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Concilio costantinopolitano II (553). (inizio)

Questo quinto concilio generale fu convocato dall'imperatore Giustiniano I (527‑565) per portare pace nella Chiesa d'Oriente. Per sconfiggere i Monofisiti, Giustiniano invitò i 165 vescovi presenti (praticamente tutti Orientali) a condannare Teodoro di Mopsuestia (circa 350‑428), Teodoreto di Ciro (circa 393 ‑ 458 circa) e Iba di Edessa (435‑457) come nestoriani. Dopo forti pressioni, il papa Vigilio (morto nel 555) abbandonò la sua opposizione a queste decisioni e accettò il Concilio (cf DS 421‑438; FCC 4.019‑4.034). Cf Monofisismo; Neo‑calcedonianesimo; Nestorianesimo; Sinodo Trullano; Tre Capitoli (I).

Concilio costantinopolitano III (680‑681). (inizio)

L'imperatore Costantino IV convocò questo sesto Concilio generale per risolvere il problema del monotelismo. Il papa Agatone fu rappresentato da tre delegati che, però, non presiedettero. La presidenza fu assunta dall'imperatore. Il Concilio riaffermò la professione di fede di Calcedonia e insegnò, come corollario necessario, che in Cristo ci sono due volontà distinte (quella divina e quella umana) le quali, però, operano insieme in perfetta armonia morale (cf DS 550‑559). CfConcilio di Calcedonia; Concili Lateranensi; Monotelismo; Sinodo Trullano.

Concilio costantinopolitano IV (869‑870). (inizio)

È generalmente considerato dai Cattolici l'ottavo Concilio generale. Esso affermò il primato di giurisdizione di Roma; condannò l'iconoclasmo e cercò di sconfiggere i sostenitori di Fozio (circa 810 ‑ 895 circa). Questi fu poi nuovamente insediato, deposto di nuovo, ma venerato come santo dagli Ortodossi. Nel canone ventunesimo emanato dal Concilio, il papa Adriano II riconobbe per la prima volta la priorità di Costantinopoli su Alessandria (cf DS 650‑664; FCC 7.339‑7.341). Cf Iconoclasmo.

Concilio di Basilea (1431‑1449). (inizio)

Convocato dal papa Martino V (1417‑1431) e poi dal papa Eugenio IV (1431‑1447), questo Concilio subì l'influsso del conciliarismo del precedente Concilio di Costanza (1414‑1418). In parte per questo motivo e in parte perché la Chiesa greca era d'accordo perché si tenesse un concilio generale a Ferrara, il papa Eugenio IV ordinò che il Concilio venisse trasferito colà nel 1437. Una minoranza a Basilea ubbidì, ma la maggioranza rimase per eleggere un antipapa, Felice V. Questi mise a dura prova la pazienza dei cristiani d'Occidente i quali affermarono la loro fedeltà al papa Eugenio quando Basilea divenne scismatica. Felice V abdicò nel 1449. A parte alcuni punti conciliaristi inaccettabili, Basilea decretò una serie di riforme per la Chiesa (cf DS 1445). Cf Conciliarismo; Concilio di Costanza; Concilio di Firenze.

Concilio di Calcedonia. (inizio)

È il quarto concilio ecumenico. Si tenne nel 451 in una città chiamata oggi Kadi‑Köy (Turchia) sul Bosforo, di fronte a Costantinopoli. Il Concilio fu convocato per trattare dell'eresia monofisita di Eutiche (circa 378‑454). La sua forte opposizione a quanti dividevano Cristo in due figli sembra averlo portato all'errore opposto, cioè, a ridurre Cristo ad una sola natura, quella divina, o ad una terza natura originatasi dalle due nature e che sarebbe rimasta l'unica dopo l'incarnazione. Condannato nel 448 in un sinodo locale tenutosi a Costantinopoli, Eutiche era stato riabilitato l'anno seguente in un Sinodo di Efeso convocato dall'imperatore Teodosio II (401‑450). Il papa Leone I (440‑461) chiamò questo Sinodo un « latrocinio » per certi atti di violenza in esso compiuti e per la procedura non canonica che gli aveva sottratto il diritto di giudicare. Espresse il suo pensiero nel famoso Tomo a Flaviano, Patriarca di Costantinopoli (morto nel 449). Quando Teodosio morì in seguito ad una caduta da cavallo, l'imperatore Marciano, d'accordo col papa, convocò un nuovo Concilio a Calcedonia. Vi si riunirono dai 500 ai 600 vescovi, tutti Orientali, eccetto tre legati papali e due vescovi dell'Africa. I Padri conciliari condannarono Eutiche. Dioscoro, Patriarca di Alessandria (morto nel 454), che era stato il principale sostenitore del Sinodo di Efeso, fu deposto per avere osato scomunicare il papa Leone. Il Concilio affermò l'unica persona di Cristo in due nature, quella divina e quella umana. Confessò « un solo e medesimo Cristo, Figlio, Signore, Unigenito da riconoscersi in due nature senza confusione, senza cambiamento, senza divisione, senza separazione, in nessun modo tolta la differenza delle nature per ragione dell'unione, e anzi salva la proprietà dell'una e dell'altra natura concorrenti in una sola persona e sussistenza; non in due persone scisso e diviso, ma un solo e medesimo Figlio... » (DS 300‑302; FCC 4.012). Inoltre, il Concilio emanò 27 canoni di carattere disciplinare. Gerusalemme divenne un patriarcato, il quinto, ma il papa rifiutò di riconoscere il ventottesimo canone che assegnava a Costantinopoli, « la nuova Roma », ampi poteri di giurisdizione e la dichiarava seconda solo a Roma. Cf Concilio Costantinopolitano I; Concilio Costantinopolitano II; Concilio di Efeso; Eutichianesimo; Gerusalemme; Monofisismo; Tre Capitoli (I); Trisagio.

Concilio di Costanza (1414‑1418). (inizio)

È ritenuto generalmente come il sedicesimo concilio generale da parte dei Cattolici ed è stato convocato per risolvere il Grande Scisma (1378‑1417), nella cui ultima fase ben tre papi pretendevano l'ubbidienza dei Cristiani: Giovanni XXIII, che convocò il Concilio dietro le pressioni dell'Imperatore di Germania Sigismondo e che fu deposto dal Concilio; Gregorio XII, che si dimise; e Benedetto XIII, che fu deposto. Al posto di questi tre, fu eletto Martino V. Il Concilio condannò Giovanni Wycliffe (circa 1329‑1384) e Giovanni Hus (circa 1369‑1415) (DS 1151‑1195; 1201‑1279; FCC 9.093‑9.098, 7.063‑7.087). Questo Concilio definì anche che nell'Eucaristia Cristo è interamente presente sia nella specie del pane sia in quella del vino (DS 1198‑1200; FCC 9.091‑9.092). Cf Conciliarismo; Hussiti.

Concilio di Efeso. (inizio)

È il terzo concilio ecumenico e il primo di cui possediamo gli atti conciliari. Fu convocato dall'imperatore d'Oriente Teodosio II (408‑450) per dirimere la controversia suscitata da Nestorio, patriarca di Costantinopoli, che contestava il titolo « Theotòkos » (Gr. « Madre di Dio »), titolo popolare dato a Maria. Senza aspettare i legati papali o i vescovi siriani guidati da Giovanni, Patriarca di Antiochia (morto nel 441), san Cirillo di Alessandria (morto nel 444) aprì il Concilio il 22 giugno 431. Nestorio fu scomunicato e il suo insegnamento venne condannato. Efeso non coniò una nuova formula dogmatica, ma piuttosto sentenziò che la seconda lettera di san Cirillo a Nestorio era consona con la fede di Nicea (325). Cf DS 250‑268; FCC 4.003‑4.004). Col dichiarare Maria Madre di Dio, il Concilio riconobbe Gesù Cristo come « un'unica e stessa » persona divina. Questo insegnamento, che fu primariamente cristologico, aprì la via alla formula di Calcedonia (451). L'« ottavo » canone di Efeso riconobbe la Chiesa di Cipro come autocefala. Cf Apollinarismo; Chiesa Apostolica Assiriana d'Oriente; Concilio di Calcedonia; Concilio Costantinopolitano II; Nestorianesimo; Theotòkos; Tre Capitoli (I).

Concilio di Firenze (1438‑1445). (inizio)

Computato come il diciassettesimo concilio ecumenico dalla Chiesa Cattolica e qualche volta datato dal 1431 in quanto la prima parte del Concilio di Basilea fu una preparazione a quello di Firenze. Fu indetto dal papa Eugenio IV (1431‑1447) soprattutto per realizzare l'unione con la Chiesa greca. Si tenne a Ferrara (1438‑1439) quando giunsero i prelati greci e fu trasferito prima a Firenze nel 1439 e poi a Roma nel 1443. Il 6 luglio 1439 fu firmata la Bolla di unione coi Greci; il 22 novembre dello stesso anno fu raggiunta l'unione con gli Armeni. Il Concilio ottenne anche la riunione coi Copti, con gli Etiopici (4 febbraio 1442) e con altri cristiani orientali. Firenze ribadì l'insegnamento del « Filioque » (senza, però, imporlo ai Greci per quanto riguarda la recita del Credo). Il Concilio insegnò inoltre la visione immediata di Dio subito dopo la morte per quanti fossero senza peccati o fossero già purificati dai peccati commessi dopo il battesimo. Affermò il primato del papa (in termini piuttosto generici) e l'esistenza dei sette sacramenti (DS 1305‑1306, 1330‑1351; FCC 0.023‑0.024, 2.004‑2.005, 3.014‑3.015, 4.081, 6.072‑6.075, 7.029). Motivate in parte dalla paura delle conquiste turche, le unioni raggiunte a Firenze non durarono a lungo. Cf Chiese Orientali; Conciliarismo; Concilio di Basilea; Filioque; Primato; Processioni; Scisma.

Concilio di Lione I (1245). (inizio)

Fu convocato dal papa Innocenzo IV per trattare di ciò che egli chiamò nel discorso di apertura « le cinque piaghe della Chiesa »: lo stile di vita scandaloso di molti chierici e laici; la presa di Gerusalemme da parte dei Saraceni; la minaccia greca contro l'impero latino di Costantinopoli; l'invasione dell'Ungheria da parte dei Mongoli; il conflitto tra la Chiesa e l'imperatore Federico II. Oltre a ordinare ai Greci di uniformarsi di più al rito latino e dopo avere chiarito alcuni punti circa i sacramenti e il purgatorio (cf DS 830‑839), il Concilio depose l'imperatore accusato di eresia e di intromissione nei diritti della Chiesa. I Cattolici considerano questo Concilio come il tredicesimo concilio ecumenico. Cf Concilio Lateranense IV; Crociate.

Concilio di Lione II (1274). (inizio)

Fu convocato dal papa Gregorio X che voleva una Crociata (per liberare la Terra Santa dai Saraceni), un accordo coi Greci e una riforma per la Chiesa. Vi parteciparono grandi teologi, come san Bonaventura e sant'Alberto Magno. San Tommaso era stato invitato, ma morì nel viaggio, dopo aver portato a termine uno studio preliminare « circa gli errori dei Greci ». Nonostante una tassa imposta sulle entrate dei chierici, la Crociata non fu mai attuata. I legati dell'imperatore Michele VIII Paleologo firmarono una formula di unione (cf FCC 7.146). Questa fu celebrata il 6 luglio con il canto del Filioque ripetuto tre volte. L'unione, che in parte mirava a sedare la paura che Carlo di Angiò cercasse di restaurare l'impero latino di Costantinopoli, si rivelò effimera. La legislazione per la riforma della Chiesa comportò la soppressione di alcuni Ordini e regole severe da osservarsi quando i cardinali si riunivano per eleggere un nuovo papa. I Cattolici hanno di solito ritenuto il Concilio di Lione II come il quattordicesimo concilio ecumenico, ma nel 1974 Paolo VI ne parlò come di un « concilio generale dell'Occidente ». CfCrociate; Filioque.

Concilio di Nicea I (325). (inizio)

Il primo concilio ecumenico, convocato dall'Imperatore Costantino il Grande (morto nel 337), e tenutosi a Nicea (oggi, Iznik, in Turchia) per trattare dell'eresia ariana che minacciava di spezzare l'unità della Chiesa e dell'Impero romano. Ario, sacerdote alessandrino, aveva sostenuto che Cristo, ben lungi dall'essere pienamente e veramente divino, era semplicemente la prima creatura di Dio. Il Concilio rispose insegnando che Cristo è il Figlio « Unigenito » del Padre ed è omooùsios (Gr. « dello stesso essere » o « consostanziale ») col Padre (cf DS 125‑130; FCC 0.503‑0.504, 9.041‑9.042). Il Concilio riconobbe anche i diritti patriarcali di Alessandria, Antiochia e Roma e prescrisse per tutti la soluzione alessandrina circa la data di Pasqua. Una stella nascente del Concilio fu sant'Atanasio, divenuto poi vescovo di Alessandria (morto nel 373), che vi partecipò come arcidiacono e accompagnatore del suo vescovo Alessandro di Alessandria. Cf Arianesimo; Concilio Ecumenico; Omooùsios; Patriarca; Simbolo niceno.

Concilio di Nicea II (787). (inizio)

Concilio convocato dall'imperatrice reggente Irene e presieduto da Tarasio, Patriarca di Costantinopoli, con la partecipazione di circa 350 vescovi, fra cui una delegazione dell'Occidente. Trovandosi sotto il dominio islamico, i patriarchi di Alessandria, Antiochia, e Gerusalemme poterono mandare soltanto due monaci ciascuno. Nel condannare l'eresia iconoclasta (gr. « distruzione delle immagini »), il Concilio accolse una lettera mandata dal papa Adriano I e distinse fra prosk_nesis (gr. « venerazione ») o devozione manifestata alle immagini in quanto rappresentano Dio e i Santi, e latrìa (gr. « adorazione ») o culto dovuto a Dio solo. Il Concilio condannò anche la simonìa e dichiarò nulle e invalide le elezioni di vescovi fatte da autorità civili (cf DS 600‑609). Questo Concilio è ritenuto dai Greci Ortodossi come il settimo (ed ultimo) Concilio ecumenico. Esso forma come una sintesi e come l'epilogo dei sei concili precedenti. Cf Icona; Iconoclasmo; Sette concili ecumenici (I); Venerazione dei santi.

Concilio di Sardica (circa nel 343). (inizio)

Concilio tenutosi a Sardica (oggi, Sofia, capitale della Bulgaria) e convocato da Costante I, imperatore d'Occidente e da suo fratello Costanzo II, imperatore d'Oriente, per sedare un diverbio tra l'Oriente e l'Occidente causato dall'Arianesimo e dalla questione dell'ortodossia di sant'Atanasio di Alessandria (circa 296‑373). Dopo il loro arrivo, la maggior parte dei vescovi orientali affermarono di aver udito che il loro imperatore aveva riportato una vittoria e si ritirarono a celebrarla nella vicina Filippopoli. Gli Occidentali, sotto la presidenza di Osio di Cordova, proclamarono l'ortodossia di Atanasio e anche di Marcello di Ancira (= Ankara; Marcello morì nel 374 circa). Questo concilio è importante anche per i suoi canoni disciplinari, dove, tra l'altro, si ammetteva la possibilità di appello al papa (cf DS 133‑136; FCC 7.125‑7.126). Cf Arianesimo; Modalismo; Primato.

Concilio di Trento (1545‑1563). (inizio)

Fu convocato da Paolo III per venire incontro alla grande necessità di una riforma e tenuto nel Nord Italia, nella città di Trento. I cattolici lo classificano come il diciannovesimo concilio ecumenico. Il Concilio di Trento fu il grande concilio della Contro‑Riforma; portò precisazioni sulla dottrina cristiana e rinnovò la disciplina. È costituito di tre periodi. Le prime otto sessioni (1545‑1547) trattarono temi importanti sollevati dai Riformatori, come il rapporto tra la Scrittura e la Tradizione, il peccato originale, la giustificazione e i sacramenti (cf DS 1500‑1630; FCC 2.006‑2.010, 3.054‑3.060, 8.053‑8.116, 9.006‑9.019, 9.048‑9.061, 9.070‑9.072). La tensione fra l'imperatore Carlo V e Paolo III portò a una sospensione del Concilio. Questo venne ripreso sotto il papa Giulio III in un secondo periodo (1551‑1552). I lavori dalla sessione nona a quella quattordicesima comprendono i decreti sull'Eucaristia e sui sacramenti della Penitenza e dell'Estrema Unzione (chiamata oggi: « Unzione degli infermi ») (cf DS 1635‑1719; FCC 9.132‑9.159, 9.227‑9.271, 9.274‑9.284). A causa della rivolta di vari principi contro l'imperatore, il Concilio dovette ancora una volta essere sospeso, e infine si riunì in un terzo periodo (1562‑1563) sotto il papa Pio IV. Le sessioni da 15 a 25 definirono le dottrine riguardanti l'Eucaristia, i sacramenti dell'Ordine e del Matrimonio e il Purgatorio. Le misure disciplinari riguardavano questioni come la « forma » del matrimonio, le indulgenze, la necessità di un indice dei libri proibiti, e tutta una serie di riforme della Chiesa (cf DS 1725‑1861; FCC 9.160‑9.191, 9.288‑9.303, 9.344‑9.359, 9.363, 7.343‑7.347). I decreti del Concilio di Trento, approvati da Pio IV nel 1564 (cf DS 1862‑1870, FCC 0.518‑0.525) diedero una base solida e chiara per il successivo insegnamento della Chiesa, per la teologia, per le riforme istituzionali e per il rinnovamento spirituale. Cf Anabattisti; Battesimo; Calvinismo; Contro‑Riforma; Eucaristia; Forma del matrimonio; Giustificazione; Grazia; Luteranesimo; Protestante; Riforma (La); Sacramento; Sacramento della penitenza; Scrittura e Tradizione; Sola Fede; Sola Grazia; Sola Scrittura; Unzione degli infermi; Zwinglianismo.

Concilio di Vienne (1311‑1312). (inizio)

Questo Concilio fu convocato dal papa Clemente V (1264‑1314) e tenuto a Vienne, in Francia, nel Delfinato. Francese di nascita, il papa aveva trasferito la sede papale ad Avignone, nel Sud della Francia, nel 1309 e ivi i papi rimasero fino al 1377. Questo periodo fu chiamato la « cattività di Avignone ». Volendo appropriarsi i beni dei Templari, un ordine di soldati religiosi fondati da Ugo di Payens nel 1119, il re Filippo IV (« il Bello ») costrinse il papa e il Concilio a condannarli imbastendo false accuse di eresie e di immoralità. Il Concilio condannò inoltre le Beghine, suore che conducevano una vita comune semi‑religiosa, e la loro controparte maschile, i Begardi che sostenevano la possibilità di vedere Dio con gli sforzi naturali (cf DS 891‑899; FCC 7.058). Il Concilio impose un tributo per una crociata, ma il denaro finì nelle tasche di Filippo IV. Senza nominare Pietro Olivi (circa 1248‑1298), il capo dei Francescani spirituali, il Concilio condannò tutta una serie di proposizioni attribuite a lui; insegnò che Cristo realmente soffrì, perché aveva una natura umana completa; l'anima è la forma del corpo; il battesimo dei bambini è necessario per la salvezza (DS 900‑904; FCC 3.029). Concilio Ecumenico; Crociate; Visione beatifica.

Concilio ecumenico (generale). (inizio)

Assemblea straordinaria di vescovi della Chiesa universale i quali, con e sotto il papa, insegnano e legiferano collegialmente e possono anche pronunciarsi infallibilmente su problemi di fede e di costumi fondati sulla rivelazione. Sulla base di un primo elenco steso da san Roberto Bellarmino (1542‑1621), i Cattolici accettano comunemente ventun concili ecumenici dal Niceno I (325) al Vaticano II (1962‑1965). Secondo le norme attuali, spetta al papa convocare un Concilio, presiederlo personalmente o attraverso i suoi legati, determinarne il programma, estendere l'invito a persone che strettamente parlando non avrebbero il diritto a parteciparvi, e confermare i decreti del Concilio. Un Concilio ha bisogno di una nuova convocazione se il papa muore mentre il Concilio è ancora aperto (CIC 337‑341). CfConciliarismo; Conferenza Episcopale; Recezione; Sette Concili Ecuminici (I); Sinodo dei vescovi.

Concili lateranensi. (inizio)

Una serie di Sinodi e di Concili che si sono tenuti nel palazzo del Laterano, adiacente a san Giovanni in Laterano, cattedrale del vescovo di Roma. Nel primo millennio, tutti i concili ecumenici si sono tenuti in Oriente; però, alcuni Sinodi del Laterano hanno goduto di una certa importanza. Il primo fu convocato da Costantino il Grande contro i Donatisti e fu tenuto nel 313 sotto il papa Milziade. Per combattere il Monotelismo, un altro Sinodo famoso fu tenuto nel 649 sotto il papa Martino I, con l'appoggio di un grande teologo orientale, san Massimo il Confessore. Nel Medioevo, cinque concili del Laterano vennero ad essere ritenuti ecumenici dalla Chiesa Latina. Cf Concilio Ecumenico; Donatismo; Monotelismo; Sinodo.

Concilio lateranense I (1123). (inizio)

Fu convocato dal papa Callisto II per ratificare il Concordato di Worms, che pose termine al lungo conflitto delle investiture tra la Chiesa e lo Stato. Il punto dibattuto era il diritto degli imperatori e dei principi di consegnare ai vescovi le insegne del loro ufficio e di ricevere da loro un attestato di fedeltà. Il Concilio legiferò contro le investiture da parte delle autorità civili e mediante venti canoni cercò di riformare il clero (cf DS 710‑712). È considerato dalla Chiesa Cattolica il nono Concilio Ecumenico.

Concilio lateranense II (1139). (inizio)

Fu convocato dal papa Innocenzo II la cui elezione aveva provocato uno scisma. Questo Concilio condannò l'antipapa Anacleto II (morto nel 1138) e i suoi seguaci. Promulgò anche vari canoni contro l'usura e la simonia (cf DS 715‑716), e condannò coloro che simulassero i sacramenti o addirittura li rigettassero (cf DS 717‑718; FCC 9.035, 9.197). C'era anche una rappresentanza di Orientali. Dai Cattolici è ritenuto il decimo Concilio Ecumenico.

Concilio lateranense III (1179). (inizio)

Concilio voluto dal papa Alessandro II per assicurare la libertà nella Chiesa dopo che l'Imperatore Federico I (il Barbarossa) aveva sostenuto tre antipapi. Il decreto più importante richiedeva dai cardinali una maggioranza di due terzi per l'elezione del papa. Questo Concilio emanò anche decreti sul vincolo del matrimonio e sulla forma del battesimo (cf DS 751‑758). I Cattolici lo annoverano come l'undicesimo Concilio Ecumenico.

Concilio lateranense IV (1215). (inizio)

Il concilio più importante dell'Occidente nel Medioevo. Fu convocato dal papa Innocenzo III giunto al vertice del potere temporale della Chiesa. La sua legislazione mirò ad assicurare una società cristiana universale, un sogno nutrito dalla recente fondazione dell'Impero Latino e del patriarcato di Costantinopoli (1204‑1263). Dando per scontato che lo scisma fra Oriente e Occidente fosse finito, il Lateranense IV elencò i patriarcati in questo modo: Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Adottando misure contro gli Albigesi, i Catari e i Valdesi, il Concilio condannò anche alcune teorie di Gioacchino da Fiore (morto nel 1202). Si stabilì che i predicatori avessero un permesso speciale o « missio canonica » da parte del loro vescovo. La parola « transostanziazione » venne usata per descrivere il cambiamento effettuato dalla consacrazione durante la celebrazione eucaristica. Il Concilio vietò l'esistenza di nuovi Ordini religiosi, costringendo i Domenicani ad adottare una regola già vigente. Fu richiesta la confessione annuale per coloro che fossero caduti in qualche peccato mortale (cf DS 800‑820; FCC 6.060‑6.068, 7.025, 9.198‑9.200). Per i Cattolici questo è il dodicesimo Concilio Ecumenico. Cf Albigeismo; Crociate; Inquisizione; Giurisdizione; Transostanziazione; Valdesi.

Concilio lateranense V (1512‑1517). (inizio)

Convocato dal papa Giulio II (1443‑1513) per combattere certe forme di conciliarismo ed alcune teorie che sembravano negare l'individualità e l'immortalità dell'anima. Dopo la morte di Giulio II, succedette Leone X (1475‑1521). Furono stabilite alcune riforme molto utili, ma fu fatto ben poco per attuarle. La Chiesa si trovò così impreparata per la forte sfida che sorse proprio nell'anno in cui si chiuse questo Concilio: le 95 tesi pubblicate da Martin Lutero proprio nel 1517 (cf DS 1440‑1449; FCC 0.035‑0.037, 3.031‑3.032). Per i Cattolici il Concilio Lateranense V è il diciottesimo Concilio Ecumenico. Cf Conciliarismo; Luteranesimo; Riforma (La).

Concilio Vaticano I (1869‑1870). (inizio)

Convocato da Pio IX (papa dal 1846 al 1878) e con lo scopo di trattare molte tematiche fra cui le Chiese d'Oriente. I Patriarchi ortodossi erano stati invitati a partecipare al Concilio, ma declinarono l'invito. I lavori furono interrotti quando le truppe italiane occuparono Roma nel settembre 1870. Fino allora, il Concilio aveva prodotto due Costituzioni: Dei Filius (Lat. « Figlio di Dio ») in cui si trattava di Dio Creatore, della rivelazione, della fede e del rapporto tra la fede e la ragione (DS 3001‑3045; FCC 3.018‑3.025, 1.061‑1.090); e Pastor Aeternus (Lat. « il Pastore eterno »), sul primato e sull'infallibilità del papa (DS 3050‑3075; FCC 7.176‑7.199). Contro il fideismo e il tradizionalismo, la Dei Filius insegnò che dalle opere della creazione si poteva conoscere Dio con certezza. Nell'AT e nel NT c'è stata una rivelazione « soprannaturale » delle verità divine o misteri (al plurale). La definizione dell'infallibilità pontificia provocò lo scisma dei « Vecchi Cattolici » e fu bistrattata dal « Cancelliere di ferro » della Germania, Otto von Bismarck (1815‑1898) nel suo Kulturkampf (Tedesco « lotta culturale »), un tentativo di subordinare la Chiesa all'autorità civile (cf DS 3112‑3117). Il Vaticano I rafforzò la fede cattolica e l'autorità del papa, ma il suo insegnamento sulla rivelazione e sull'autorità papale dovettero essere completati dall'insegnamento del Vaticano II, rispettivamente sulla risposta personale all'autocomunicazione divina e sulla collegialità dei vescovi. Cf Fideismo; Infallibilità; Primato; Razionalismo; Rivelazione; Soprannaturale; Tradizionalismo; Ultramontanismo; Vecchi Cattolici.

Concilio Vaticano II (1962‑1965). (inizio)

Fu convocato dal papa Giovanni XXIII (1881‑1963; papa dal 1958) ed è ritenuto dai Cattolici il ventunesimo Concilio ecumenico. La prima sessione si tenne sotto il papa Giovanni XXIII e le altre tre sotto il papa Paolo VI (1897‑1978; papa dal 1963). Il Concilio intese realizzare un aggiornamento della vita della Chiesa e delle formulazioni dottrinali. Invece di definire nuovi dogmi, volle essere pastorale e promuovere la causa dell'unità dei cristiani e della famiglia umana. Il numero di vescovi non europei che vi parteciparono, fino allora mai così grande, portò Karl Rahner (1904‑1984) a dividere la storia del cristianesimo in tre periodi:

  a) la Chiesa delle origini coi Giudei‑cristiani;

  b) la Chiesa di una cultura specifica, Ellenica o Latina (Europea), che durò molti secoli;

  c) e la Chiesa di tutte le nazioni, che cominciò con il Vaticano II.

  Al Concilio parteciparono oltre duemila vescovi cattolici e osservatori non cattolici delle principali confessioni cristiane. Questo accrebbe il suo valore e fornì una buona piattaforma per il dialogo e un punto di riferimento per tutti. Il 7 dicembre 1965, Paolo VI e il patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora pubblicarono una dichiarazione congiunta in cui espressero il rincrescimento per nove secoli di divisione e la speranza in una futura riconciliazione. Il primo dei sedici documenti del Concilio fu la Sacrosanctum Concilium (Lat. « Il sacro Concilio ») (4 dicembre 1963), Costituzione liturgica che decise la riforma della liturgia mediante

  a) un ritorno alle forme più antiche e più semplici e

  b) l'uso della lingua del posto.

  Il decreto Inter Mirifica (Lat. « Tra le meravigliose invenzioni ») (4 dicembre 1963) attirò l'attenzione sui mezzi di comunicazione sociale. La seconda sessione produsse la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium (Lat. « Luce delle genti »), una delle realizzazioni più importanti del Concilio. Fu approvata lo stesso giorno (21 novembre 1964), del decreto sulle Chiese Cattoliche Orientali, Orientalium Ecclesiarum (Lat. « Delle Chiese Orientali »), e del decreto sull'ecumenismo, Unitatis redintegratio (Lat. « Ristabilimento dell'unità »), documenti che affidavano alla Chiesa il lavoro ecumenico che doveva portare frutti nei successivi dialoghi ufficiali e non ufficiali. Nella quarta sessione, il Concilio emanò un decreto sul dovere pastorale dei vescovi, Christus Dominus (Lat. « Cristo Signore »), un documento che mirò a rinnovare le strutture sinodali nella Chiesa. Lo stesso giorno (28 ottobre 1965), il Concilio promulgò altri due decreti: Optatam totìus (Lat. « Auspicato rinnovamento di tutta la Chiesa »), sulla formazione dei presbiteri, e Perfectae caritatis (Lat. « Della perfetta carità ») sul rinnovamento della vita religiosa, e due dichiarazioni: Gravissimum educationis (Lat. « L'estrema importanza dell'educazione ») sull'educazione cristiana e Nostra aetate (Lat. « Nel nostro tempo ») sul rapporto positivo della Chiesa con le religioni non cristiane. Il 18 novembre 1965 il Vaticano II approvò ancora due documenti: Dei Verbum (Lat. « La Parola di Dio »), un importante contributo sulla rivelazione divina, che trattò anche della fede, della Scrittura, Tradizione, verità biblica, interpretazione dei Vangeli e ruolo delle Scritture nel rinnovamento della Chiesa intera. L'altro documento fu un decreto sull'apostolato dei Laici, Apostolicam actuositatem (Lat. « L'attività apostolica »). Il 7 dicembre 1965, uscirono gli ultimi quattro documenti del Concilio: una dichiarazione sulla libertà religiosa, Dignitatis humanae (Lat. « Della dignità umana »); un decreto sull'attività missionaria della Chiesa, Ad gentes (Lat. « Alle Genti »); un decreto sul ministero e la vita dei presbiteri, Presbyterorum Ordinis (Lat. « Dell'Ordine dei presbiteri ») e il testo più lungo del Vaticano II, Gaudium et spes (Lat. « Le gioie e le speranze »), una Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. L'8 dicembre 1965, il Concilio Vaticano II, il più grande evento nella vita della Chiesa Cattolica di questo secolo, si concludeva con una liturgia solenne. Cf Concilio ecumenico; Cristiani bizantini; Dogma; Lingua volgare; Sinodo; Sinodo dei vescovi.