe il papa (cf DS 1534; FCC 8.067). Il suo primate, o Catholicos,risiede nel Libano. Cf Chiese Orientali; Concilio di Calcedonia; Concilio di Firenze; Monofisismo.

Cristianità copta (inizio)

(Arabo: « qubti », dal Gr. per « egiziano »).

È quella Chiesa che fa risalire le sue origini all'evangelista Marco il quale avrebbe subìto il martirio ad Alessandria nel 68 d.C. Verso la fine del II secolo, questa Chiesa assunse una sua identità propria e dopo il Concilio di Calcedonia (451) proseguì per la sua via col conservare una forma verbale di monofisismo. Da quando l'arabo è diventato la lingua del luogo, il copto, una forma tardo‑antica della lingua egiziana, è ora usato soltanto nella liturgia. Grazie agli sforzi per una comunione più ampia, una Chiesa copta che riconosce Roma è sorta verso la fine del XVIII secolo (cf DS 1330‑1353; FCC 6.072‑6.075; 2.004‑2.005; 7.027). Il compito che hanno da affrontare tutti i Copti è quello di mostrare come la loro forma di cristianesimo, ricco di monachesimo e di letteratura, può contribuire a contrastare il predominio dell'Islamismo in Egitto. Cf Chiese Orientali; Melkiti; Monofisismo; Ortodossi Orientali.

Cristianità etiopica. (inizio)

Fondata da due Siriani, san Frumenzio e Edesio, la Chiesa etiopica finì sotto il patriarca di Alessandria quando Frumenzio fu consacrato vescovo da sant'Atanasio di Alessandria. Il cristianesimo divenne presto religione di stato, con la capitale religiosa ad Axum e un metropolita o « abuna » (« padre nostro »). Mediante il collegamento egiziano e i « Nove Santi » probabilmente monaci siriani che erano venuti in Etiopia perché erano contrari al Concilio di Calcedonia (451), la Chiesa etiopica divenne non calcedonese in modo pacifico. L'unione raggiunta con Roma nel Concilio di Firenze (1442) fu di breve durata (cf DS 1330‑1353; FCC 6.072‑6.075; 2.004‑2.005; 7.027). La conversione dell'imperatore al cattolicesimo nel 1621 finì con la sua abdicazione nel 1632. Nel secolo XX, l'imperatore Hailè Selassiè riformò la Chiesa e promosse l'instaurazione di un patriarcato etiopico indipendente nel 1959. Il patriarcato Orientale Ortodosso di Alessandria ritiene di avere un primato d'onore sulla Chiesa etiopica. La cristianità etiopica orientale è caratterizzata da certi elementi giudaici, come la pratica della circoncisione e l'osservanza del sabato. La lingua usata per la liturgia è il classico Ge'ez. Un piccolo gruppo di cristiani etiopici in comunione con Roma forma la Chiesa Cattolica Etiopica, usa il rito etiopico, e, a partire dal 1961, ha la sua sede metropolita in Addis Abeba. CfAutocefalo; Chiese Orientali; Concilio di Calcedonia; Cristianità copta; Monofisismo; Ortodossi Orientali.

Cristo. (inizio)

Cf Messia.

Cristocentrismo. (inizio)

 È la focalizzazione sistematica di tutta la teologia e della vita devozionale sulla persona e l'opera di Gesù Cristo.

Cristo della fede. (inizio)

Espressione che vuole indicare il divario che esiste tra i risultati provenienti da uno studio puramente storico di Gesù e la posizione della fede che accetta Gesù come Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Cf Gesù Storico.

Cristofania (inizio)

(Gr. « manifestazione dell'Unto »).

La rivelazione di Gesù come l'Unto di Dio, o Messia. Ciò accadde non solo nel battesimo di Gesù nel Giordano (Mt 4,16‑17; Mc 1,9‑11; Lc 3,21‑22) e nella sua Trasfigurazione sul Monte Tabor (Mt 17,1‑13; Mc 9,2‑8; Lc 9,28‑36), ma soprattutto nelle apparizioni pasquali. Cf Apparizioni del Signore risorto; Messia; Trasfigurazione; Unzione.

Cristologia. (inizio)

È l'interpretazione teologica di Gesù Cristo che approfondisce chi e che cosa è Gesù in sé per coloro che credono in lui. In modo meno sistematico, il NT contiene già vari approcci cristologici a Gesù. Cf Cristologia funzionale; Soteriologia; Unione ipostatica.

Cristologia dal basso. (inizio)

Tipo di cristologia che si sviluppa da un approfondimento della storia umana di Cristo, specialmente come viene presentata dai « Vangeli sinottici ». Cf Teologia antiochena; Cristologia del Logòs; Anthropos.

Cristologia dall'alto. (inizio)

Tipo di cristologia che viene sviluppato dal tema del Verbo o Figlio di Dio, preesistente, che scese nel nostro mondo (Gv 1,14). Cf Cristologia del Lògos‑Sarx; Teologia Alessandrina.

Cristologia del Logos‑anthropos (inizio)

(Gr. « Parola‑uomo »).

Si chiama così una cristologia dal basso, caratteristica di Teodoro di Mopsuestia (circa 350‑428) e della Scuola di Antiochia, interessata a difendere la piena umanità di Gesù Cristo. Siccome gli Antiocheni partivano dalla dualità delle nature (la piena natura umana di Cristo e la sua natura divina), dovevano affrontare la questione: Come la divinità e l'umanità di Cristo sono unite nell'unico soggetto agente? La loro cristologia poteva deviare abbandonando la reale unità di Cristo e finendo con l'ammettere due soggetti: il Verbo assumente e l'uomo Gesù che è assunto. Cf Concilio di Calcedonia; Cristologia dal basso; Nestorianesimo; Teologia alessandrina; Teologia antiochena.

Cristologia del Logos‑sarx (Gr. « Parola‑carne ». (inizio)

Una cristologia « dall'alto », caratteristica di Origene (circa 185 ‑ circa 254) e di san Cirillo di Alessandria (morto nel 444), centrata sul Lògos che, preesistente da tutta l'eternità, scese nel mondo. La scuola alessandrina riuscì generalmente a conservare la divinità genuina e la vera unità di Cristo come unico soggetto agente. Per alcuni Alessandrini, il punto più serio stava nel mostrare la sua umanità reale e affrontare la questione: Come ha potuto la Parola eterna di Dio assumere un modo di agire genuino e pienamente umano? Riguardo alla cristologia delLògos‑sarx nel suo rapporto con la cristologia del Lògos‑ànthropos, Alois Grillmeier (nato nel 1910) ha messo in evidenza che non è possibile identificarle rispettivamente con la cristologia alessandrina e quella antiochena, in quanto ci sono casi discordanti di non lieve importanza. CfConcilio di Efeso; Neo‑Caleedonesimo.

Cristologia discendente. (inizio)

Si distingue dalla « cristologia ascendente ». La cristologia « discendente sottolinea la divinità di Cristo. Questa distinzione non va confusa con un'altra distinzione: cristologia implicita e cristologia esplicita. Cf Cristologia dall'alto; Cristologia dal basso.

Cristologia funzionale. (inizio)

Una cristologia che si concentra sull'attività salvifica di Cristo e in questo modo coincide largamente con la Soteriologia. Tuttavia, implica necessariamente una cristologia ontologica che consideri chi e che cosa Cristo è in se stesso. Cf Cristologia; Soteriologia.

Critica biblica. (inizio)

Si chiama così la ricerca moderna di una comprensione più ricca della Bibbia seguendo, da parte degli studiosi, vari approcci. La critica testuale cerca di stabilire, fin dove è possibile, le parole originali della Scrittura. La critica storica si propone di chiarire la data, il primo contesto e l'intento di ogni libro biblico, servendosi dell'apporto di altre scritture e fonti esterne, come possono essere i reperti archeologici e la letteratura extra‑biblica. La critica delle forme analizza e classifica i generi del linguaggio e dello scritto biblico (per es., le parabole e i racconti di miracoli). La critica delle tradizioni indaga sul modo con cui sono entrate nei libri della Bibbia le tradizioni orali e scritte così come le possediamo ora. La critica delle redazioni studia:

  a) le motivazioni e i propositi degli autori biblici nel pubblicare le tradizioni ereditate e

  b) il significato e il messaggio che desideravano trasmettere ai loro specifici destinatari.

  La critica letteraria tratta del valore e dell'impatto dei testi biblici in quanto opere di letteratura (cf DS 3829‑3831; FCC 2.069). Cf Ermeneutica; Parabola; Quelle; Redaktiongeschichte; Sensi della Scrittura; Vangeli sinottici.

Critica storica. (inizio)

Cf Critica biblica.

Croce. (inizio)

Segno cristiano caratteristico, che esprime la morte di Cristo per la nostra salvezza ed è usato da Paolo per sintetizzare il suo messaggio (1 Cor 1,17‑18). La festa dell'Esaltazione della Santa Croce il 14 settembre, la venerazione della Croce il Venerdì Santo, il segno di croce e, nella tradizione latina, le Stazioni della « Via Crucis », sono alcuni dei tanti modi per ricordare la morte di Cristo in croce. Inoltre, la croce è sempre ricordata e ri‑presentata mediante i sacramenti della Chiesa. Cf Icona; Theologia Crucis.

Crociate (Lat. « croce »). (inizio)

Spedizioni militari intraprese dai cristiani d'Occidente per liberare dalla dominazione islamica la terra dove Gesù visse e morì. Tra il 1096, quando Pietro l'Eremita predicò la prima Crociata, e il 1270, quando quella che è comunemente considerata l'ultima Crociata terminò con la morte di san Luigi IX, ci furono cinque Crociate principali. Le spedizioni dei cristiani contro i Turchi continuarono nei secoli successivi. Le Crociate hanno acceso la fantasia di scrittori e pittori, ma i loro effetti negativi hanno prodotto una frattura profonda tra l'Oriente e l'Occidente. Nel 1204, quando i Crociati saccheggiarono Costantinopoli e fondarono l'Impero e il Patriarcato Latino, fu messo praticamente il sigillo allo scisma tra Roma e Costantinopoli. D'altra parte, è un fatto che le Crociate favorirono i contatti culturali. Cf Aristotelismo; Cristiani bizantini; Scisma.

Culto. (inizio)

Adorazione di Dio che si esprime nella lode, nel ringraziamento, nell'offerta di sé, nel pentimento e nell'impetrazione di grazie. Il culto personale di Dio può avvenire dovunque e in ogni tempo (Gv 4,21‑24). Il culto cristiano pubblico è la liturgia che è centrata su Cristo, il quale come Sommo Sacerdote ha offerto per la nostra salvezza il sacrificio della Nuova Alleanza (Eb 4,14-10,25). Il nostro culto consiste nel partecipare all'atto sacerdotale di Cristo per la nostra salvezza (SC 7) e questo comporta il sacrificio vivente della nostra esistenza quotidiana (Rm 12,1). Cf Adorazione; Alleanza; Iperdulìa; Liturgia; Liturgia delle Ore; Pasto cultuale; Preghiera impetratoria; Sacerdoti; Sacrificio; Virtù della penitenza.

Cuore. (inizio)

Per la Bibbia, è il centro interiore della conoscenza, dei sentimenti e delle decisioni dell'uomo (Is 65,14; Ger 24,7; Lc 2,19). Il cuore è la sede dei pensieri buoni e cattivi (Mc 7,21; Lc 6,45), e può essere la sede della sapienza (1 Re 3,12) e lo strumento della fede (Rm 10,10). Lo Spirito Santo abita nel cuore dei giustificati (Rm 5,5). Questo tema è sviluppato dai Padri ed è tuttora un concetto fondamentale per l'antropologia orientale. La Scolastica occidentale, pure apprezzando il valore biblico del termine, lo ritenne tuttavia troppo generico e preferì esprimersi in termini di facoltà dell'anima (intelletto, volontà, passioni). Cf Antropologia; Cardiognosi; Esicasmo; Preghiera del cuore; Preghiera di Gesù; Sacro Cuore; Scolastica.